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IL SETTECENTO

storia dell arte



IL SETTECENTO


Il seicento era stato il secolo dell'affermazione trionfante della Controriforma e dell'assolutismo sovrano, ma anche della ricerca della verità attraverso la ragione, ed è proprio con questo punto che inizia il nuovo secolo i cui momenti princip 939c22j ali sono segnati da due importanti avvenimenti storici: la morte di Luigi XIV e la Rivoluzione Francese.


Il settecento è uno dei secoli in cui si formano le premesse dell'età moderna, è il secolo dell'illuminismo, ovvero quel movimento culturale-filosofico (nato in Inghilterra) che cerca di capire la realtà tramite la ragione.


Dal punto di vista artistico ciò sta a rappresentare l'opposizione al barocco, e inoltre il recupero della luminosità che porterà allo schiarimento dei colori, permane comunque la vocazione per il teatro: le architetture appaiono come scene ,i temi pittorici sembrano rappresentazioni teatrali e i personaggi attori.


Questa ricerca di chiarezza condurrà gradualmente dal barocco al neoclassicismo, il periodo intermedio prende il nome di "rococò" o "barocchetto".

Il termine rococò deriva dalla parola francese roncaille con cui si indicavano le conchiglie, le pietre scolpite che servivano per decorare grotte o giardini. Questo termine sta quindi a simboleggiare il naturalismo, il carattere bizzarro e comunque elegante dell'epoca.



Invece il termine barocchetto riprende la tesi del neoclassicismo che definisce spregiativamente il barocco, accentua la maggior leggerezza e raffinatezza.


Il razionalismo in questo periodo porta ad esaminare il significato dell'arte e la sua posizione in relazione agli altri campi dell'attività umana.

Dopo che per molti secoli si era ritenuto che l'arte avesse il compito di imitare la natura o di visualizzare al meglio per il popolo le verità religiose, finalmente con il settecento si libera l'arte da ogni fine ritenendola espressione non della ragione ma della fantasia o del sentimento.

L'artista del settecento agisce dunque nella sfera della sensibilità: il problema dell'arte è un problema estetico e non intellettuale; l'estetica diventa così la scienza che studia il problema dell'opera d'arte, il suo valore, il suo significato.

L'Italia nel corso del settecento andrà via via perdendo la sua importanza, mentre la Francia assume il ruolo di guida sia culturale che politica, l'Italia stessa entra nell'orbita della cultura francese.


Architettura

Fra gli stati italiani , quello sabaudo è quello più combattivo e vitale soprattutto grazie a Vittorio Amedeo II, a cui si deve l'ulteriore ingrandimento di Torino e la nascita di edifici monumentale che conferiscono alla città un aspetto più adeguato al ruolo di capitale affidando tale compito a Filippo Juvarra,uno dei maggiori architetti italiani del settecento che progetta l'ampliamento della città, e conserva il disegno a scacchiera,razionale e quindi consono alle nuove idee del secolo.

Le opere di Juvarra sono numerosissime tra le quali: la scala di Palazzo Reale, la facciata di Palazzo Madama, la Basilica di Superga e la palazzina di caccia di Stupinigi.


La Palazzina di Stupinigi è uno degli edifici fatti costruire dai Savoia fuori città in base a una moda diffusa tra le monarchie europee soprattutto quella francese, questo edificio non nasce come una reggia ma come un ritrovo per la caccia. E' un edificio relativamente piccolo, impostato su un salone centrale ellittico che occupa tutta l'altezza , ed è coperto da una cupola sopra la quale vi è la statua di un cervo fatta in bronzo e in lamiera di rame.

Da questo salone luminoso e scenografico si diramano 4 bracci disposti a croce di Sant'Andrea due dei quali o più bassi o più alti proseguendo in lunghi corpi con andamento mistilineo e si inseriscono nello spazio realizzando l'ideale di vita in mezzo alla natura. Le numerose finestre affermano questa concezione e permettono uno scambio fra esterno ed interno. Infine le superfici che sono pausate con regolarità razionale e pilastri sono semplici: ovunque è una chiarezza di origine francese.


