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LA VENERE DEI MEDICI - IL MITO

storia dell arte



La Venere dei Medici



v   Il Mito


Afrodite è la divinità greca dell'amore, inteso anche come attrazione delle varie parti dell'universo tra loro per conservare e procreare; simboleggia l'istinto naturale di generazione e di fecondazione.



I Greci connettevano il nome di Afrodite con la spuma del mare (afròs), dalla quale ritenevano che fosse nata; diffusosi il suo culto in Occidente, prima ad Erice in Sicilia e poi fino a Roma, la dea venne onorata col nome di Venere (da venus, venustas = bellezza).

Nella Teogonia di Esiodo si narra come Afrodite, nata dal mare in una serena giornata di primavera, venne portata dagli Zefiri prima a Citera, da dove su una conchiglia fu trasferita a Pafo nell'isola di Cipro

La stagione e il luogo sono rispettivamente la primavera ed  il mare.

La prima ha dato il via al ciclo della vita sulla terra,dal Caos primigenio le nascenti forme di vita trovarono la loro sede naturale nel mare ed ecco congiunti la primavera e il mare per generare Afrodite.


v   La Tribuna


La tribuna è una sala a pianta ottagonale che si erge circa a metà del primo corridoio della Galleria;fu costruita nel 1584 da Bernardo Buontalenti su incarico del granduca Francesco I de' Medici, che qui desiderava collocare le opere d'arte più prestigiose della collezione di famiglia.

In tal senso la Tribuna è oggi considerata il prototipo per eccellenza del museo, nucleo iniziale della Galleria stessa che,riempita progressivamente di sculture e dipinti e visitabile su richiesta già nel Seicento, rese gli Uffizi il primo museo nella storia d'Europa.

Concepita come un grande scrigno prezioso la sala si configura anche come un ambiente altamente simbolico, ove ogni elemento, architettonico e decorativo, allude a concetti cosmici o a rimandi filosofici: ai quattro elementi dell'universo - aria, acqua, fuoco e terra - si riferiscono per esempio la 'rosa dei venti' della lanterna centrale, la madreperla delle conchiglie che rivestono il soffitto e il tamburo, il tessuto rosso alle pareti, i marmi della pavimentazione.

Fin dal XVII secolo la Tribuna fu meta di visitatori illustri e intorno al 1770 la Regina d'Inghilterra inviò il pittore Johann Zoffany a Firenze per ritrarre la celebre raccolta di dipinti e sculture antiche che i granduchi conservavano nella sala.   Ancora oggi nella Tribuna sono esposti non solo capolavori della pittura fiorentina del Cinquecento, ma anche esemplari tra i più importanti della collezione di statue e opere eseguite dalla manifattura granducale rtatx dell'Opificio delle Pietre Dure appositamente per questa sala, quali il sontuoso stipo in ebano e il tavolo dal piano ottagonale eseguito tra il 1633 e il 1649.

v   Commento alla Venere dei Medici



La Venere dei Medici è una scultura originale del periodo tardo ellenistico (fine del I secolo a.C),giunta alla galleria degli Uffizi dalla Villa Medici di Roma nel 1677,rappresentante la dea in una circostanza molto intima:il bagno.

La statua ritrae Venere,che,come è semplice dedurre,è stata colta d'improvviso durante un bagno.



Essa accenna a coprirsi il seno ed il pube schivando i possibili sguardi girando il volto ed abbassando lievemente lo sguardo:è proprio il pudore dato dalla sua inconsapevole innocenza a rendere alla scultura una piacevole sfumatura sensuale.

La dea è priva di malizia e pare dolce nei gesti,è graziosa e le sue morbide forme rientrano perfettamente nei canoni di bellezza del tempo in cui  la scultura è stata scolpita(la bellezza idealizzata dai greci nel periodo Classico non è puramente estetica,ma è tale da comprendere molteplici componenti fra cui spiccano la potenzialità della Mente e la Grazia nei modi).

Il delfino a cui la gamba destra della dea è poggiata ed i tre amorini aiutano a collocare mitologicamente il soggetto della scultura che indubbiamente può essere riconosciuta come Afrodite.

Sul basamento della statua c'è un iscrizione in greco antico che attribuisce la scultura ad un ateniese,Clemone,figlio di Apollodoro.



v   Riferimenti ad altre Opere


La Venere Cnidia , La Venere di Milo e La Venere Italica


 


1- Museo Pio Clementino,copia romana in marmo,città del Vaticano.

2- Museo del Louvre,marmo IV secolo a.C,Parigi.

3- Antonio CanovaGalleria Palatina di Palazzo Pitti,Firenze.

La statua di Prassitele è il primo nudo femminile dell'arte greca. In seguito il nudo femminile ebbe nell'arte ellenistica una presenza non secondaria (si pensi alla famosissima Venere di Milo2 conservata al Louvre), ma al momento era una novità assoluta. In questo caso Prassitele coglie Venere nell'atto di uscire dall'acqua raccogliendo un panno per asciugarsi collocato su un'anfora. La posizione in cui colloca la figura è ancora quella policletea a chiasmo, ma con una evidente accentuazione della posizione ad S del corpo, così da accentuare la femminilità della figura. Così come molto femminile è anche il gesto della mano destra di coprire parzialmente il pube.

In questa figura femminile, come nelle altre che egli produce, si avverte una distanza notevole dalla concezione estetica del primo classicismo. Non vi è più la ricerca di un'arte dai contenuti mitici o epici, ma dai contenuti più intimistici e quotidiani. Un'arte che esprime meno forza, ma più concentrazione interiore in gesti e atteggiamenti quotidiani. Non vi è più la pregnanza di una storia ma la ricerca di un attimo fuggente di natura più umana che eroica. Questo passaggio, più poetico che stilistico, sarà di grande influenza per l'arte ellenistica successiva.






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