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NICOLO' PAGANINI - Biografia, Paganini non replica

storia













Nicolò Paganini (Genova 27 ottobre - Nizza 27 maggio ) fu un violinista e compositore. Continuatore della scuola italiana di Pietro Antonio Locatelli e di Gaetano Pugnani, è considerato uno fra i maggiori violinisti dell'Ottocento, sia per la padronanza dello strumento, sia per le innovazioni apportate in particolare allo staccato e al pizzicato.




Biografia

La sua attività di compositore fu legata a quella di esecutore, in quanto trovava innaturale eseguire musiche sulle quali non aveva un completo controllo. Per il suo talento di violinista, fu chiamato il violino del Diavolo. Ebbe vita movimentata e sregolata nella quale, oltre ai 600 concerti che tenne con grande successo in tutta Europa, ebbero molto peso anche le sue avventure amorose e la sua pas 727e42h sione per il gioco d'azzardo. I suoi capolavori sono i pezzi per solo violino, ed in particolare i 24 Capricci ( ), anche se compose numerosi brani per chitarra.

Nato a Genova da una famiglia originaria di Carro (SP), il padre Antonio, faceva imballaggi al porto ed era appassionato di musica. Con la madre Teresa, abitavano in Vico Fosse del Colle, al Passo della Gatta Mora, un ''carugio'' nel centro della Genova povera. A 4 anni il piccolo Nicolò si ammalò di morbillo, cadendo in catalessi tanto che credendolo morto, lo avevano già deposto nella bara ma la madre si accorse di un impercettibile respiro che gli salvò la vita.

Fin dalla più giovane età, Niccolò apprese dal padre a furia di botte e costrizioni, le prime nozioni di musica sul mandolino e in seguito fu indirizzato dal padre allo studio del violino, in quanto i suoi due maestri furono di scarso valore e non ricevette che una trentina di lezioni di composizione da Gaspare Ghiretti.

Il padre lo condusse. a Parma nel 1796, all'età di 14 anni. Qui arriva a studiare fino a 10-12 ore al giorno su un violino costruito dal Guarneri, regalato da un ammiratore di Parma. Dopo , a 15 anni , diede dei concerti nell'Italia Settentrionale e in Toscana. Raggiunta una portentosa abilità, andò di nuovo in Toscana, ove ottenne le più clamorose accoglienze. Nel 1801, all'età di 19 anni, interruppe la propria attività di concertista, forse per amore di una ricca signora e si dedicò all'agricoltura e allo studio della chitarra e compose numerose sonate per chitarra a sei corde

Dal 1804 al 1809 visse in Toscana prima come maestro di cappella a Lucca, e poi al seguito della principessa Elisa Baciocchi. Nel 1810 riprese intensamente l'attività concertistica. Contemporaneamente vedevano la luce alcune sue opere, come i Capricci per violino solo editi da Ricordi nel '20.

A Milano, dove era particolarmente amato, nel 1813, a 31 anni, il 29 Ottobre, al teatro Carcano, i critici lo acclamarono primo violinista al mondo. Qui nel giro di diversi anni diede 37 concerti, in parte alla Scala e in parte al Carcano. Nel Marzo 1816 trionfò nella sfida lanciatagli da Ch. Lafont e due anni dopo ripetè il trionfo in confronto con C. Lipinski. Strinse amicizia con Rossini. Nel 1817, a 35 anni suonò a Roma.

Il segna l'inizio dei sintomi più eclatanti di una malattia polmonare all'epoca non diagnosticata : una gomma luetica laringea, dagli sforzi della tosse non poteva più parlare e diventò completamente afono. Gli faceva da interprete il figlioletto Achille di 15 anni, che si era abituato a leggergli le parole sulle labbra e quando anche questo non fu più possibile, si mise a scrivere bigliettini che sono rimasti.

Compose anche dal 1817 al sei concerti per violino ed orchestra (famosissimo il finale del secondo detto La Campanella); ritornato a Genova nel iniziò la compostizione dei famosi Capricci per violino e nel , una sonata per la grande viola variazioni su temi di Süssmayr e Rossini, serenate, notturni, tarantelle.

Invece andò al Sud, a Palermo, dove nel 1825, vide la luce Achille, il figlio avuto con una cantante del coro, Antonia Bianchi. Paganini volle così bene a questo figlio illegittimo che per averlo dovette acquistarlo per 2000 scudi dalla madre e poi farlo riconoscere, manipolando le sue conoscenze altolocate.

Nel 1828 finalmente andò a Vienna, dove le lodi ai suoi concerti furono unanimi. L'Imperatore Francesco I lo nominò suo virtuoso di camera. Dopo aver dato 20 concerti a Vienna, si recò a Praga dove sorsero aspre discussioni sul suo valore.

