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Gli insetti più conosciuti si classificano in imenotteri,
coleotteri, lepidotteri, ditteri.
L'ape cosiddetta domestica appartiene all'ordine degli imenotteri. I caratteri
essenziali degli imenotteri sono la metamorfosi completa, ali membranose,
dimorfismo sessuale accentuato, cervello ben sviluppato.
La famiglia degli Apidae, si suddivide nei generi Melipona, Bombus,
Trigona e Apis a cui appartiene l'ape domestica. Al genere Apis
appartengono quattro specie l'Apis cerana, l'Apis florea, l'Apis
dorsata, e l'Apis mellifica.
La specie apis mellifica conta numerose razze che si distinguono per i caratteri morfologici dovuti alla loro diffusione geografica. Le principali razze sono:
Il corpo dell'ape operaia
adulta è rivestito da uno strato protettivo, provvisto di setole e peli ed è
formato di tre parti, la testa, il torace, l'addome. La
testa e il torace sono nettamente distinti dall'addome.
La testa dell'ape operaia è grossolanamente triangolare, agli angoli
superiori si trovano gli occhi composti, due, di grosse dimensioni. Sono
costituiti da migliaia di piccoli elementi che permettono la formazione
dell'immagine dell'ambiente circostante.
Oltre gli occhi composti l'ape possiede tre occhi semplici o ocelli,
disposti sulla fronte, la loro funzione sembra sia di vedere gli oggetti molto
vicini, funzionano più come celle foto-elettriche che come occhi.
L'angolo visuale delle api è vicino a 360°, vedono male i dettagli degli
oggetti, ma distinguono bene le forme. L'ape riesce a percepire alcuni colori a
differenza dell'occhio umano che percepisce i colori dal rosso al violetto. Il
campo di visione è contratto verso il rosso e dilatato verso l'ultravioletto
(invisibile all'occhio umano) per le api è un vero e proprio colore.
Le antenne. Le antenne sono di forma cilindrica, ripiegate a L,
con la base inserita entro due fossette membranose. Sono composte da migliaia
di sensilli i quali sono di tipo tattili, olfattoriali, termorecettoriali,
igrorecettoriali.
Le api ripuliscono le antenne dal pulviscolo atmosferico, affinchè la
percezione sensitiva sia ottimale.
L'apparato boccale, si trova all'angolo inferiore della testa ed
è costituito dal labbro superiore, due mandibole, due mascelle,
labbro inferiore.
Il labbro superiore provvisto di sensilli gustativi è molto ridotto.
Le due mandibole disposte ai lati della bocca modellano la cera che fuoriesce
dalle ghiandole mandibolari e con essa costruiscono i favi.
Le due mascelle, mobilissime, costituite da articoli distinti servono per
afferare insetti avversari, per difesa, per masticare e aprire gli opercoli
alle api nasciture.
Il labbro inferiore è originato dalla fusione di un secondo paio di mascelle,
formato di vari articoli tra essi la ligula. La ligula è una specie di
proboscide, l'ape la inserisce nel calice florale per la raccolta del nettare
che viene aspirato.
Nella regina e nei fuchi l'apparato boccale è meno sviluppato e i fuchi non
hanno le ghiandole mandibolari.
Il torace è ricoperto di peli che ne mascherano la segmentazione.
È formato da tre segmenti, prototorace, mesotorace, metatorace,
nei segmenti si evidenziano una lamina dorsale, una ventrale e due laterali.
Il prototorace reca ai lati l'attacco del primo paio di zampe ed il primo paio
di ali. Nel mesotorace sono attaccate il secondo paio di zampe. Il metatorace è
il terzo segmento, che porta lateralmente il terzo paio di zampe.
Le zampe servono sia per la deambulazione che per la raccolta del
polline e per la pulizia del corpo da eventuali particelle estranee. Le zampe
sono costituite da una serie di segmenti articolati e ricoperti di peli.
Le zampe presentano caratteristiche particolari: le anteriori sono più corte e
possiedono una stregghia (spazzola) in cui l'ape inserisce le antenne per
pulirle dal polline, così le stesse hanno i sensilli sempre ben funzionanti.
