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Esame di Storia Contemporanea - Guida allo studio del manuale "PARTITI E SISTEMI POLITICI NELLA STORIA CONTEMPORANEA" di PAOLO POMBENI

politica



Esame di Storia Contemporanea  -

Guida allo studio del manuale "PARTITI E SISTEMI POLITICI NELLA STORIA CONTEMPORANEA" di PAOLO POMBENI


L'introduzione ha lo scopo principale di spiegare in che modo si deve affrontare lo studio della storia dei partiti politici e quali sono i concetti chiave di cui bisogna impossessarsi per affrontare tale argomento.
Il punto di partenza deve essere quello di considerare la storia dei partiti una disciplina specifica con una propria metodologia.
Dato che l'oggetto della storia dei partiti sono i partiti politici, il paragrafo si pone l'obiettivo di spiegare che cosa si deve intendere per partito politico e come li si deve considerare per poterli comparare tra di loro.
Per poter fare questa operazione, quindi, si consiglia di fare attenzione e puntualizzare i seguenti punti:

che cosa è un idealtipo (imparandone la definizione) ricorrendo se necessario anche agli esempi riportati;



a che cosa serve il concetto di idealtipo;

che cosa sono il modello e la categoria e perchè l'idealtipo non si deve confondere con nessuno dei due;

che la storia dei partiti è una disciplina e le tre componenti che la caratterizzano;

che la forma-partito è l'oggetto della storia dei partiti come ambito disciplinare specifico;

che cosa si intende per forma-partito passando attraverso la comprensione delle sue componenti, ovvero, la forma e il partito;

saper spiegare il carattere istituzionale della forma-partito;

saper dare la definizione di forma-partito sapendone spiegare i termini che la compongono;

a che cosa serve il concetto di forma-partito;

perchè nel manuale si studiano i casi europei (ed in particolare solo alcuni di essi) e non quelli extraeuropei.

PARTE PRIMA: INTRODUZIONE AL SISTEMA POLITICO EUROPEO ED ALLA FORMA-PARTITO CONTEMPORANEA

CAPITOLO I: LA FORMAZIONE DELLA SFERA POLITICA NELL'ETÀ CONTEMPORANEA

Questo primo capitolo descrive i meccanismi che portarono alla formazione della sfera politica nell'età contemporanea a partire dal Medioevo. Si evidenziano, infatti, in maniera idealtipica, i passaggi fondamentali dal Sacro Romano Impero agli stati nazionali assoluti e da questi ultimi agli Stati costituzionali moderni.

1. Le relazioni fondamentali nelle comunità politiche

Partendo dalla considerazione che per comprendere la storia politica bisogna studiare le relazioni presenti entro l'organizzazione dello spazio sociale, Pombeni descrive le tre relazioni fondamentali di ogni comunità politica: comando-legge-diritto di resistenza. Per ben comprendere in che cosa consistono e quale è il loro ruolo in una comunità politica, si consiglia di focalizzare l'attenzione sui seguenti elementi:

il significato di questi termini ed il loro manifestarsi "concreto" all'interno di un sistema politico (ed esempio che il rapporto comando/obbedienza tra sovrano e sudditi si esplica nella obbligazione politica)-

il concetto di "sovranità" (senza trascurare la teoria del "caso di eccezione" di Schmitt il significato di "legge", facendo attenzione al problema dell'origine della stessa

che cosa significa "diritto di resistenza"

2. Il concetto di costituzione

Partendo dalla descrizione del concetto di "costituzione" [con riferimento alla distinzione di Otto Brunner tra Konstitution e Verfassung (si consiglia di studiare nella nota il significato di entrambe)], il paragrafo illustra la collocazione dei soggetti politici -ovvero chi è il sovrano, chi fa la legge, chi ha diritto di esercitare resistenza- nelle successive età della storia dal Medioevo all'Ottocento. E' opportuno, per comprendere sia il concetto di costituzione che lo sviluppo che esso ha conosciuto nel corso della storia, focalizzare i seguenti punti:

chi erano i titolari di queste funzioni e qual era l'origine della sovranità nel Medioevo;

quali furono i due fenomeni che portarono alla disgregazione di questo sistema e alla nascita degli Stati nazionali;

come si inseriscono in queste trasformazioni le teorie di Jean Bodin Thomas Hobbes (comprendere e memorizzare le formule elaborate da entrambi);

che cosa significa "stato fondato sui ceti" e quali sono le tipologie individuate da Otto Hinze;

3. La nascita dello "stato"

Il paragrafo illustra la progressiva affermazione, a partire dalla metà del XVI secolo in Europa, di organismi decisionali sempre più simili all'attuale governo. Per avere una visione più completa di tutti i passaggi e di come si susseguirono nella realtà dei fatti, si consiglia di fare attenzione a come essi avvennero nei due casi nazionali portati come esempio, la Francia e la Gran Bretagna.
La seconda parte del paragrafo descrive la crisi degli assolutismi maturata nell'età dell'Illuminismo.
In questo caso si consiglia, per avere una visione più completa del fenomeno, di fare attenzione:

al significato della "critica", così come venne formulata da Kant, e della comparsa di organizzazioni della cultura fuori dell'ambito istituzionale (République des Lettres e Massoneria) nella creazione di una "sfera politica" autonoma.

4. La trasformazione politica dell'età contemporanea: tra legittimità e legalità

Questo paragrafo descrive i soggetti politici presenti nell'età contemporanea, che si fa partire, nell'Europa continentale, dalla Rivoluzione francese. Per spiegare come si trasformano i rapporti politici di comando/legge/resistenza, Pombeni utilizza il concetto di "legittimazione" formulato da Max Weber, nelle sue tre diverse tipologie. Per avere una visione più completa di tale trasformazione politica, si consiglia di focalizzare:

il significato di "legalità"

il significato di "legittimità"

cosa si intende per "cultura"

le tre tipologie di "legittimità" individuate da Weber

quale è il nuovo soggetto che sta alla base dell'entità politica nel mondo contemporaneo

il significato del termine "ideologia"

Il paragrafo si conclude introducendo il concetto di "istituzione", che verrà ampiamente analizzato nel capitolo successivo, e sottolineando come una delle istituzioni più importanti dello Stato contemporaneo sia la forma-partito.

CAPITOLO II: DALL'ANTICO AL NUOVO REGIME

Questo capitolo si occupa del passaggio da quello che viene definito l'antico regime (secondo la definizione stessa che gli viene data durante la rivoluzione francese di, appunto, ancien régime ed il nuovo regime, ovvero del passaggio all'età contemporanea.

Bisogna tenere sempre presente che un passaggio del genere non può che essere avvenuto in un arco di tempo molto ampio dato che non si tratta dell'inizio e fine di un film, ma di fenomeni che non muoiono e non nascono mai nel senso biologico del termine, ma si sovrappongono.

1. Intendersi sui termini

In questo paragrafo si fanno delle puntualizzazioni sui termini che saranno usati quali, ad esempio, di antico e nuovo regime. Inoltre si definisce che cosa si deve intendere con tali definizioni ed in che periodo di tempo ci si colloca.
Per avere una visione completa del passaggio, quindi, si consiglia di puntualizzare:

in quale periodo si colloca il passaggio all'età contemporanea e perchè;

che cosa significa, dal punto di vista della organizzazione della società e, quindi, delle istituzioni, tale passaggio.

2. La trasformazione dei soggetti della politica

Come afferma il titolo del paragrafo esso si occupa della trasformazione dei soggetti della politica nel passaggio dall'antico al nuovo regime.
All'interno del discorso vengono inoltre richiamati alcuni autori che hanno elaborato riflessioni importanti da questo punto di vista e le cui elaborazioni teoriche hanno rappresentato il passaggio ai vari stadi della vicenda.
Dato che tale passaggio non è stato netto e repentino, ma lento e graduale, per averne una visione più completa si consiglia di focalizzare:

come tale passaggio abbia implicato la trasformazione dei soggetti della politica (a partire dalla legge Le Chapelier del 1791) ed i termini del dibattito;

il problema della sovranità sollevato dallo stato assoluto ed il suo passaggio ad una "nuova persona giuridica";

il ruolo del pensiero di Hegel e la sua idea di stato come perno generale della politica; in tale caso è opportuno focalizzare: la sua concezione di stato, di società civile e di burocrazia;

come e perchè il pensiero di Hegel rappresenti un passo avanti sul piano della strutturazione del sistema politico contemporaneo ed i contributi di filosofi come Adam Smith e Rousseau; quali erano i due problemi fondamentali che questo processo apriva, facendo attenzione ad individuare a chi spettava il diritto di partecipazione politica; come si arrivava alla designazione di questi soggetti; come si misurava il livello di possesso del criterio selezionato;

i diversi criteri che furono introdotti per la selezione di chi aveva diritto alla rappresentanza.

3. La rappresentanza politica

Il paragrafo si occupa di tutti i problemi legati alla rappresentanza politica e di come essi furono affrontati e risolti nei diversi paesi europei.
Nell'ultima parte viene fatta anche una riflessione sul cambiamento del concetto stesso di rappresentanza e come anche questo si è concretizzato nei vari paesi.
Per avere una buona conoscenza del concetto di rappresentanza e di tutti gli aspetti ad esso collegati sarebbe opportuno puntualizzare:

il progressivo scemare della restrizione del diritto di rappresentanza alle sole parti migliori del paese ed il suo conseguente progressivo allargamento fino, in alcuni casi, al suffragio universale;

la funzione dei sistemi bicamerali (sapendo che cosa ciò significa) ed a quali corpi dovevano garantire la rappresentanza;

il ruolo che le camere alte assunsero nei diversi casi nazionali;

la progressiva perdita di importanza delle camere alte nel XX secolo nei vari casi nazionali;

quale altro problema poneva il problema della rappresentanza e come la questione fu risolta nei vari paesi riportati come esempio;

il mutamento del significato di rappresentanza ed il passaggio dal mandato al divieto del mandato imperativo (naturalmente facendo attenzione a che cosa i due termini significano);

il mutamento che conobbe il concetto di elettorato ed il conseguente cambiamento della figura e del ruolo del deputato; come ciò si rifletté nei diversi casi nazionali;

4. Il problema della "costituzione" e la divisione dei poteri

Questo paragrafo si occupa del problema della costituzione in quanto, come sostiene Pombeni, esso rappresenta "il vero tema politico di fondo del passaggio dall'antico al nuovo regime".
Il problema viene affrontato sia dal punto di vista delle riflessioni teoriche che furono elaborate che delle soluzioni trovate.
Dell'argomento, quindi, sarebbe consigliabile puntualizzare:

l'importanza del tema della costituzione come tema di fondo del passaggio dall'antico al nuovo regime ed in che cosa esso consiste;

quale è il principio fondamentale del costituzionalismo moderno; in che cosa consiste; chi lo ha elaborato;

i limiti che il principio fondamentale del costituzionalismo moderno ha concretamente incontrato;

il passaggio a quello che viene definito governo parlamentare, facendo attenzione a che cosa ciò significa (ricorrendo anche alla formula con cui esso viene definito) e quali sono i suoi meccanismi di funzionamento (es. come si evolve la questione della nomina dei ministri).

