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I GEROGLIFICI
il Corso per capirli . . .
La presente guida non ha lo scopo
né tantomeno la presunzione di voler insegnare i geroglifici . Nel merito
esprimo delle riserve per quelle guide cosiddette brevi che pretenderebbero di
far apprendere una lingua in 48 ore o poco più, con il risultato quasi sempre
scontato di ingenerare nel lettore confusione e basta . Queste perplessità
risultano poi sensibilmente accentuate allorché l'oggetto di studio è
l'egiziano antico, una lingua morta da millenni e che al giorno d'oggi è
divenuta impronunciabile per la totale assenza delle vocali nella scrittura .
Un egittologo se volesse idealmente dialogare con un contemporaneo di Sinuhè
potrebbe infatti riuscirvi solo per iscritto . Tutte le lingue del mondo
occidentale, siano esse espresse con caratteri latini, cirillici o greci, si
basano sul meccanismo dell'alfabeto . L'egiziano antico al contrario è una
lingua composita ove coesistono simboli grafici (i geroglifici) aventi valore
esclusivamente fonetico, di ideogramma od anche collocati al solo scopo di
chiarire il senso delle parole, pertanto simboli muti cioè non oggetto di
pronuncia . Ciascun geroglifico può rappresentare, a seconda dei casi, una delle
classi anzidescritte . La fondamentale e primaria difficoltà che incontrano
tutti coloro che si accostano per la prima volta allo studio di queste
scritture consiste nel riuscire ad identificare in modo corretto la classe di
appartenenza dei geroglifici nel corpo di una frase .
A rendere ancor più complessa tale problematica si tenga presente che la
scrittura può essere letta, a seconda dell'orientamento delle figure
rappresentate nei simboli, da sinistra verso destra, al contrario, in verticale
od anche nel corpo di uno stesso rigo si possono avere talvolta improvvise
inversioni nel senso di lettura . Si aggiunga infine il fatto che gli scribi del
tempo per motivi esclusivamente di estetica, pertanto non rispondenti a precise
regole di grammatica, sovente accorpavano i vari simboli per riempire gli spazi
vuoti con il risultato di ingenerare ulteriore difficoltà di apprendimento da
parte dei principianti . Onde acquisire una accettabile conoscenza di questa
scrittura ( è bene chiarire che non si smette mai di imparare) occorrono tempo,
pazienza, lunghe esercitazioni atte soprattutto a far rendere familiari almeno
i principali simboli (la lista Gardiner ne cataloga 700, i più ricorrenti sono
comunque circa duecento) .
La presente guida, sulla base di quanto premesso, ha il semplice scopo di
ingenerare nel lettore, che per avere questo status è sicuramente un
appassionato dell'antico Egitto, curiosità interesse per questa scrittura
meravigliosa chiamata da taluni nel rinascimento la scrittura degli dei .
Certamente, sotto il profilo estetico, la più bella scrittura mai concepita
dall'uomo . Per questo cercherò di soffermarmi soprattutto su quegli aspetti
particolari ed interessanti che forse non si possono trovare su analoghe guide
sorvolando su molti luoghi comuni di già ampiamente riportati in altre
pubblicazioni .
Pur esistendo al giorno d'oggi buone grammatiche l'opera fondamentale e
certamente la più chiara ed esauriente resta quella del Gardiner ed è proprio a
questa che mi sono rifatto per ciò che concerne gli elementi fondamentali di
apprendimento della lingua . Quanto detto con la remota speranza che alcuni
lettori possano essere indotti, come me anni ed anni addietro, nell'iniziarne
lo studio vero e proprio . L'appendice alla guida è proprio rivolta a questi
irriducibili amanti del bello . In essa troveranno una piccola bibliografia
delle principali opere sia italiane che straniere che trattano la materia
nonché altre brevi notizie e consigli utili per i futuri Champollion del terzo
millennio .
Ultima avvertenza: la traslitterazione tecnica dei vari segni comporta
l'indicazione sovente di segni del tutto particolari che si rendono di
difficile concreta attuazione nel software, quali ad esempio puntini, accenti
circonflessi, lineette ecc . Il lettore pertanto potrebbe trovare alcune piccole
imperfezioni grafiche nella traslitterazione tecnica . Per una corretta lettura
delle stesse se ne consiglia pertanto l'approfondimento su testi più tecnici .
CENNI STORICI Nella sua fase di
evoluzione l'uomo, agli albori della civiltà, avvertì l'esigenza di memorizzare
fatti, circostanze legate alla propria esistenza . Il progresso imponeva
pertanto un meccanismo atto a far conoscere informazioni non più soltanto per
mezzo del linguaggio ma anche attraverso rappresentazioni grafiche . Uno degli
eventi più singolari ed importanti legati al progresso fu certamente la
scoperta della scrittura che consentiva, più e meglio delle parole, di serbare
memoria di fatti, eventi di particolare importanza legati alla propria
esistenza . Il vecchio detto verba volant scripta manent iniziò proprio
con l'avvento della civiltà . Le prime rappresentazioni grafiche si basavano
esclusivamente sul principio degli ideogrammi, cioè simboli grafici aventi lo
scopo di identificare l'oggetto raffigurato nelle stesse .
Con il tempo l'uomo si rese conto però che i soli ideogrammi non erano più
sufficienti a rappresentare in maniera esauriente il significato di una frase
un po' più complessa che non fosse la semplice rappresentazione di un oggetto,
né d'altronde si poteva estendere ad una moltitudine eccessiva di ideogrammi la
rappresentazione grafica di un pensiero elaborato . Vi fu così una seconda
grande svolta nella evoluzione della scrittura che acutamente il Gardiner
chiama la scoperta del rebus o della charade . In sostanza l'uomo escogitò un
sistema di combinazione di più ideogrammi tra loro che, opportunamente
sistemati, riuscivano ad esprimere un significato più complesso e cosa più
importante del tutto estraneo alla rappresentazione grafica degli stessi . Tutto
ciò utilizzando soltanto un limitato numero di ideogrammi .
L'uomo aveva scoperto il valore fonetico dei simboli grafici indipendentemente
dalla rappresentazione che essi davano . Erano i primi passi del meccanismo
dell'alfabeto concretamente attuato dai fenici e poi dai greci e che sta alla
base della loro scrittura e di quelle derivate quali la latina e la cirillica .
Alla luce delle recenti ricerche sopratutto nel campo archeologico le primissime
scritture a noi pervenute sono di origine sumera, la grande civiltà dei
cosiddetti popoli del mare abitanti la zona meridionale dell' alluvio
mesopotamico (3000 - 3500 a . C) . Gli ideogrammi realizzati dai sumeri,
consistenti in simboli molto semplici e direi abbastanza intelligibili, nel corso
dei secoli subirono sensibili modifiche dando così origine ai caratteri
cuneiformi utilizzati dalle popolazioni assiro-babilonesi e iraniche ed usati
per lunghissimo tempo altresì come scrittura nelle relazioni diplomatiche e
commerciali dell'oriente antico .
Molto si è discusso tra gli studiosi se i simboli grafici usati dagli egizi (i
geroglifici) in epoca pre-dinastica possano esser stati una derivazione o meno
della matrice sumerica . E' possibile, anzi probabile, che la grande novità
proveniente dal Grande Mare Meridionale (l'attuale golfo persico) abbia per
così dire contagiato gli egizi dell'epoca ma è indubitabile che la
scrittura pre-dinastica e poi la successiva ha una peculiarità del tutto
particolare e direi profondamente diversa che non trova analoghi riscontri
presso altre antiche popolazioni . In proposito rammento semplicemente che il
sistema di scrittura dei sumeri ma sopratutto la scrittura derivata dei
caratteri cuneiformi si basa fondamentalmente su caratteri aventi valore
sillabico mentre nei geroglifici risultano del tutto assenti le vocali ,
elemento dominante come detto della scrittura cuneiforme .
Anche l'egiziano antico, al pari delle altre scritture, subì queste fasi
evolutive . I simboli aventi valore fonetico dovrebbero essere comparsi in un
periodo di poco anteriore alle epoche dinastiche, ma gli ideogrammi restarono
sempre nella scrittura egizia per millenni e millenni . L'egiziano antico è
pertanto, come accennato nella premessa, un sistema di scrittura composito . La
grande peculiarità dell'egiziano antico, o per essere più precisi dei
geroglifici, che rende unica nella storia dei popoli questo genere di scrittura
consiste nel fatto che in tutto l'arco della sua storia i primigeni simboli
grafici non hanno mai subito pressoché alcuna modifica, al contrario di tutti
gli altri tipi di scrittura che con il passar del tempo hanno subito diverse
trasformazioni finendo per perdere le caratteristiche originarie di
rappresentazione .
I caratteri cuneiformi, ad esempio, non sono altro che degenerazioni di
ideogrammi creati in larga misura, come detto, dai Sumeri . Analogo discorso
vale per i caratteri rappresentati dalla scrittura cinese, fenicia ecc . Anche
in Egitto vi sono state alterazioni grafiche, abbreviazioni ecc . ma tali
modifiche si riscontrano in altri tipi di scrittura che esistettero
parallelamente ai geroglifici e che erano usate nel linguaggio corrente
(caratteri ieratici, demotici ed in ultima analisi il copto misto di caratteri
egizi e sopratutto greci) . I geroglifici restarono tali e quali per millenni e
questo perché essi rappresentavano la scrittura degli dei, della sacralità che
non poteva, né doveva, subire modifiche di ordine estetico .
Questa direi ossessione nella perfezione delle immagini rappresentate ha reso i
geroglifici immagini uniche di scrittura che il Gardiner definisce pictorial
art . La parola geroglifico deriva dal greco hieros (sacro) glipho
(incisione) cioè incisioni sacre ma il vero termine usato dagli egizi
era mdw ncr (parola di dio) . L'egiziano antico nel corso dei millenni ha
naturalmente, come tutte le lingue, subito una continua evoluzione che
generalmente viene così raggruppata: egiziano antico: il linguaggio
usato nelle prime otto dinastie (3180-2240 a . C . circa); il medio egiziano che
differisce di poco dal linguaggio precedente e che abbraccia il periodo che va
dalla IX alla XII dinastia (circa 2240-1990 a . C . ) . E' considerato il linguaggio
classico per antonomasia . Il Tardo egiziano o Neo egiziano che
abbraccia il periodo dal regno di Amenophi IV (XVIII dinastia) sino al 715 a . C .
Si ritiene opportuno segnalare che durante il cosiddetto II periodo intermedio
(XIII-XVII dinastia) e durante la XVIII, sino al regno di Amenophi III
compreso, il Medio egiziano era la lingua ufficiale e letteraria . In
quel periodo la lingua corrente era sensibilmente diversa da quella ufficiale .
Fu la grande rivoluzione amarniana (regno del faraone ribelle Akhenaton) a dare
una sensibile svolta all'uso della lingua corrente che fece il suo ingresso in
tutte le documentazioni ufficiali e pertanto anche nelle iscrizioni
geroglifiche . Al neo egiziano seguì il Demotico (circa 715 a . C . -470 d . C .
), dialetto e sistema di scrittura usati nel linguaggio popolare (dal greco demos
= popolo . Nel secolo scorso veniva anche chiamato encoriale dal
greco nativo, termine oramai caduto in disuso) . Infine, ultimo anello di
questa lunga catena plurimillenaria, la lingua e la scrittura Copta
(alterazione o meglio abbreviazione della parola greca Aiguptos = Egitto) . Il
copto era la lingua egiziana parlata nei primi secoli dell'era volgare .
Questo linguaggio cadde in disuso all'indomani della conquista araba
dell'Egitto e si estinse del tutto nel XVI secolo scorso . I caratteri sono una
derivazione di quelli greci tranne alcuni , sette per l'esattezza, derivazione
dei geroglifici . Il copto è ancora tuttoggi la scrittura usata nella liturgia
copta-cristiana . Il curioso, come osserva il Gardiner, è che i fedeli al giorno
d'oggi lo leggono nelle funzioni religiose ma non ne capiscono il significato .
Parallelamente ai geroglifici esisteva in epoca pre-cristiana la cosiddetta
scrittura Ieratica ((dal greco hieratikòs = (scrittura)
sacerdotale, perché usata dai sacerdoti)) .
Non era una lingua bensì semplicemente la scrittura corsiva dei geroglifici,
quindi una scrittura che oserei chiamare svelta cioè più funzionale,
indispensabile per la vita di tutti i giorni (un corsivo ancor più esasperato
derivante dallo ieratico era il demotico anzidescritto) . Sin dal IV-V secolo
d . C . i geroglifici divennero indecifrabili, appartenenti oramai ad una lingua
morta . L'ultimo scritto in caratteri geroglifici, ad oggi conosciuto, risale al
394 d . C . , mentre quello in caratteri demotici al 452 d . C . Nessuno si prese cura
di conservarne almeno le sue arcane regole e così per secoli e secoli e sino al
secolo scorso questa scrittura rappresentò semplicemente un rompicapo
misterioso ed affascinante al tempo stesso per tutti, studiosi, letterati
filosofi ecc . Le teorie nel merito furono tante e tutte più o meno variopinte .
