|
|
La Peronospora
1. Introduzione
La peronospora rappresenta la più grave malattia crittogamica da cui la vite può essere attaccata ed alla quale tutti i vitigni, sebbene in maniera diversa, vanno soggetti. È una malattia originaria dell'America del Nord, dove venne segnalata per la prima volta nel 1834. A seguito della navigazione a vapore, la malattia si trasferì anche in Europa alla metà del secolo scorso. La prima segnalazione nel nostro continente, fu fatta in Francia nel 1878; l'anno successivo fu riscontrata in Italia. Da allora in poi, la peronospora della vite si diffuse in tutta la penisola, quindi in Europa, Russia, Africa, Asia Minore ed Australia, provocando gravissimi danni.
2. Sintomatologia
La peronospora della vite attacca le foglie, le infiorescenze, i grappoli, gli acini ed i tralci erbacei.
Le foglie iniziano ad essere attaccate quando gli stomi sono funzionanti: esse hanno ades 727b12h so un diametro di circa 3 cm. La loro sensibilità decresce con il loro invecchiamento.
La prima sintomatologia è relativa alla comparsa di chiazze tondeggianti di un colore giallastro, sparse sul lembo. Queste chiazze mostrano, nella pagina superiore, un aspetto traslucido tale da essere definito a "macchia d'olio", osservabile in trasparenza. In corrispondenza delle aree decolorate, dopo qualche tempo, appare, nella pagina inferiore, un'efflorescenza bianca costituita dai germi di moltiplicazione del patogeno (zoosporangi o conidi). Infine la macchia necrotizza, partendo dal centro e/o producendo dissecamenti localizzati che possono provocare una precoce caduta della foglia, fino a provocare una filloptosi totale in caso di attacchi massicci.
Un'altra forma di attacco sulle foglie è la peronospora a mosaico; questo tipo di infezione attacca le foglie vecchie, provocando macchie più piccole e di forma poligonale. Queste si formano sul lembo.
In caso di incertezza sulla natura delle maculature fogliari, è sufficiente mettere una foglia sospetta in camera umida a temperatura di 15/20°C.; questa temperatura favorirà, in caso di una reale infezione peronosporica, la comparsa entro 24 ore della muffa bianca.
Le macchie peronosporiche, possono essere, talvolta, confuse con le macchie di erinosi (determinate da un acaro). Per distinguere queste due alterazioni, è sufficiente strofinare con un dito la superficie della macchia: nel caso della peronospora, la muffa si distacca ed emana un odore di pesce fradicio; nel caso dell'erinosi non si ha alcun odore e non si esporta il feltro biancastro che è costituito da un eccessivo sviluppo dei peli fogliari. Le macchie di erinosi, poi, col tempo diventano color ruggine ed in loro corrispondenza la foglia diventa bollosa.
Per quanto riguarda i grappoli, possiamo dire che, innanzitutto, l'attacco peronosporico precoce, che può avvenire dalla prefioritura e protrarsi fino alla fioritura, si evidenzia una deformazione della parte terminale del grappolo che si curva ad uncino ed assume una clorazione brunastra dovuta all'allessatura; successivamente tutto il grappolo si ricopre di una muffetta biancastra. In post-allegagione, la peronospora colpisce il grappolo entrandovi attraverso gli stomi degli acini, fintantoché questi non vengono atrofizzati. Di solito l'infezione del giovane grappolo si manifesta con gli stessi sintomi evidenziati nell'infiorescenza: i piccoli acini si ricoprono di una muffetta biancastra ed il rachide appare allessato e spesso risulta contorto.
Quando l'infezione si manifesta tardivamente sui grappoli i cui acini sono già ingrossati o già invaiati, non compare alcuna muffa; questi, invece, subiscono una forte disidratazione, imbrunendo e disseccandosi. Questa sintomatologia è conosciuta come peronospora larvata.