5. Libertà, stato di diritto, opinione pubblica, gruppi di potere

Questo paragrafo si occupa della presenza di altri elementi, oltre ai cambiamenti annoverati come appartenenti alla rivoluzione politica, qualificanti il passaggio dall'antico al nuovo regime.
Sarebbe, quindi, consigliabile non trascurare nemmeno tutti questi altri elementi che risultano fondamentali per avere un quadro completo del passaggio; in particolare:

il passaggio tra quella che viene definita libertà degli antichi a quella che viene definita libertà dei moderni; naturalmente facendo attenzione a che cosa si intende con tali termini e chi ne è stato il teorizzatore;

quale era quello che viene definito il perno della crisi della nuova costituzione e come fu risolto il problema;

che cosa si intende per stato di diritto;

quale fu l'altra importante trasformazione che contribuì a mutare il quadro politico;

che cosa si intende per opinione pubblica e quali sviluppi conobbe il concetto;

quali mutamenti si registrarono nell'amministrazione pubblica, negli eserciti, nella società civile ed, infine, nella chiesa;

come fu risolta la questione della legittimazione politica.

CAPITOLO III: L'ORIGINE DELLA FORMA-PARTITO CONTEMPORANEA

Questo capitolo tratta della nascita ed affermazione della forma-partito nell'età contemporanea. Allo scopo di evidenziare quali meccanismi hanno favorito l'affermazione di questa nuova realtà, Pombeni si sofferma da un lato sulla più importante teoria riguardante la sua nascita e dall'altro sul dibattito che il presentarsi sulla scena di questa nuova realtà scatenò tra le fila dei più importanti pensatori ed uomini politici liberali del secolo scorso. Non manca, poi, uno sguardo alle vicende dei vari paesi europei che saranno ampiamente riprese ed approfondite nella seconda parte del volume.
1. Organizzazione delle forze politiche e parlamentarismo. Un approccio critico

In questo paragrafo, Pombeni affronta la questione della nascita ed affermazione della forma-partito partendo proprio dalla critica della teoria più affermata sull'argomento la quale sostiene l'origine parlamentare dei partiti. Dopo aver mostrato l'erroneità di tale impostazione dovuta all'aver assunto, nella riflessione politica europea, a modello il caso inglese egli mostra dove sia da ricercare la vera origine dei partiti.
Per seguire il ragionamento si consiglia di fare attenzione ai seguenti punti:

quale è la teoria più affermata sulla nascita dei partiti politici; per quale motivo si è affermata, quale è l'errore che sta alla base e perchè, secondo Pombeni, deve essere affrontata con un approccio critico;

quali passaggi bisogna seguire per poter individuare l'origine della forma partito;

qual'è l'intuizione fondamentale di Stein Rokkan; quale il limite della sua teoria e quali gli elementi essenziali (ad esempio le soglie di affermazione dei partiti);

come si può sconfessare la teoria della origine parlamentare dei partiti e da dove essi si originano realmente.

2. L'antica organizzazione della società e la comparsa dei partiti: tipologie di organizzazione sociale e tipologie di organizzazione politica.

Questo paragrafo è incentrato sulla analisi delle tipologie di organizzazioni che hanno precorso l'affermazione della forma-partito e sulla incapacità del liberalismo ottocentesco di capire ed accettare questa nuova realtà che andava affermandosi.
Si consiglia, quindi, di fare attenzione a:

quali sono le tre tipologie organizzative che hanno precorso la forma partito e quali sono le loro caratteristiche che ci permettono di affermare ciò;

quali sono gli esempi (nei casi in cui siano citati) di tali organizzazioni;

in quale tipo di partito, sostiene la teoria tradizionale corrente, si è affermata, per la prima volta, la forma-partito e perchè Pombeni si dichiara contrario a tale teoria;

in che cosa consiste la cosiddetta "debolezza del liberalismo" nei confronti della forma-partito; per quali motivi il liberalismo non è riuscito ad accettare questa nuova realtà che si andava affermando.

3. Il liberalismo e il problema della forma-partito

Ricollegandosi a quello precedente, questo paragrafo si occupa del pensiero di alcuni autori liberali di metà Ottocento per mostrare le linee di sviluppo dell'approccio liberale al problema della forma partito.
Si consiglia, quindi, di fare attenzione a quali sono gli elementi essenziali delle teorie dei vari autori e quale il loro approccio nei confronti del problema della forma partito; in particolare sarebbe utile allo studente, per avere una visione completa di tale approccio, fare attenzione a:

quale è l'approccio di von Mohl nei confronti della forma-partito;

quale è la grande intuizione di Rosenkranz e come descrive il partito politico;

in che cosa consiste la teoria psicologica di Theodor Rohmer e come viene elaborata da Bluntschli;

quale è la classificazione dei partiti data da Bluntschli e quali caratteri ne percepisce;

quale è la teoria del partito di Minghetti; quali sono, secondo lui, le tre grandi deviazioni implicite in una politica fondata sui partiti; quali sono le tre condizioni che si devono rispettare per l'accettabilità dei partiti; e, infine, quale era l'utopia elaborata dallo stesso per evitare la legittimazione delle forze che si ritenevano in opposizione insanabile con il sistema;

quale è l'idea del partito di Gaetano Mosca;

l'importanza di nel cogliere la nuova dimensione della politica caratterizzata dall'estensione alle classi medie anche se "egli non colse quanto ciò significasse un dominio della forma partito come snodo costituzionale per la acculturazione/integrazione della nuova classe politica".

4. I partiti nei sistemi politici dell'età liberale

In questo paragrafo, Pombemi si occupa della concreta organizzazione dei partiti nei vari sistemi costituzionali evidenziando come la paura della legittimazione degli stessi (che avrebbe significato anche legittimazione dei partiti extra-sistema) portò a tre diverse soluzioni.
Si consiglia, quindi, per avere un quadro completo di come si strutturarono i vari sistemi europei in risposta alla comparsa di questo nuovo soggetto politico, di fare attenzione:

alle tre risposte alla affermazione dei partiti;

a come queste tre risposte si realizzarono concretamente nei quattro casi nazionali studiati non trascurando gli esempi riportati come quello del trasformismo, dell'opportunismo e del modello di Birmingham all'importanza della National Liberal Federation nell'esperienza inglese come prima affermazione di una nuova forma di organizzazione della politica e le accuse che ad essa vennero mosse (caucus) dal pensiero politico liberale;

al fatto che le analisi fatte hanno un valore a livello di descrizione idealtipica e che sia il tipo di sistema costituzionale che il peculiare contesto nazionale giocarono un ruolo non secondario nella recezione della variabile dei partiti "moderni".

CAPITOLO IV: PARTITI E SISTEMA POLITICO. ORGANIZZAZIONE, RELAZIONI, DIPENDENZE.

Partendo dal presupposto che i partiti politici sono funzioni di un sistema politico, cioè del sistema costituzionale di ciascun paese, questo capitolo si occupa del rapporto tra i sistemi politici ed i partiti.
Per comprendere lo svilupparsi del capitolo nella sua interezza bisogna partire dal presupposto dichiarato da Pombeni, ovvero che "i punti da considerare nello studio del rapporto tra sistemi politici e partiti sono principalmente tre. Il primo riguarda il rapporto dei partiti come strutture di organizzazione della rappresentanza politica della nazione, a cui è attribuita la funzione di creazione della decisione politica o di legittimazione della stessa. Il secondo prende in considerazione il ruolo di selezione del personale di governo. Il terzo punto concerne il ruolo giocato dai partiti come istituzioni, a prescindere dalle funzioni ad essi assegnate nel sistema costituzionale".
Non manca, infine, uno sguardo alla nascita ed affermazione dei partiti nei sistemi politici europei alla fine del secolo scorso.

1. I sistemi elettorali ed il problema della rappresentanza: alla ricerca del corpo elettorale

In questo paragrafo viene analizzato il problema dei sistemi elettorali sia dal punto di vista del loro funzionamento che da quello del rapporto con i sistemi partitici.
Di importanza fondamentale è il punto di partenza del ragionamento, ovvero l'affermazione che i sistemi elettorali sono nati per risolvere il problema della rappresentazione della nazione e che, solo in un secondo tempo, hanno rappresentato il momento di selezione dei partiti.
La prima questione da affrontare quando si fa una analisi dei sistemi elettorali è quella del passaggio da una "rappresentanza basata sugli antichi corpi sociali ad una rappresentanza basata su criteri astratti di espressione della volontà di tutti i soggetti in grado di esprimere una opinione politica". In tale senso, quindi, il primo problema da affrontare è quello della geografia elettorale di cui si consiglia di non trascurare i seguenti elementi:

le tre soluzioni che sono state date al problema dell'individuazione dei collegi elettorali non trascurando gli esempi riportati dei paesi in cui esse sono state adottate;

quale potere detengono coloro che decidono la geografia elettorale;

che la possibilità di manipolazioni nella designazione dei collegi sono, però, limitate da una serie di fattori (ad esempio le trasformazioni storiche);

i cambiamenti subiti dalla rappresentanza a causa delle trasformazioni storiche.

2. Il sistema elettorale maggioritario
Il paragrafo tratta, come si evince dal titolo, del sistema elettorale maggioritario evidenziando quale è il principio di funzionamento che ne è alla base, la varie modalità di voto e la sua applicazione pratica.
Si consiglia di puntualizzare tutto ciò che riguarda il funzionamento di tale sistema facendo, quindi, attenzione a:

quale è il principio (ricorrendo, magari, anche alla formula) che sta alla base di questo sistema;

chi si vuole rappresentare (gli elettori o il corpo sociale?);

quanti e quali tipi di sistema di maggioritario esistono, non trascurando, naturalmente, i loro meccanismi di funzionamento;

al problema del rapporto tra sistema politico e sistema elettorale stando molto attenti a trarre conseguenze per il primo partendo dal secondo: i casi storici molto spesso smentiscono i ragionamenti astratti;

al fatto dal sistema elettorale non dipende la struttura del sistema partitico, ma piuttosto alcune caratteristiche dei partiti (possibilmente avvallando il tutto con gli esempi storici che sono fatti al riguardo).

3. Il sistema proporzionale

In questo paragrafo ci si occupa dell'altro sistema elettorale: il sistema proporzionale. Partendo dall'analisi del dibattito su tale sistema, si giunge, come nel caso precedente, all'analisi del meccanismo di funzionamento.
Anche in questo caso si consiglia di fare attenzione:

al motivo per cui si elaborò tale sistema;

a quanti, quali sono e come funzionano i modi per realizzare una divisione dei seggi parlamentari su base proporzionale.