Chi sosteneva dovevasi trattare di simboli di esclusivo valore religioso ed
allegorico e pertanto non rientranti nel novero delle scritture vere e proprie,
altri ne intuirono il significato di scrittura ma non riuscirono a scoprirne il
meccanismo corretto di interpretazione . Tra tutti gli studiosi che si
interessarono nei secoli antecedenti all'ottocento a questa problematica la
figura certamente più caratteristica e curiosa fu quella del gesuita Athanasius
Kircher (XVII secolo) . Costui pretese di aver scoperto il segreto per leggere e
tradurre i geroglifici . Per brevità non posso dilungarmi oltre, mi limito
soltanto ad accennare che le teorie di questo gesuita tedesco erano dei tali
voli pindarici ed al tempo stesso grotteschi che meriterebbero esser lette .
Agli inizi dell'ottocento dapprima l'inglese Young ma sopratutto e
fondamentalmente il francese Champollion riuscì nel miracolo della
interpretazione dei geroglifici partendo dalla traduzione della famosa stele di
Rosetta (1) . Fu proprio in quel periodo, all'indomani della missione
napoleonica in Egitto, che nacque una nuova disciplina l'egittologia ed uno dei
grandi padri ne fu l'italiano Giovanni Battista Belzoni .
Note :
L'inglese Young riuscì agli inizi del secolo, esaminando la stele di Rosetta portata a Londra, ad intuire che la scrittura demotica era priva di vocali ed era certamente una derivazione dei geroglifici . Intuì altresì che all'interno dei cartigli vi erano i nomi dei sovrani . Champollion ottenne una rappresent 757f59h azione grafica della famosa stele . Inizialmente egli ritenne in modo erroneo che i geroglifici avevano esclusivamente valore di ideogramma e non fonetico (particolare invece che fu intuito dallo Young) . Mentre lo Young non andò oltre queste intuizioni lo Champollion ebbe la genialità di concretizzarle riuscendo a tradurre in modo valido ed esauriente i geroglifici . Malgrado ciò io ritengo che le ricerche condotte dallo Young siano state messe troppo in ombra dalla scoperta dello Champollion, sopratutto tenendo conto che quest'ultimo potrebbe aver avuto l'intuizione, o meglio la correzione della interpretazione errata, recependo gli studi dello Young .
CARATTERI
FONDAMENTALI La presente guida
si basa sul sistema di scrittura appartenente al cosiddetto periodo classico e
cioè l'egiziano medio .
Preliminarmente si reputa opportuno sottolineare che il meccanismo
dell'alfabeto ideato, come in precedenza accennato, dai fenici fu da costoro a
loro volta attinto dagli egizi .
La creazione dell'alfabeto da parte dei fenici derivò dalla necessità contingente
di poter esprimere la propria lingua senza la necessità di dover far ricorso ai
caratteri cuneiformi assiro-babilonesi (lingua ufficiale del tempo, scrittura
complessa e che mal si adattava ai dialetti semiti occidentali) . I fenici
presero a modello alcuni caratteri geroglifici, modificandone in parte
l'aspetto esteriore ed attribuendo agli stessi un valore esclusivamente
fonetico .
Per quanto detto si può senza altro affermare che furono gli egizi ad inventare
per primi in assoluto i caratteri dell'alfabeto anche se limitati alle sole
consonanti . Il fatto direi curioso fu che gli egizi pur essendo gli inventori
dell'alfabeto non lo usarono mai, o meglio lo usarono in unione con gli
ideogrammi limitandosi ad indicare con il meccanismo dell'alfabeto soltanto
nomi di personaggi o località straniere . In epoca pre-dinastica o
immediatamente dopo i geroglifici avevano la funzione esclusiva di ideogrammi
(taluni studiosi preferiscono il termine di logogrammi), stavano cioè a
rappresentare esattamente l'immagine in essi contenuta .
Col tempo i medesimi simboli grafici furono altresì impiegati esclusivamente
come valori fonetici . In tal caso l'immagine rappresentata nulla aveva a che
vedere con il significato di ciò che si voleva esprimere . I simboli grafici
aventi questa funzione esclusivamente fonetica vengono chiamati fonogrammi
(parola dal greco fonè = suono) . L'utilizzo dei fonogrammi avvenne molto
lentamente nel tempo . Durante il regno intermedio la percentuale dei fonogrammi
rispetto ai logogrammi puri era di già notevole, nettamente prevalente rispetto
ai primi . In epoca tarda poi il grado di incidenza dei fonogrammi nel corpo
della scrittura fu rilevantissimo .
Tale fenomeno forse dipese anche dall'influenza della lingua alfabetica greca
derivata nella sua struttura dalla fenicia . Un altro aspetto di fondamentale
importanza che si rende necessario chiarire, almeno per sommi capi e ciò prima
di addentrarci negli aspetti strettamente tecnici della presente trattazione, è
il come gli egittologi dell'ottocento siano riusciti a capire o meglio ad
entrare nella chiave di lettura dei geroglifici non conoscendo preliminarmente
né la esatta pronuncia della scrittura egizia, essendo la scrittura priva delle
vocali, né tantomeno (cosa più rilevante) ignorando i corretti termini seppur
ristretti alle sole consonanti legati ai vari segni grafici .
La lingua egizia pur appartenendo al ceppo camitico ha una importante e
basilare affinità con alcune lingue e scritture semitiche occidentali (fenicio,
ebraico ecc . ) e cioè la assenza, come più volte accennato, delle vocali nella
scrittura, al contrario presenti nelle lingue semitico-orientali (babilonese,
assiro, nonché nell'etiope appartenente al ceppo camitico) . L'assenza delle
vocali nella scrittura è una caratteristica che ha ereditato la lingua ebraica
e araba . Questi meccanismi di scrittura ignoravano le vocali perché il suono
corrispondente alle stesse indispensabile per pronunciare la parola dipendeva
dalla collocazione che aveva la parola nel corpo della frase . Una esemplificazione
potrà meglio di qualsiasi esposizione nozionistica chiarire il problema .
Si consideri il termine casa, abitazione . La parola egizia è pr . Le due lettere
p ed r possono dar luogo a diverse chiavi di lettura a seconda della
collocazione delle vocali elementi indispensabili per leggere una parola . Pr si
può pertanto leggere paru, per, apr,epr, epra e così di seguito . Le
combinazioni sono molteplici . Se la parola
pr
risulta
isolata si legge par (da paru), si leggerà per se è seguita da un genitivo e
pra(yyu) nel plurale . Pertanto in base a questi arcani meccanismi grammaticali
i geroglifici prendono anima vocalizzati in modo corretto .
Il perché di questo meccanismo che oggi sembra estremamente complicato dipende
molto dal fatto che in epoche antichissime, agli albori direi della scrittura,
la stessa era riservata a pochissimi, ai colti, i sacerdoti, gli scribi ecc .
Persone naturalmente sapienti che di certo conoscevano tutte le regole per
interpretare e pronunciare in modo corretto la scrittura . Questi principi sono
poi restati nel corso dei millenni avvallati anche dalla concezione di
immobilismo insita nel modo di concepire la vita che avevano in maniera particolare
gli egizi . Chiarito il problema della pronuncia resta l'altro grande problema
della concreta traduzione dei geroglifici .
Rifacendoci all'esempio di prima in virtù di quale regola noi sappiamo che la
parola casa, rappresentata graficamente con quel segno cosiddetto bilittero
anzi esposto, si legge pr ? E qui ci viene incontro in modo estremamente
notevole l'ausilio della lingua e scrittura copta . La scrittura copta, come
accennato nel paragrafo dedicato ai cenni storici, è rappresentata da caratteri
molto simili al greco tranne sette derivanti dalla scrittura geroglifica ( 1 ) .
La scrittura copta, che ricalca il meccanismo alfabetico della scrittura greca,
è provvista delle vocali e pertanto la si legge e pronuncia come il greco o
qualsiasi altra scrittura alfabetica . Se però l'intelaiatura della scrittura
copta è greca, le parole, la lingua è l'antico egiziano parlato durante il
periodo tolemaico e romano (il tardo egiziano) . Pertanto le parole esprimono
termini vocalizzati che usavano gli antichi egizi .
E' bene sottolineare che trattasi della lingua correntemente parlata in epoca
tarda e pertanto certamente non identica all'egiziano del cosiddetto periodo
classico né tantomeno del primo periodo dinastico, ciò nondimeno, tenuto
altresì conto delle scarse modifiche che ha avuto la lingua egiziana nel corso
dei millenni, è ragionevole ritenere in linea di massima attendibili le
espressioni usate nella scrittura copta molto affini all'egiziano classico ( 2
) . Così tornando alla nostra esemplificazione la parola pr è legata al copto
por (pi-omega-ro), o per essere più esatti il termine copto por deriva
dall'antico egizio pr . La parola copta po (pron . ro) corrisponde all'ideogramma
che
significa bocca .
I geroglifici, come accennato in premessa, possono essere letti in svariati
modi e ciò a seconda dell'orientamento assunto dalle figure che essi
rappresentano . Così, ad esempio, se un animale, una persona ecc . voltano lo
sguardo verso sinistra in un rigo orizzontale il senso della lettura va da
sinistra verso destra . Al contrario se l'orientamento delle figure è
indirizzato verso destra . I geroglifici però possono essere letti in senso
verticale dall'alto verso il basso se i vari segni sono messi in verticale (
com'era abitudine in genere nei periodi dell'egiziano antico) e sempre
rispettando, nel caso di raggruppamenti di più segni , l'orientamento delle
figure .
Talvolta in uno stesso rigo si possono avere improvvise variazioni nel senso di
lettura (comportamento chiamato dagli egittologi bustrofèdico dal greco
bustrophedon che significa voltando come i buoi che arano) . Questi particolari
casi si avevano quando nel corpo di una frase venivano indicate divinità,
sovrani, cioè personaggi che imponevano per il loro rango rispetto, come se
fosse un vero e proprio inchino . In genere l'egiziano classico è scritto in
maniera tale da leggersi comunemente da destra verso sinistra come l'arabo . La
presente guida, al pari di qualsiasi altra pubblicazione divulgativa, al fine
di semplificare per i popoli occidentali la lettura esporrà esemplificazioni di
scritti che vanno da sinistra verso destra ed in orizzontale . Altra
caratteristica peculiare dei geroglifici è il fatto che gli scribi, per fini
esclusivamente estetici e non rispondenti a precise regole di grammatica (le
cosiddette metatesi estetiche o grafiche), accorpavano i vari segni al fine di
riempire gli spazi vuoti . Così ad esempio i seguenti quattro segni :
venivano accorpati come segue :
(
3 ) .
Note :
Le sette lettere di derivazione egizia sono: sh, f, kh, h, dj, g, ti (la pronuncia in lettere latine) .
Il copto era suddiviso in vari dialetti a seconda delle varie località dell'Egitto . Il boaritico parlato nella regione del delta è tuttoggi la scrittura ufficiale della chiesa cristiana copta, il saidico parlato nella regione di Tebe, l'Akhmimico parlato nell'alto Egitto (un accento più duro con ogni probabilità quello che maggiormente dovrebbe avvicinarsi all'egiziano antico) . Esistono poi altri dialetti derivati da questi di minore importanza . E' comunque bene risottolineare che la pronuncia che si attribuisce al copto oggi e dagli studiosi e dai fedeli cristiani-copti risulta abbastanza arbitraria e ciò in quanto questa lingua da svariati secoli è di fatto stata soppiantata dall'arabo . Nelle regioni meridionali comunque alcuni dialetti locali risultano ancora un po' in frammisti della cadenza e delle parole del copto .
Sovente si incontrano anche le metatesi onorifiche dovute al fatto che di fronte a nomi di sovrani e/o divinità, queste vengono poste prima del sostantivo .
Esempio: i segni entro il cartiglio indicano il sovrano Tuthankhamun che in grosso modo significa L'immagine vivente di Amun . I primi tre segni in questo caso stanno ad indicare il dio Amun . Questi segni sacri vanno posti sempre innanzi a qualsiasi altra parola indipendentemente da qualsiasi regola di grammatica . |
IDEOGRAMMI Gli ideogrammi (da
taluni chiamati anche pittogrammi) risultano essere di due tipi fondamentali :
Ideogrammi puri aventi la finalità di esprimere l'idea della figura che
rappresenta
Esempio :
ra
(r') = sole
(questo disco rappresenta per lo appunto il disco solare) .