Le zampe medie, sono più robuste e nella tibia si trova uno sperone che serve
all'ape a staccare il polline dalle cestelle. Le zampe posteriori presentano
all'esterno della tibia una concavità detta cestella, luogo di accumulo del
polline bottinato sui fiori, delle spazzole, setole rigide con cui l'ape si
pulisce il corpo imbrattato di polline.
Le ali sono membranose e costituite da due sottili lamine,
sovrapposte e ravvicinate e di forma 'subtriangolare'. Allo stato di riposo le
ali sono poste orizzontalmente sopra l'addome. Le posteriori sono più piccole
delle anteriori, la particolare attaccatura delle ali permette durante il volo
di vincere la resistenza dell'aria e aumentare la velocità.
L'addome è costituito morfologicamente da 10 segmenti. L'addome è
peduncolato e presenta il primo segmento, chiamato propodeo, incorporato
al metatorace. Gli altri segmenti sono nella parte dorsale e i quella ventrale.
Gli urosterniti presentano internamente delle formazioni ovoidali
corrispondenti alle ghiandole ceripare.
La cera viene prodotta solo dalle operaie tra il decimo e diciottesimo giorno
di vita. L'ultimo anello dell'addome, a eccezione del fuco, è provvisto di pungiglione.
Il pungiglione è uno stiletto dentellato con i denti rivolti
all'indietro, è collegato all'apparato velenifero il veleno è un liquido
che ha proprietà antisettiche. Quando l'ape punge la punta del pungilione si
conficca nei tessuti della vittima e il pungiglione rimane attaccato e nello
sforzo di ritirarlo l'addome si strappa, in breve tempo l'ape muore. Al veleno
d'ape è riconosciuta una funzione terapeutica nei casi di forme reumatiche.
I fuchi sono di dimensioni più cospicue dell'ape e sono più tozzi, le loro ali
superano l'addome e hanno occhi composti più grandi e contigui. La ligula è
molto corta, e quindi non possono raccogliere il nettare. Non hanno il
pungiglione.
La regina ha la lunghezza del corpo maggiore dell'operaia e del fuco e anche la
larghezza del torace è maggiore, la lunghezza della ligula è più corta
dell'operaia, e il pungiglione è liscio.
Le api in natura costruiscono i favi dove depositano, in celle, il raccolto e allevano la covata. La costruzione avviene con cera prodotta dalle api che viene secreta da otto piccole ghiandole situate sotto l'addome. Viene secreta in forma di fluido che solidifica rapidamente, forse per reazione chimica. Un favo è composto di due facce con celle a sezione esagonale.
Non costruiscono le celle a sezione circolare, come fanno i bombi, perché sprecherebbero cera, invece risparmiano cera in modo che ogni parete serva ogni volta per dividere due celle.
Ci sarebbero altre possibilità per costruire le celle affinché una parete divida due celle, sezione triangolare e quadrata. Tra queste possibilità, (triangoli, quadrati, esagoni) qual è quella più economica?
La quantità di cera occorrente è minima quando il perimetro di un poligono, di superficie assegnata,è il più piccolo possibile.
Calcolo il perimetro di un triangolo, di un quadrato e di un esagono con superficie assegnata.Sia la superficie uguale a 1 (S=1) e rispettivamente L3, P3, L4, P4, L6, P6, lati e perimetri del triangolo del quadrato e dell'esagono.
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Per il quadrato L4=1; P4=4; S=1.
Per il triangolo P3=3*L3; S=(L3*L3*RADICE QUADRATA DI 3)/4.
Per l'esagono P6=6*L6; S=(6*L6*L6*RADICE QUADRATA DI 3)/4.
I valori numerici, a partire dalla superficie uguale a 1 (S=1), sono P4=4 e con tre cifre decimali P3=4.559 e P6=3.722.
Il perimetro più piccolo è P6, dunque
si consuma meno cera costruendo le celle a sezione esagonale.
Le api conoscono la soluzione del problema? Da dove viene la capacità a
costruire celle esagonali?
Ma dove l'istinto delle api fa qualche cosa di meraviglioso è nella costruzione
del fondo delle celle, perché corrispondente a un minimo di superficie e quindi
di cera. Infatti il fondo delle celle non è piatto ma è cuspidato.