4. Sistemi elettorali e sviluppo dei partiti

L'argomento principale del paragrafo è il rapporto tra sistema elettorale e sviluppo dei partiti con l'intento di mettere in evidenza come non esistano rigide dipendenze tra i due perchè i sistemi elettorali sono "realtà alla cui determinazione concorrono fattori diversi, la cui fattispecie astratta si modifica nel concreto interagire con gli altri elementi".
Nello studio del paragrafo, quindi, sarebbe consigliabile non trascurare le seguenti problematiche:

quali sono i fattori che possono interagire con il sistema elettorale;

quale altra valenza assumono le elezioni nell'età contemporanea;

quali altre questioni specifiche vanno prese in considerazione quando si analizza un



sistema elettorale (ad esempio, il problema dell'astensionismo o della segretezza del voto).

5. Le funzioni dei partiti nei sistemi politici

La questione centrale del paragrafo è l'analisi delle funzioni che i partiti esercitano nel sistema politico in cui si trovano inseriti.
Anche in questo caso, però, ci furono (e non vanno trascurati) una serie di fattori che influenzarono la situazione storica dei vari paesi come dimostrano i seguenti punti che si consiglia di non tralasciare:

quali sono le funzioni che sono tradizionalmente attribuite ai partiti;

quali furono le altre forze al di fuori dei partiti che influenzarono la situazione ed in che modo;

Oltre a ciò, ma sempre ad esso collegato, il paragrafo si occupa anche del problema della formazione dei governi di cui sarebbe opportuno puntualizzare:

quali e quante sono le tipologie riguardo alla formazione dei governi (sempre ricordando che anche in questo caso bisogna evitare le semplificazioni);

che ruolo assumono le elezioni a seconda della tipologia di governo e quali sono gli esempi storici di ciò.

6. L'istituzionalizzarsi dei partiti politici

In questo paragrafo ci si occupa della presenza di partiti organizzati nella forma della istituzione politica e del rapporto con la realtà della formazione dei governi, del controllo sulle burocrazie, della selezione del personale politico.
Per avere una visione completa della fase di istituzionalizzazione dei partiti, quindi, sarebbe consigliabile fare attenzione a :

quali furono i meccanismi che caratterizzarono questo passaggio;

quale fu il modello secondo il quale agirono le organizzazioni politiche;

quale è il retroterra della forma partito e quando essa si instaura;

quali sono le diverse esigenze da cui possono nascere i partiti politici;

quale espressione assume, in un primo momento, l'azione coordinata di forze;

quale è il passaggio successivo alla azione coordinata;

alle diversità da contesto a contesto;

al periodo di tempo che questo complesso processo ha richiesto.

CAPITOLO V: STATO DEI PARTITI O PARTITO DI STATO. LA FORMA-PARTITO E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA.

Questo capitolo si propone di presentare una mappa esauriente, seppur limitata, dei principali interventi teorici sulla questione dello sviluppo dei partiti e delle principali trasformazioni costituzionali che si realizzarono nella I metà del XX secolo.
Nello studio si consiglia di fare attenzione al fatto che gli autori vengono presentati secondo una linea di sempre maggior legittimazione della forma-partito come soggetto politico centrale di un sistema costituzionale.

1. Da Gaetano Mosca a Wilfredo: l'elitismo neoliberale

Questo primo paragrafo si occupa dei due autori più in vista di quello che viene definito l'elitismo neoliberale, Gaetano Mosca e Wilfredo Pareto, sostenendo che "si potrebbe far partire il ritorno all'attenzione delle scienze politiche europee sui partiti dal 1896, anno in cui Gaetano Mosca pubblica i suoi Elementi di scienza politica".
Di Mosca vengono messi in evidenza la sua riflessione sulla società a lui contemporanea e la sua teoria sul partito politico, così come dimostrano i seguenti punti:

quale è il reale punto centrale della società contemporanea;

a che cosa egli assomiglia i partiti politici (titolo di un capitolo della sua opera) e quale valore gli attribuisce;

quale carattere della forma-partito coglie e quale valore gli attribuisce.

Di Pareto vengono messe in evidenza la sua riflessione sulle élites politiche e sul socialismo puntualizzando:

quale è la sua teoria riguardo alle élites politiche;

a che cosa egli paragona il cambiamento politico;

che cosa ha dato, secondo lui, la forza al movimento socialista;

quale è il ruolo del socialismo.

Infine, nell'ultima parte del paragrafo viene fatta una riflessione sia sulle scienze politiche nella fase di passaggio al nuovo secolo che sulla società nello stesso periodo, come dimostrano i seguenti punti che sarebbe utile non tralasciare:

quali sono i caratteri che segnarono le scienze politiche nel passaggio al nuovo secolo ben evidenziati da studi quali quelli di Mosca e Pareto;

quale era il nuovo soggetto che incuteva paura e veniva percepita come pericolosa dagli studiosi del tempo.

2. La prima scoperta del partito-organizzazione: Milhaud ed Ostrogorski

In questo paragrafo vengono analizzati altri due autori che si distinguono sia per la loro teoria sui partiti politici, che per i casi di studio che prendono in considerazione ma che hanno in comune il fatto di aver scoperto il partito come organizzazione.
Per capire il pensiero di entrambi e l'innovazione che esso ha rappresentato all'interno del pensiero politico ottocentesco facendo, però, sempre attenzione sia a ciò che li accomuna che a ciò che li diversifica, sarebbe consigliabile puntualizzare:

di quale partito si occupa Milhaud che cosa dice di esso;

come definisce l'organizzazione del partito;

come spiega il successo di tale partito;

di che cosa si occupa l'opera di Ostrogorski e quali sono i suoi casi di studio;

quale è il punto di partenza della sua teoria;

l'essenza della sua teoria del partito;

come spiega la adesione al partito da parte delle masse;

quale ruolo hanno, secondo lui, l'organizzazione ed i politici di professione all'interno del partito;

quale rimedio propone per combattere questa tendenza;

come è stata recepita la sua opera e come essa si colloca nel suo tempo anche in confronto ad una nuova tendenza che si andava affermando proprio in quegli anni.

3. Riconquistare le masse allo stato: i dilemmi del nazionalismo

Il paragrafo si occupa di un importante fenomeno che ha caratterizzato la storia europea a partire dalla fine del secolo scorso: il nazionalismo.
Esso fu di importanza fondamentale perchè introdusse nei vari paesi un "nuovo modo di fare politica basato sui sentimenti "da osteria" quanto una classe di agitatori tendenti alla professionalizzazione che provenivano o da questi ceti sociali o da intellettualità di più recente acculturazione". Per ben comprendere il fenomeno nel suo complesso e quindi anche sulla base delle differenze che caratterizzarono le esperienze dei vari paesi, sarebbe opportuno focalizzare l'attenzione su:

quali erano le classi più direttamente coinvolte in questo modo di fare politica;

in che cosa questo nuovo modo consisteva;

quale era l'elemento caratterizzante di questo nuovo modo di agire (si veda che cosa si dice che Murras scoprì alle Olimpiadi di Atene);

quale era lo scopo finale di questi nuovi politicanti: contro chi conducevano la polemica, con quali tecniche di organizzazione politica ed a quale scopo;

quale fu il movimento a cui Murras aderì; quali erano le sue caratteristiche organizzative (si consiglia di non tralasciare neppure la questione della presenza di gruppi organizzati all'interno del movimento);

che cosa dimostrò di importante il movimento di Murras;

tra quali gruppi di paesi si può rilevare una differenza di tipologie e in che modo;

quali furono le caratteristiche del nazionalismo tedesco;

quali furono le risposte a questa nuova realtà (facendo attenzione a quello che viene definito da Pombeni un recupero "riformista");

chi fu il personaggio che, secondo Pombeni, "mise alla prova la fattibilità di una concorrenza non reazionaria alla socialdemocrazia" e come si chiamò il suo movimento;

quale era l'idea che stava alla base della sua politica;

quale era secondo lui il problema che stava alla base della politica;

di quali gruppi egli richiamava l'esistenza; quale era il loro problema;

quale era la soluzione che egli prospettava;

quale trasformazione subì lo strumento d'azione da lui descritto;

che cosa sostenne riguardo alla borghesia tedesca;

in che cosa consiste l'ambiguità del nazionalismo.

4. I partiti nella "crisi dello stato moderno" e la lezione di Max Weber

Il paragrafo seguente si occupa di un autore molto importante che, come sostiene Pombeni, ha "posto le basi per l'uscita dalla scienza politica liberale anche in tema di teoria del partito".
Inserendosi in quella che viene definita la crisi dello stato moderno Weber offre una lezione fondamentale circa la relazione tra i partiti e la trasformazione politica dello stato moderno anche se egli non giunse mai a fare i partiti politici oggetto di uno studio scientifico specifico. Per tale motivo, come sostiene il Pombeni, oggi "lo studio di Weber si è riorientato rispetto alla tendenza che lo interpretava prevalentemente come il "fondatore della sociologia moderna".
Nello studio di Weber bisogna, poi, tenere conto sia della sua poliedricità che a volte è causa di discrepanze in un pensiero che si sviluppa nell'arco di venticinque anni sia la sua "sistematicità di scienziato consapevole dell'opera titanica che si accingeva a scrivere".
Per riuscire, quindi, a comprendere il suo pensiero nonostante le suddette difficoltà sarebbe opportuno puntualizzarne alcuni elementi cardine così come dimostrano i seguenti punti:

il suo personale coinvolgimento nella vita tedesca e che cosa egli pensava che mancasse alla Germania;

quale era la sua visione della storia;

attorno a quale fattore, secondo lui, si sviluppava lo sviluppo dei sistemi di organizzazione sociale;

quali furono le spinte che lo indussero ad interessarsi della forma partito moderna;

quali sono le tre tappe in cui si può suddividere la sua vicenda e, quindi, il suo pensiero;

quale è la tipologia dei partiti da lui elaborata;

quali sono gli elementi essenziali della analisi sulla struttura del partito;

quando si può parlare di salto di qualità nel suo pensiero e perchè;

che cosa propone per la Germania e, indirettamente elabora come integrazione della sua legge storica della trasformazione.

5. Michels e la critica al partito come elemento di blocco allo sviluppo della democrazia

Come afferma il titolo del paragrafo, l'oggetto dello stesso è un autore, Michels, che si è distinto per la sua critica al partito considerato elemento di blocco della democrazia. Già da questa prima affermazione si evince un'altra sua importante caratteristica: il suo debito con il pensiero di Max Weber di cui fu allievo fino all'inizio della I Guerra quando i due si allontanarono per le divergenze proprio sulla questione della guerra stessa.
Oltre al rapporto, peraltro asimmetrico, con il suo maestro, per comprendere il pensiero di Michels

bisogna tener conto sia della sua militanza nell'SPD, che abbandonò nel 1907, sia delle idee di Weber stesso sul partito ed in particolare sulla socialdemocrazia, così come mettono in evidenza i seguenti punti che sarebbe opportuno non trascurare:

che cosa Weber pensava della socialdemocrazia;

quali sono i cardini della critica alla socialdemocrazia avanzata da Michels;

quale è l'essenza della teoria del partito di Michels e quale è il risultato finale;

quale è l'essenza di quella che lui chiama la "analisi sociale della leadership";

quale è la "nuova legge della sociologia" che Michels è convinto di aver elaborato;

di quale carattere si deve tenere conto per ben comprendere la sua opera;

quali sono le conclusioni che egli trae sul socialismo sulla base della sua teoria;

come fu recepita la sua teoria all'esterno;

di quale pensiero si può affermare che egli sia il rappresentante ed a quali altri autori è debitore oltre a Weber;

per quale motivo ci fu la rottura con Weber;

quale interessante novità si può rilevare nelle sue ultime opere;

da quale militanza a quale altra egli passò.

