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LA LAND ART

storia dell arte




"LA LAND ART"







Relazione di:

Fabio Venzo






La Land Art


Nei tardi anni 60 l'artista Michael Heizer si rivolse al re dei taxi di New York per chiedergli un finanziamento per la sua prossima opera.

Quest'uomo era all'epoca uno dei più importanti collezionisti d'arte contemporanea della costa Est degli Stati Uniti.

Quando chiese di che cosa si trattava, Heizer rimase sul vago e gli propose invece un viaggio in aereo.



Lo portò in una zona desertica del continente e solo allora spiegò cosa voleva fare.

Ricevette i soldi, e poté creare nel deserto del Nevada nel 1969 "Double Negative", la sua prima opera riportabile al concetto di "Land Art"

L'opera consiste in due scavi contrapposti ma simmetrici all'estremità di una valle, creando un gigantesco solco che modifica significativamente il paesaggio.

Perché fece una tale operazione, con quali scopi, con quali motivazioni?

Interrogato in merito, Michael Heizer rispose che voleva fuggire dal "cubo bianco" della galleria, che allontanava irrimediabilmente l'op 424e47e era dal contatto con l'uomo e con il mondo.

Voleva uscire dalla galleria per riempire uno spazio non con una scultura come capitava fino allora, ma entrare in simbiosi con la terra, con l'ambiente, far riflettere l'uomo nel suo rapporto con madre natura, con se stesso con la propria visione nel mondo.

L'opera realizzata sul posto, nel posto, restando intrasportabile, si allontanava dal concetto di merce che acquisivano tutte le opere d'arte esposte fino allora in mostre ed esposizioni classiche.

Altrettanto importante per il nostro autore è che quando poi si visita l'opera è logico sentirci distanti ed impotenti nel costatare che non potremo mai osservarla nel suo insieme, ma solo da alcuni punti, solo parzialmente, spostandoci al suo interno o sui suoi lati, o volandoci sopra.

L'opera è troppo vasta perché possa consentire una visione d'insieme completa.

Ed è ciò che l'artista desidera trasmettere, cioè come ci sia impossibile capire un oggetto, un'idea, una persona nella sua totalità, poiché il punto d'osservazione in cui ci collochiamo è solo uno dei punti possibili, e che la "distanza" "l'estraneità asettica" da ciò che osserviamo non è possibile.

Ma se questo non è possibile con una semplice opera d'arte, che in fondo è composta semplicemente da uno scavo, allora non è possibile anche nelle altre esperienze della nostra vita.

Dobbiamo allora costatare che dare per certo, esatto, un nostro punto di vista, in tutti i sensi è profondamente errato e scorretto, dobbiamo quanto meno metterci in dubbio, interrogarci.


Michael Heizer non fu l'unico artista che sentì quest'esigenza di fuga dal mondo della galleria, della necessità di ritornare ad un collegamento con gli elementi primari della vita, il rapporto con i materiali, le forme, la natura, del porre nuovi dubbi all'uomo.

Ma fu tra coloro che meglio seppero captare gli stimoli culturali dell'epoca che sfociarono in una serie d'opere simili nei presupposti ma diversi nella realizzazione pratica.

L'insieme di questi interventi artistici fu chiamato "Land Art" o "Eart Art", interventi sul paesaggio, sul territorio, definizione tratta da un film-inchiesta di Gerry Schum del 1969 su questa nuova espressione dell'arte contemporanea.

Ma guardiamo anche al panorama storico culturale in cui operavano questi artisti.

Vediamo che gli anni sessanta/settanta sono anni di transizione, di cambiamenti, di primati, come il primo uomo sulla luna (1969), ma sono anche gli anni in cui il rock e la musica diventano lo strumento per veicolare un nuovo modo di vivere, di osservare il mondo, di contestarlo.

Avvenimenti storici si susseguono uno dopo l'altro come noccioline, nel 1969 c'è Woodstock, primo raduno musicale delle nuove tendenze musicali e pietra miliare della cultura alternativa e hippy, Kerouak Ginsberg e Burroughs sono i nuovi guru generazionali, contemporaneamente scoppia in molti paesi del mondo la rivoluzione studentesca, si contesta violentemente la guerra in Vietnam.

Sono anni che vedono la nascita dei primi movimenti ecologisti, in cui si crede nella possibilità di cambiare il mondo in un posto migliore per tutti i cittadini della terra.

