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LE DONNE e LA VIOLENZA

diritto



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& 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;  LA CONDIZIONE DELLE DONNE




Le donne sono state spesso discriminate in molte culture del mondo, che riconoscevano loro solo capacità e rudi limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia. Esistono tutt'ora  culture che prevedono una condizione subalterna della donna. Tuttavia, nelle società e nei contesti culturali in cui le donne hanno avuto l'opportunità d'esprimere i propri talenti, hanno dimostrato di poter ottener gli stessi risultati degli uomini, arrivando, in molti campi a superarli, dimostrando così l'infondatezza di tali discriminazioni a differenza di molte altre donne le quali non hanno avuto l'opportunità di esprimere i propri talenti.


& 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;   & 111d34b nbsp;  LA SITUAZIONE DELLE DONNE IN AFRICA


Le donne sono spesso soggette ad abuso, specialmente in africa, la cui condizione non è certo incoraggiante: mezzo milione di donne ogni anno muoiono solo per complicazioni di parto o di gravidanza. Il rischio di morire durante il parto è molto alto, dato la scarsa igiene e i pochi ospedali, cosi la mortalità aumenta anche per le più giovani: le ragazze sotto i 15 anni di età hanno cinque volte più possibilità di morire rispetto alle ventenni durante il parto. Con qualche investimento in più, di modesta entità, si potrebbe migliorare di molto: l'agenzia stima che un pacchetto minimo per l'Africa porterebbe ad un calo del 30 per cento dei decessi fra i più piccoli, e del 15 per cento per le madri, con un costo di soli 2-3 dollari in più a persona rispetto ai programmi già adottati!! Percentuali che salirebbero al 60 per cento per mamma e bambino con un investimento ulteriore di 12-15 dollari pro capite.


Oltre a tutto questo, ci sono anche altre discriminazioni:


·& 111d34b nbsp;   In Asia e in Medio Oriente le donne vengono uccise in nome dell'onore.

·& 111d34b nbsp;   Nell'Africa occidentale le ragazze sono sottoposte a mutilazioni genitali femminili in nome della tradizione.

·& 111d34b nbsp;   Nell'Europa occidentale le donne migranti e rifugiate sono attaccate perché non accettano le usanze sociali della comunità che le ospita.

·& 111d34b nbsp;   Nella regione meridionale dell'Africa le ragazze sono stuprate e infettate con il virus dell'Hiv/Aids perché coloro che abusano di loro sono convinti che fare sesso con una vergine li guarirà dalla malattia.

Tutto questo è stato pubblicato nel marzo 2004 dalla campagna di Amnesty contro la violenza sulle donne.

Secondo uno studio basato su 50 ricerche svolte in tutto il mondo, almeno una donna su tre nella vita è stata picchiata, costretta al sesso o è stata vittima di abusi, solitamente perpetrati da un familiare o un conoscente. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, il 70% delle donne vittime di omicidio sono state uccise dal partner. Il Consiglio d'Europa ha dichiarato che la violenza domestica è la causa principale di morte e invalidità per le donne tra i 16 e i 44 anni nel mondo. Questi dati sono emersi nonostante la violenza di genere sia un fenomeno sottostimato: molte donne non denunciano i maltrattamenti perché provano vergogna e hanno paura di ritorsioni o di non essere credute.
Le conseguenze della violenza vanno ben oltre il danno fisico: il danno psicologico distrugge l'autostima della donna, e diminuisce la sua capacità di difendersi o di reagire agli abusi.

In alcuni Paesi, la discriminazione è prevista dalla legge. Esistono ordinamenti giuridici che non considerano lo stupro come una violenza, ma lo definiscono come una "offesa all'onore o alla castità della donna".


LA DONNA E L'ABORTO

Legge 22 maggio 1978 n. 194 (legge sull'aborto)


NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA' E SULL'INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA

La camera dei deputati ed il senato della repubblica hanno approvato;

Il presidente della repubblica promulga la seguente legge:

Articolo 1


Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.

L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.

Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

RIFLESSIONE:

In una società come quella di oggi, possiamo permetterci di giudicare una donna dalle sue scelte senza sapere la sua storia, le sue motivazioni, e le sue difficoltà? Questa è una delle domande su cui dovremmo soffermarci tutti a pensare. Noi abbiamo provato a darci una risposta. Immaginate una donna che dopo un abuso rimane incinta: le sue paure, le sue angosce... in quel momento l'aborto secondo noi sarebbe l'unica soluzione. Invece nelle situazione dove non avviene nessun abuso, cioè nei casi più comuni, prima di arrivare all'aborto, dovrebbero prendersi le sue responsabilità in quanto errori sciocchi perché si potevano evitare, è vero che la donna è "la figura più sconvolta e impaurita", ma ce n'è un'altra, il bambino, che è assolutamente senza voce, ma c'è. Siamo una società che rischia di tutto per la MORTE (droga, alcol,ecc) ma ha paura e non ha le forze di "rischiare per la VITA".











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