6.Il modello di partito dei bolscevichi

Il paragrafo tratta del modello di partito elaborato da Lenin e concretizzatosi nell'esperienza del partito socialdemocratico russo, frazione di maggioranza, ovvero bolscevico, e che, poi, è stato dallo stesso imposto, nel 1924, ai partiti operai dell'Occidente fedeli alla III internazionale da lui fondata nel 1919.
Il modello di partito bolscevico è una delle tre nuove esperienze che caratterizzarono l'Europa dopo la I guerra mondiale e che si distinsero perchè tutte imperniate su di un ruolo centrale della forma-partito. Le altre due, di cui si parlerà nei prossimi paragrafi, sono: la repubblica di Weimar, "con la sua struttura di stato dei partiti", e i regimi fascisti.
Quella del partito bolscevico è la prima delle tre esperienze ad apparire sulla scena ed il paragrafo si occupa non solo della sua struttura, ma anche della vicenda reale che esso conobbe.
Di tale modello, che ha rappresentato un momento fondamentale nella storia politica europea, sarebbe consigliabile puntualizzare almeno i seguenti elementi:

da chi, in quale contesto ed in quale periodo è stata elaborato;

quali sono i tre elementi essenziali su cui si struttura (naturalmente è consigliabile saperli spiegare e descrivere);

quali sono gli elementi contingenti ed i motivi ideologici che spiegano ciascuna delle tre caratteristiche;

quali modifiche il modello andò conoscendo sia nella realtà russa che in quella europea (è, anche in questo caso, opportuno fare un esempio ricollegandosi al caso francese ed al caso italiano).

7. L'esperienza di Weimar e la riflessione dei costituzionalisti tedeschi. Kelsen Koellreuter, Schmitt

Il paragrafo si occupa dell'esperienza della Repubblica di Weimar , il primo esempio di costituzione materiale fondata su una legittimazione a base di partiti.
Essa fu importante perchè rappresentò il caso di studio della riflessione politica europea per verificare che cosa realmente significava Parteinstaat ovvero lo stato fondato sui partiti.
Per chiarire meglio i termini del dibattito si è ricorso alla riflessione di alcuni importanti costituzionalisti tedeschi del cui pensiero sarebbe opportuno non trascurare:

per quale motivo si parla di costituzione materiale fondata sui partiti e non di costituzione formale;

quale era secondo Kelsen il problema della democrazia reale e come proponeva di risolverlo;

quale atteggiamento aveva lo stesso Kelsen nei confronti della legittimità dei partiti e della "irresponsabilità" del deputato davanti agli elettori;

che cosa proponeva la teoria di Kelsen e come si inseriva nel contesto del periodo;

che cosa intende Koellreuter per stato dei partiti;

quali sono i "tre contrappesi" allo stato dei partiti che lo stesso Koellreuter propone;

quale autore Koellreuter analizza nella sua rassegna sulle teorie sul partito e che cosa questo sostiene sui partiti e quale è lo sbocco inevitabile;

la teoria del partito di Leibholz;

quale atteggiamento assume Schmitt nei confronti del Parteinstaat;

quale è l'essenza della teoria dei partiti di Schmitt da lui espressa nell'opera Il custode della Costituzione;

che cosa, sempre secondo Schmitt, ha reso possibile che i partiti siano diventati la base della costituzione;

di che cosa sono la distruzione, secondo Schmitt, i partiti;

quale critica si può muovere alla sua teoria e dove, invece, si può sostenere che abbia intuito una cosa importante (senza trascurare la questione di come vivono la legalità i membri di ciascun partito);

quale rimedio propone Schmitt alle disfunzioni del Parteinstaat8. Dallo stato dei partiti al partito di stato: la sfida dei fascismi

Questo paragrafo si occupa della esperienza dei fascismi come una delle tre che si caratterizzata per essere imperniata su un ruolo centrale della forma-partito. Partendo dal presupposto che "il successo di questi movimenti, la loro possibilità di recezione come momento di innovazione nella crisi politica dipendeva da una lettura, anche un poco disinvolta, che di questi problemi avevano fatto larga parte delle classi dirigenti", il paragrafo mostra come essi avessero risposto al problema del partito e del suo ruolo all'interno dello stato.
Per comprendere l'importanza di tale esperienza nella storia politica europea sarebbe consigliabile fare attenzione a:

che cosa proponevano i fascismi a livello ideologico sia dal punto di vista del soggetto della costituzione che della fondazione del potere politico;

quali conseguenze ebbe tutto ciò dal punto di vista della rappresentanza;

quale fu la tesi fondamentale che i fascismi introdussero ed in che cosa consisteva;

che ruolo assunse il partito nella costituzione dei fascismi;

quali compiti svolgeva e quale funzione assunse;

come si rivelò nella realtà il partito anche nel caso dei fascismi.

9. Il post-fascismo e la legittimazione costituzionale della forma-partito

Partendo dal presupposto che la sfida dei fascismi non trovò udienza al di fuori dei due paesi che li sperimentarono ed, in generale, al di fuori di nazioni che avevano avuto peculiari problemi di equilibrio costituzionale, il paragrafo si occupa del periodo post-fascista e della legittimazione definitiva della forma-partito che lo caratterizzò.
Sebbene trattato in maniera molto sintetica, del periodo sarebbe opportuno, per coglierne la portata innovativa, non trascurare:

che cosa accadde in Francia ed in Gran Bretagna;

che ruolo assunsero questi paesi nella lotta ai fascismi;

come emersero i partiti dal confronto con la guerra;



quale è la data che segna la definitiva legittimazione dei partiti;

quali caratteri del partito, prima criticati, hanno permesso la loro vittoria contro i fascismi;

quale autore ha pubblicato uno studio sui partiti che si muove nell'ottica di una loro valutazione positiva;

per che cosa, secondo questo autore, si definiscono i partiti;

quale descrizione fornisce dei sistemi di partito;

come si muovono le costituzioni del dopoguerra nei confronti della presenza di partiti politici.

LA MADRE DELLE DEMOCRAZIE: IL CASO BRITANNICO

I CARATTERI ORIGINALI DEL SISTEMA POLITICO INGLESE

Questo paragrafo costituisce l'introduzione e la premessa ai successivi quattro che illustreranno la storia del sistema politico inglese dal 1865 alla metà degli anni Sessanta del nostro secolo.

Vi sono spiegate le caratteristiche politico-istituzionali del sistema della Gran Bretagna, a partire dalle considerazioni degli studiosi e degli uomini politici europei dell'Ottocento su quello che era considerato un sistema di democrazia "perfetto" e ben temperato, fondato sul classico bipartitismo wighs/tories. Pombeni descrive i meccanismi di funzionamento delle istituzioni (Camera dei Lords, Camera dei Comuni, Monarchia) e le caratteristiche del sistema elettorale; si sofferma anche sulla descrizione dei principali gruppi politici presenti in Parlamento (liberali, conservatori, nazionalisti irlandesi, Fourth Party).

Questo paragrafo risulta quindi fondamentale per la comprensione dei fatti storici e delle evoluzioni che saranno descritti nelle pagine seguenti: bisogna cercare di assimilarne tutti i concetti principali ed è utile anche ritornarvi sopra nel corso dello studio dei paragrafi successivi, per capire questi meccanismi istituzionali, qui descritti in "astratto", nel corso delle vicende "reali" della storia politica inglese dell'età contemporanea.

DAL "FIRST REFORM ACT" (1832) ALL'AFFERMARSI DELLA "NUOVA ORGANIZZAZIONE POLITICA" DI J. CHAMBERLAIN

Le prime pagine di questo secondo paragrafo proseguono la trattazione del paragrafo precedente, con la descrizione delle principali riforme elettorali che si ebbero durante il secolo scorso e l'illustrazione dei fattori, politici, sociali ed organizzativi, che portarono negli anni 1870-1885 all'affermazione dei partiti nella loro forma moderna. Di questa prima parte del paragrafo è opportuno cercare di memorizzare:

gli anni delle riforme elettorali inglesi ed i cambiamenti prodotti da ciascuna

gli elementi del sistema elettorale (registro, agenti, seggi uncontested, pocket boroughs, grande elettore)

le prime organizzazioni extraparlamentari, in particolare l'organizzazione di Birmingham creata da Chamberlain (il cui significato, all'interno del sistema politico liberale inglese, è illustrato da Pombeni anche in vari passaggi della I parte del libro)

le trasformazioni che maggiormente incisero sulla nascita della moderna forma-partito (sviluppo della vita politica locale, stampa nazionale, alternanza governativa fondata sui partiti)

La seconda parte del paragrafo, che inizia da pag.230, è propriamente di trattazione dei fatti storici che interessarono la Gran Bretagna dopo il 1865, cioè dopo la morte del Primo Ministro Palmerston: vengono descritti i governi successivi, le riforme attuate, i principali avvenimenti di politica interna ed estera fino alle elezioni del 1880 e compaiono per la prima volta sulla scena i due principali protagonisti della politica britannica della seconda metà dell'Ottocento, Gladstone e Disraeli.

Di questa parte, così come dei paragrafi successivi con la stessa impostazione narrativa, è utile ricordare:

i nomi dei Primi Ministri ed il gruppo politico di appartenenza, gli anni dell'inizio e della fine dei loro governi (esempio: governo conservatore presieduto da Disraeli , inizio 1874 - fine 1880)

gli anni delle principali elezioni politiche che segnarono un cambiamento del gruppo politico al governo (esempio: elezioni del 1880 che videro la vittoria del gruppo liberale e le conseguenti dimissioni del governo conservatore di Disraeli)

le riforme principali attuate da ciascun governo

i fatti di politica interna ed estera che interessarono la politica di ciascun governo (esempio: la questione irlandese nel governo Gladstone1868-1874 oppure la guerra russo-turca durante il governo Disraeli 1874-1880)

DA UN LIBERALISMO ALL'ALTRO? DA GLADSTONE E LLOYD GEORGE VIA SALISBURY

Questo terzo paragrafo prosegue la descrizione degli avvenimenti storici e politici che interessarono la Gran Bretagna dal 1880 alla Prima Guerra Mondiale. Vi si troveranno pertanto nuovi uomini politici, nuove organizzazioni, nuovi problemi da risolvere e nuove riforme.