Comunemente gli ideogrammi puri vengono rappresentati con un piccolo segno
verticale al di sotto, per cui rifacendoci alla esemplificazione precedente si
ha
Il lettore vedendo questo simbolo sotto il geroglifico sa che quel geroglifico ha valore in tal caso di ideogramma . Come si vedrà nel prosieguo, trattando dei fonogrammi, la parola sole - giorno può anche essere scritta utilizzando segni aventi valore fonetico uniti al cosiddetto determinativo . Se l'ideogramma rappresenta una parola di genere femminile la lineetta verticale era preceduta dal simbolo femminile
t,
es . la parola deserto
può
essere scritta con l'ideogramma puro h3st (terra montuosa gen . femm . , od
anche terra straniera) .
Come in precedenza accennato gli ideogrammi puri nella scrittura classica del
medio regno ed ancor più nelle epoche successive erano scarsamente usati .
Ideogrammi determinativi
Trattasi di segni che non sono oggetto di pronuncia, non devono esser letti,
essi hanno semplicemente la funzione di chiarire il significato della frase .
Questi segni si riconoscono dagli ideogrammi cosiddetti puri perché non hanno
quei segni particolari indicati in precedenza . Tornando alla esemplificazione
di r' (ra) = sole od anche giorno questa parola può essere rappresentata
con due segni dell'alfabeto ed un segno avente valore di determinativo nel
seguente modo :
ove i primi due simboli a sinistra rappresentano
il primo R (una bocca) ed il secondo una specie di parentesi ( da
pronunciare A chiamata consonante debole rappresentata graficamente da
un braccio . Questi due simboli Ra indicano il sole od anche il giorno,
essendo però due segni aventi valore di fonogramma al fine di evitare possibili
errori di interpretazione gli scribi del tempo aggiungevano un altro segno
tecnicamente chiamato determinativo, rappresentato in questo caso
dall'ideogramma Ra = sole .
La necessità dei determinativi è dettata dal fatto che non esistendo le vocali
nella scrittura (quelle che sembrano a noi vocali sono in realtà le cosiddette
consonanti deboli delle quali si vedrà nel prosieguo della trattazione) le sole
consonanti potrebbero ingenerare confusione nella corretta interpretazione
delle parole . L'aggiunta del determinativo toglie, com'è intuibile, ogni dubbio
sul corretto significato della parola . Gli ideogrammi utilizzati con questa
specifica funzione sono moltissimi, quelli più usati di frequente sono un
centinaio . Qui, a titolo esemplificativo se ne trascrivono alcuni :
Alcuni chiarimenti sulla interpretazione corretta degli ideogrammi
Il primo segno illustrato è
S
= uomo
Questo segno non veniva in genere mai usato come ideogramma puro (in tal caso,
per quanto in precedenza accennato avrebbe avuto il trattino verticale al di
sotto della figura) . Era invece comunemente usato come determinativo a
completamento di parole che indicavano l'uomo, la persona in genere .
Pertanto la parola uomo era così rappresentata :
od anche
Come si vedrà meglio nel successivo paragrafo i segni che precedono la figura
dell'uomo (il primo un chiavistello ed il secondo un drappo di stoffa piegata)
rappresentano la lettera S dell'alfabeto (fonogrammi o fonemi
unilitteri) . Onde evitare errori gli scribi aggiungevano il segno
dell'ideogramma determinativo uomo . Pertanto ogni incertezza nel merito della
corretta interpretazione della parola era fugato .
Altro esempio :
il secondo segno riportato è l'ideogramma donna .
Gli scribi però per indicare la donna usavano comunemente segni aventi valore fonetico completati dal determinativo donna . Così
i primi due segni sono il primo in alto un bilittero
(che raffigura un recipiente, un utero) hm e quello in basso la t gen .
femminile . Si ha pertanto hmt (pron . approssimata hemet) che indica la donna . I
primi due segni, come al solito sono corredati del determinativo donna che
evita, come più volte detto eventuali errori interpretativi .
La donna è altresì indicata con
dove i due segni anteriori indicano il primo in alto un chiavistello S, al di sotto la solita lettera T gen . femm . e a destra il determinativo donna . La parola è st che si legge convenzionalmente set .
FONOGRAMMI I fonogrammi (dal
greco phoné = suono), chiamati talvolta anche fonèmi (dal greco phonein
= produrre un suono) sono quei segni aventi valore di alfabeto, cioè segni con
rappresentazioni grafiche che nulla hanno a che vedere con quanto vogliono
esprimere .
I segni aventi queste caratteristiche vanno letti pertanto pronunciando le
consonanti che ciascun segno intende rappresentare . Poiché questi segni non
contengono il suono delle vocali, né si conosce il corretto suono che esse
avrebbero avuto se lette tre millenni orsono, gli egittologi hanno unito alle
consonanti delle vocali atte a dare un senso, seppur convenzionale, alle varie
parole .
I fonogrammi (gli egittologi di lingua inglese li chiamano sound-signs)
sono di tre tipi fondamentali:
a .
segni unilitteri o chiamati anche alfabetici, cioè
segni che indicano una sola consonante o consonante debole . L'allievo deve
avere assoluta conoscenza di questi segni;
Vai alla Pagina dell'Alfabeto
b .
segni bilitteri . Ciascuno di questi segni evidenzia due
consonanti (sono molto frequenti) . E' bene che l'allievo ne cerchi di imparare
quanti più possibile (almeno una settantina) al fine di ottenere una qualche
familiarità con questo tipo di scritture;
Vai alla Pagina dei Segni Bilitteri
c .
segni trilitteri, dove il segno rappresenta tre consonanti .
Sono segni non molto frequenti .
Vai alla Pagina dei Segni Trilitteri
La celebre lista Gardiner, sacra pietra miliare per tutti gli egittologi di questo secolo, raggruppa circa settecento segni di vario tipo (intendendosi tra questi naturalmente anche quei segni, per quanto in precedenza detto, aventi esclusivo valore di ideogrammi puri e determinativi) . Lista che risulta estremamente valida e soprattutto molto esauriente per la lettura dei geroglifici appartenenti all'epoca classica . Rammento però che i segni in assoluto risulterebbero, sulla base delle recenti scoperte, ammontare a circa settemila . La gran quantità di questi segni appartiene però alle epoche tarde, periodo tolemaico, romano ecc .
SEGNI UNILITTERI - L'ALFABETO
Segno |
Translitt . Tecnica |
Oggetto |
Suono Approx |
Note |
|
|
Avvoltoio Egiziano |
a |
ebr . : aleph, ar . : 'alif |
|
i |
Giunco Fiorito |
y (1) |
ebr . : yodth, ar . : ya |
|
y |
Due Giunchi Fioriti |
y |
vedi Nota 2 |
|
y |
Tratti Obliqui |
y |
vedi Nota 2 |
|
|
Avambraccio Teso |
a gutturale |
ebr . : ayin, ar . : 'ain |
|
w |
Pulcino di Quaglia |
w |
vedi Nota 3 |
|
b |
Piede |
b |
|
|
p |
Sgabello |
p |
|
|
f |
Vipera Cornuta |
f |
|
|
m |
Civetta |
m |
vedi Nota 4 |
|
n |
Acqua (5) |
n |
ebr . : nun opp . lamedh |
|
r |
Bocca |
r |
ebr . : resh |
|
h |
Recinto |
h apirata |
ebr . : he, ar . : ha |
|
h |
Lino Intrecciato |
h |
ar . : ha (6) |
|
h |
Placenta |
kh |
ar . : ha (7) |
|
h |
Ventre di Animale |
kh aspirata |
vedi Nota 8 |
|
s |
Chiavistello |
s |
entrambi lo stesso suono |
|
s |
Panno Ripiegato |
s |
entrambi lo stesso suono |
|
s |
Lago |
sh |
|
|
k |
Colle |
q |
ebr . : qòph, ar . : kàf |
|
K |
Canestro con Manico |
k |
ebr . : kaph, ar . : kàf (9) |
|
g |
Supporto per Giara |
g dura |
|
|
t |
Focaccia |
t |
|
|
t |
Pastoia |
c dolce |
vedi Nota 10 |
|
d |
Mano |
d |
|
|
d |
Serpente |
j (g di gelato) |
vedi Nota 11 |
I segni fondamentali dell'alfabeto sono 24 oltre alcuni che hanno lo stesso suono e pertanto vengono considerati doppioni . Il secondo e sesto segno riportato nell'elenco (rispett . il giunco fiorito e il pulcino di quaglia sono considerate semi-vocali, unitamente al doppio giunco fiorito al segno corrispondente della doppia sbarretta nonché l'avambraccio teso) . L'avvoltoio egiziano (capovaccaio) e la bocca r sono invece per convenzione considerate consonanti deboli . Non debbono pertanto trarre in inganno il lettore che potrebbe confonderle con delle vere e proprie vocali . Va altresì rammentato che alcuni segni monolitteri scaturiscono dal principio dell'acrofonia . Trattasi in sostanza di spezzoni scaturenti da due segni monolitteri ove è rimasto soltanto il primo dei due segni .
Esempio |
Note :
Segno in genere con il suono y (trasl . una i con una piccola parentesi al posto del puntino), talvolta all'inizio della parola va più correttamente letto 3 (trasl . dell'avvoltoio egiziano o capovaccaio) .
Entrambi i segni corrispondenti alla presente nota sono identici nel suono .
Una forma alternativa di questo segno w è data dal segno tardo jeratico
.
Segno alternativo è
(costola
di animale) .
Segno alternativo
(corona
rossa del faraone) .
La trasl . è una h con un puntino . sotto, suono impronunciabile che gli egittologi convenzionalmente indicano h .
La trasl . è una h con una corta ceriglia al di sotto . Il suono dovrebbe corrispondere ad una c molto aspirata alla fiorentina .
Suono pressoché identico al segno precedente . La trasl . presenta una h con una lineetta - al di sotto . In epoche anteriori intercambiata con
(
trasl . s con accento circonflesso) o con il segno della placenta .
Nella scrittura ieratica indicato con
.
Usato talvolta nel medio regno, altrimenti in genere usata la t
.
Trasl . t con trattino - al di sotto .
Trasl . d con trattino - al di sotto . Usato talvolta nel medio regno, altrimenti usato il segno della mano .
sw |
mn |
ìw |
rw |
||
sm |
nb |
nr |
sp |
mw |
3b |
dw |
ms |
nw |
sw |
nì |
s'3 |
Come accennato nella premessa relativa ai fonogrammi i segni bilitteri sono pittogrammi che in determinati casi assumono il significato di lettere consonanti (due) . Così ad esempio il primo simbolo riportato nell'elenco ha per traslitterazione aa ( con una lineetta sulla prima a ) appartenente alle cosiddette consonanti deboli e significa essere grande . Le due lettere potrebbero essere rappresentate dai segni monolitteri o alfabetici ( stricto sensu tale termine risulterebbe improprio perché l'alfabeto contiene anche le vocali )
rispettivamente
< e 3 ma questo avveniva raramente . I segni monolitteri nel corpo delle
parole erano usati in genere soltanto per indicare nomi e località straniere .
Al contrario i segni monolitteri di frequente accompagnavano i segni bilitteri
(ed anche i trilitteri) a completamento della parola . In tal caso i segni
monolitteri o alfabetici prendono il nome di complementi fonetici (da non
confondere con gli ideogrammi determinativi dei quali si è fatto cenno nei
paragrafi precedenti) . Il segno alfabetico di complemento al bilittero è sempre
la seconda consonante di quest'ultimo . Questa circostanza agevola l'allievo il quale
di fronte a segni bilitteri comprende agevolmente che il monolittero successivo
non è altro che il complemento del precedente segno e pertanto non va, al pari
dei determinativi, pronunciato .
Tali lettere avevano il compito di far meglio risaltare la pronuncia della
parola . Così ad esempio
s'3 (campagna fiorita - da cui inondazione del Nilo) generalmente veniva scritta
unione di
un segno bilittero il primo s'3 e uno molittero il secondo 3 . Quest'ultimo però
non va pronunciato perché serve semplicemente da complemento fonetico al primo
pertanto i due segni si leggono sempre s'3 e mai s'33 come si potrebbe essere
indotti a ritenere .
Se ad esempio lo scriba voleva proprio indicare s'33 avrebbe scritto
.
SEGNI TRILITTERI Questi segni sono meno frequenti dei bilitteri . Tra i più usati e direi anche famosi :
nfr |
hpr |
<nh |
sdm |
dbn |
ì3m |
ncr |
h3t |
bit |
hnt |
Quanto detto per i complementi fonetici nel caso dei segni bilitteri vale anche per i trilitteri . Talvolta però questi segni sono corredati della seconda e terza consonante .