La sezione delle celle è esagonale, ma la cella stessa è a forma di prisma cavo
con fondo cuspidato. Il fondo di ciascuna non è un piano perpendicolare ai lati
delle celle, il fondo è costituito da tre losanghe uguali formanti una
superficie concava.
Il favo naturale è
una costruzione delle api all'interno dell'arnia in cui viene deposto il
miele ed il polline per il sostentamento delle larve che nasceranno dalle
uova. E' sempre costruito in pura cera, secrezione ghiandolare delle api
operaie, dello spessore di circa 25 mm e l'interspazio è di 35-38 mm, rimane
così per le api un passaggio di circa 10 mm tra un favo e l'altro. |
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La costruzione del
favo naturale ha inizio di solito dall'alto e si origina in due-tre punti
diversi mentre gli angoli inferiori pendono liberamente e si restringono a
forma di U. |
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La costruzione comincia a partire da una base a forma di cuspide con tre losanghe inclinate, su cui le api premendo contemporaneamente ai lati innalzano le pareti cellulari a forma esagonale,con un inclinazione sufficiente a impedire il deflusso del miele liquido immagazzinato nelle celle. |
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I favi sono
costituiti da due tipi di celle, di grandezza diversa, celle per le api
operaie e celle per i fuchi. Le celle costruite, per decimetro quadro,sono
variabili a seconda della razza di api.Le razze italiana, carnica e caucasica
costruiscono approssimativamente 850 celle per decimetro quadro. Nella costruzione, regolare delle celle, le api percepiscono il campo gravitazionale ed il campo magnetico terrestre.In natura le api costruiscono i favi in serie parallele secondo una direzione costante, questo modo di costruire sembra per l'influenza del campo magnetico terrestre. |
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IMPIEGO DEI PRODOTTI DELLE API
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare , l'uomo ha utilizzato fin dai
tempi più antichi sostanze antisettiche estremamente efficaci. Pensiamo per un
momento alle gravi ferite ed alle amputazioni che venivano spesso riportate
durante episodi bellici .
Entrambi descrivono medicazioni di ferite ed ustioni molto gravi utilizzando
una amalgama di miele e latte coagulato applicata sulle lesioni con una benda
di cotone. Una mistura simile fu impiegata da diverse popolazioni
dell'antichità :
- dai Romani
-dalle tribù africane
-dagli Indiani d'America
-dalle popolazioni rurali del Sud degli Stati Uniti Pure il Corano riconosce le qualità terapeutiche del
-dalla moderna ed antica farmacia cinese (Durante la II guerra mondiale , per esempio, la popolazione di Shangai utilizzò una mistura di miele e lardo per trattare ulcere e piccole ferite con eccellenti risultati)
-dagli Aztechi del Messico che guarirono molte ferite con del miele salato. Essi prepararono pure uno sciroppo fatto con il concentrato di linfa di una particolare agave (maguey) che ha una altissima percentuale di zuccheri. Questo estratto ha dimostrato di avere una potente attività antimicrobica.
-dall' Inghilterra che per generazioni si è raccomandato di usare il miele per trattare le ustioni e ulcere infezioni dell'orecchio , del naso, della gola ,della pelle , degli occhi e delle vie urinarie
-dai medici tedeschi, i quali scoprirono che il
miele mescolato con un anestetico locale ,la procaina, era estremamente
efficace nel trattamento dell' Herpes Zoster.
Chirurghi russi e tedeschi scoprirono inoltre che gli organi da trapiantare ,
quali vasi sanguigni, ossa e cornee , potevano essere conservati nel miele .
Essi definirono questa metodica "MELITTIZZAZIONE" , dal latino
"mel" che significa per l'appunto miele.
Dalla fine degli anni '70 l'uso del miele per le medicazioni era piuttosto
comune a tal punto che nella farmacopea degli ospedali britannici era incluso
il "miele con olio di ricino".