Bisogna quindi fare attenzione a tutti i cambiamenti che intervennero a cavallo fra i due secoli, in concomitanza con lo sviluppo dei movimenti operai e la comparsa dei nuovi "attori" della scena politica e capire quali furono le cause e le conseguenze di queste trasformazioni. Anche per questo paragrafo è bene cercare di ricordare:

La durata dei governi ed i singoli Primi Ministri

Le riforme (ad esempio quelle elettorali della prima metà degli anni Ottanta, quelle attuate da Salisbury fra il 1886 e il 1892, quelle attuate dai governi liberali dopo il 1906, in particolare il Parliament Ac)

Gli sviluppi della questione irlandese e le sue conseguenze all'interno del sistema partitico inglese

La guerra anglo-boera (cause, durata, caratteristiche)

Le nuove organizzazioni politiche che sorsero in questa fase storica (come quelle dei conservatori e quelle dei socialisti su cui Pombeni si sofferma maggiormante)

Le caratteristiche del "new liberalism "

Il governo di coalizione formatosi subito dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

VERSO UNA NUOVA GEOGRAFIA POLITCA: LA RISTRUTTURAZIONE DEI PARTITI NELLA GRAN BRETAGNA POSTBELLICA

Il contenuto di questo quarto paragrafo riguarda gli avvenimenti che si verificarono in Gran Bretagna nel periodo tra la Prima Guerra Mondiale e la fine della Seconda. Come indicato dal titolo stesso dal paragrafo, si trattò di una fase di trasformazione e ristrutturazione del sistema politico e partitico inglese, in cui, al progressivo declino del raggruppamento liberale, corrispose la crescita e l'affermazione del Partito Laburista.

E' utile, pertanto, cercare di focalizzare i seguenti punti:

Le riforme elettorali del 1918 e del 1928

Le principali tornate elettorali di questi anni ed i conseguenti cambiamenti di governo (in particolare si ricordino i primi governi presieduti dal leader laburista Mac DonaldLa questione irlandese

Lo statuto del Labour Party del 1918 e le trasformazioni in seno al partito durante gli anni Trenta (si parla, ad esempio, della nuova classe dirigente laburista)

La crisi economica degli anni Trenta seguita al crollo della borsa di New York

La politica estera condotta da Neville Chamberlain negli anni Trenta, cosiddetta dell'appeasement

Lo scoppio della guerra e il governo di coalizione presieduto da Winston Churchill

I PARTITI E LA TRASFORMAZIONE POLITCA DELLA GRAN BRETAGNA CONTEMPORANEA

Questo paragrafo conclude la trattazione delle vicende storiche della Gran Bretagna contemporanea con gli avvenimenti principali del secondo dopoguerra.

In questa fase troviamo un governo laburista, dal 1945 al 1951, presieduto da Clement Attlee, una serie di governi conservatori, dal 1951 al 1964, ed un altro governo laburista dal 1964 al 1970, presieduto da Harold Wilson. Oltre a ricordare, come al solito, i nomi dei Primi Ministri sarebbe opportuno memorizzare anche le principali riforme di questi anni ed i problemi di politica interna ed estera che si trovarono ad affrontare questi governi. In particolare:

le nazionalizzazioni compiute dal governo laburista nell'immediato dopoguerra

le caratteristiche interne dei due schieramenti principali, quello laburista e quello conservatore

le cause principali delle tensioni interne, cioè scioperi, agitazioni nazionaliste in Galles e Scozia, razzismo contro gli immigrati di colore, movimento studentesco ecc.

La questione relativa alla nazionalizzazione del canale di Suez da parte dell'Egitto

La riforma elettorale del 1948

Una volta studiati ed assimilati bene tutti i concetti e gli avvenimenti sopra citati, può essere utile verificare la propria preparazione, mettendo a fuoco alcuni dei principali temi in maniera "trasversale", come ad esempio:

Le riforme elettorali a partire dal 1832 fino al 1948

La questione irlandese e i suoi sviluppi

L'affermazione della forma-partito contemporanea negli anni Ottanta del secolo scorso ed i meccanismi che portarono a questo

La legislazione sociale

I CAVALIERI DELL'IDEALE: IL CASO FRANCESE

La trattazione del caso francese si sviluppa in sei paragrafi i quali descrivono la storia della Francia contemporanea dai moti del 1848 fino agli avvenimenti del 1968. In quest'arco cronologico, come si vedrà, si susseguono vari regimi costituzionali (la II Repubblica, il II Impero, la III Repubblica, la IV Repubblica, la V Repubblica) ed è opportuno cercare di memorizzare gli avvenimenti, gli anni e le personalità politiche che caratterizzarono i passaggi tra ciascuno di questi periodi.

Data l'instabilità di molti dei governi francesi ed i frequenti cambiamenti nelle compagini ministeriali, si troveranno indicati molti nomi -ministri, deputati, presidenti del Consiglio e presidenti della Repubblica- e molte date che l'autore, per necessità di completezza e di precisione, non poteva omettere. Non essendo possibile indicare in maniera rigida e schematica le nozioni che è opportuno ricordare e quelle che si possono tralasciare, si consigliano gli studenti di tener presente sempre le date e gli uomini politici che sono legati ad avvenimenti o a cambiamenti importanti e significativi nell'arco della storia francese. In questo modo si evita di apprendere meccanicamente ed in modo sterile lunghe liste di nomi e di anni; al contrario, si dovrebbero soprattutto comprendere i meccanismi e le trasformazioni politico-istituzionali della storia francese contemporanea e si dovrebbero ricordare i protagonisti e gli anni di questi avvenimenti fondamentali.

LE RADICI DELLA POLITICA FRANCESE NELL'ETA' CONTEMPORANEA

Questo primo paragrafo -dopo un'iniziale descrizione dei caratteri generali della politica della Francia contemporanea ed un breve quadro della situazione interna tra il 1815 e il 1848- si sofferma sugli avvenimenti del 1848 che portarono all'abbattimento della "monarchia di Luglio" e sul II Impero di Luigi Napoleone Bonaparte, costituitosi dopo il plebiscito del 1852.

E' bene cercare di comprendere le considerazioni iniziali dell'autore sulle caratteristiche e sul funzionamento del sistema politico francese (ad esempio la distinzione di Goguel tra un partito del mouvement ed uno della resistance ) e sarebbe opportuno ricordare anche i passaggi fondamentali e le innovazioni costituzionali che si ebbero in questa prima fase della storia contemporanea francese, tra il 1815 (Congresso di Vienna e restaurazione della monarchia borbonica) e il 1870 (battaglia di Sedan e caduta dell'Impero di NapoeloneIII).

LA COSTRUZIONE DELLA TERZA REPUBBLICA: L'EPOCA DELLA BATTAGLIA COSTITUZIONALE

In questo paragrafo vengono descritte le fasi iniziali e l'impianto costituzionale della Terza Repubblica, abbracciando l'arco cronologico compreso tra l'insediamento del "Governo di difesa nazionale" (1870) e le dimissioni dalla carica di presidente della Repubblica del generale Mac Mahon (1879).

I punti principali su cui sarebbe opportuno focalizzare l'attenzione sono:

le elezioni dell'assemblea costituente nel febbraio 1871

la nomina di Thiers a capo del potere esecutivo della repubblica e la sua strategia politica

la Comune di Parigi (febbraio-maggio 1871)

il rapporto Parlamento/governo

la presidenza della Repubblica del generale Mac Mahon

le leggi costituzionali del 1875; il funzionamento ed i poteri dei vari organi istituzionali

lo scioglimento della Camera da parte di Mac Mahon nel 1877 ed il suo significato di tentata involuzione conservatrice della costituzione repubblicana

le successive elezioni e la spaccatura tra repubblicani e conservatori

il fallimento del progetto di Mac Mahon e la stabilizzazione costituzionale

L'AVVENTO DI UNA CLASSE DI GOVERNO REPUBBLICANA

La prima parte di questo paragrafo illustra la situazione politica dei primi anni della repubblica dal punto di vista dei gruppi parlamentari e delle organizzazioni partitiche presenti sulla scena. Si troveranno pertanto spiegati i meccanismi di formazione dei governi e la dinamica trasformistica, le forme di aggregazione e sociabilità politica della Francia repubblicana e si troverà descritto il quadro delle forze politiche presenti (destra monarchica, cattolici, sinistra radicale, repubblicani di centro).

Dopo questa parte di inquadramento politico-istituzionale, si riprende la narrazione degli avvenimenti storici, a partire dalla nomina di Jules Ferry a ministro della Pubblica Istruzione (1879): è importante cercare di ricordare alcuni provvedimenti della grande legislazione repubblicana di questi anni, come ad esempio la riforma sull'istruzione e le leggi anticlericali.

La parte successiva del paragrafo si sofferma ampiamente sul "caso" Boulanger (che occupò la scena politica francese tra il 1886 e il 1889) e riprende la trattazione delle organizzazioni politiche, con particolare riguardo ai nuovi gruppi della sinistra marxista ed operaista.

Da ultimo vengono illustrati i motivi di crisi che segnarono la storia francese negli anni Novanta, come lo scandalo della compagnia del canale di Panama, la questione sociale, l'assassinio del presidente della Repubblica Sadi Carnot e, in particolare, il cosiddetto affaire Dreyfus.

LA STABILIZZAZIONE DELLE CORRENTI POLITICHE NEL QUADRO DELLA REPUBBLICA VITTORIOSA

Questo quarto paragrafo affronta la trattazione dei principali avvenimenti e dei governi che caratterizzarono la Francia tra il 1898 e il 1914; al tempo stesso l'autore si sofferma sui gruppi politici e sui partiti che operarono nella scena politica francese in questa fase di stabilizzazione della repubblica.

Come si trova indicato all'inizio del paragrafo, dopo la crisi dell'affaire Dreyfus si instaura in Francia la cosiddetta "repubblica dei radicali"; prima di questo momento, tuttavia, sarebbe bene ricordare il governo presieduto da Waldeck-Rousseau , che fu un governo di ampia coalizione (detto di "difesa repubblicana") durante il quale si riuscì a risolvere l'affare Dreyfus e a prosciogliere definitivamente il capitano ebreo da ogni accusa.

Sarebbe opportuno cercare di comprendere le caratteristiche e le connotazioni di questa nuova fase della storia francese ed il modo con cui la "repubblica dei radicali" venne a differenziarsi dalla fase politica precedente della cosiddetta "congiunzione dei centri" (si veda con particolare attenzione, ad esempio, la politica anticlericale del ministero Combes). Per capire il funzionamento dei nuovi meccanismi della politica e le strategie governative dei radicali è utile tenere ben presenti le forze ed i movimenti che si trovarono ad operare in questa fase:

le organizzazioni del mondo cattolico (ad esempio il Sillon ormato dalla gioventù cattolica impegnata nella moderna democrazia sociale)

il partito radicale (collegamenti con la massoneria, connotazioni ideologiche e programmatiche)

i gruppi della destra repubblicana (come, ad esempio, l' Action libérale populaire)

le organizzazione operaie e socialiste (si ricordi la fondazione della SFIO nel 1905)

Nell'ultima parte del paragrafo viene introdotta la figura di Georges Clemenceau, che costituì il suo primo ministero nell'ottobre del 1906, ma che si ritroverà alla guida del governo francese durante la Prima Guerra Mondiale. Tra il 1909 e lo scoppio del conflitto la situazione politica fu caratterizzata da una profonda instabilità e dalla successione di numerosi governi: di questa fase si possono ricordare le figure di Aristide Briand (che presiedette diversi governi all'insegna di una "politica di pacificazione") e quella di Raymond Poincaré (il quale, dopo essere stato presidente del consiglio, nel 1913 fu eletto alla presidenza della repubblica).

