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Inflazione: Aumento del libello generale dei prezzi, tale da provocare una diminuzione del potere d'acquisto della moneta. L'inflazione misura il tasso di crescita percentuale del livello dei prezzi rispetto a un dato periodo di riferimento.
DPL: Il deflattore del PIL, indica il livello generale dei prezzi e misura il prezzo medio complessivo della totalità dei beni e dei sevizi che definiscono il PIL. Il deflattore di un dato anno t, si ottiene moltiplicando per 100 il rapporto tra il PIL di quell'anno, misurato a prezzi correnti e il PIL misurato a prezzi costanti, in base ad un dato anno base b. Questo è calcolato come media ponderata dei prezzi di diversi beni.
DPLtb=PILtt/PILtb*100
L'utilizzo del deflattore, comporta alcuni svantaggi; per esempio, esso contiene la totalità dei beni prodotti dal sistema, anche quelli che non influenzano la sfera economica quotidiana, inoltre i dati necessari al suo calcolo, sono spesso ritardatari, ciò comporta la produzione di un livello dei prezzi poco informativo e attuale.
Indici di prezzo: Non contengono la totalità dei beni e servizi prodotti, ma solo una parte specifica di essi, in Italia, essi sono:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale. Viene calcolato in base a prodotti rilevanti nella struttura dei consumi delle famiglie;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. È simile al precedente, ma è strutturato sui consumi tipici della famiglia di un lavoratore dipendente;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'indice dei prezzi alla produzione. Misura i prezzi dei prodotti al momento della loro produzione.
Paniere: insieme di beni acquistato da un soggetto tipo, è costruito sulla base della struttura tipica dei consumi effettuati. Questi devono essere aggiornati, seguendo le modifiche nei consumi, per poter dare informazioni corrette, al contempo, l'aggiornamento dello stesso, non deve essere eseguito troppo spesso, per poter effettuare confronti validi con il passato.
Gli indici di prezzo, però, offrono una visione parziale dell'inflazione, questo proprio perché interessano solo una parte dei beni e servizi, infatti, solo l'accostamento di più indici, permette di ricavare un quadro affidabile e completo sull'andamento dei prezzi. Inoltre, la rigidità della composizione dei panieri, può produrre ulteriori imperfezioni nella misurazione.
L'indice dei prezzi al consumo armonizzato: è stato introdotto solo di recente in tutti i paesi dell'Unione Economica e Monetaria Europea, con riferimento ad un paniere omogeneo in ciascun paese. Questo permette di realizzare confronti tra Paesi europei. Su questo indice, si effettua anche una selezione per l'ingresso nell'UEME.
Inflazione congiunturale (Πc): si ottiene con il confronto dell'ultimo mese disponibile con quello immediatamente precedente.
Πc=(IPCt-IPCt-1)/IPCt-1*100
Dove IPC, sta per Indice dei prezzi al consumo standardizzato e t rappresenta il periodo preso in esame. Questa misurazione, presenta il difetto della stagionalità (ossia le variazioni periodiche fisse di produzione), che non viene registrata da questa misurazione.
Inflazione tendenziale (Πte): si misura per evitare il problema della stagionalità, che confronta l'ultimo mese disponibile con lo stesso mese dell'anno precedente. In questo modo si confrontano dati relativi allo stesso periodo stagionale:
Πc=(IPCt-IPCt-12)/IPCt-12*100
Questa misurazione, risulta decisamente più precisa rispetto la precedente, e permette di quantificare con discreta precisione le dimensioni del fenomeno inflazionistico in corso. Alla pari di quello mensile, l'Istat produce anche dati sul tasso di inflazione medio annuo, dove non esistono differenze fra i due metodi di misurazione. Pertanto si ha:
DPIL=(DPILt-DPILt-1)/ DPILt-1*100
Se Π>0, i prezzi sono sempre crescenti, l'andamento della crescita, però dipenderà da Δ Π, se anche questo è >0, allora crescono più velocemente, al contrario, se Δ Π è negativo, allora la crescita sarà più lenta. Lo stesso discorso si può fare Simmetricamente con le opportune accortezze, se Π <0.
Disinflazione: Si definisce tale uno stato di inflazione calante.
Deflazione: Si ha con inflazione negativa.
