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INGRES

storia dell arte



INGRES


Allievo di David (1797). 1801 vince i Prix de Rome. A Parigi eseguì ritratti e ottenne commissioni ufficiali. Tornò a Roma per dirigere l'Accademia di Francia, esercitando un'autorità nel sostenere i suoi dogmi classici, il suo gusto esclusivo per il disegno, che proclamò superiore al colore e alla pennellata ( fu un disegnatore prodigioso dal segno grafico fine e preciso ) e infine la sua ammirazione per gli antichi e per Raffaello.

La tradizione critica o 848g64i ttocentesca ,che opponeva polemicamente Ingres, simbolo del classicismo, a Delacroix, ebbe un peso nella valutazione delle opere, che sono state sottoposte ad una revisione critica solo nel 1967. Definire l'arte di Ingres con la formula di arte classica "senza tempo" impedisce di comprenderne la vera natura della sua ricerca di forma perfetta, da risolversi soprattutto nella linea più che nella composizione spaziale e nel colore. Il vero filo conduttore per la comprensione della sua pittura sono i suoi innumerevoli disegni, che dimostrano come Ingres, con una libertà che va ben oltre l'esperienza neoclassica, abbia attinto per tutta la vita dall'arcaismo greco, dall'arte ellenistica bizantina, gotica, da Raffaello. Con un senso eclettico del tutto differente dai romantici, perché ha come fine la creazione di una forma perfettamente conchiusa in sé. Ingres riunisce le sue diversissime fonti in una singola opera, ottenendo la sintesi attraverso la linea curva, il contorno che è un puro arabesco, con deformazioni di incredibile equilibrio. Non si chiude in una rievocazione archeologica di un'arte passata, ma partecipa pienamente ai miti letterari della sua epoca.

Secondo RADIUS: il mondo di Ingres è profano, dissacrato, alienato dalla religione. Nella fede non vede che un mito. Lo sforzo di Ingres è fermare l'insidiosa evoluzione dei tempi, chiudere il ricco elemento profano entro una linea di superiore decoro. Conferire al terrestre lo splendore del divino. Siamo di fronte ad uno dei maggiori tentativi di consacrare il profano. Non solo di moderare ma di bloccare il movimento, affinché il disordine temuto ceda all'ordine.




MADEMOISELLE RIVIERE: fa parte di tre ritratti commissionati da un alto funzionario statale,  Philbert. E' quello che fu tacciato di goticismo al Salon, suscitando il risentimento dell'autore che però ammetteva qualche pecca. I tratti della modella morta quindicenne l'anno stesso del dipinto, sono senza dubbio stilizzati sino a conferirle una sensualità ambigua. Compare sullo sfondo un nitido paesaggio; la soffice pelliccia forma con le sue lente volute un arabesco che dà alla figura un perfetto equilibrio.

GIOVE E TETI:  ripresa dal primo canto dell'Iliade; giudicato negativo per la posa forzata di Teti.

SOGNO DI OSSIAN: i poemi gallici raccolti da Pherson suscitarono un'enorme impressione nell'ambito preromantico. Qui Ossian vede in sogno il figlio Oscar (con l'elmo alato) e l'amante Malvina e altri eroi della saga.

ODALISCA: giudizi negativi per la presunta debolezza del disegno, la monotonia cromatica e per le forzature anatomiche: errori riconosciuti come volontari.necessari alla preziosa fluenza dello schema compositivo. La vera sostanza orientale non dipende dagli accessori turchi, bensì dalla resa pittorica, impostata su zone di colore piatte, anticipanti la scoperta dell'arte giapponese.

APOTEOSI DI OMERO: le parole in latino e greco  vennero dettate da un archeologo. Lo schema generalesi enuclea sulla figura di Omero, assiso su un alto basamento, dinanzi al tempio a lui intitolato, con la Vittoria che lo incorona. Su un gradino siedono le personificazioni dell'Iliade e dell'Odissea; al lato vari artisti, condottieri d'ogni tempo rendono omaggio al vate (forse con l'intento di identificarsi con l'eroe celebrato).Scelta personale dei 42 personaggi. Iliade con la spada che ricorda la guerra di Troia, l'Odissea col remo allusivo ai viaggi di Ulisse. Osservata con rigore l'esattezza archeologica e storica. I personaggi sono ricercati su effigi vere o presunte, da cui consegue una certa inerzia nei visi. Vi si scorse un vero manifesto anti-romantico.

BERTIN: l'effigiato è un uomo d'affari. Al Salon l'opera fu definita ridicola per la posa. Ma è alla posa che si deve buona parte della suggestione esercitata per quanto implica di massiccio: i critici indicano una straordinaria penetrazione psicologica (resa puntigliosissima dai particolari).Il quadro relega tutta la figura nella metà inferiore, lasciando spazio alla parete di fondo, quasi astratta: accresce il peso del corpo raffigurato) .





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