Nei germogli erbacei, l'attacco peronosporico viene evidenziato con allessature ed imbrunimenti; nei giovani tralci, si hanno portamenti contorti nella parte terminale. Sia nei germogli erbacei che nei tralci, si denota comunque la presenza della muffetta biancastra. Nei tralci in via di lignificazione, l'infezione è meno evidente e si manifesta con lesioni dei tessuti corticari e piccoli cancri; in ogni caso i tralci sono meno recettivi degli altri organi e la loro recettività diminuisce con l'avanzare del processo di lignificazione.
3. Ciclo biologico ed epidemiologia
La peronospora, fungo oomicete, supera l'inverno come spora asessuata, detta oospora, nella vegetazione infetta che rimane nel terreno sotto alle viti. Queste oospore si formano in autunno, dentro al mesofillo delle foglie colpite, per coniugazione dei gametangi maschili con quelli femminili: perciò l'oospora rappresenta una forma di conservazione sessuata del fungo. In primavera le infezioni hanno inizio quando si raggiungono alcune condizioni micro-climatiche conosciute come la regola dei "tre dieci":
una temperatura maggiore di 10°C;
germogli lunghi circa 10 cm;
piovosità degli ultimi due giorni di almeno 10 mm di acqua. La suddetta piovosità serve per: fare "schizzare le spore o i loro elementi germinativi sulla vegetazione.
far entrare il fungo attraverso gli stomi (questo succede solo se le zoospore trovano una quantità di acqua sul velo della foglia e producono il tubo premicelico di germinazione.
Quando queste tre condizioni avvengono, le oospore svernanti germinano producendo una ifa, portante all'apice un macroconidio o zoosporangio che viene trasportato sulla vegetazione, dove libera moltissime oospore flagellate. Queste nuotano nel velo liquido fino a raggiungere gli stomi della pagina inferiore, quindi germinano, producendo un tubetto premicelico, che entra nella camera sottostomatica. Il micelio si accresce e si diffonde attraverso gli spazi intercellulari, dapprima del parenchima lacunoso, poi via via verso la pagina superiore, nel mesofillo e nel tessuto a palizzata. Nel suo percorso intercellulare, il micelio differenzia degli austori con i quali perfora le cellule e ne "succhia" il contenuto, provocando la morte delle cellule stesse. Quando il micelio, partito dalla camera sottostomatica, ha raggiunto e parassitizzato la corrispondente porzione di mesofillo a palizzata, l'infezione si evidenzia con la tipica macchia d'olio. Il periodo intercorrente l'entrata e la manifestazione della macchia d'olio è detto incubazione. Adesso il micelio, non avendo più cellule vive a disposizione, assicura la continuità del ceppo, producendo nella pagina inferiore delle porzioni di ife dette rametti conidiofori, che agamicamente differenziano, alla sommità dei grappoli di conidi o spore agamiche. È questa la fase di evasione.
I conidi si comportano da zoosporangi, infatti si staccano e, trasportati dal vento, non appena sono a contatto con la vegetazione, liberano delle zoospore.
L'infezione che prende origine dalle oospore è detta infezione primaria; essa non è molto pericolosa, a causa del suo basso potenziale di inoculo. Le infezioni secondarie sono quelle determinate dai conidi ed il loro grado di pericolosità dipende sostanzialmente da alcune variabili, come la fase fenologica o le condizioni termo-igrometriche.
A fine della stagione, all'interno delle foglie, nel micelio, si formano i gametangi che producono per coniugazione le oospore svernanti.
Alessandro Bindocci
Classe IV C
Bibliografia
Ponti-Laffi - Malattie crittogamiche delle piante da frutto Ed. Informatore Agrario Verona 1993
Govi - Patologia vegetale Ed. Edagricole Bologna 1969
Cosmo - La coltivazione della vite Ed. Cassa di Risparmio Cosenza 1961
Vivai Cooperativi Rauscedo - Guida pratica alla lotta antiparassitaria della vite VCR Pordenone1993
Casarini - Calendari dei trattamenti alla vite e ai fruttiferi Ed. Edagricole Bologna 1975
Ferrari-Marcon-Menta - Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata Ed. Edagricole Bologna 1999
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024