Chi dipinge, protesta, fa musica o scrive libri è immerso in questo vortice di cambiamenti e di situazioni, e non è allora un caso che uno degli artisti che si associano alla Land Art sia Walter de Maria, che fu anche batterista dei Velvet Underground, band musicale che fece la storia della musica Pop e Rock.

Un'epoca di cambiamenti e d'incertezza, in cui i nuovi confini del pensiero e della convivenza umana si allargano, si dilatano, si prende coscienza che la scienza non può risolvere tutti i problemi che l'uomo crea, ma è attraverso la consapevolezza del proprio agire che si può tentare di migliorare questo mondo.

Tuttavia ogni situazione di destabilizzazione e trasformazione porta insicurezze, reazioni di nostalgia e di regressione, fenomeni di devianza negativa.

Dalla riflessione su questa realtà sociale nascono le opere che andiamo ad analizzare, ma anche da tutte quelle influenze di culture altre che in quest'epoca si vengono a conoscere, pensiamo semplicemente al fascino della cultura Zen e dei giardini che essa crea, come possano essere collegati alla Land Art.

Se uno dei nuovi confini di questo cambiamento mentale è la tolleranza verso ogni punto di vista, allora l'opera "Double Negative" di Michael Heizer coglie pienamente questo sentimento.

Se un altro di questi confini è un nuovo rispetto verso la natura e il fantastico allora l'opera "Spiral Jetty " di Robert Smithson del 1970 ne coglie perfettamente i valori.


"Spiral Jetty" è una lunga spirale di terra, roccia e ghiaia creata all'interno della costa del Great Salt Lake dello Utah lunga 450 metri.

Anche qui noi possiamo percorrere questa lunga spirale e trovarci continuamente su diversi punti di vista all'interno dell'opera.

Ma ciò che si fa più interessante è che questa spirale con il tempo è cambiata, ha modificato un punto del lago, infatti, per l'effetto di chiusura dell'acqua la spirale ha creato cambiamenti di colore dell'acqua verso le tonalità rosa .

Attualmente l'opera non è più visibile per l'innalzamento delle acque del lago.

Che cosa possiamo dire di quest'opera, forse la più famosa tra quelle create dagli artisti della Land Art?

E' evidente che ci è riproposto il tema del punto di vista che cambia, è mobile ed incerto, ma ad esso si aggiunge anche la simbologia della vita che la spirale rappresenta, ma anche il concetto d'acqua, di vortice.

Ma la spirale è anche la spirale del nostro apparato uditivo, come un richiamo ad ascoltare le sonorità segrete ed intime della natura.

Ad un estremo opposto, ma complementare, si pongono le opere di Christo, un artista d'origine Ungherese naturalizzato Americano che prende elementi naturali o artificiali e li impacchetta, in altre parole li avvolge con enormi fasce di stoffa o di plastica.

Qui abbiamo in Berlino l'impacchettamento del Reichstag, il parlamento della Germania prima della sua ristrutturazione in corso.

Se noi osserviamo l'opera "impacchettata", non potremo vederla che sotto una nuova luce, non passeremo più davanti ad essa considerandola una parte quotidiana della nostra visione.

Saremo costretti a riguardare alle sue forme, pensare alla possibilità che essa non ci sia, alla lettura della sua struttura in forme primarie, quante volte passiamo davanti ad un oggetto straordinario senza prestargli attenzione, quante volte guardiamo la natura, le case, i palazzi come fossero semplicemente merce, un oggetto da consumare, un elemento del nostro quotidiano che vediamo solo quando esso ci è negato, stravolto.

Christo predilige questo tipo d'intervento perché riesce a risvegliare le coscenze del cittadino sul valore simbolico ed unico d'ambienti ed oggetti.

Anche qui la visione stravolta di un elemento ci porta alla riflessione sulla nostra percezione quotidiana, scardinando in parte quelle certezze fonte d'errori e pregiudizi.

Attualmente la Land Art è considerata una forma d'arte ormai storicizzata, dunque "morta", da libri di storia.

Se nella società contemporanea si afferma sempre più il concetto di rispetto delle opinioni altrui, di tolleranza e di comprensione della diversità del mondo, una piccola briciola di questo lo dobbiamo agli artisti della Land Art.





Breve Bibliografia.


Bay, Enrico "Ecologia dell'arte" Editore Rizzoli, 1989


Dorfles, Gillo "Ulitme Tendenze dell'arte d'oggi" Editore Feltrinelli, 1994


Krauss, Rosalind "Passaggi" Storia della scultura da Rodin alla Land Art.

Editore Mondadori, 1998


Vettese, Angela "Capire l'arte contemporanea" Editore Allemandi, 1998




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