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Efficacia antisettica di un preparato a base di miele (1/3) e burro (2/3) , secondo una antica ricetta egizia. Gli stafilococchi sono rapidamente uccisi |
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Straordinariamente interessante era la rapidità di guarigione dei pazienti
curati con il miele e lo zucchero. Anche ferite che si erano infettate, dopo
alcuni giorni di terapia con questa metodica alternativa , divenivano
sterili;questo perché l'alta concentrazione di zucchero crea una elevata
pressione osmotica che non consente la sopravvivenza dei germi. Per capire che
cos'è la pressione osmotica basti pensare che gli zuccheri ed il sale assorbono
acqua. Tutte le cellule utilizzano la pressione osmotica per regolare il loro
contenuto d'acqua. Se però si verifica che al loro esterno vi è una elevata
concentrazione di sale o di zuccheri, l'acqua verrà assorbita dal loro interno
disidratandole e provocando in tal modo la morte cellulare.
Tutto ciò può essere sfruttato in medicina poiché i microbi , che pure sono
cellule , avvolti da una amalgama di miele e zucchero si disidratano e muoiono.
Ci si potrebbe aspettare che anche le cellule del nostro corpo che vengono in
contatto con alte concentrazioni di zuccheri o di sale , si disidratino e
muoiano, ma ciò non avviene perché le cellule dei nostri tessuti sono in
stretto contatto l'una con l'altra ed a loro volta con i vasi sanguigni e
linfatici. Queste cellule , che fanno parte di un più vasto e complesso sistema
, compensano le alterazioni della pressione osmotica assorbendo in
continuazione acqua da altre zone del corpo.
Per
molti di noi è difficile credere che con un metodo così semplice si possano
guarire gravi lesioni incurabili con le tecniche della medicina ufficiale . Ma
quest'ultima è soltanto una forma limitata di conoscenza che si deve
confrontare senza pregiudizi con la cosiddetta "medicina popolare" ,
frutto della secolare lotta dell' uomo contro la malattia e della attenta osservazione
dei fenomeni naturali.
Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad uno slittamento progressivo e sempre
più massiccio della medicina verso forme di terapia definite
"alternative".
Questo antico, ma tutt'oggi ampiamente praticato, metodo di curare, unito ai
successi della chimica prima e della biologia poi, ha dato risultati
conoscitivi e terapeutici di evidente importanza nella medicina, ma ora si sta
ponendo un freno davanti alle sfide come il cancro o l'AIDS.
L'apiterapia è una
pratica terapeutica plurisecolare, il suo impiego è testimoniato dalle fonti
storiche da almeno due millenni presso le forme di civiltà più diverse e
lontane, nel tempo e nello spazio.
Oggi in alcuni Paesi, quali l'Unione Sovietica, l'apiterapia è compresa fra le
terapie riconosciute dallo Stato..
L'apiterapia può essere definita come trattamento terapeutico di alcune
malattie con i prodotti raccolti, elaborati e secreti dalle api: miele,
polline, propoli, pappa reale e veleno.
Questi ultimi, infatti, oltre al principio attivo contengono anche tracce di
sostanze considerate a lungo prive di importanza, ma che hanno dimostrato
recentemente di svolgere un'importante azione sull'effetto prodotto
dall'ingrediente attivo principale. Tali sostanze consentono all'organismo di
limitare la propria reazione, eliminando il rischio di effetti collaterali
indesiderati. Inoltre, le sostanze allo stato naturale mostrano spesso la
straordinaria proprietà di inibire la moltiplicazione batterica, evitando
quindi le mutazioni e le formazioni di ceppi resistenti all'azione del
principio attivo, problema ben noto, ed compreso in qualsiasi terapia
antibiotica.
Ad un'analisi ravvicinata, l'apiterapia si presenta come un mondo terapeutico
complesso: copre il campo della nutrizione e delle scienze alimentari,
attraverso l'impiego di miele, polline e pappa reale, ma anche l'ambito
farmacologico vero e proprio (desensibilizzazione, terapie antiinfiammatorie e
contro malattie autoimmuni), fino ad arrivare, attraverso particolari modalità
d'utilizzo degli stessi prodotti (propoli, veleno, miele).
Livello nutrizionale
POLLINE
E' un alimento cosiddetto completo perchè è una miscela perfettamente
bilanciata di aminoacidi, vitamine, sali minerali, enzimi ed acidi grassi.
Esso è pertanto fondamentale nelle diete, soprattutto nell'alimentazione
vegetariana, essendo il suo apporto proteico sovrapponibile a quello della
carne, privata però di tutti i grassi. E', pure ricco di vitamine e di
flavonoidi. (6,7,8,9).