ALLA RICERCA DI NUOVE EGEMONIE: DALLA GRANDE GUERRA ALLA CADUTA DELLA TERZA REPUBBLICA

Questo ampio paragrafo abbraccia i trent'anni della storia francese che vanno dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale alla fine della Seconda. Come si vedrà, sono anni di grossi cambiamenti in cui nuove forze politiche entrano sulla scena, in cui si modificano i meccanismi di azione governativa, in cui si registrano crisi di vario genere causate sia dalla situazione interna sia dagli avvenimenti internazionali. Nello studio del paragrafo e nella memorizzazione delle nozioni in esso contenute, si dovrà cercare pertanto di cogliere i fatti e le questioni maggiormente rilevanti, quelli che segnarono i cambiamenti ed i passaggi più significativi e senza i quali non si possono comprendere gli avvenimenti successivi.

Il paragrafo inizia delineando il quadro politico presente allo scoppio della guerra mondiale e spiega, in particolare, l'atteggiamento dei socialisti francesi dinanzi al problema dei crediti di guerra e della partecipazione al governo di coalizione (importante, a questo proposito, l'assassinio del socialista Juarès, che rimase fino all'ultimo contrario alla guerra).

Di seguito viene illustrata la situazione politica nel corso del conflitto e negli anni immediatamente successivi e si fa riferimento alla condizione dei partiti e dei gruppi politici in questa importante e difficile fase. In particolare, ci si può concentrare sui seguenti punti:

il ruolo carismatico di Clemenceau nel corso della guerra ed i suoi dissidi con Poincaré

i gruppi politici: radicali, socialisti, destra repubblicana, nazionalisti

la riforma elettorale del 1919 (sistema del panachage)

la fondazione del Partito Comunista Francese nel 1920

Gli anni Venti furono caratterizzati da grande instabilità politica, tensioni sociali e gravi problemi finanziari; è bene, pertanto, cercare di comprendere le caratteristiche generali e le linee di fondo di questo periodo, soffermandosi poi sugli avvenimenti e sui governi di maggior rilievo, quelli, cioè, che incisero più direttamente sulla situazione generale e che adottarono strategie ed alleanze diverse dal solito. In questo senso si possono segnalare, a titolo d'esempio, i seguenti punti:

i governi presieduti da Poincaré nel 1922-24 e nel 1926-29

il "cartello" tra radicali e socialisti voluto da Herriot

la politica di "rottura" attuata dal Pcf

la nuova riforma elettorale del 1927 (ritorno al maggioritario)

il governo di André Tardieu (1929-1932).

Il paragrafo continua illustrando in dettaglio lo stato dei partiti e delle organizzazioni politiche nel corso degli anni Venti e dei primi anni Trenta: si ritorna, pertanto, sui radicali, i socialisti, i gruppi di centro-destra, i cattolici, i comunisti, l'estrema destra.

Dei complessi anni Trenta, anche questi segnati da governi deboli e crisi di vario genere, si possono segnalare, -con la raccomandazione di cercare di capire le cause dei cambiamenti in corso ed il modo con cui furono attuate le nuove strategie politiche e governative- i seguenti punti:

l'affaire Stavisky del 1934

il governo di unità nazionale presieduto da Laval nel 1935

il programma del "Fronte popolare", le elezioni del 1936, il governo presieduto da Leon Blum

la caduta dell'ultimo governo del Fronte popolare nel 1938 ed il lungo ministero Daladier (1938-1940)

la conferenza di Monaco e la posizione dei francesi di fronte alla politica estera di Hitler.

Nella parte conclusiva del paragrafo si descrive la situazione della Francia negli anni della guerra, a seguito dell'invasione tedesca. Sarebbe opportuno ricordare, di questa importantissima fase, il governo di Petain e la firma dell'armistizio (giugno 1940), la resistenza organizzata da Londra per opera di De Gaulle , le caratteristiche del cosiddetto "regime di Vichy", la resistenza interna, la formazione del Comitato francese di liberazione nazionale, la liberazione della Francia e l'ingresso di De Gaulle a Parigi (agosto 1944)

DALLA QUARTA ALLA QUINTA REPUBBLICA: UNA NUOVA FRANCIA?

In questo ultimo paragrafo del caso francese vengono delineati gli avvenimenti e le trasformazioni che si verificarono tra l'agosto del 1944 (liberazione della Francia dagli invasori tedeschi) e l'aprile del 1969 (dimissioni di De Gaulle dalla presidenza della repubblica); durante quest'arco cronologico si succedono la Quarta e la Quinta Repubblica. Per prima cosa, dunque, si dovrà tener presente questo fondamentale passaggio politico-costituzionale, le ragioni (di politica interna ed estera) che lo determinarono e le differenze (nella costituzione e nel funzionamento degli organi istituzionali) tra le due repubbliche.

Per ciò che riguarda gli inizi della Quarta Repubblica, sarebbe opportuno comprendere e ricordare i seguenti punti:

le elezioni dell'Assemblea Costituente nel 1944 (che videro la vittoria del partito comunista col 26% dei voti e il secondo posto del Mouvement républicain populaire)

il contrasto tra De Gaulle e i partiti della sinistra, con le conseguenti dimissioni dell'esecutivo presieduto da De Gaulle (gennaio 1946)

il primo testo costituzionale (che prevedeva un sistema parlamentare assoluto e monocamerale e che fu elaborato da una commissione formata prevalentemente di comunisti e socialisti) che fu respinto dall'elettorato nel referendum del maggio '46

le successive elezioni (vittoria dell'MRP) e l'approvazione del secondo testo costituzionale

la costituzione ed il funzionamento degli organi politici della Quarta Repubblica.

A questo punto segue una breve trattazione dei caratteri della Quarta Repubblica e dei problemi che i governanti di questo periodo si trovarono ad affrontare (ad esempio le tensioni sociali e gli scioperi, le difficoltà del PCF dopo che venne lanciato dagli Usa il programma di aiuti economici all'Europa detto "piano Marshall"; di questa fase, caratterizzata ancora dall'instabilità e dalla frammentazione politica, si può ricordare il tentativo del socialista Guy Mollet di creare un'alleanza tra socialismo e cattolicesimo. Di notevole importanza furono poi gli anni compresi tra il 1953 e il 1955, caratterizzati dalla ripresa economica (per merito soprattutto del ministro della Finanza Faure) e dal governo di Pierre Mendès France (giugno 1954-febbraio 1955), un brillante politico ed intellettuale che cercò di avviare un nuovo corso di modernizzazione, ispirandosi in gran parte al modello roosveltiano.

La caduta di Mendès France, lo scoppio della rivolta algerina ed il coinvolgimento francese nella questione della nazionalizzazione del canale di Suez aggravarono ulteriormente la crisi e l'instabilità della Quarta Repubblica fin tanto che, nel maggio 1958, il presidente della Repubblica decise di chiamare al governo, conferendogli i pieni poteri, il generale De Gaulle.

Dopo l'elaborazione del nuovo testo costituzionale e la sua entrata in vigore ha avuto inizio formalmente la Quinta Repubblica, che è quella che ancora oggi esiste in Francia.

Di questa seconda parte del paragrafo, si vedano con particolare attenzione le seguenti questioni:

la distribuzione dei poteri e delle competenze fra i vari organi istituzionali secondo la nuova costituzione (in particolare si ricordi che la figura centrale risulta essere quella del presidente della Repubblica)

l'elezione di De Gaulle alla presidenza della repubblica nel dicembre 1958

la soluzione della questione algerina con la concessione della piena indipendenza all'Algeria (1962)

il referendum del novembre 1962 che decise l'elezione a suffragio universale diretto del presidente della repubblica

la sfida del blocco di sinistra a De Gaulle nelle elezioni presidenziali del 1965 (si ricordi il ballotaggio tra De Gaulle e Mitterand)

le ribellioni e le proteste studentesche del cosiddetto "maggio francese" (1968) e la schiacciante vittoria dei gollisti alle elezioni di giugno



la bocciatura del referendum proposto da De Gaulle (sulla redistribuzione dei poteri regionali) e le conseguenti dimissioni del presidente della repubblica nell'aprile del 1969.

Si faccia attenzione alle riflessioni conclusive di Pombeni sul significato ed i caratteri del sistema istituzionale fondato da De Gaullee sul perché sia lecito affermare che egli abbia incarnato pienamente la figura del capo-carismatico così come era stata delineata da Max Weber.

A titolo d'esempio e come utile esercitazione al termine dello studio del caso francese, si propongono qui di seguito alcune questioni/tematiche cui si dovrebbe cercare di rispondere (e in caso non si ricordassero gli avvenimenti ed i temi suggeriti, si consiglia di andare a rivedere le parti del manuale in cui l'argomento è stato trattato).

Indicare le circostanze ed i passaggi che portarono dalla II repubblica francese all'Impero di Napoleone III

Illustrare le caratteristiche dell'Assemblea costituente eletta nel febbraio 1871 ed il contenuto delle Leggi costituzionali della III repubblica

Illustrare le crisi politico-istituzionali che minacciarono la sopravvivenza della III repubblica nei primi trent'anni della sua esistenza; spiegare anche le strategie della classe politica repubblicana per far fronte alle suddette crisi e il modo in cui esse si risolsero.

Delineare i caratteri del partito radicale francese e le caratteristiche della cosiddetta "repubblica dei radicali"

Spiegare qual era la situazione politica e quali i maggiori gruppi partitici in Francia durante gli anni Trenta; spiegare anche come si giunse ai governi del Fronte Popolare nel 1936.

Illustrare la situazione interna della Francia durante la Seconda Guerra Mondiale

Indiacare i caratteri istituzionali della IV repubblica e le ragioni della sua instabilità politica (fattori interni ed internazionali)

Delineare il passaggio storico-politico dalla IV alla V repubblica e il nuovo impianto istituzionale creato da De Gaulle

UN LABORATORIO POLITICO: IL CASO TEDESCO

La trattazione del caso tedesco si articola in sei paragrafi così strutturati: il primo, di introduzione, descrive sommariamente la situazione degli stati tedeschi dal "Sacro Romano Impero" fino ai moti del 1848 soffermandosi in particolare sul caso della Prussia; il secondo ed il terzo paragrafo descrivono la storia dell'Impero, dal 1870 alla fine della Prima Guerra Mondiale; nel quarto paragrafo vengono descritti gli avvenimenti principali ed il sistema politico della Repubblica di Weimar; il quinto tratta del regime hitleriano (1933-1945); il sesto ed ultimo paragrafo affronta la questione della divisione postbellica della Germania e si sofferma sugli avvenimenti della Repubblica Federale Tedesca fino alla fine degli anni '60.