Esempio Esempio: il primo segno nfr (buono felice - bello) generalmente è indicato con due complementi fonetici come segue dove il segno grande di sinistra è il trilittero nfr seguito da due complementi fonetici il primo in alto è f ed il secondo r . |
Esempio
dove i due segni di destra sono rispettivamente dall'alto verso il basso la seconda e terza consonante n e h (kh) . |
Dopo aver illustrato i vari segni che caratterizzano la scrittura geroglifica è giunto il momento di dare qualche cenno alla cosiddetta criptografia . Parola derivante dal greco kriptos = nascosto e gramma = scrittura, cioè scrittura nascosta . Esistono infatti alcuni segni a prima vista del tutto incomprensibili . Anche in tal caso ci si trova di fronte a motivi di estetica od anche veri e propri quiz predisposti dagli scribi .
Si prenda ad esempio il
cosiddetto occhio di Horus (1)
wd3t
(lett . wedjat) .
Questo segno scaturisce
dall'unione dei segni
dove l'ultimo risulta segno determinativo .
La traduzione sarebbe occhio indenne ( salvato ) di Horus .
Note :
GRAMMATICA Si riportano qui di
seguito alcune tra le principali caratteristiche della grammatica egizia,
nozioni indispensabili onde poter iniziare a leggere e tradurre qualche frase .
Una delle caratteristiche fondamentali della grammatica egizia è il fatto che
non esiste la punteggiatura . Tutti i vari segni vengono accorpati in
progressione estetica e basta . Né tantomeno esistono le declinazioni . Nella
lingua egizia esistono due generi di nomi : maschili e femminili . Il maschile
termina con qualsiasi lettera mentre il femminile generalmente, tranne alcuni
casi, con
t . La forma neutra usata dagli anglosassoni it - thing in egiziano è espressa
dal genere femminile . Quanto al numero esiste il singolare, plurale e duale
(come nella lingua greca) .
Il duale veniva usato per indicare una coppia con il segno
posto immediatamente dopo il segno che si vuol indicare al duale .
Esempio
: |
Il plurale al contrario, come accennato in altra sede della presente
trattazione, veniva indicato con
.
Esempio
: |
Talvolta la forma plurale la si riportava scrivendo il segno oggetto del
plurale per tre volte di seguito .
Esempio
: |
In proposito rammento che per convenzione, onde poter
pronunciare le parole altrimenti impronunciabili per quanto riportato in altra
sede della presente trattazione, vengono comunemente lette inserendo la e tra
le consonanti (es . :nfr = nefer) . Le semiconsonanti o consonanti deboli vengono
lette come delle vere e proprie vocali a, i, u . Altra caratteristica peculiare
dell'egiziano appartenente al periodo classico è l'assenza dell'articolo . Al
contrario esiste una particolare forma di genitivo inteso ad esprimere dei
rapporti di interdipendenza tra due sostantivi .
Uno è chiamato diretto e praticamente collega due
sostantivi uno reggente ed uno retto (es . : la porta di casa
r-pr
) .
Per quanto in precedenza esposto, si noti nella esemplificazione il primo segno
dal valore di ideogramma puro, infatti in questo specifico caso deve per lo
appunto raffigurare la porta, la bocca della casa . L'altro genitivo cosiddetto
indiretto sta ad indicare l'appartenenza ad un qualcosa . In questi casi
particolari tra i due sostantivi vengono posti dei segni equivalenti ai nostri
del, dello, appartenente a . . . ecc .
Tali segni sono :
n
(sing . masch . )
nt (sing . e plur . femm . )
nw
(plur . masch . ) .
Maggiori chiarimenti verranno forniti concretamente nella parte dedicata alle
esercitazioni . Esisteva altresì una forma dativa espressa dalla preposizione a,
per rappresentata dal segno n .
Esempio
: |
Analizziamo questa frase . I primi due segni sono entrambi consonanti
monolittere (il suono del segno del serpente è una j o g come gelato, il segno
della mano è una d) ed esprimono la voce del verbo dire - parlare, il terzo
segno dell'acqua con sotto le tre lineette indicanti il plurale è il pronome
noi (poteva essere omesso il simbolo del plurale, in tal caso però avrebbe
creato confusione con l'identico segno successivo avente valore di dativo), il
quinto segno dell'acqua ha valore di dativo a, gli ultimi tre segni posti in
verticale indicano il pronome 2a pers . plurale voi (nel dettaglio il segno del
giogo per bestiame C dolce come cena segno unilittero assieme al complemento
fonetico n = segno dell'acqua ed in basso il simbolo dei tre trattini
rappresentanti la voce del plurale) . In sintesi convenzionalmente questa frase
si potrebbe leggere gedenence .
AGGETTIVI Gli aggettivi possono classificarsi come segue: qualificativo, predicativo, dimostrativo, comparativo, possessivo . L'aggettivo qualificativo serve per indicare una qualità posseduta dal sostantivo . E' posto dopo il sostantivo e di questo prende il genere ed il numero .
Esempio |
il primo segno è un monolittero
s con al di sotto
il segno
t gen . femm . ,
il terzo segno
è
l'ideogramma determinativo indicante la donna,
il quarto segno
è il
trilittero nfr , aggettivo che segue il sostantivo,
il quinto segno in alto
è il monolittero r avente qui valore di complemento
fonetico del trilittero (ha preso l'ultima consonante r, avrebbe potuto
prendere prima di questo segno anche la seconda consonante
f ad ulteriore chiarimento della parola),
infine l'ultimo segno è la solita indicazione t indicante il genere femminile .
Da quanto detto si può ben comprendere quanto fosse estremamente precisa la
lingua e la scrittura che non poteva dar adito ad errori o false
interpretazioni .
L'aggettivo predicativo (cioè un predicato del sostantivo) anch'esso precede la
parola oggetto del predicato ed è invariato sia nel genere che nel numero .
Esempio |
Analisi grammaticale della frase :
i primi tre grafemi (i segni unilitteri sono chiamati anche con questo termine)
sono rispettivamente b, ì e n - pronuncia convenzionale bin che significa
cattivo(a), i segni come al solito sono completati dal pittogramma
determinativo del passero - idea di cosa insignificante, mediocre . Il passero è
infatti tra gli uccelli uno dei più piccoli . I due grafemi della stoffa piegata
s e delle due sbarrette oblique - semiconsonante y indicano il pronome sing . di
3a persona femminile = ella, lei . In conclusione la traduzione è: Lei (è)
insignificante .
Talvolta questo aggettivo è accompagnato dal segno esclamatorio
. wy (direi, anche se impropriamente in quanto non esiste punteggiatura,
trattarsi di un vero e proprio punto esclamativo) . Le doppie sbarrette oblique
indicano trattarsi di una forma duale . L'esclamazione infatti raddoppia in un
certo senso l'enfasi .
Le principali forme di aggettivo dimostrativo sono :
pn
= questo;
tn
= questa;
nn
= questi/e;
p3
(questo) ecc .
Esiste anche una forma di aggettivo comparativo espresso dal grafema
r = più di .
Questo segno, al pari della forma dativa , va posto nel corpo della frase
spezzandola in due tronconi, in tal modo evidenzia chiaramente l'elemento di
comparazione . La forma di superlativo era generalmente convertita con una forma
di genitivo (vedere) inserendo nel corpo della frase il grafema n, più volte
esaminato .
Per ciò che concerne gli aggettivi possessivi si rinvia al paragrafo relativo
ai pronomi . In questa sede si accenna semplicemente al fatto che i cosiddetti
pronomi personali suffissi (vedere paragrafo seguente) se seguono un sostantivo
finiscono per identificarsi con gli aggettivi possessivi .
PRONOMI PERSONALI Sono di tre tipi:
pronomi suffissi, pronomi dipendenti, pronomi indipendenti . I primi,
solitamente indicati solo col termine suffissi, devono seguire e pertanto
fungere da suffissi alle parole che li precedono . I segni di traslitterazione
di questi pronomi convenzionalmente recano un puntino .
I suffissi sono :
. ì
= io, me, mio;
. k
= tu;
. t
= tu (gen . femm . );
. f
= egli;
. s
= sing . femm . ella, lei;
. n
= noi;
. tn
= voi;
. sn
= essi .
Inoltre nella forma duale si hanno i seguenti segni:
. ny
= noi due, noi;
. tny
= voi due, voi;
. sny
= loro due, essi .
L'unica forma di verbo essere utilizzata nell'egiziano antico è la copula (al
contrario non esiste come ausiliario) . Per quanto detto iw (= essere) non deve
essere considerato un vero e proprio verbo come siamo abituati noi occidentali
bensì semplicemente come elemento di congiungimento di due termini .
Premesso quanto detto il suffisso talvolta assume la veste di soggetto della
copula
iw come se fosse realmente una normale forma verbale .
Esempio |
ove la copula è espressa dai primi due grafemi . Il terzo con sotto il simbolo
del plurale sta per noi (1a pers . plur . ), la civetta non è determinativo bensì
è la preposizione suo - sua = m . Infine l'ideogramma pr ha valore di ideogramma
puro pertanto ha il trattino al di sotto ed esprime proprio il significato di
casa, il simbolo della vipera cornuta . s è il pronome suffisso di 3a pers .
sing . masch . egli - lui (cioè nella casa di lui) .
Riepilogando l'argomento dedicato ai suffissi la loro funzione risulta
molteplice: se accoppiati ad una forma verbale e basta assumono il valore di
soggetto, se seguono un sostantivo assumono la veste di aggettivi possessivi
(vedasi il paragrafo precedente), infine dopo una preposizione (es . in, con
ecc . ) hanno la funzione di complementi indiretti .
I pronomi dipendenti non possono essere mai collocati come prima parola in una
frase . Le varie forme sono le seguenti:
wì
= io, me;
tu,
te (2a pers . s . masch . );
tn
= tu, te (2a pers . s . femm . );
sw
= egli (3a pers . s . masch . );
sy
= ella, lei (3a pers . s . femm . ), in epoca tarda diventa st anziché sy;
n
= noi;
tn
= voi;
sn
= essi .
Esempio |
Analisi grammaticale :
i primi quattro segni rappresentano il verbo mandare, spedire (il primo
nell'ordine è il grafema h, il secondo il ben noto 3, il terzo il grafema b il
tutto corredato dal solito ideogramma determinativo del quarto segno in alto
(le gambe = camminare ma anche spedire, inviare), il quinto segno in basso è
(trasl . . k) invece il pronome suffisso di 2a pers . sing . maschile tu, infine gli
ultimi due segni rappresentano, come in precedenza esposto, il pronome
dipendente (1a pers . sing . ) io, me . Come si vede questo pronome è sempre in
coda ad una frase .
L'altra classe di pronomi personali è quella dei cosiddetti pronomi
indipendenti aventi la caratteristica di essere, tranne rari casi, collocati
agli inizi di una frase e sovente hanno una funzione di enfasi . Le varie forme
sono:
ìnk
= io ( talvolta è usata anche la forma
);
tu
(2a pers . sing . masch . );
ntk
= tu (2a pers . sing . femm . );
ntf
= egli (3a pers . sing . masch . );
nts
= ella (3a pers . sing . femm . );
oppure
inn
= noi;
nttn
= voi;
ntsn
= essi .
Esempio |
Analisi grammaticale: i primi due segni evidenziano per quanto detto il pronome
indipendente io (ìnk), gli altri tre segni (due grafemi y e t) e il segno della
vipera cornuta (f) esprimono il significato di padre (la trasl . corretta
potrebbe essere anche ìtf), il 6° segno è il solito ideogramma determinativo
che conferma trattarsi di un uomo (padre), l'ultimo segno infine è il pronome
suffisso (2a pers . sing . masch . ) . k (tuo) .
VERBI Preliminarmente
bisogna chiarire che l'assenza delle vocali nelle forme verbali rende
estremamente difficoltoso da parte dell'allievo l'apprendimento delle
coniugazioni . Altra caratteristica peculiare di questo argomento è l'assenza
dei verbi ausiliari essere ed avere, al contrario elementi fondamentali,
basilari delle forme verbali direi di qualsiasi lingua indoeuropea . Gli antichi
egizi se volevano esprimere il senso del possesso invece di utilizzare il verbo
avere (che addirittura non esiste nel dizionario egizio) utilizzavano
espressioni alternative quali ad esempio oggetto suo, oggetto di lui anziché
egli ha un oggetto . Per ciò che concerne il verbo essere esiste solo sotto
forma, come si è visto nei precedenti paragrafi, di copula .
Al pari delle grammatiche latine, che per consuetudine illustrano le
declinazioni con il classico rosa, rosae o lupus, lupi, gli egittologi sogliono
(onde illustrare le varie forme verbali, i tempi ecc . ) coniugare il verbo sdm
sdm
(pron . conv . sejem) = udire, ascoltare (1) .
