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Dal
punto di vista militare le vicende inerenti alla seconda guerra di indipendenza
si concludono nel 1859-60 con l'armistizio di Villafranca e la pace di Zurigo,ma
non bisogna trascurare il contributo che Garibaldi
e i volontari arruolati nei cosiddetti "cacciatori
delle Alpi" dettero a buon esito della guerra stessa perché liberarono una
buona porzione della Lombardia,ovvero il territorio che corrisponde alle
province di Varese e di Como. Questo intervento di Garibaldi,ma soprattutto la
cosiddetta I 919d31j MPRESA DEI MILLE ci danno un ulteriore prova di come il processo
risorgimentale italiano per quanto abbia preso una piega
moderata,diplomatico-militare rappresentata da Cavour che indubbiamente con la sua
diplomazia,con il suo atteggiamento anche a livello internazionale che aveva
conseguito notevole prestigio,non è la sola. A concorrere alla realizzazione
del regno d'Italia vi sarà anche la componente rivoluzionaria-popolare che è
rappresentata da Garibaldi;anche lui aveva già al tempo una fama internazionale
(non a caso fu rinominato "l'eroe dei due mondi" infatti aveva già partecipato
affianco ai rivoltosi sudamericani al tempo delle rivolte contro Spagna e
Portogallo,a queste imprese,e si era distinto per il suo eroismo) ,di
condottiero pressoché irraggiungibile,coraggioso,altruista,disinteressato,non
era un mercenario che combatteva per ottenere dei guadagni:combatteva per
quello che lui riteneva un ideale nel quale credeva. Per cui,anche in Italia -oltretutto
Garibaldi si era distinto nella difesa di Roma,al tempo della Repubblica
Romana,e quindi aveva già acquisito una fama di condottiero molto valido-.
Sempre nel 1860 nel regno delle Due Sicilie,e in particolar modo in quella che
era la capitale,Palermo,scoppio un moto insurrezionale antiborbonico di
ispirazione repubblicana-mazziniana guidata da Riso,Rosolino Pilo e Crispi. Il moto insurrezionale fu in gran
parte represso dai borbonici ma non del tutto annullato,tant'è vero che una
piccola ma ancora vitale componente,quella guidata da Rosolino Pilo,continuava
a resistere. Fu proprio Crispi,sapendo ugualmente le condizioni politiche di
Garibaldi,( anche lui mazziniano soprattutto repubblicano) che chiese allo
stesso Garibaldi aiuto e ovviamente Garibaldi acconsentì. Riuscì ad acquistare
due imbarcazioni,e da un porto vicino Genova (Quarto di Genova) ai primi di
maggio,tra il 5 e il 6 maggio '60, si imbarco con poco più di mille uomini - da
qui,"impresa dei mille" -. Sbarcarono prima in un porto della Toscana,Telamone
perché in quel tempo questo porto era una sorta di crocevia di traffici di armi,con
Una
volta rivolto ai Siciliani questo proclama a Salemi,iniziarono le vere e
proprie battaglie con i Borbonici,tutte vinte dai Garibaldini che però subirono
numerose perdite; però affianco del gruppo originario si unirono tanti volontari
siciliani contrari alla dominazione borbonica che ingrossarono le fila dei
garibaldini per cercare di liberarsi della dominazione straniera -e quindi
l'esercito fu molto più numeroso dei mille che erano in partenza-. Ciò spiega
le vittorie,ottenute a CALACAFINI,PALERMO,e
MILAZZO quindi praticamente dalla parte più occidentale della
Sicilia,si va verso lo stretto. Dopo la vittoria di Milazzo,non ha particolari
ostacoli nella sua marcia,fino a Napoli dove giunge i primi di settembre
La tesi monarchica,voluta dal re,era che la dicitura dovesse essere " Vittorio Emanuele II per grazia di Dio re d'Italia" : significava che questo regno era nato per esclusivo intervento della casa Savoia di cui Vittorio Emanuele era il rappresentante al momento,senza prerogative o volontà popolare.
Gli esponenti più radicali,più rivoluzionari,più repubblicani del Parlamento pretendevano che la formula fosse "Vittorio Emanuele I re d'Italia per volontà della nazione" : quello che una volta era Vittorio Emanuele II ,era riferito al regno di Sardegna,mentre iniziando un nuovo stato ,lui sarebbe stato il primo re di questo nuovo stato, e per volontà della nazione non per le sue prerogative di casa Savoia ma in quanto il parlamento l'aveva nominato.
Queste due ipotesi non andavano bene ,la prima ai repubblicani,la seconda alla monarchia, si cercò una terza formula che è quella poi adottata: " Vittorio Emanuele II,per grazia di Dio e volontà della nazione,re d'Italia ". In tal modo Vittorio Emanuele II potava continuare a considerarsi l'erede di un casato che aveva comunque contribuito alla realizzazione dell'unità d'Italia,però aveva dovuto subire la clausola della volontà della nazione,rappresentata dal voto parlamentare.
Però
c'è un altro problema da risolvere: Roma. Il parlamento all'unanimità votò un
ordine del giorno che si chiama " ORDINE DEL GIORNO BONCOMPAGNI " perché fu il
primo firmatario,i quale stabiliva che la capitale del regno doveva essere
ROMA,anche se sapendo qual era la situazione politica del momento,scelsero come
prima capitale Torino,anche perché Cavour era consapevole che il problema di
Roma capitale era risolvibile solo con la diplomazia: non poteva invadere lo
stato della Chiesa ,perché si sarebbe inimicata
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