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La tecnica dell'affresco: Piero della Francesca

storia dell arte



La tecnica dell'affresco: Piero della Francesca


L'affresco è stata la tecnica di pittura parietale più usata dagli artisti del Medioevo e del Rinascimento. La sua realizzazione presenta considerevoli difficoltà: l'artista deve infatti prestare particolare attenzione alla preparazione della parete, ai tempi di lavorazione e ai pigmenti da impiegare.

Il supporto murario, in pietre o mattoni, deve avere struttura regolare ed essere esente da 838c28i umidità. Dopo aver steso e lasciato asciugare due o più mani di arricciato - costituito da una parte di calce spenta e da due-tre parti di sabbia di fiume a grana grossa - il pittore decide quanto lavoro sarà in grado di effettuare in una giornata. Solo sulla zona stabilita stende quindi l'intonaco, che dovrà rimanere "fresco" durante tutta la lavorazione.

L'intonaco è di norma composto da una parte di calce spenta e da una parte di sabbia fine, cui viene aggiunta talvolta polvere di marmo.



L'operazione di trasferimento del disegno preparatorio, realizzato su un cartone delle medesime dimensioni dell'opera definitiva, può essere effettuata tramite due procedimenti: l'incisione dei suoi contorni con uno strumento tagliente, oppure  mediante il cosiddetto "spolvero", che consiste nel forare con un punteruolo le linee della composizione e nel ripassarle con un sacchettino di garza contenente del nero di carbone; nel primo caso i contorni risulteranno molto netti e ben definiti, nel secondo saranno invece costituiti da una serie di puntini neri che talvolta rimangono visibili anche a lavoro terminato.

Solo un paio d'ore dopo la stesura dell'intonaco, quando la superficie parietale è ancora umida, il pittore può cominciare a dipingere; deve però sempre ricordare che i colori, a intonaco asciutto, assumeranno una tonalità più chiara.

I pigmenti, in precedenza ridotti in polvere e macinati a lungo con acqua, risulteranno alla fine inglobati nella pellicola di carbonato di calcio che si forma in seguito alla reazione della calce, contenuta nell'intonaco, con l'anidride carbonica dell'aria.

Piero della Francesca, "Pala dei Montefeltro" 1472 ca, tempera su tavola, 248x170 cm - Milano, Pinacoteca di Brera

(Archivio RCS - Libri & Grandi Opere)


È l'ultima grande testimonianza pittorica di Piero, estrema sintesi di tutta la sua arte.

I personaggi, disposti in semicerchio (1), ripropongono in primo piano l'andamento della conca absidale (2): i loro volti spiccano sulle campiture marmoree del fondo (3).

Saldissimo è l'impianto prospettico sotteso all'intera composizione: le linee dell'architettura (4) e i moduli geometrici sulla cui base sono stati costruiti la volta a botte cassettonata, l'abside e il trono (5), hanno come punto focale il volto della Vergine. Dalla valva di conchiglia dell'abside pende l'uovo di struzzo (6), elemento ricco di significati simbolici legati ai concetti di nascita e redenzione.

Fiamminga è la straordinaria qualità della luce, che si riflette sulle architetture e illumina i volti dei personaggi rispecchiandosi, in particolare, sui monili e sui capelli degli angeli (7).

In ginocchio, sulla destra, appare il duca di Urbino Federico da Montefeltro (8), che commissionò il dipinto per celebrare la nascita del figlio Guidobaldo.





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