Si può dunque vedere chiaramente che nella storia della Germania contemporanea sono distinguibili quattro periodi: il Secondo Reich, la repubblica di Weimar, il Reich hitleriano, le due repubbliche postbelliche (riunificatesi nel 1989)

LA COMPLESSA FONDAZIONE DELLA POLITICA TEDESCA

Dopo una breve premessa sui caratteri fondamentali della politica tedesca nell'età contemporanea e sul significato da attribuire in essa al fenomeno del nazismo, Pombeni traccia un quadro complessivo della situazione degli stati tedeschi dal 1648 (pace di Westfalia) al Congresso di Vienna, soffermandosi sulle "guerre di liberazione tedesca" contro Napoleone, sullo stato di avanzamento della cultura e dell'economia durante la prima metà del secolo XIX, sulle caratteristiche socio-economiche e militari di uno dei maggiori stati tedeschi, la Prussia.

Dopodiché si accenna ai moti del 1848 e alla convocazione dell'assemblea di Francoforte, che fu la prima prova del parlamentarismo tedesco e doveva decidere sul futuro assetto dello stato nazionale (fare attenzione, a questo proposito, alle due tesi "Piccolo-tedesca" e "Grande-tedesca").

Nell'ultima parte del paragrafo l'autore torna a parlare della Prussia (sistema politico, sistema elettorale, partiti, cancelliere Bismarck); sarebbe utile comprendere bene questa parte perché risulta fondamentale per capire gli avvenimenti e le trasformazioni successive, attraverso cui la Prussia riuscirà a compiere l'unificazione degli stati tedeschi.

IL SISTEMA DI BISMARCK E L'AFFERMARSI DEI PARTITI

In questo paragrafo viene descritto innanzitutto l'impianto costituzionale dell'Impero che si formò in Germania dopo la guerra franco-prussiana del 1870. E' opportuno fare attenzione ai seguenti punti:

come viene spiegata da Pombeni la scelta di Bismarck di adottare per l'elezione del Reichstag il suffragio universale maschile

il significato della definizione di "rivoluzionario bianco" data da Lothar Gall a Bismarck

la struttura del Reichstag, il sistema elettorale, i poteri del Parlamento

la struttura del Bundesrat e l'egemonia prussiana in questa seconda camera

la figura ed i poteri del cancelliere dell'Impero

La seconda parte del paragrafo descrive i principali gruppi politici che erano presenti nel Parlamento imperiale e gli avvenimenti che caratterizzarono la storia tedesca negli anni del cancellierato di Bismarck (fino al 1890). Si troveranno dunque descritti i maggiori partiti (nazional-liberali, partito del progresso, partito conservatore, partito dei "liberi conservatori", Zentrum , partito socialdemocratico) ed è bene cercare di assimilare i concetti e le caratteristiche principali di ciascun gruppo (ad esempio del Zentrum cattolico o dell'SPD ). Si troveranno poi illustrate le modalità e le strategie della politica bismarckiana (kulturkampf contro i cattolici; leggi antisocialiste; legislazione sociale) e si dovranno cercare di capire le ragioni, le fasi e lo svolgimento di questa politica finalizzata alla difficile costruzione di una base parlamentare solida per il governo.

I PARTITI DALLA CRISI DEL SISTEMA BISMARCKIANO AL CROLLO DELL'IMPERO

Questo paragrafo descrive gli avvenimenti della storia imperiale tedesca dall'avvento al trono di Guglielmo II (1888) fini alla sua abdicazione (1918). Vi si troveranno illustrati la fase finale del cancellierato di Bismarck (ed il suo esperimento elettorale del cosiddetto "cartello"), il cancellierato di von Caprivi, del principe Hohenlohe , di von Bulow e di Bethmann-Hollweg , per finire con gli ultimi cancellieri (Michaelis
, Hertling, von Baden ) negli anni finali della guerra.

Di questo paragrafo è bene cercare di comprendere innanzitutto gli sviluppi complessivi ed i problemi di fondo del sistema politico imperiale di questa fase, concentrandosi sui cancellieri e sui momenti più rilevanti e di maggior peso per le evoluzioni successive. A titolo di esempio, si possono segnalare i seguenti punti:

la weltpolitike il progetto di costruzione di una grande flotta d'alto mare

il Bulowsblochcostituito dalle forze "patriottiche tedesche"

il caso dell'intervista del Kaisersul "Daily Telegraph" ed il suo significato per il sistema costituzionale tedesco

le elezioni del 1912 che videro la clamorosa vittoria dell'SPD

il caso Zaberndel 1913 ed il problema della parlamentarizzazione del sistema

i cambiamenti e gli sviluppi interni ai singoli gruppi politici (in particolare Zentrum e Partito socialdemocratico)

lo scoppio della guerra e il voto favorevole dell'SPD ai crediti di guerra

la fondazione della Lega di Spartaco da parte di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht

l'organizzazione della destra nazionalista nel Partito della patria

il dibattito sulle riforme costituzionali e la parlamentarizzazione completa del sistema politico

la resa dei militari alla fine del '18, l'abdicazione del Kaiser e la nomina di Eberta cancelliere.

WEIMAR: UN "PARTEIENSTAAT "?

Gli avvenimenti della storia tedesca tra il 1919 e il 1933 -la fase, cioè, della Repubblica di Weimar- sono l'argomento di questo paragrafo.

All'inizio vengono tratteggiati i caratteri della costituzione che fu redatta nella cittadina di Weimar all'inizio del 1919 e dei principali partiti presenti sulla scena politica in questa fase (Partito nazional-popolare, Partito democratico, Partito popolare, Partito comunista, Partito socialdemocratico, Zentrum e vari altri gruppi minori). E' utile aver presente la coalizione di partiti che vinse le elezioni nel gennaio del '19 ("coalizione di Weimar ") e la struttura istituzionale del nuovo stato (ad esempio la forma federale e le caratteristiche dei due rami del Parlamento, i poteri ed il tipo di elezione del presidente della repubblica, il ruolo dei partiti nel nuovo quadro istituzionale)

La seconda parte del paragrafo descrive gli avvenimenti principali che caratterizzarono gli anni della repubblica di Weimar. Bisognerebbe cercare di ricordare i fatti più importanti, ad esempio:

i tentativi rivoluzionari della destra e della sinistra nei primi anni Venti

le tensioni sociali e la crisi inflazionistica che culminarono nel 1923; la "grande coalizione" sotto la leadershipdi Stresemann

la morte di Ebert nel 1925 e l'elezione di Hindemburg a presidente della repubblica

la situazione interna ai partiti di sinistra(SPD e KPD ) nel corso degli anni Venti

l'organizzazione dei gruppi di estrema destra: l'NSDAP di Hitler

la crisi economica e la radicalizzazione degli scontri politici all'inizio degli anni Trenta (si tenga presente il governo di Brüningdetto "governo del presidente")

le elezioni del settembre 1930 e le due elezioni del 1932

la nomina di Hitler a cancelliere nel gennaio del 1933

IL SISTEMA POLITICO NAZISTA

La prima parte del paragrafo illustra le fasi attraverso cui Hitler, dopo il cancellierato, riuscì ad organizzare uno stato totalitario basato sul suo potere personale (leggi eccezionali per lo stato d'emergenza, sincronizzazione, espulsione di tutti i partiti tranne l'NSDAP, statuto speciale per i nazisti ecc)

Dopodiché Pombeni si sofferma a descrivere gli elementi fondamentali su cui poggiava il sistema politico nazista, che erano popolo, movimento e stato: è opportuno cercare di capire i concetti e le analisi svolte in questa parte, ad esempio il mito del "sangue e territorio", il ruolo carismatico e politico del Führer, il significato dell'espressione "doppio stato" usata per qualificare il sistema politico nazista, il depotenziamento politico del partito e la funzione della propaganda, il ruolo delle SS e così via.

Nella parte finale si accenna alle opposizioni interne ed esterne al regime, all'attentato contro la persona di Hitler nel luglio del 1944 ed infine alla caduta del regime dopo la sconfitta militare tedesca nella Seconda Guerra Mondiale.

LA STRADA DELLA DEMOCRAZIA TEDESCA

In questo paragrafo conclusivo della storia politica tedesca Pombeni si sofferma innanzitutto sulla divisione del territorio della Germania in quattro zone d'occupazione all'indomani della guerra e sul processo di denazificazione e di ricostruzione democratica; illustra quindi le fasi e le modalità della rinascita dei partiti, sia nelle zone occupate dagli occidentali che nella zona sovietica (è bene ricordare, ad esempio, la ricostruzione dei partiti cattolici, del partito socialista, del partito liberal-democratico ecc).

Dopo la descrizione della "legge fondamentale" (ossia la costituzione che fu elaborata nel 1949 per la "trizona" occidentale), vengono narrati i principali fatti di politica interna che interessarono la Repubblica Federale Tedesca fino alla fina degli anni Sessanta. Sarebbe opportuno aver presente di questa parte.

le scelte e le strategie politiche di Adenauer

i fatti del 1956 in Polonia ed Ungheria

l'evoluzione interna dell'SPD e il congresso di Bad Godesberg

la costruzione del muro di Berlino

Willy Brandt e il nuovo corso della socialdemocrazia tedesca

IL TRIONFO DELL'AMBIGUITA': IL CASO ITALIANO

La trattazione della storia politica dell'Italia contemporanea si articola in sei paragrafi che abbracciano gli anni compresi fra il 1815 (Congresso di Vienna) e la metà degli anni Sessanta del nostro secolo. Il primo paragrafo è di introduzione e descrive i caratteri politici ed istituzionali fondamentali del sistema italiano, nella sua fase di formazione; il secondo ed il terzo riguardano la fase della storia italiana nota coll'espressione di "età liberale"; il quarto paragrafo descrive le vicende che dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale portarono all'avvento del fascismo e successivamente gli anni del regime fascista fino al 1943; il sesto ed ultimo paragrafo, infine, si sofferma sulla fase costituente della Repubblica Italiana e sugli avvenimenti principali degli anni successivi.

I CARATTERI ORIGINALI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E LA SUA FASE DI FORMAZIONE

Pombeni spiega in questo paragrafo introduttivo quali furono le maggiori difficoltà che la classe dirigente italiana dovette affrontare nella fase di impianto dello Stato costituzionale unitario e perché, in conseguenza proprio di questi fattori, la politica italiana è quasi sempre apparsa come il "regno dell'ambiguità" e di insanabili contraddizioni. La trattazione si snoda quindi su alcune questioni di primaria importanza della fase di formazione del sistema politico italiano, come ad esempio sul ruolo e sulle caratteristiche delle società segrete; la parte finale del paragrafo descrive i caratteri ed il contenuto dello Statuto Albertino. E' opportuno cercare di comprendere il significato delle considerazioni fatte dall'autore in questa introduzione alle vicende del caso italiano e, in particolare, memorizzare le caratteristiche dello Statuto Albertino (esempio: il fatto che sia una carta octroyée) e la struttura bicamerale del parlamento italiano.