L'inflazione, produce alcuni costi, che possono essere cosi elencati:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; I costi di transazione: Ossia quei costi sostenuti per modificare un'attività finanziaria in un'altra, per rendere liquidi i titoli;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; I costi di menu. Ossia i costi sostenuti per l'aggiornamento dei listini e dei contratti;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Le distorsioni fiscali. Ossia il Drenaggio fiscale: è un problema, basato sul calcolo a scaglioni delle imposte sul reddito, se un'aumento di stipendio, pari all'inlazione, pur non modificando il potere reale d'acquisto, fa rientrare l'aumento stesso nello scaglione successivo di reddito, allora le imposte eccedenti a quelle che erano l'anno prima, senza aumento per inflazione, rappresentano il drenaggio fiscale. Quindi, in presenza di un sistema di prelievo fiscale di tipo progressivo, basato sui redditit nominali, l'esistenza di inflazione è in grado di impoverire i contribuenti erodendo il loro reddito reale post-prelievo;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Ridistrubuzione della ricchezza: in presenza di un fenomeno di inflazione inaspettato, alcune categorie di soggetti economici (i Creditori), perdono ricchezza a favore di altre (i Debitori). Questo processo, si può evitare, tramite l'indicizzazione dei tassi di interesse, che avrebbero legato l'entità del prestito e della sua remunerazione all'aumento inflazionistico;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'illusione monetaria: si tratta di un errore commesso dagli agenti economici, che tengono conto del valore reale della moneta, rispetto a quello nominale, in modo inadeguato;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'incertezza sul futuro. Se vi è un fenomeno di inflazione alto e imprevedibile, allora questo genera forti incertezze, frenando così il sistema degli investimenti non a scopi Finanziari;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; La bilancia dei pagamenti. Un'inflazione più elevata rispetto quella dei paesi verso cui si esporta, comporta una riduzione del volume complessivo delle esportazioni.
Cause dell'inflazione: Genericamente, si dice che se la Domanda aggregata>Offerta aggregata, allora questa differenza porta all'inflazione, mentre il contrario porta deflazione. Bisogna quindi studiare separatamente i fattori che provocano variazioni (e quindi inflazione) sulla Domanda aggregata e sull'Offerta aggregata.
Nel breve periodo, la produzione di un sistema economico, risulta sotto il livello potenziale, quindi ogni incremento di domanda, a parità di offerta, provoca inflazione di breve periodo.
Questi aumenti di domanda aggregata sono:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Politiche di bilancio espansive, attuate con aumenti di spesa pubblica o diminuzione della pressione fiscale;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Politiche monetarie espansive, che creano base monetaria o la riduzione del tasso di sconto, queste manovre, abbassano i tassi di interesse, stimolando gli investimenti, che sono una componente rilevante della domanda aggregata;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Aumento dell'esportazione, che può essere provocato da un aumento di domanda mondiale;
Ma se la Produzione del sistema, si orienta sempre verso quella potenziale, perché si crea inflazione nel breve periodo:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; L'adattamento dell'offerta, rispetto le variazioni della domanda, non è immediato, in questo periodo di scarto, si crea eccesso di domanda e quindi inflazione, che però, è destinata a scomparire ad assestamento avvenuto;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Nel caso in cui un'impresa stia già producendo al suo livello potenziale, un aumento di domanda, porterebbe questa ad aumentare i prezzi, per approfittare della variazione anche non potendo aumentare la produzione. Anche questo fenomeno è destinato a riassorbirsi, quando quest'impresa si sarà ampliata a dovere, ma questo è un procedimento lungo e porta la presenza di inflazione per parecchio tempo.
Nel breve periodo, una crescita della domanda aggregata, imputabile a fattori fiscali, monetari o di commercio internazionale, induce fenomeni di inflazione potenzialmente persistenti nel tempo. Questi hanno dimensione maggiore e più elevata persistenza quanto più il sistema si trova vincino al livello di produzione potenziale.
Secondo la teoria Keynesiana, il reddito è al di sotto del livello potenziale, quindi non è assolutamente detto che esso rimanga invariato nel tempo, requisito necessario perché i movimenti dei prezzi siano guidati dal solo andamento della moneta, inoltre, anche prendendo come vera la teoria quantitativa neoclassica, questa suggerisce che la crescita dei prezzi deve comportare una crescita della moneta, ma non che quest'ultima ne sia il fattore scatenante.
Nel lungo periodo, invece, i fenomeni di inflazione, hanno sempre solo natura monetaria, infatti solo un regime di politica monetaria espansivo, può causare direttamente un aumento dei prezzi persistente nel tempo.
I neoclassici, dimostrano questa teoria, nella loro equazione quantitativa, risolta in base ai prezzi:
P≡K*MO
Dove per K, si intende una costante, formata dal rapporto tra Velocità di circolazione della moneta e Livello complessivo dei beni e servizi scambiati. Essendo questi costanti, solo una variazione in MO (Offerta di Moneta), può causare variazioni nei prezzi e queste variazioni, dipendono dalla politica monetaria.