La sola vitamina mancante è la D, per cui possiamo ritenere una alimentazione
che comprenda il polline edi prodotti del latte come una dieta perfettamente
equilibrata e naturale, soprattutto in un'epoca in cui vengono eccessivamente
pubblicizzati i cosiddetti integratori alimentari sviluppati dall'industria
chimica.
L'unico inconveniente legato all'assunzione del polline è rappresentato dalla
possibilità che il suo sapore non incontri il favore del consumatore, fattore
quest'ultimo fondamentale per la riuscita di un regime dietetico.
Un'ultima non trascurabile caratteristica di questa sostanza è il suo impiego
come aiuto nelle terapie di desensibilizzazione ai pollini stessi, attraverso
l'assunzione giornaliera per via sublinguale di piccole quantità di prodotto (2-3
granuli).
PAPPA REALE
E' nutrizionalmente importante almeno quanto il polline per l'elevata quantità
di vitamine della crescita, gruppo B, in particolare di acido pantotenico (B5),
la cui concentrazione in questo alimento ne supera qualsiasi altra.
E' attiva a dosi ponderali (2-3 cucchiaini da caffè al giorno) nelle lesioni
della pelle, contro la caduta dei capelli, per incrementare la crescita del
neonato prematuro, nell'affaticamento fisico ed intellettuale, nei disturbi
intestinali e digestivi, e può essere d'aiuto nell'insonnia e nell'agitazione
di origine nervosa.
MIELE
E' il dolcificante per eccellenza. Rispetto allo zucchero presenta il vantaggio
di essere, a parità di peso, decisamente meno calorico e più efficace, per cui
può essere utilizzato in minori quantità.
Dal punto di vista organolettico si presenta in una ricca varietà di gusti.
Ricco di fruttosio e sali minerali, soprattutto nelle qualità
"scure", è tradizionalmente ritenuto un buon ricostituente. Se questa
credenza tradizionale può essere scientificamente avallata, da sfatare sono le
opinioni diffuse circa le proprietà "curative" specifiche dei singoli
tipi di miele, in cui il principio attivo (responsabile di presunte azioni
sedative, diuretiche, antipiretiche, antivirali, ecc.) è contenuto in quantità
pressocchè inosservabili, troppo basse, insomma, per essere efficaci.
Livello farmacologico
Desensibilizzazione
VELENO
Nel caso di allergia al veleno degli imenotteri si utilizza il veleno specifico
della specie, che ha causato la reazione, ad alte diluizioni progressive fino
ad arrivare alla puntura dell'insetto vera e propria.
MIELE
In associazione al polline il miele è utile nel trattamento desensibilizzante
delle pollinosi.
Regole da
rispettare
Per gli apiari eccedenti 50 alveari bisogna rispettare le norme di legge
stabilite dall'art.14 del r.d.l. 23/10/1925 n.2079 che autorizza i prefetti a
regolamentare le distanze tra apiari della stessa provincia.
Queste norme valgono
per l'apicoltura stanziale, per l'apicoltura nomade viene stabilita una
distanza minima di 2 km, rispetto a una postazione fissa con più di 50 alveari.
Per le distanze dalle strade,
autostrade, ferrovie, proprietà altrui, vigono i regolamenti regionali che
prescrivono distanze minime di 15-20 metri.
Tutti gli anni bisogna denunciare il
possesso di alveari al comune e ai servizi veterinari.
Evitare di posizionare gli alveari vicino ai vigneti, per non avere liti con i
viticoltori. L'ape non ha un apparato boccale capace di rompere l'acino d'uva,
ma raccoglie il succo d'uva che fuoriesce in seguito alla perforazione dovuta
ad altri insetti.
Scelta del luogo
Per l'ubicazione di un apiario considerare più fattori per fare una attività
redditizia.
La scelta prioritaria va per i posti ricchi di flora nettarifera scalare e
fonti di polline nelle vicinanze. Il raggio di bottinamento delle api è
inferiore al chilometro, ma possono arrivare anche a distanze di 3-4 chilometri
in caso di scarsità di fonti.
