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La Zattera della Medusa

storia dell arte



La Zattera della Medusa



"La Zattera della Medusa" di Théodore Géricault è collocato al primo piano del Museo del Louvre di Parigi, nell'Ala Denon.

Si tratta di una grande tela dipinta ad olio raffigurante una zattera di legno quadrangolare, di cui un vertice è visibile nella parte inferiore del quadro. Tra le onde del mare minacciose, sotto un cielo ancora in gran parte plumbeo, si accalca sulla malsicura imbarcazione il groviglio dei corpi dei naufraghi , rappresentati nel momento in cui sembrano scorge 232f59c re una nave che li porterà in salvo.

Nel primo piano del quadro emerge con particolare efficacia il crudo realismo del pittore, che introdusse alcuni elementi in grado di porre meglio l'osservatore di fronte alla cieca disperazione degli uomini, impotenti di fronte alla natura e alla morte.

Di notevole impatto infatti l'immagine del cadavere di un uomo in basso a destra, rovesciato dalla morte in una innaturale posizione: lo spettatore può solo vedere le gambe contorte incastrate con determinazione fra i legni della zattera, e l'allungarsi del torace stravolto fino all'acqua, dove è immersa la testa dell'uomo. Drammaticamente l'osservatore può scorgere le costole del corpo affiorare da una veste fradicia e  ormai lisa, che evidenzia le sofferenze probabilmente patite dall'uomo prima della morte.



Altro particolare drammatico si trova nella parte sinistra inferiore del quadro: fra due cadaveri abbandonati sull'imbarcazione di fortuna, un terzo centrale è sostenuto da un uomo anziano ancora vivo, che trattiene il naufrago deceduto dallo scivolare in acqua. I calzini ancora ai piedi del morto, il cui corpo spossato è completamente nudo, sono un dettaglio importante nella resa realistica del dipinto; la figura del vecchio che lo abbraccia, sebbene marginale, è in realtà di notevole impatto.

Egli infatti non si agita come gli altri sopravvissuti nel tentativo di richiamare l'attenzione della nave che probabilmente si staglierà all'orizzonte, ma rivolge le spalle all'affannarsi dei compagni e rimane mestamente seduto, incurante e spossato, cingendo con un braccio il cadavere con i calzini.

Nel suo restare accovacciato, tenendosi il capo con l'altro braccio libero, contrasta con il restante gruppo umano, e sembra incarnare una triste e allucinata rassegnazione alla morte.

Risalendo verso la parte superiore della tela, lo spettatore si imbatte nella disperazione e la speranza dei sopravvissuti, che sono drammaticamente tesi l'uno sull'altro verso il lato destro del dipinto, ove in una prima versione Géricault raffigurò una nave all'orizzonte, mentre successivamente decise di ometterne la presenza. Questa è la definitiva scelta del pittore, che aumenta ancor di più l'incertezza sulla sorte dei naufraghi, protesi verso quell'unica speranza. Quanto questa sia sottile è però testimoniato dalla grande vela che occupa la parte superiore sinistra del quadro: il pezzo di tela bianco è gonfiato da un vento opposto a quello favorevole al raggiungimento di una nave che gli uomini sembrano aver avvistato.

La zattera è circondata da flutti spumeggianti e minacciosi: sullo sfondo una grande onda scura si sta sollevando, e sta incombendo sull'imbarcazione.

Il cielo sul fondo del quadro è dipinto nei toni del grigio: la tempesta sembra essere passata, ma è ancora ben visibile la traccia dello sconvolgimento che ha sconquassato l'atmosfera.

E' possibile notare come il dipinto sia formalmente costruito con due piramidi contrapposte fra loro, costituite dai corpi dei disperati che si aggrappano furiosamente alla vita e alla speranza.

La prima costruzione piramidale parte dall'uomo morto in basso a sinistra ed ha il vertice nella figura che, di spalle, sta agitando caparbiamente un panno; il secondo schema geometrico parte invece dalle onde del mare per giungere all'albero che sorregge la vela. La forza della disperazione umana, protesa verso destra, e la furia del vento, che spinge la zattera verso l'onda della parte sinistra del quadro, sono nelle due semplici piramidi efficacemente contrapposte.

L'immagine famosissima e rappresentativa della tenacia e dell'attaccamento alla vita degli uomini della nave "Medusa" è quella dell'uomo di colore al vertice della costruzione piramidale destra: la torsione muscolare della schiena, l'affannoso sventolio del drappo che tiene in mano sono emblematici della speranza che ancora anima i sopravvissuti.

I colori della tela contribuiscono sapientemente all'atmosfera di desolazione che aleggia in tutto il dipinto: i toni difatti sono perlopiù cupi e smorti, eccettuando alcuni drappi e vesti lacerati e insudiciati, e tutte le tinte sembrano essere offuscate dalle nuvole e dalle onde nere che sovrastano i sopravvissuti.

La luce proviene da destra, a illuminare almeno parzialmente il groviglio dei corpi umani: è un elemento fondamentale nel sottolineare la drammaticità della scena, poiché evidenzia di volta in volta la torsione esagerata dei muscoli, l'abbandonarsi stravolto dei cadaveri, il dettaglio di un drappo furiosamente agitato, e tutto ciò che può concorrere a porre con estremo realismo lo spettatore di fronte alla terribile tragedia che si sta consumando a bordo della zattera.







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