Per convenzione gli egittologi usano nelle forme verbali lo stesso sistema
usato nelle grammatiche semitiche e cioè considerano indicare il verbo assieme
alla terza persona singolare maschile (il pronome suffisso . f già analizzato in
precedenza e rappresentato dal segno alfabetico della vipera cornuta
) .
Pertanto quando si parla di verbo udire si parla di sejemef cioè sdm .
La forma attiva del presente di questo verbo è :
sdm . ì
= io ascolto;
sdm . k=
tu ascolti (m . );
sdm . t
= tu ascolti (f);
sdm . f=
egli ascolta (m);
sdm . s
= ella ascolta (f):
sdm . n
= noi ascoltiamo;
sdm . tn=
voi ascoltate;
sdm . sn=essi
ascoltano .
La forma passiva la si ottiene inserendo tra il verbo ed il suffisso
=
. tw per cui si ha :
sdm . tw . ì
= io sono ascoltato;
sdm . tw . k
(m) = tu sei ascoltato;
sdm . tw . t
(f) = tu sei ascoltata;
sdm . tw . f
(m) = egli è ascoltato;
sdm . tw . s
(f) = ella è ascoltata;
sdm . tw . n
= noi siamo ascoltati;
sdm . tw . tn
= voi siete ascoltati;
sdm . tw . sn
= essi sono ascoltati .
La forma passata la si ottiene inserendo una
n tra il verbo ed il suffisso( forma tecnicamente chiamata sdm . n . f = sejemenef)
per cui io ascoltai, io ascoltavo diventa
sdm . n . ì (gli ultimi due segni possono naturalmente essere raggruppati) . Quanto
detto vale anche per la forma passiva nel senso che prima del suffisso . tw va
inserito il segno monolittero n per cui la forma io fui ascoltato diventa
sdm . n . tw . ì .
Nella forma futura vanno inseriti tra la forma verbale ed il suffisso i segni
indicanti il futuro hr oppure k3, per cui egli ascolterà sarà rappresentato da
sdm . k3 . f ( pron . all'incirca come sejemkaf od anche sejemkaef = egli ascolterà
) .
Le forme verbali di negazione sono rappresentate dal segno
(D35
della lista Gardiner = ideogramma n rappresentato da due braccia in segno di
diniego od anche nn) . Per cui ad es . io non ascoltavo diventa
n
sdm . n . i . E' appena il caso di accennare che esistono notevoli forme verbali
composte estremamente complesse e sovente di difficile interpretazione anche
agli specialisti . Come si è accennato in altra sede il verbo essere e/o è è
usato esclusivamente come copula ed è rappresentato dai segni
ìw . Una forma verbale composta molto usata è la forma ìw sdm . n . f . La copula che
precede la forma verbale veniva usata per rimarcare in modo particolare una
frase .
Note :
Si ritiene indispensabile fornire alcune delucidazioni sui
due segni (rispettivamente
orecchio di bue o animale in genere e civetta) e ciò al fine di ulteriormente
chiarire le specifiche differenze tra le forme di rappresentazione degli
ideogrammi ed i fonogrammi . L'allievo infatti sovente ha forti difficoltà
nell'inquadrare in modo corretto la natura dei vari segni . In sostanza il primo
segno è ideogramma o segno trilittero? Ha cioè valore di pittogramma,
esprimendo l'udire oppure valore fonetico? Rammento che il primo segno lo si
trova comunemente come ideogramma determinativo (in tal caso impronunciabile e
collocato a corredo di una parola, di una frase che esprima il senso dell'udire
rappresentato dall'ideogramma) . Come prima osservazione, per quanto detto nei
precedenti paragrafi, questo segno non è ideogramma puro altrimenti avrebbe
avuto il trattino al di sotto, elemento di identificazione di questi
pittogrammi . Tantomeno non può avere valore di ideogramma determinativo in
quanto non risulta a sostegno di alcuna parola, il segno della civetta infatti
altro non è che il complemento fonetico dell'ultima consonante della parola
sdm . nel nostro caso il segno è certamente un segno trilittero dato da sdm che
significa per lo appunto udire, sentire . La parola orecchio è rappresentata dai
tre segni alfabetici
(risp . i - d - n) seguita dall'ideogramma determinativo
(sdm
= udire) .
COSTRUZIONE DELLA FRASE Bisogna distinguere
se trattasi di una frase che comprende o meno una forma verbale .
Nel primo caso solitamente la progressione delle parole è la seguente :
verbo - soggetto - complemento oggetto - avverbio o frase avverbiale
(preposizione con sostantivo)
Esempio : i primi tre segni w - b - n rappresentano il verbo sorgere - splendere seguito dal solito ideogramma determinativo del sole (quarto segno), segue il complemento oggetto sole è dato dagli ormai noti segni unilitteri r e ' (ra) con il relativo determinativo del sole, segue la frase avverbiale data dal segno unilittero della civetta che sta per in (trasl . m) ed il sostantivo cielo dato dai segni unilitteri p e t seguiti dall'ideogramma determinativo rappresentante il cielo (1) . |
Se trattasi di frase che non contiene una forma verbale (ad eccezione della
copula iw anzidescritta) si hanno diverse tipologie a seconda del predicato .
Anzitutto se il soggetto è un sostantivo la copula in taluni casi è presente in
altri si sottintende; se il soggetto è un pronome personale viene usato il
suffisso (vedasi il paragrafo relativo ai pronomi personali) preceduto dalla copula .
I casi esaminati sogliono chiamare a predicato avverbiale, cioè frasi
contenenti preposizione e sostantivo .
Se la frase priva della forma verbale contiene un aggettivo viene chiamata a
predicato aggettivale . La costruzione di tale frase risulta identica alle
esemplificazioni descritte nel paragrafo dedicato agli aggettivi . Se vi è un
predicato nominale questo precede il soggetto .
Esempio : I primi
cinque segni (nds) stanno a significare una cosa piccola, insignificante . Nel
nostro caso il cittadino, il borghese in genere è persona non notabile, di
rispetto, pertanto di poco conto . I successivi cinque segni rappresentano il
nome Djedi (DDi) (2), infine gli ultimi quattro segni significano (è ) il suo
nome (rn sta per nome e . f per il suo (egli)) . |
Note :
Il segno indicante il cielo (Q5 della lista Gardiner - gruppo degli arredi domestici e funerari) parla di una scatola, un contenitore in genere . L'allusione al cielo sta nel concetto di un contenitore globale del firmamento, cioè un'immensa scatola celeste .
Il segno
.
Il presente ideogramma (rotolo di papiro inserito nella sezione arti e mestieri
Y1 della lista Gardiner) assume vari significati quali libro, parola, scritto
ecc . Nel nostro caso esso assume la veste di determinativo attestante una
qualcosa di conosciuto (cioè il nome Djedi) . La parola risulta altresì
corredata del simbolo di un secondo determinativo uomo .
PREPOSIZIONI Vi sono due
categorie di preposizioni: preposizioni semplici e composte .
Preposizioni Semplici
m ( innanzi ai suffissi
= ìm) significa in, da, con ecc . Alcune esemplificazioni di proposizioni
semplici sono :
preposizione di luogo :
Esempio : M
ìb = nel cuore ( ìb è l'ideogramma del cuore )
preposizione di tempo :
Esempio : M
shemu ( trasl . m smw ) = nell'estate
preposizione di stato :
Esempio : M
seneb ( trasl . M snb ) = ( stare ) in salute
preposizione di modo :
Esempio : M
maat ( trasl . M m3't ) = in verità
preposizione di cosa :
Esempio : M
ìnr = di roccia, di pietra ( mattone )
preposizione equivalente :
nel senso di come, in qualità di . . . ;
preposizione strumentale :
Esempio : M hps . ì = col mio forte braccio;
preposizione di concomitanza :
Esempio : hn' = assieme con;
preposizione di separazione :
Esempio : pr m = via da; ecc . ecc .
Preposizioni Composte
Le preposizioni composte sono formate da un nome unito ad una delle
preposizioni semplici anzi descritte .
Esempio
|
Esempio
|
NUMERALI
Numeri Cardinali
Esistono solo sei segni che indicano i vari numeri per multipli di dieci :
rispettivamente 1 - 10 - 100 - 1000 - 10000 - 100000 - 1000000 . Il meccanismo
di numerazione è abbastanza semplice nel senso che bisogna affiancare per ogni
quantità tanti simboli uguali per cifre che vanno da uno a nove .
Esempio Numero 7 |
( il segno della diecina va letto senza la sbarretta nel mezzo . Questo segno
con la sbarretta in mezzo ha un altro significato . Il programma di
rappresentazione dei geroglifici adottato prevede in tutti i segni una lineetta
trasversale che potrebbe, in casi del tutto eccezionali come il presente,
alterarne il corretto significato ) .
Numeri
Ordinali
Per il valore primo si usa comunemente il segno
.
Per i numeri da due a nove si aggiunge ai numeri cardinali il segno
(nw) . Per il maschile e
(nwt) per il femminile .
Dal 10 in poi si usa
mh (per il maschile) e
mht per il femminile .
Frazioni
Il numeratore esprime sempre il numero uno rappresentato da
r che sta ad indicare una parte del tutto .
Esempio 1/20 si scriveva |
APPENDICE Come accennato
nella premessa esistono buone grammatiche italiane sui geroglifici con cenni
anche agli altri tipi di scritture dell'antico Egitto . In particolare rammento Appunti
di grammatica egiziana di S . Donadoni, Elementi di lingua Egiziana di
A . Roccati . Di recente pubblicazione Geroglifici di M . C . Betrò (Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 2a Ed . 1996), Guida ai Geroglifici - Lingua e
scrittura degli Egizi di A . Elli (ed . A . Vallardi, 1997) . Del francese
Christian Jacq Il segreto dei geroglifici (Opera tradotta in italiano
dalla Piemme ed . 1995) . Le prime due opere offrono una buona visione d'insieme
delle maggiori problematiche inerenti la scrittura e la grammatica egizia .
L'opera della Betrò è limitata in modo particolare alla storia ed esposizione
di moltissimi segni della lista Gardiner, trattasi pertanto di un lavoro che
abbraccia un certo aspetto dello studio dei geroglifici, aspetto peraltro
illustrato in modo eccellente e dettagliato .
Particolarmente interessante, soprattutto per i principianti, il volumetto di
Alberto Elli che abbraccia un pò, seppur in modo sommario, tutti i vari campi
della lingua e scrittura egizia . Peccato che i caratteri siano particolarmente
piccoli e pertanto di lettura un pò difficoltosa . L'opera di Christian Jacq
(titolo dell'opera originale in lingua francese Le petit Champollion
Illustré ed . Robert Laffont S . A . , Paris), con un certo stile umoristico pennella
quà e là alcuni aspetti peculiari della lingua egizia . Se il lettore si
vuole soffermare ad avere soltanto qualche idea della lingua egizia ritengo che
le tre opere suindicate del Roccati, Donadoni ed Elli siano sufficienti allo
scopo . Si precisa però che lo studio di questi volumi non fornisce una concreta
conoscenza dei geroglifici .
Chi volesse pertanto affrontare sin dagli inizi in modo serio e direi completo
lo studio dell'egiziano antico ed al tempo stesso abbia una buona conoscenza
della lingua inglese deve iniziare subito lo studio sulla più volte citata
opera del Gardiner (Sir Alan Gardiner, EGYPTIAN GRAMMAR Being an Introduction
to the Study of Hieroglyphs - Ed . Griffith Institute Ashmolean
Museum, Oxford UK, 3rd Ed . ult . rist . 1994) . Questo testo estremamente completo in ogni
parte ha il grande pregio di essere estremamente intelligibile e parte dal
facile per arrivare al difficile .
Pertanto l'allievo, seriamente intenzionato all'apprendimento di questa lingua,
non trova difficoltà nella lettura iniziando naturalmente dalle prime pagine .
L'altra grande opera, seconda pietra miliare di ogni egittologo, è la Grammaire
de l'egyptien classique (1a ed . Il Cairo, 1940 - opera scritta in lingua
francese) di Gustave Lefebvre . Rispetto al Gardiner quest'opera è a portata
solo degli esperti perché presuppone di già una certa conoscenza della lingua .
Ottimi dizionari risultano essere il Faulkner R . O . A concise dictionary of
Middle Egyptian, Oxford 1962 (in lingua inglese), A . Erman e G . Grapow Woertherbuch
der aegyptische Sprache, Berlin 1963 (7 volumi in lingua tedesca - solo per
esperti), E . A . Wallis Budge An Egyptian Hierogliphic Dictionary (2
volumi in lingua inglese - Ed . Dover Publications, Inc . New York
N . Y . S . - USA) .