Venezia prosegue la sua tradizione orientandosi verso forme equilibrate quasi già neoclassiche come accade nelle opere di Giorgio Massari e di Giovanni Antonio Scalfarotto.


Non è di molto interesse invece l'architettura nel resto dell'Italia, fatta eccezione per Roma che anche se non ha più le personalità artistiche del seicento è ancora centro di attrazione culturale per la cristianità.

Più interessanti dei singoli edifici sono le sistemazioni urbanistiche o il completamento di architetture precedenti sempre in riferimento al barocco però reso più leggero.


Un importante contributo allo sviluppo dell'architettura romana proviene da due fiorentini: Alessandro Galilei e Ferdinando Fuga.

Galilei, giunto a Roma nel periodo in cui il papa era Clemente XII Corsini, costruisce la facciata per la Basilica di San Giovanni in Laterano, che quasi un secolo prima era stata rinnovata internamente da Borromini. Si ispirò alla facciata di San Pietro ma con un rapporto diverso fra larghezza e altezza imprimento robustezza alla composizione grazie all'alternarsi della luce sulle sporgenze e inoltre conferisce imponenza all'unico ordine architettonico (ordine gigante ispirato a Michelangelo).


L'opera più importante di Fuga è invece la facciata della basilica di Santa Maria Maggiore, dove realizza un portico e una loggia per le benedizioni, inoltre conferisce leggerezza alla fronte grazie alla prevalenza dei vuoti mediante un andamento mistilineo e soprattutto con il restringersi del piano superiore che lascia un intervallo fra se e i piani laterali raggiungendo un effetto pittoresco.

Il Fuga inoltre riuscendo ad ottenere un equilibrio fra libertà e norma è considerato uno dei maggiori architetti del settecento romano.


Per quanto riguarda il fatto di costruire una reggia e di costruirle intorno una nuova città come a Versaille, fu un idea concepita dal nuovo re di Napoli e Sicilia, Carlo VII di Borbone. L'incarico per la progettazione e la realizzazione della nuova reggia di Caserta viene affidato a Luigi Vanvitelli che fa un progetto grandioso che comprendeva oltre al palazzo la sistemazione del piazzale antistante, il vasto parco, la città e l'acquedotto.

Il palazzo ha forma rettangolare ed è costituito da quattro corpi ortogonali e da quattro bracci interni a croce.

La facciata posteriore è più variata di quella anteriore perché è mossa da semipilastri che dividono le numerose finestre .

La fronte esterna ha un andamento uniforme la cui monotonia è spezzata solo da lievi sporgenze.

L'edificio non è fatto per essere visto isolatamente ma per essere percepito nel complesso scenografico. Questa scenografia muta in base alla posizione dello spettatore e può essere ammirato anche all'interno dove nella galleria le ombre si alternano alle luci degli archi aperti sui cortili fino a giungere al vestibolo principale che è il vero nucleo della piazza , è il punto di incontro di varie direttrici che costituiscono spazi divergenti (tipici delle scene teatrali); è la parte più geniale e creativa , quella che esprime al meglio l'indirizzo artistico vinvitelliano.

Il parco è il complemento essenziale del palazzo, creato unitariamente ad esso.

Il piazzale antistante, realizzato solo in parte, doveva avere una forma ellettica, si è pensato che si avesse un riferimento all'idea berniniana di piazza san Pietro, ma la concezione dei due artisti è diversa.

In Bernini: l'ellisse determina una spinta dinamica trasversale, e il collegamento alla fronte della chiesa tramite due corpi rettilinei divergenti crea l'avvicinamento della chiesa e l'impianto prospettico è previsto da due punti di vista laterali,

in Vanvitelli invece, il distacco fra l'ellisse e il palazzo è limitato, i due corpi di raccordo sono paralleli e l'impianto prospettico prevede un unico punto di vista, quello centrale, in relazione al viale di accesso con il punto di fuga che si trova nel portone principale.

La concezione berniniana è barocca, invece quella del Vanvitelli è classica.










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