L'ambiente circostante, per apiari stanziali, non deve essere ad agricoltura
intensiva, monocolture frutticole e cerealicole.
Prestare attenzione al microclima della zona, evitare zone umide perché
favoriscono lo sviluppo di funghi nelle famiglie.
Scegliere una postazione lontana da rumori, vibrazioni, da elettrodotti e da
campi elettromagnetici, perché diminuiscono la vivibilità delle famiglie.
La sistemazione ideale deve essere non esposta ai venti perché i venti caldi o
freddi ostacolano il volo delle api e riducono la disponibilità di nettare.
Accertarsi della disponibilità di acqua corrente nelle vicinanze, altrimenti
predisporre degli abbeveratoi con ricambio frequente dell'acqua. L'acqua serve in
primavera per l'allevamento della covata, e in estate per la regolazione
termica dell'alveare. In primavera le api abbandonano la raccolta d'acqua
quando le fioriture sono massime, ad esempio durante la fioritura dell'acacia.
Nelle valli posizionare gli alveari in basso, in modo che il volo in discesa
viene fatto a pieno carico.
L'ombra è indispensabile in estate per
facilitare la regolazione termica dell'alveare e soprattutto l'apicoltore
lavora meglio quindi
gli alberi nelle immediate vicinanze sono doppiamente utili anche perché
durante la sciamatura vi si posano gli sciami.
Le arnie devono essere sollevate dal terreno per evitare l'umidità ma
sopratutto per evitare le formiche che sono dannose perché si cibano del legno
delle arnie. Le arnie vanno anche sistemate con leggera pendenza in avanti per
agevolare l'uscita dell'acqua di condensa che si deposita nel fondo. Evitare la
sistemazione in file, se possibile fare gruppi di 5-10 alveari, oppure
distanziare le file di 5-6 metri, gli alveari estremi diventerebbero più forti
per il fenomeno della deriva a discapito di quelli centrali. Per orientare le
api si possono colorare le arnie con colori ben distinti, giallo, bianco, blu,
verde bluastro.
Quando si visitano gli alveari è necessario essere vestiti in modo adeguato, avere con sé l'affumicatore a portata di mani, una leva, una spazzola. |
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La maschera
da apicoltore è l'accessorio più essenziale, deve svolgere una funzione
protettiva per il volto. Le api quando vengono disturbate reagiscono usando
il pungiglione, il veleno è comunque sempre fastidioso anche per gli
apicoltori. |
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I guanti sono una protezione per chi non è abituato alle punture delle api, ne esistono di vario tipo corti o lunghi fino al gomito. La caratteristica principale deve essere la sensibilità e praticità nell'estrarre i telaini durante le visite, vi è chi usa i guanti di gomma ma per lo più si usano guanti di pelle. |
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L'affumicatore già
dall'antichità si usava per affumicare i nidi e procurarsi il miele, da una
pittura rupestre in Rhodesia si ha un esempio di raccolta risalente a
migliaia di anni fa. L'affumicatore è costituito da una caldaietta cilindrica
della capacità di uno o due litri nella quale viene introdotto il
combustibile, da un beccuccio e da un mantice in legno e pelle. Il mantice
serve per insufflare aria alla base del cilindro tramite un foro. |
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La leva è
necessaria per sollevare i coprifavi e ispezionare le famiglie. I coprifavi,
parte mobile dell'arnia, sono fissati al corpo dell'arnia dalle api con la
propoli e la cera. La leva deve avere un estremità piatta e affilata per
incunearsi tra coprifavo e nido o melario, l'altra estremità è incurvata ad
angolo retto per estrarre i telaini. Altra leva usata è quella cosidetta a
raschietto, utile per staccare la propoli e la cera tra i telaini e raschiare
la cera sotto il coprifavo. |
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La cassetta porta-attrezzi è un contenitore con tutto l'occorrente che può essere utile per ogni evenienza, materiale per piccole riparazioni, puntine, pennarelli,scotch, pinze ecc. In alternativa alla cassetta porta-attrezzi è consigliabile un portasciami con alcuni telaini. Bibliografia-programma di ecologia applicata del 4°anno -internet -riviste di apicoltura -libro: La natura chiama ancora -altre informazioni da un apicoltore castellano A cura di Bonin Alessandro. |
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