L'apprendimento
della lingua egizia, se condotto in modo serio, prevede molto tempo a
disposizione . Quanto detto per la estrema complessità e diversità di questo
genere di scritture rispetto a quelle occidentali . E' consigliabile pertanto,
se l'allievo ne ha la possibilità, di integrare il cosiddetto studio a
tavolino con la frequenza a corsi para-universitari od anche seguendo
lezioni chiarificatrici da privati esperti . Questo particolare risulta quasi
sempre indispensabile in quanto questa lingua, queste scritture, generano una
infinità di quesiti, dubbi, incertezze allo studioso che non sempre i testi
all'occorrenza riescono a dissipare . Corsi di egiziano antico si tengono presso
le università di Torino, Roma e Pisa .
ESERCITAZIONI
Esercitazione N . 1
Analisi di alcuni nomi di personaggi storici
dell'Antico Egitto .
Preliminarmente si rammenta che i nomi dei faraoni e delle regine erano
contenuti nei cartigli, una specie di anello allungato chiamato mns
(trad . conv . menesh) .
Nefertiti
regina consorte del faraone Amenophi IV , alias Akhenaton (XVIII dinastia)
Uno dei cartigli intestati alla regina presenta i seguenti segni :
Come accennato nel paragrafo dedicato alle caratteristiche fondamentali dei
geroglifici, per il meccanismo delle cosiddette metatesi onorifiche, va posto
innanzitutto il nome della divinità, in questo caso il dio unico della
religione amarniana Aton (trsl . ìtn - rappr . dal giunco fiorito ì segno
monolittero), seguito dall'accorpamento per motivi estetici dei tre segni t ed
n entrambi monolitteri e dal determinativo del sole r3 .
I successivi cinque segni uguali (trattasi del trilittero nfr che in questo
caso assume il significato di bello) devono essere scissi in due tronconi . Nel
senso che i primi quattro sono riferiti alla divinità Aton per cui vanno tradotti
con questo senso: Bella è la bellezza (di Aton) . In realtà i segni sarebbero
potuti essere solo due, il raddoppio ha il senso di ulteriore onore e rispetto
per la divinità .
Il quinto segno di nfr deve essere collegato al resto della parola e si riferisce
direttamente alla regina : Nfr-t = lett . conv . Nefert = (La) (ricordo che non
esiste l'articolo )bella . (Rammento che nella lingua copta il termine bello è
Nefu parola molto somigliante all'egiziano antico) . In questo caso il genere
femminile viene dato dalla t (pane tagliato) . E' appena il caso di accennare
che il reperto archeologico del presente cartiglio è scritto in verticale
pertanto il 5° segno nfr è posto al di sotto dei precedenti e pertanto va ad
accorparsi agli altri segni indicanti il secondo appellativo della regina
quello proprio di Nefertiti .
La doppia sbarretta obliqua (talvolta posta in verticale) = y - ìì sta in
questo caso per ty od anche tìì (in lingua copta ti tau ita = quì) il segno t
de facto risulta omesso perché praticamente sostituito dalla t gen . femm .
legata al trilittero nfr .
Il segno
( M18 l . Gardiner serie alberi e piante, è un segno bilittero composto dall'M17
e D54 e va letto ìì = venire ( si noti il pittogramma delle gambe che danno
proprio il senso del camminare )) .
Gli ultimi due segni rappresentano il primo il determinativo donna ed il
secondo
( U33 l . G . pesto ) in unione con la y (doppio giunco fiorito o doppia sbarretta
obliqua com'è il nostro caso) assume valore di t od anche ti .
Riassumendo una lettura convenzionale dovrebbe essere:
Nefer-neferu-Aton-Nefert-iti che può esser tradotta : Bella è la bellezza di
Aton, La Bella che quì viene .
Rammento che il secondo appellativo della regina nel cartiglio appare scritto
in senso inverso rispetto al primo nome .
Amenophi
IV (Akhenaton) sovrano della XVIII dinastia
I cartigli riportati al di sopra si riferiscono ai vari appellativi attribuiti
al sovrano (1) .
I primi due segni (entrambi trilitteri) che si osservano al di fuori del
cartiglio, tutti identici nel primo rigo, indicano rispettivamente il primo -
il giunco fiorito sm' - il sud del paese (alto Egitto), il secondo - l'ape bit
- il nord del paese (in particolare si riferisce alla regione del delta) alias
il basso Egitto . Il simbolo del bit pare fosse collegato al fatto che nella
regione del delta vi erano grossi allevamenti di questo insetto .
Il primo rigo espone il cosiddetto prenome (con piccolissime varianti nei tre
cartigli) . La traduzione approssimata è Nefer-Kheperw-Ra . Per ciò che concerne
i segni Nfr e Ra si rinvia alla esemplificazione inerente la regina Nefertiti,
ritenendo l'allievo oramai avvezzo ai predetti segni .
Il segno trilittero dello scarabeo hpr visibile nel cartiglio ha quì il senso
di divenire . Pertanto la traduzione è: Perfette (nfr ha quì il senso non di
bello ma di perfetto) le forme (alias divenire) di Ra .
Il quarto, settimo ed ottavo cartiglio rappresentano, con piccole varianti, il
nomen del sovrano I'mn-htp grecizzato in Amenophi o Amenofi . I primi tre segni
nel cartiglio rappresentano il nome del dio Amun (l'ammone greco) .
Interessanti il quinto e sesto cartiglio (praticamente identici con piccole
varianti) che riportano il nomen che il faraone assunse, dando così inizio alla
cosidetta rivoluzione amarniana, in occasione del suo 2° giubileo (V o VI anno
del regno) Akhenaton, cioè spirito, incarnazione di Aton .
Analisi dei segni :
I primi quattro segni indicano il dio Aton (vedasi quanto esposto nella esemplificazione
riguardante la regina Nefertiti), il quinto segno
è un trilittero e sta per 3h' - akh che significa
letteralmente spirito - incarnazione, il sesto segno in alto la placenta h (si
legge kh) è il complemento fonetico del segno precedente l'ibis, infine la n -
acqua ondulata ha qui valore di preposizione di per cui la traduzione risulta:
Spirito - incarnazione di Aton (2) .
Note :
All'atto dell'incoronazione i sovrani prendevano cinque nomi ufficiali (protocollo reale) . In realtà i sovrani oltre ai cinque nomi del protocollo assumevano diversi altri appellativi meno importanti ma sempre rientranti nella ufficialità . I cinque nomi ufficiali sono nell'ordine progressivo: il primo dedicato al dio Horus, il secondo alle dee Nekhbet e Uto (le due Signore rispettivamente dell'Alto e Basso Egitto), il terzo all'Horus oro . Il quarto chiamato prenomen , che si riconosce perché inserito nel cartiglio, reca all'esterno due segni: l'ape ed il giunco , sovente ma non sempre, con il segno t al di sotto . Vanno letti come re dell'alto e basso Egitto (vedasi l'illustrazione della eserc . 1) . Il quinto nome il nomen, anch'esso inserito nel cartiglio, reca all'esterno il segno s3 R^ (figlio di Ra) . Gli ultimi due erano i nomi più importanti e per consuetudine non sono oggetto di traduzione, al contrario dei primi tre .
La religione amarniana, basata sul monoteismo atoniano, vedeva nel faraone la persona che letteralmente incarnava la divinità . Il re recepiva i raggi divini del sole e li riproiettava, come un satellite ai giorni nostri, all'umanità intera .
Regina
Nefertari consorte del faraone Ramsete II (XIX dinastia)
Il cartiglio evidenzia
mwt-nfr-t-ìry-n-mry-t che si dovrebbe leggere all'incirca
mut-nefertari-en-merit .
Analisi dei segni :
i primi due segni corrispondono al significato di madre, il terzo segno ben conosciuto
in unione con la t (5° segno) esprime il termine di bella, il IV-VI e VII segno
corrispondono in grosso modo al termine relativo a, gli ultimi due segni stanno
per amare ( alcuni cartigli recano la variante
) .
Riassumendo una corretta traduzione potrebbe essere: la Bella Regina-madre che
serba in se l'amore od anche Nefertari amata da Muth (la dea Madre Muth) .
Il concetto madre deve essere qui interpretato come Madre e Regina al tempo
stesso del popolo d'Egitto - in alcuni cartigli si riporta il simbolo della dea
Muth
mwt . Appare evidente il concetto di regina-madre . Il cartiglio della regina va
però interpretato anche dissociando la figura della dea Muth dalla regina, in
tal caso si viene ad identificare il significato di regina amata dalla dea .
Ramses
II sovrano della XIX dinastia
Si riportano qui di seguito i vari nomi del sovrano :
Come si
può constatare gli appellativi di questo sovrano sono numerosissimi . Comunque
l'impostazione e le variazioni sono del tutto minime . Il nome a noi noto più
comune e semplice è
r'msw = ramesse che in grosso modo significa Ra è colui che lo ha generato od
anche più semplicemente Generato da Ra . Il primo segno è ormai noto (fungendo
da pittogramma avrebbe potuto avere per maggior correttezza la lineetta al di
sotto), il secondo segno sta per generare - nascere ms - segno bilittero, il
giunco sta per sw con unito il complemento fonetico w (pulcino di quaglia) il
tutto equivale a lui cioè il re . Più che Ramesse andrebbe forse letto e pronunciato
Ramessou .
Esercitazione N . 2
Alcune
Brevi Frasi
wbn r', ìw t3 m rswt
Analisi della Frase :
i primi tre segni sono tre monolitteri che significano sorgere, il quarto segno
è il determinativo di r' (ra = sole), il quinto e sesto segno r e a - entrambi
monolitteri stanno per sole con il solito determinativo in aggiunta . L'ottavo e
nono segno (rispettivamente il giunco fiorito e il pulcino di quaglia), già
esaminati nella sezione dedicata alla grammatica sono la copula = è, essere . I
segni X-XI-XII stanno per t3 = cuore, la civetta XIII segno m = in
(preposizione), gli ultimi segni - tranne l'ultimo che è semplicemente un
determinativo riferendosi ad una persona in genere - significano gioia,
felicità (rswt) .
Riassumendo il senso della frase è in grosso modo il seguente:
( quando ) sorge il sole il mio cuore ne gioisce - si riempie di gioia
Grosso modo il senso della frase è il seguente: diedi un piatto di pane
all'affamato, un ( boccale) di birra all'assetato e un vestito per l'ignudo .
Analisi della frase :
I primi due segni rappresentano la copula è - essere (va sottintesa nella
traduzione), i successivi tre segni dsrt equivalgono a piatto - ciotola ecc . ,,
il VI-VII segno rappresentano il verbo imi - rdi = dare, il segno successivo
dell'acqua ondulata ( N35 l . Gardiner ) è la 1a pers . sing . del passato di
questo verbo (vedere quanto riportato nella parte dedicata ai verbi), la figura
umana successiva è segno determinativo . Il segno sta
per pane = t, la n successiva significa per - al;
=
affamato; i successivi quattro segni equivalgono a birra (tra questi si noti
l'ultimo dei quattro segni che rappresenta il determinativo - un boccale); la n
successiva sta per al - in tal caso all'assetato (i cinque segni successivi =
ìb), infine gli ultimi gruppi di segni stanno a significare un vestito
all'ignudo .
ìr . n . (ì) grt m'h't . (ì) r rd n ntr '3
Ora io costruii la mia tomba sulla scalinata del grande dio .
Provare a
tradurre, con l'ausilio di un dizionarietto, le seguenti frasi :
Esercitazione N . 3
Frase augurale scritta sulla tomba di un nobile
tebano (XVIII dinastia)
(ìmy-r=
Oh guardiano )
(pr=
della casa,)
(ss'=scriba)
('Imn-m-h3t=Amenenhèt,)
(m3'-hrw
= voce della verità (1))
('k . k
= tu che puoi entrare (e))
(pr . k
= andare oltre)
(l'occidente
(2))
(wstn . k
= tu che puoi penetrare velocemente)
(hr
= attraverso)
(sb3
= (la) porta)
(n
= dell' . . . )
(dw3t
= inferno più propriamente aldilà,)
(dw3 . k
= tu che puoi adorare)
(R'
= Ra il dio sole)
(wbn . f
= ((quando) egli sorge)
(m
= sulla)
(dw
= montagna - si noti la classica rappresentazione di ideogramma puro)
(sns . k
= tu che (lo - riportato nel segno successivo) puoi venerare)
(sw
= lui - riportato tra parentesi nel precedente raggruppamento)
(htp . f
= ((quando) egli spunta)
(m
= all')
(3ht
= orizzonte,)
(ssp . k
= tu che puoi ricevere)
(3wt
= (le) offerte)
(htp . k
= ((ed) essere soddisfatto)
(hr
= per (il))
(sbw
= cibo)
(hr
= che (è) sopra)
(wdhw
= ((l') altare)
(n
= del)
(nb
= signore)
(dt
= (dell') eternità (3)) .