Successivamente, i Monetaristi, cercarono di completare questa teoria, spiegando come le politiche monetarie provochino inflazione. Le loro teorie, si basano sull'ipotesi che nel lungo periodo si raggiunge sempre il livello potenziale, che dopo ogni perturbazione, il sistema, torni gradualmente all'equilibrio e che data la ricchezza disponibile, gli agenti economici, scelgano sempre in modo ottimale la distribuzione tra risparmio, titoli e attività reali.
Sono le politiche monetarie espansive a causare l'aumento dei prezzi nel lungo periodo e il risultato è un fenomeno di inflazione continuo e crescente.
Per questo i Monetaristi, elaborano una teoria di politica monetaria per combattere l'inflazione, essa si articola in tre punti:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Se il tasso i è troppo elevato, la Banca Centrale, deve provvedere a ridurlo gradualmente, per non restare troppo tempo sotto il livello potenziale;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; La riduzione di inflazione può avere successo solo se la BC è credibile e indipendente. La credibilità, serve per creare aspettative di diminuzione inflazionistica, mentre l'indipendenza è un corollario necessario per ottenere la prima;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Il tasso i, deve essere mantenuto costante, con un aumento di moneta che sia basso, costante e compatibile con la crescita complessiva del sistema.
Inflazione da costi: si definisce tale l'inflazione che ha origine sul alto dell'offerta.
Per calcolare questa inflazione, si suppone che le imprese utilizzino un solo fattore produttivo il lavoro, quindi la produzione, si sintetizza cosi:
Y=AN
Dove Y è la produzione, Aè la produttività del lavoro ed N è la quantità di lavoro impiegata. Se il salario nominale, è pari a W, il Costo del Lavoro per Unità di Prdotto, sarà dato dal prodotto tra la quantità di lavoratori e la loro remunerazione unitaria:
CLUP=W/A
Dove 1/A, rappresenta la quantità di lavoratori necessari a produrre una unità. In concorrenza perfetta, non vi sono extraprofitti, quindi anche i Prezzi sono uguali al rapporto W/A, tuttavia, nella reltà i prezzi sono superiori a questo rapporto:
P=[(1+μ)w]A con μ>0
In questo caso, si utilizza il mi greco, per definire il markup sui costi. Da questa si identificano tre cause possibili di aumento dei prezzi dal lato dell'offerta:
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Aumento salariale. I produttori aumentano i prezzi per mantenere i loro margini di profitto;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Diminuzione di produttività. Se ogni unità di lavoro produce meno, sarà necessario aumentare N, cosa che porta ad un aumento dei salari complessivi (W*N) che si scarica sui prezzi finali;
  818e47i ;   818e47i ;   818e47i ;   818e47i ; Aumento del markup. È il modo più semplice per aumentare i profitti e grava sull'acquirente.
Inflazione importata: Aumenti del prezzo originario dei beni importati e d eprezzamenti del tasso di cambio comportano maggiori costi di produzione per le imprese e verosimilmente prezzi più alti.
Pressione fiscale: la pressione fiscale è un costo che le imprese sostengono e che viene tenuta in considerazione in sede di decisione dei prezzi.
Per comprendere anche l'inflazione importata e la pressione fiscale, è necessario modificare l'equazione precedente:
P=(1+ μ)*(1+t)( α W/A+ βPMP) con μ, α, β>0 e α+β=1
Dove PMP è il prezzo delle materie prime importate in valuta locale e t la tassazione gravante sull'impresa, α e β rappresentano la sensibilità dei prezzi al variare delle due componenti.
Supponendo la concorrenza perfetta, un prelievo pari a 0 e la produttività costante e unitaria (A=1), si evidenzia che le variazioni dei prezzi sono il risultato della combinazione dei salari e dei prezzi delle materie prime e dei beni importati:
Π=f(ΔW, ΔPMP)
I beni prodotti con largo uso di mano d'opera sono più sensibili alle variazioni dei salari e viceversa per quelli prodotti con scarse quantità di lavoro.
In presenza di inflazione, I salari W perdono di valore reale, quindi, per ovviare a questo problema si ricorre a quellache si definisce indicizzazione salariale:
ΔW= ΘΠ con 0<Θ>1
Dove Θ rappresenta il grado di indicizzazione complessiva dei salari. Se questa si avvicina a 1, allora si tende ad un'indicizzazione piena dei salari, analogamente, se tende a 0 l'indicizzazione diminuisce progressivamente.
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