IL MODERATISMO E LA SUA CONTRASTATA EGEMONIA NELLA COSTRUZIONE DELLO STATO UNITARIO

La prima parte del paragrafo descrive le fasi successive del processo di unificazione dello Stato italiano, a partire dalla configurazione territoriale che era uscita dal Congresso di Vienna fino alla nascita del regno d'Italia nel 1861. Sarebbe opportuno, quindi, cercare di ricordare:

le fasi ed i momenti salienti del processo di unificazione (ad esempio i moti del 1848: dove e come si verificarono e quali conseguenze ebbero; oppure come si arrivò agli accordi del 1858 tra Napoleone III e Cavour; la spedizione dei Mille)

i principali protagonisti di questa fase preunitaria della storia italiana (ad esempio Cavour, Mazzini e Garibaldi, cercando di individuare le differenze dei rispettivi programmi)

le organizzazioni che sorsero in questi anni e che lottarono per il conseguimento dell'unità e dell'indipendenza (come il "Partito d'Azione o la "Società Nazionale")

La seconda parte del paragrafo descrive l'impianto istituzionale ed amministrativo dello Stato unitario, la classe politica che si trovò al potere dopo il 1861 (e che prese il nome di "Destra Storica"), le principali riforme attuate da questi governi, i maggiori problemi che si dovettero affrontare negli anni immediatamente successivi l'unificazione.

E' bene verificare che si siano compresi i seguenti punti:

le caratteristiche, la composizione della Destra Storica ed i nomi di qualcuno dei suoi maggiori esponenti (ad esempio Minghetti, Sella, Spaventa ecc)

il problema del brigantaggio: cosa fu e come venne risolto

la "questione romana" ed i suoi sviluppi fino alla presa di Roma

la guerra austro-prussiana e le sue conseguenze in Italia (annessione del Veneto)

le cause e le modalità della caduta dell'ultimo governo della Destra Storica

LA TRASFORMAZIONE DELLA POLTICA ITALIANA: FRA PARTITI NUOVI E TRASFORMISMO

In questo terzo paragrafo Pombeni illustra le vicende della storia italiana negli anni di governo della Sinistra Storica; accanto alla successione cronologica dei governi e degli avvenimenti principali, l'autore si sofferma anche in dettaglio sui maggiori gruppi politici che si andavano formando in questi anni e sulle loro strutture organizzative.

Questa impostazione si troverà anche nei paragrafi successivi, pertanto si consiglia di fare bene attenzione a distinguere, nel corso dello studio e della memorizzazione, le parti propriamente narrative dalle descrizioni, articolate e sempre abbastanza estese, dei gruppi politici organizzati che operavano dentro e fuori del Parlamento in ciascun periodo.

In questo paragrafo, specificatamente, vengono trattati:

i repubblicani

i gruppi d'area socialista ed anarchica

i cattolici

Di ciascuno di questi gruppi sarebbe opportuno comprenderne le caratteristiche, le finalità politiche, le strutture e le modalità organizzative e ricordarne i maggiori esponenti

Nella parte, invece, che riguarda propriamente i governi della Sinistra (Depretis e Cairoli) vengono descritte le riforme (ad esempio quella elettorale del 1882), le strategie d'azione politica (fare attenzione, a questo proposito, a cosa si intendeva per "trasformismo", da chi fu attuato e chi vi si oppose), le principali tornate elettorali, le cause delle difficoltà governative dell'ultimo ministro Depretis.

TRE RISPOSTE ALLA CRISI DEL SISTEMA LIBERALE

Questo paragrafo illustra le vicende della politica italiana in quella fase complessa e ricca di importanti trasformazioni che va dal primo governo Crispi allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Vi si possono individuare tre grandi momenti: l'età crispina (cioè quella caratterizzata dai governi presieduti da Francesco Crispi), gli anni della cosiddetta "crisi di fine secolo" e l'età giolittiana (compresa tra il 1903 e il 1914, in cui Giovanni Giolitti ricoprì più volte la carica di presidente del Consiglio).

E' molto importante cercare di focalizzare gli avvenimenti principali, le caratteristiche ed i protagonisti di ciascuna di queste fasi, facendo attenzione alla scansione temporale e agli elementi di continuità/innovazione che si evidenziarono in questo lungo periodo.

Dell'età crispina si dovrebbero pertanto ricordare:

le principali riforme

il temperamento di Crispi e il tipo di impostazione che diede ai suoi governi

le opposizioni a Crispi (ad esempio quella dei liberali moderati che si espresse attraverso la "Federazione Cavour")

gli intermezzi dei governi di Rudinì e di Giolitti

il ritorno di Crispi al potere e la politca imperialista in Africa

Della "crisi di fine secolo" è bene comprendere quali furono le cause scatenanti, gli sviluppi e le conseguenze e cercare di memorizzare i Primi Ministri che operarono in questa concitato passaggio della storia politica italiana.

La parte conclusiva del paragrafo descrive gli anni dal 1903 al 1914, soffermandosi sui seguenti punti:

le strategie politiche di Giolitti

le tensioni sociali e gli scioperi

le riforme e la politica interna (ad esempio la riforma elettorale del 1912)

la politica estera e la guerra di Libia

le elezioni del 1913

le dimissioni di Giolitti e il governo Salandra

Trasversalmente alla narrazione degli avvenimenti e alla descrizione dei singoli governi, Pombeni si sofferma nuovamente ad illustrare i connotati e le evoluzioni dei principali gruppi politici presenti sulla scena italiana in questi anni: si troveranno, pertanto, notizie sui socialisti (che nel 1892 si costituiscono in partito), sui cattolici (bisogna fare attenzione, a questo proposito, alle varie correnti interne al cattolicesimo italiano in questa fase), sui repubblicani e sui radicali; si vedrà che nel 1910 si forma un nuovo raggruppamento politico che avrà un peso determinante nelle vicende successive della storia italiana, quello dei nazionalisti. Sarebbe opportuno cercare di cogliere le caratteristiche e le evoluzioni di queste correnti anche alla luce di quello che si era studiato nei paragrafi precedenti; per fare questo può risultare utile "estrapolare" un gruppo -ad esempio i socialisti- e ricostruirne la storia complessiva, lasciando il più possibile sullo sfondo le vicende governative ed istituzionali vere e proprie.

DALLA DISSOLUZIONE DEL SISTEMA GIOLITTIANO ALLA TIRANNIDE DI MUSSOLINI

Questo paragrafo si può suddividere in due parti: la prima descrive i principali avvenimenti, i governi ed i gruppi politici che si ebbero negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l'avvento di Mussolini al potere (1922), la seconda parte descrive il ventennio della dittatura fascista, dal 1922 al 1943.

Della prima parte sarebbe importante ricordare:

le modalità dell'intervento dell'Italia in guerra

i principali fatti della guerra sul fronte italiano

il dopoguerra (in particolare la legge elettorale del 1919, la fondazione del Partito Popolare Italiano e di quello Comunista, la nascita dei Fasci di Combattimento)

le agitazione operaie e bracciantili del biennio 1919-20

i governi e le elezioni (in particolare quelle del 1921 dove si costituì il "Blocco Nazionale")

La seconda parte del paragrafo illustra le circostanze che portarono Mussolini alla carica di Primo Ministro, le modalità del consolidamento del potere mussoliniano (ad esempio l'assassinio Matteotti, il discorso del 3 gennaio 1925, la creazione e la successiva costituzionalizzazione del Gran Consiglio del Fascismo, le leggi elettorali, ecc.) e i caratteri del regime fascista italiano durante gli anni Trenta.

Sarebbe utile ricordare i nomi di alcuni dei principali collaboratori di Mussolini (come Alfredo Rocco o Galeazzo Ciano, per fare due esempi), le maggiori trasformazioni istituzionali che il fascismo operò, gli accordi con la Chiesa (Patti Lateranensi) e le linee della politca estera mussoliniana (guerra e conquista dell'Etiopia, accordi con Hitler).

Il paragrafo si conclude con la descrizione dell'entrata dell'Italia in guerra e del progressivo fallimento della strategia di Mussolini, per arrivare al voto di sfiducia pronunciato dal Gran Consiglio nei confronti del duce il 25 luglio 1943

LA FONDAZIONE E LO SVILUPPO DELLA NUOVA DEMOCRAZIA ITALIANA

All'inizio di questo sesto paragrafo Pombeni passa in rassegna le maggiori organizzazioni antifasciste che operarono all'estero durante la dittatura di Mussolini (è bene ricordare, ad esempio, "Giustizia e Libertà") e descrive le vicende politiche che caratterizzarono la cosiddetta "resistenza", ovvero la formazione dei CLN e delle brigate partigiane, la "svolta" di Salerno, la nascita della Repubblica sociale italiana, i governi del maresciallo Badoglio fino al termine della guerra e alla "liberazione".

Le pagine successive illustrano la fase di fondazione della repubblica democratica italiana, con particolare riferimento alle vicende dell'assemblea costituente e ai principali uomini politici e partiti che operarono sulla scena italiana negli anni successivi alla guerra.

E' bene cercare di focalizzare con precisione alcuni punti e passaggi fondamentali, ad esempio:

i maggiori temi che furono affrontati dall'assemblea costituente ed i principali uomini politici che intervennero alla stesura della costituzione (ad esempio, Dossetti e Togliatti)

le caratteristiche della carta costituzionale italiana

le lezioni dell'aprile 1948 e gli schieramenti partitici che si scontrarono

i governi del leader democristiano De Gasperi e le principali riforme attuate (la riforma agraria, ad esempio, o la legge elettorale del 1953)

i governi di "centro" che si ebbero tra il 1953 e il 1963 e le principali riforme attuate (ad esempio quelle del quarto governo Fanfani come la nazionalizzazione dell'energia elettrica o la riforma scolastica)

il governo di "centro-sinistra organico" presieduto da Moro alla fine del 1963

i più importanti avvenimenti storici mondiali di questi anni che, direttamente o indirettamente, influirono nelle vicende interne dell'Italia (ad esempio la guerra di Corea, la denuncia dei crimini staliniani da parte di Kruschev, l'assassinio di J.F. Kennedy, il pontificato di papa Giovanni XXIII)

Anche per questo paragrafo vale quanto detto per quelli precedenti: cioè che vi sono alcune parti di descrizione dei partiti politici (nascita di nuovi partiti, crisi e scissioni di altri, cambiamenti di leadership) che non dovrebbero essere trascurati (ad esempio la fondazione del Partito Socialdemocratico italiano, la crisi interna al PCI nel 1948 dopo l'attentato a Togliatti, il rinnovamento organizzativo della DC attuato da Fanfani, ecc.), in quanto costituiscono il necessario completamento della narrazione degli avvenimenti.






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