Note :
Trattasi di un epiteto che veniva aggiunto al nome dei defunti che equivale a deceduto-morto . Il segno hrw che sta per voce veniva scritto anche orizzontalmente .
Il senso della frase intende la possibilità del defunto di andare oltre la barriera della morte, per antonomasia l'occidente, l'omega della vita degli uomini .
Il signore dell'eternità è Osiride il dio della morte . Il senso di questa epigrafe nelle conclusioni vuole intendere Il dio è pertanto stato soddisfatto (in virtù di queste offerte) .
Iscrizione scolpita sulla roccia nell'isola di Sehel
sulla Prima Cataratta
h3t-sp 50, tpy (n) smw, sw 22,
hr hm n n-sw-bìt Mn-hpr-R', dì 'nh . (1)
wd hm . f s3d mr pn,
m-ht gmt . f sw db3w m inrw, n skd . n dpt hr . f .
n skd . n dpt hr . f .
hd . n . f hr . f,
ìb . f 3w,
sm3 . n . f hft (yw) . f .
rn n mr pn:
wn t3 w3t m nfrt Mn-hpr-R', 'nh dt . (2)
ìn n3 n wh'w-rmw 3bw sd . sn mr pn tnw rnpt .
Traduzione :
Anno 50°, 1° mese dell'estate, giorno 22°, sotto Sua Maestà il Re dell'Alto e
Basso Egitto, Menkheperre', donatore di vita . Sua Maestà ordinò di dragare
questo canale, dopo che fu ostruito da macigni che ne impedivano la
navigazione . Egli vi passò in entrambi i versi con il cuore empio di gioia
allorché uccise i suoi nemici . Il nome di questo canale è: Menkheperre' colui
che apre la strada . I pescatori di Elefantina potranno utilizzare questo canale
per sempre .
Note :
I segni tra le due parentesi si intendono compresi nel cartiglio reale .
I segni tra le due parentesi si intendono compresi nel cartiglio reale .
Esercitazione N . 4
Alcune frasi complete di traduzione e spiegazione ( Emilio Mariani ) .
Frase n . 1
Analisi della Frase :
Segni |
Translit . |
Traduzione |
|
Dd md . w |
"Parole dette-Parlate" . Dd è "parlare" mentre md . w è "parole" . |
|
in |
"da ( una persona )" |
|
imny |
"Ameny" - un nome . |
|
sS nsw |
Un Titolo - "Scriba Reale" |
|
Dd-f |
"egli dice" |
|
ink |
"Io" |
|
sS |
"Scriba" |
|
iqr |
"eccellente" |
|
wrt |
"molto" |
|
nfr |
"buono, bello" |
|
r |
"che" |
|
xt |
"pensa" |
|
nbt |
"tutto" |
|
rx |
"per conoscere, per imparare" |
|
md . w nTr |
"le parole degli dei" = i geroglifici |
Frase n . 2
Analisi :
Segni |
Translit . |
Traduzione |
|
stX |
Seth |
|
sn |
fratello |
|
bin |
cattivo |
|
stX |
Seth |
Note :
|
|
|
|
|
|
|
|
Frase n . 3
Analisi della Frase :
Segni |
Translit . |
Traduzione |
|
ptr |
chi |
|
sw |
lui, egli |
|
wsir |
Osiride |
|
pw |
questo ( è ), egli ( è ), ella ( è ), esso ( è ) |
|
ntf |
egli |
|
nTr |
dio |
|
aA |
grande, il più grande |
Chi è lui ? Egli è Osiride . Egli è un grande dio .
Frase n . 4
Analisi della Frase :
Segni |
Translit . |
Traduzione |
|
sy |
lei, ella |
|
ist |
Iside |
|
nts |
essa |
|
nTr . t |
dea |
|
aA . t |
grande, il più grande ( al femminile ) |
|
Hmt |
moglie |
|
n . t |
di ( al femminile ) |
Chi è lei ? Essa è Iside . Essa è una grande dea . Essa è la moglie di Osiride .
Frase n . 5
Analisi della Frase :
Segni |
Translit . |
Traduzione |
|
Hr |
Horo |
|
aA |
grande, più grande ( forma contratta ) |
|
sA |
figlio |
|
n |
di |
|
it |
padre |
|
mwt |
madre |
Frase n . 6
Brevi frasi di uso comune .
Segni |
|
Translit . |
ii=ti |
Traduzione |
"Benvenuto" . Letteralmente "sei arrivato" |
Segni |
|
Translit . |
ii=ti m Htp |
Traduzione |
"Benvenuto" . Come il precedente con
l'aggiunta di |
Segni |
|
Translit . |
snb=t(i) |
Traduzione |
"Arrivederci" . Letteralmente "stammi bene" |
Segni |
|
Translit . |
Hs=ti |
Traduzione |
"Per Favore" |
Segni |
|
Translit . |
dwA-nTr=i n=k |
Traduzione |
"Grazie" . Letteralmente "prego gli dei per te" |
DIZIONARIETTO Un piccolo
Dizionarietto dove potrete trovare alcuni utili Vocaboli di uso comune . Qui di
seguito viene riportato l'Alfabeto Egiziano con tutti i segni geroglifici noti .
Naturalmente in questo contesto viene debitamente escluso l'utilizzo del nostro
Alfabeto Corrente se non per dare la traduzione o la spiegazione di un
Vocabolo .
|
aut-ib
= gioia;
3k
= spirito, incarnazione;
3kht
= orizzonte;
3kt
= inondazione;
3st
= Isis;
|
I'
= io-me-mio;
ì3w
= vecchio;
ìi
= andare - venire;
ìw
= è - essere (copula);
ìw
= (il) male;
ìwr
= essere incinta;
ip
= contare - misurare;
ìmn
= Amun (dio di Tebe);
ìs
= tomba;
ìtn
= disco solare - dio Aton della religione amarniana;
|
'3
= grande, largo;
'nk
= vita - vivere;
^nk
= orecchio, vivente;
's3
= moltitudine - quantità;
sq
= entrare;
|
w3t
= strada, via;
w3j
= papiro - essere sano, fortunato;
wì
= io - me;
wnm
= mangiare;
wsr
= essere potente, ricco;
wj3
= andare, muoversi;
|
b3
= ariete;
b3k
= lavorare;
bbr
= Babilonia;
bk3
= mattino;
|
pt
= cielo;
pr
= casa;
pr-'3
= lett . grande casa, Faraone;
prì
= salire, uscire;
Pth
= dio Ptah;
prt
= inverno;
|
f
= egli, lui, suo;
f3ì
= sollevare, sostenere;
|
m3't
= verità, giustizia, dea Maat;
mn
= oggi;
mw
= acqua;
mnì
= morire;
mr
= amare;
ms
= nascere, generare;
mr
= piramide;
mrwt
= amore;
mìw
= gatto;
|
n
= noi, nostro, di appartenente a, a, verso;
nt
= città;
nn
= no, negazione in genere;
nb
= signore anche tutto, ciascuno;
nt
= Nut (dea del cielo);
nb'nk
= sarcofago, lett . signore della vita;
nfr
= bello, buono;
nhp
= fare l'amore;
ncr
= dio;
nst
= re dell'Alto Egitto;
nhh
= eternità luminosa;
|
r'
= sole (indicato anche come Dio Ra);
rn
= nome;
rmc;
rnpt
= anno;
rsy
= sud - meridione;
rm
= pesce;
|
hy
= marito;
hp
= legge;
hrw
= giorno;
|
hwt-hr
= Dea Hathor;
hb-sd
= giubileo;
ht
= tempio;
hwnt
= fanciulla, pupilla (dell'occhio);
hm-ncr
= sacerdote (lett . servo di dio);
hk
= magia;
hr
= dio Horus (dio del cielo);
|
khw
= proteggere;
khpr
= nascere - venire - divenire;
khmt
= pensare;
khr
= cadere;
khrw
= voce - suono;
kht
= albero;
|
hn
= tenda;
hnm
= congiungere - creare;
hrd
= bambino;
hdb
= uccidere;
|
s
= uomo;
st
= donna;
wsr
= dio Osiride;
s3
= figlio;
s3t
= figlia;
swr
= bere;
sb3
= stella;
sfkh
= liberare;
ssh
= scrivere - scriba;
sshn
= loto (Susanna = colei del loto);
|
spst
= (le) nobili - venerabili (deriva Hatshepsut - regina della XVIII din . );
sm
= andare;
sn
= capelli;
snw
= cartiglio;
srìt
= piccola, debole, graziosa;
sd
= leggere;
( . ) pron . conv . sh come sciupare .
|
k33
= collina;
kd
= carattere - stato d'animo;
knt
= valore - coraggio;
( . ) suono q
|
k3
= spirito - anima;
k3t
= lavoro - costruzione;
kmt
= Egitto (terra nera);
|
gm
= trovare;
gr
= essere silenzioso, silenzioso;
grh
= notte;
|
t
= pane;
t3
= terra (segno con tre puntini al di sotto);
twt
= simbolo, immagine;
tp
= testa - capitale;
tkn
= obelisco;
|
c3w
= aria - vento;
Thnw
= Libia;
tsm
= cane;
( . ) suono c dolce .
|
dì
= donare;
dì
= dare - donare - offrire;
dw3
= adorare;
dw3t
= oltretomba;
dgì
= vedere - osservare;
|
dt
= eternità - eternamente;
du
= montagna;
Dhwty
= (dio) Toth;
dw
= cattivo - male - triste;
dd
= dire;
( . ) suono j come jardin - gelato .
L´attuale veste grafica ha cercato di ricreare, con
una particolare cura nella scelta dei colori e delle forme, il gusto estetico
ed artistico degli antichi egizi .
Le cornici ornamentali sono ispirate ad alcuni importanti gioielli facenti
parte del tesoro di Tutankhamen ed i colori ricordano quelli dell´oro e delle
pietre dure utilizzate nei gioielli: il verde della malachite, il rosso della corniola,
il blu del lapislazzuli ed il turchese della pietra omonima .
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Questa sezione è stata
elaborata prendendo spunto dai testi di G . Careddu, tratti dal dossier
"LA MUSICA NELL'ANTICO EGITTO",
curato da Elvira D'Amicone ed edito dalla
Soprintendenza
al museo delle antichità egizie di Torino
in collaborazione con
Associazione Amici Collaboratori Museo Egizio .
Un ringraziamento particolare alla Dott . ssa Elvira D'Amicone e ai suoi
collaboratori per la cortese disponibilita' .
Nell'antichità la musica era priva di notazione, e
veniva trasmessa oralmente presso quasi tutte le civiltà fatta eccezione per la
musica greca, che utilizzava una sorta di notazione musicale .
È più che probabile che nell'antico Egitto, anche se non si può parlare di una
vera e propria notazione, sia esistita una grafia musicale che dava indicazioni
di tipo ritmico e melodico .
Ad esempio, a partire dal Medio Regno, le lettere (y)
e
(h)
stanno talvolta ad indicare segni musicali corrispondenti a vocalizzi di
cantanti .
Una caratteristica della pratica musicale egizia era la "chironomia",
cioè la direzione di un complesso musicale mediante alcuni gesti e movimenti
della mano .
Questa venne quindi trasmessa agli antichi Greci e la ritroveremo direttamente
nel Medioevo poichè sarà all'origine della scrittura neumatica .
La chironomia venne utilizzata da Guido D'Arezzo con l'ingegnoso sistema della
"mano armonica" o "guidoniana", secondo il quale la successione
dei suoni veniva fatta corrispondere alle falangi e alla punta delle dita .
Il chironomo egiziano era alle volte contemporaneamente anche cantante e stava
accovacciato di fronte ai musicisti, facendo gesti con le mani dal significato
ritmico e melodico .
I movimenti chironomici che più frequentemente compaiono sono il pollice che
tocca l'indice e va a formare una specie di anello e la mano con le dita tese .
Gli studiosi ritengono che questi due diversi e ricorrenti atteggiamenti della
mano stiano ad indicare, in termini di armonia, la nota fondamentale e la
quinta .
I successivi gradi di una scala sarebbero indicati dalla differente
inclinazione del braccio rispetto all'avambraccio, per cui più acuto è
l'angolo, più acuta è la nota .
Pertanto è possibile "ricostruire" parecchie scene musicali che però
non hanno ovviamente una dimensione temporale che ci permetta di ricreare e far
rivivere una vera e propria sequenza di suoni .
Uno dei problemi maggiormente dibattuto dagli studiosi è stato quello di accertare
l'esistenza dell'armonia nella musica egiziana .