Trasferitosi a Parigi nel '37, dopo aver tenuto gli ultimi concerti a Torino, trascorse tristemente il periodo finale della sua vita fra Marsiglia, Genova e Nizza dove si spense , al termine di lunghe sofferenze, il 27 maggio

Paganini non replica


Come è nato questo detto popolare? Ha avuto origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando un importante personaggio, dopo aver assistito ad un concerto di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere un brano.

Paganini, che amava improvvisare molto di quello che suonava e alcune volte si lesionava i polpastrelli, gli fece rispondere "Paganini non replica".Per questo motivo gli fu tolto il permesso di eseguire un terzo concerto in programma. In seguito a questo annullò i concerti che doveva ancora tenere a Vercelli ed Alessandria. In due lettere inviate all'amico avvocato Germi scrisse: "La mia costellazione in questo cielo è contraria. Per non aver potuto replicare a richiesta le variazioni della seconda Accademia, il Sig. Governatore ha creduto bene sospendermi la terza..." (il 25 febbraio ) e poi "In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire" (l' 11 marzo dello stesso anno).

Ma si contraddisse nel 1836 quando tornò a suonare proprio a Torino per ringraziare Carlo Alberto per la concessione di legittimazione del figlio Achille.

Da allora la vulgata "Paganini non replica" viene usata per rifiutarsi di ripetere un gesto o una frase.


Le vicende delle opere di Paganini

 

prospetto del violino di Paganini

I 24 Capricci

I 24 Capricci di Paganini sono la somma dell'arte, il condensato della sua eccelsa bravura, una scuola di tecnica violinistica che forse il Maestro voleva usare come base, per fondare un insegnamento quando si accorse che non potendo più suonare, non aveva più reddito e pensando alla morte, forse pensava di lasciare finalmente i suoi segreti a degli allievi promettenti. Qui si trovano codificate tutte le sue acquisizioni da funambolo del violino ma sono talmente eccelse che ascoltandole, una persona che non conosce il violino, non si rende conto delle posizioni che le mani devono assumere per fare certi suoni e tutto scorre via tranquillo e liscio, dando un impressione sonora gradevole e una musicalità orecchiabile anche ad un profano.

Cantabile in re maggiore per violino e pianoforte

A restituirci esemplarmente l'immagine antivirtuosistica, quasi ignota di Paganini, ecco questa breve e gradevolissima pagina. Le opere da camera di Paganini, pur essendo considerate "minori" e presentando, in effetti, sbalzi nel livello qualitativo, sono interessanti dal punto di vista storico in quanto si inseriscono in un filone completamente diverso da quello che gli ha procurato fama tra i contemporanei. Sono lavori caratteristici di un gusto più corrente e tradizionale, ma che tratteggia la storia dell'800 strumentale italiano, pressoché impermeabile al pensiero tedesco e alle sue implicazioni filosofiche. Il "Cantabile in re maggiore" è un lavoro semplice nella sua struttura tripartita, ma notevole per l'intensità della linea melodica affidata all'arco, spontanea e sentimentale. Di qui il suo successo popolare. E' stato pubblicato, come molte altre opere di Paganini, nel '900, precisamente nel 1922, dalla Universal di Vienna. Non se ne conosce la data di composizione.


Sonata concertata in la maggiore per chitarra e violino

Quest'unico esempio paganiniano di Sonata concertata risale alla fine del 1803. Se spesso l'estrosità del maestro genovese trova soluzioni discutibili, talora, questa appare invece una composizione ben riuscita sotto tutti gli aspetti. Predomina un tono cordiale, salottiero ma non vacuo.

I 2 strumenti dialogano con piacevolissima spontaneità, senza alcuna spavalda forzatura tecnica. I tempi sono: "Allegro spiritoso", "Adagio assai espressivo" e "Rondeau: Allegretto con brio, scherzando".


Quartetto in la maggiore n. 14 per violino, viola, chitarra, violoncello

Penultimo di una serie avviata nel 1813, il Quartetto in la maggiore risale all'inizio del 1820. Qualche mese più tardi Paganini avrebbe abbandonato definitivamente questo genere, dedicandosi quasi completamente all'attività di strumentista.

Come tutte le sue pagine da camera è un'opera non molto nota e scarsamente eseguita nei concerti, a causa della singolarità dell'organico e della grande difficoltà della parte violinistica, che è l'unica di risalto solistico. Il lavoro però sfata il luogo comune che vuole la produzione da camera italiana del primo '800 di scarso interesse e personalità.

Vi compare infatti una vena compositiva che si impone per la sua indipendenza stilistica, per nulla influenzata dai modelli tedeschi. Per il ruolo predominante del violino questo lavoro potrebbe quasi intendersi come un piccolo Concerto.

Manca però l'intenzione drammatica che invece si stempera nella ricercata piacevolezza salottiera, nelle volute melodiche sovente sostenute da una felice ispirazione. I tempi sono: "Allegro maestoso", "Minuetto Scherzo: Affettuoso", "Largo con sentimento" e "Finale: Allegro vivace", che ha la fisionomia di un moto perpetuo, dove compare il tipico, spiritato virtuosismo paganiniano.




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