Per armonia si intende la combinazione e l'esecuzione simultanea di due o più
suoni .
Nella storia della musica occidentale, si fa risalire l'origine dell'armonia
intorno al IX secolo DC, ma è assai probabile che essa fosse già in uso assai
prima .
Osservando i dipinti e le scene a rilievo, si è subito portati ad affermare che
gli Egizi conoscevano l'armonia, in quanto spesso compaiono degli insiemi
strumentali, che probabilmente realizzavano delle combinazioni simultanee di
suoni .
A sostegno dell'ipotesi che gli Egiziani conoscessero l'armonia, vengono in
aiuto alcuni strumenti musicali tra i quali il liuto, l'arpa e il doppio
clarinetto .
Attraverso lo studio di un liuto proveniente dalla tomba di Harmose a Tebe, del
quale sono stati trovati i frammenti di tre corde di uguale spessore, si è
ipotizzato che una delle tre corde fungesse da nota base, quasi una sorta di
bordone, e che le altre due fossero accordate all'unisono e suonate insieme
come una sorta di mandolino .
L'arpa appare fin dall'antico regno ed è rappresentata innumerevoli volte nei
bassorilievi .
Gli studiosi pensano che gli arpisti accompagnassero i canti con accordi
formati generalmente da note lungamente tenute o ripetute ritmicamente .
Misurando la lunghezza delle corde e osservando la posizione delle mani sullo
strumento sono stati calcolati gli intervalli più frequenti: la quinta e
l'ottava .
Una testimonianza musicale di notevole importanza proviene dalla famosa mastaba
di Ptah-hotep a Saqqara, in quanto il chironomo raffigurato esegue due
movimenti diversi contemporaneamente: la mano sinistra, che ha il pollice e
l'indice che si toccano, indica la fondamentale e la mano destra, con le dita
tese, la quinta .
Questo documento indica chiaramente l'uso nella musica egizia di suoni
simultanei e quindi l'esistenza di un'armonia .
È presumibile che la melodia eseguita dalla voce o da uno strumento, o da
entrambi, fosse accompagnata da accordi di quarta, quinta e ottava, ossia da
quegli intervalli considerati naturalmente consonanti .
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Dalle fonti a noi note, possiamo dedurre che la
musica accompagnava feste e banchetti, nonchè cerimonie religiose .
La musica aveva un ruolo importante nei rituali del tempio, ove era eseguita da
sacerdoti-cantori o, nel Nuovo Regno, da donne musiciste, spesso appartenenti a
famiglie nobili .
Nel tempio erano presenti anche danzatori e danzatrici addetti al culto, molto
spesso di provenienza straniera .
Durante i funerali erano eseguiti dei lamenti funebri con danzatori e
suonatori .
Al di fuori dell´ambito strettamente rituale sono rimasti canti di lavoro (Per
la mietitura, per la trebbiatura, per la pigiatura dell´uva), canti d´amore e
esecuzioni musicali, sia vocali che strumentali, durante le feste .
Un´intensa attività musicale era svolta alla corte del faraone, dove cantanti e
strumentisti avevano una posizione di prestigio .
Sono arrivati a noi i nomi di diversi musicisti: cantori, strumentisti,
direttori dei cantori del faraone .
Ad esempio, la cantante Iti, epoca V dinastia, è raffigurata con l´arpista
Hekenu in un rilievo della necropoli a Saqqãra .
Sulle sculture e sulle pitture murali la musica è, per lo più, collegata con
quelle scene in cui gli artisti rievocavano la vita dei grandi personaggi per
mostrare e sottolineare le gioie dell´aldilà .
Fin dalle più lontane dinastie gli Egiziani coltivarono la musica collegando
gli strumenti alle loro divinità e alle manifestazioni religiose .
La musica sacra era regolata dai sacerdoti, i quali si opposero sempre a ogni
tentativo di modificare i riti e i canti ad essa relativi .
Questi erano di loro esclusiva pertinenza; solo dal sedicesimo secolo a . C . alle
donne, purchè di famiglia sacerdotale, fu permessa la pratica di questi
cerimoniali .
All´inizio del terzo millennio a . C . , la musica egiziana aveva già avuto un
notevole sviluppo .
A seguito delle varie campagne militari susseguitesi nel tempo, la cultura
musicale egizia subì progressivamente delle contaminazioni da parte dei popoli
sottomessi .
In realtà, della musica egiziana conosciamo ben poco, perchè probabilmente non
esisteva una notazione in quanto, come in altre civiltà antiche, la musica era
di tradizione orale .
Si è cercato di fare delle ipotesi sui sistemi musicali egiziani dal momento
che non abbiamo alcun frammento di notazione scritta .
Sachs, così come aveva ipotizzato per gli arpisti mesopotamici, studiò la
posizione delle dita sulle corde delle arpe egiziane e ne dedusse
un´accordatura pentafonica .
Tale interpretazione rimane dubbia, come anche le ipotesi sull´esistenza di una
notazione musicale, dell´armonia e della polifonia .
Eppure la musica era presente in tutte le manifestazioni civili e religiose,
nelle battute di caccia, nelle feste e nei banchetti .
Nelle grandi cerimonie, vista la prevalenza di strumenti a percussione, o
comunque rumorosi quali tamburi, crotali, sistri, la musica doveva essere
fortemente ritmata e chiassosa .
La musica in privato, doveva invece essere molto dolce per le caratteristiche
degli strumenti utilizzati: l´arpa, il liuto, il flauto .
Sembra che fosse la voce ad accompagnare gli strumenti e che particolarmente
apprezzate fossero le cantatrici siriane .
L´orchestra era molto semplice ed era composta da due arpe e due flauti .
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Dal papiro di Anhaï - 1100 a . c . |
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Da una parete della tomba di Nebamun a Luxor |
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Stele dipinta |
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Rilievo inciso |
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Statua del dio Ihy, figlio di Hator |
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Nefertari suona un sistro |
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Tomba di Rekhmire |
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Scena di musica e danza - Rilievo dipinto |
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Tomba di Amenemhet - Musicisti a un banchetto
funebre |
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Crotali |
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SISTRI: |
Sistro |
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TAMBURI: |
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TAMBURELLI: |
TROMBE: |
Trombe (1300 a . c . ) |
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Flauto |
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Flauto |
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Liuto |
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Lira |
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Organo (250 a . c . ) |
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ARPE: |
Arpa (1250 a . c . ) |
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Arpa (1550 a . c . ) |
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Gli autori classici ci hanno tramandato molte
notizie più o meno leggendarie .
Plutarco sosteneva che il Dio Thoth avesse inventato la musica ed inoltre che
Osiride in persona la usasse nella sua missione di civilizzazione del mondo .
Platone lodava la perfezione del modello musicale egiziano mentre si ritiene
che Pitagora avesse costruito le sue teorie musicali proprio sul suolo
egiziano .
Dio Cassius stabilì che la musica egizia dovesse essere direttamente collegata
con l´astronomia .
Plutarco narrò che gli abitanti di Busiris e Lycopolis evitavano la tromba,
perchè il suo suono aspro e stridente richiamava il dio Seth .
Diodoro Siculo attribuì la scoperta della lira al dio Thoth, mentre Erodoto
menzionò l'aulos e descrisse la musica che accompagnava le cerimonie annuali
della città di Bubastis .
Non è certa del tutto l´influenza che la musica egizia ebbe sul mondo classico
dei Greci e dei Romani anche se essi, affascinati dalla plurimillenaria storia
di questa straordinaria civiltà, si dichiararono debitori in molti campi del
sapere, includendo la musica .
La stessa letteratura egizia è ricca di riferimenti musicali: in una delle
storie leggendarie di magia sul faraone Cheope per esempio, appare un gruppo di
dee travestite da musiciste itineranti; la sofferenza di Wenamun è alleviata
soltanto dalla presenza di una cantante egiziana incontrata a Byblos .
Ecco un esempio testuale del Nuovo Regno che è un inno ad Amon impiegato per la
liturgia:
Io canto a te, ebbro della tua bellezza
con le mani sull´arpa del cantore .
Io insegno ai fanciulli dei cantori
a celebrare la bellezza del tuo volto .
Quello che segue è un frammento di un canto funebre chiamato "Lamentazioni
di Iside e Nephthys" di epoca tolemaica:
O bel suonatore di sistro, torna a casa tua, affinchè possa vederti .
O bel giovinetto, torna a casa tua: è tanto tempo che io non ti ho visto .
Il mio cuore è in affanno per te, i miei occhi ti cercano . . .
Sono rimasti numerosi testi di canzoni, alcune d´amore, altre che riguardano il
lavoro nei campi ed altre ancora pensate per essere cantate negli spettacoli
durante i banchetti .
Al di sopra di molte scene musicali, sono spesso incisi i nomi degli strumenti
e le parole dei canti, ma finora non è stata trovata nessuna traccia di
notazione .
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La civiltà egiziana fu, nel corso della sua
millenaria storia, indissolubilmente legata alla magia, come credenza nel
potere delle parole magiche, negli incantesimi, negli oggetti e nella
rappresentazione di cerimonie accompagnate dalla recitazione intonata di
formule .
Nonostante non siano presenti tracce di una notazione musicale, in molti testi
geroglifici anche antichissimi, gli studiosi hanno riconosciuto senza ombra di
dubbio caratteristiche tali da rivelare la presenza di canti e musiche ad essi
connessi .
Uno dei documenti più antichi e di maggior interesse è un inno al Nilo, che
corrisponde ad un incantesimo per ottenere la pioggia .
Questo incantesimo era di competenza del faraone il quale, attraverso
l´intonazione di questo inno, assicurava al paese l´acqua agognata .
Nell´ultima strofa si trova una serie di invocazioni ritmicamente disposte che
testimoniano sia un´idea musicale sia il carattere magico .
Altro documento antichissimo è l´insieme delle iscrizioni incise nella piramide
del re Unis della V dinastia .
Nella camera mortuaria del re si trovano intere pareti di geroglifici di tre
specie quanto al contenuto: testi relativi al rituale dei defunti, preghiere,
formule per guarire o preservare dal morso degli scorpioni e dei serpenti .
Tutti si riallacciano a delle operazioni magiche nelle quali certi risultati dovevano
essere ottenuti con l´aiuto della voce modulata e del ritmo .
In alcuni di questi testi il ritmo in essi presente li rende quasi vivi e
pulsanti .
Secondo la testimonianza di Maspero, alcuni di essi sono "costruiti":
si compongono in certe parti di versetti nei quali ciascun membro della frase
comprende una invocazione, una formula destinata a sostituire un´azione reale,
un supplemento di codesta formula .
A più riprese si trovano delle ripetizioni che equivalgono talvolta a motivo
della loro ampiezza ad un´ antistrofe che riproduce una strofa, talvolta invece
un semplice ritornello che chiude molti sviluppi del componimento .
In alcune parti di testo è scritto di ripetere una determinata formula quattro
volte (Il re Unis regna sui quattro angoli dell´orizzonte di conseguenza la
formula deve essere ripetuta quattro volte come se si trattasse di quattro
differenti persone); è un particolare importante in quanto anche in musica la
ripetizione gioca un ruolo fondamentale .
Nella piramide di Unis la parola incantesimo è espressamente nominata ma mentre
per noi incantesimo designa un qualsiasi atto magico, nella lingua egizia la
stessa parola vuole anche dire "cose cantate" .
Infine l´ iscrizione che riguarda le formula magiche per proteggere il defunto
dal morso dei serpenti, portano il marchio evidente di un canto primitivo .
In quelle formule balza agli occhi evidentissimo tutto quanto può risvegliare
l´idea musicale: ritmo, simmetria, opposizione, equilibrio dei membri della
frase, allitterazioni, cozzi e "clicchettii" di sillabe .
Maspero traducendo una parte di testo afferma: "Tutte queste formule
sembrano destinate al canto: forse altro non furono in origine che canti di
incantatori di serpenti" .
Una diversa testimonianza dello stretto rapporto tra musica e magia nell´antico
Egitto ci viene offerta dall´interpretazione della morfologia di alcuni
strumenti musicali rinvenuti .
È nota la celebre arpa trovata nella tomba di Ramsete III a Tebe che reca sulla
cassa una testa di sfinge; Per gli antichi egiziani tutti gli arredi del culto
erano non solo consacrati come nella liturgia moderna, ma anche divinizzati .
Essi avevano un´ anima e una personalità, talora ci si rivolgeva ad essi come
ad esseri viventi .
La testa umana, scolpita sulla cassa di un´arpa è immagine dello strumento-dio,
il segno della sua funzione religiosa che discende dal potere magico onde è
animato .
Le figure di esseri viventi rappresentate sopra strumenti musicali divennero a
poco a poco, ma abbastanza tardi, semplici motivi di pura decorazione .
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