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Roberto Longhi: Caravaggio - Il martirio di San Matteo

cultura medica



Roberto Longhi: Caravaggio


Michelangelo Merisi nacque in una delle mie famiglie del borgo di Caravaggio, il 28 settembre 1573.

Perse il padre a soli dieci anni e rimase nel suo paese ancora per un anno per poi trasferirsi a Milano per quattro anni (1584-1589) .

Dopo questo soggiorno è il Caravaggio si recò a Roma dove viene influenzato e in particolare dai Carracci.

In questo periodo esegue per lo più copie di opere famose in cui sopraggiunto da una grave malattia è costretto al ricovero in ospedale dove realizza opere per il priore dell'ospedale originario della Siviglia, che così le esporta nella sua patria .

Si trasferisce poi presso il cardinale del Monte ed esegue così opere per il suo nuovo patrono quali:

i Bari, il suonatore di liuto e la Medusa



Essendo educato in quella cerchia di provincia lombarda ,giunto a Roma, volendo realizzare una pittura che fosse specchio della 525d34f realtà ,fu subito bollato come un irregolare, quasi un eretico . Infatti a Roma la pittura doveva essere caratterizzata da nobiltà di soggetti e di azioni.


Durante il soggiorno presso Del Monte egli dipinge nello specchio in quanto quest'ultimo non predilige la figura umana, ma presenta agli occhi dell'artista tutto ciò che rappresenta la realtà senza discriminazioni. Il Caravaggio nella sua pittura rappresenta la vita intera, i sentimenti semplici e l'aspetto feriale degli oggetti ,che nello specchio hanno lo stesso valore delle figure.

Nel momento in cui tratta la mitologia sacra o profana egli si sente in diritto di stravolgerla come accade nel Bacco e nella Medusa.


Questi dipinti sono di chiara influenza lombarda come Il ragazzo con canestro di frutta e il bacchino convalescente (suo autoritratto).

Il bacchino s'incorona per scherzo con un ramo d'edera, due pesche e due grappolini d'uva.

Bacco appare invece come un garzone d'osteria romanesca,con in mano un calice di lusso che contrasta col vassoio rustico e la caraffa comune.


Questi primi soggetti sono tutti giovinetti perché probabilmente erano gli stessi amici dell'artista ,quindi suoi coetanei.

Nel suonatore di liuto, realizzato durante il soggiorno presso Del Monte,la bilancia di luce,ombra e penombra che avvolge il giovane e lambisce il tavolo rende la perfetta equivalenza tra la figura e la natura morta di fiori e frutta,da osservare il famoso riflesso della stanza dentro la caraffa.


Per quanto riguarda i soggetti sacri dobbiamo ricordare :


Il riposo nella fuga in Egitto


La Maddalena pentita


La cena in emmaus


L'andata al calvario


Estasi di San Francesco


Giuditta


S.Caterina


Il riposo nella fuga in Egitto dimostra una chiara influenza delle opere del Lotto e il Caravaggio volle rappresentare l'episodio come una sosta in campagna della famiglia del falegname,il tutto immerso in un paesaggio autunnale che non riprendeelementi della flora orientale ,come ci si sarebbe aspettato,bensì della campagna romana.L'angelo poi appare come l'incarnazione della grazia,che esiste per davvero anche se nonsi incontra di frequente.


La Maddalena invece appare una donna comune,una ciociarella rappresentata mentre piange e il sole che entra dalla finestra le asciuga i capelli.


La cena in emmaus appare come una scena di osteria romana dove è presente un primo accenno di drammaticitànell' ombra che sforma sul muro ,quasi caricandola ,la figura del Cristo. Questi appare sbarbato e ovalizzato,quasi una caricatura di quello della cena leonardesca.


L'andata al calvario è caratterizzata da un Cristo troppo bello per l'asprezza della scena.Ma in realtà le contraddizioni sono un po' ovunque basta osservare la contrapposizione tra il viso spietato del vecchio aguzzino e la manica troppo florida dell'abito o le pieghe del manto del Cristo ottenute con una cavata fin troppo musicale.


Nell'estasi di San Francesco l'angelo color luna rimanda alle prime opere,ma la tonaca appare grandemente intaccata dall'ombra e le mani bruciano di impasto febbrile,sotto il cielo caratterizzato da un tramonto funereo.Insomma la scena rappresenta la descrizione dell'oscurità.


Un'inclinazione verso l'orrido si legge nella Giuditta dove un terrore enorme viene suscitato dal gigantesco scannato e dal tendone che incombe sulla terribile scena.

La stessa modella della Giuditta sembra tornare nella Santa Caterina ,qui la principessa di Alessandria viene rappresentata con una camicia florida di candido lino,la veste a passamani trapunti di luce,il manto turchino e oro come in un Manet.

E' ormai cresciuta l'età dei modelli.


Si può notare come in queste opere rispetto a quelle trasparenti dell'adolescenza egli cominciasse a"ringagliardire gli scuri",questo perché la committenza richiedeva quadri di evento sacro e patetico e una pittura dai toni più scuri rispondeva meglio a questa necessità.

Anche se "gli scuri gagliardi"furono escogitati dall' artista per conferire un maggior rilievo ai corpi .Solo in questo modo poteva essere spiegata una così ardua rivoluzione da chi aveva come modello precedente l'arte cinquecentesca.In realtà egli voleva più che dar rilievo ai corpi, rendere la forma delle tenebre che li interrompono.Ed è proprio nel momento in cui dipinge la storia dei fatti sacri ,dal momento che li considera un seguito di drammi ,sente la necessità utilizzare toni scuri per meglio rendere il grumo drammatico della realtà più complessa.

Nell' ultimo decennio del secolo egli realizza due importanti dipinti per la chiesa di S.Luigi dei Francesi a Roma,le tele della Vocazione e del Martirio di S.Matteo.



Il Caravaggio era già stato nella cappella di San Luigi nei primi anni dell'ultimo decennio del secolo col suo primo San Matteo. E da questo momento in poi l'artista si rivolge al ala rappresentazione di temi sacri, accentuando gli scuri gagliardi e drammatici che anticipano i due quadri di San Luigi.


La vocazione di San Matteo è rappresentata come una scena di giocatori d'azzardo. Un biografo germanico ha sostenuto che il Caravaggio avesse tratto ispirazione per questo opera da d'incisione dello Holbein "i giocatori e la morte". È presente in questo opera la stessa concezione poetica di un tema di vita dissoluta che all'improvviso subisce un cambiamento a causa di un destino che sopra viene: la morte nello Holbein, il Cristo Salvatore nel Caravaggio. Il San Matteo di questa villa è cosa ben diversa da quello giovanile che lo stesso artista aveva compiuto per l'altare di San Luigi è che era stato scambiato per un analfabeta. Ora invece egli era cosciente del fatto che Matteo fosse un agente di cambio, un appaltatore di gabelle e di dogane. È dato che in questi luoghi si cambia moneta e quindi il gioco è facile a intavolarsi, si capisce come la scena della vocazione sia sia strutturata nel momento in cui qualcuno o qualcosa venga a distogliere Matteo e i suoi compagni da una partita da azzardo. L'arrivo di Cristo è annunciato dalla presenza della luce che non ha ben sotto il fine sprone ne illumina il viso del santo il quale mentre con la destra raddoppia la puntata colla sinistra si addita, quasi come per chiedersi: "vuole me?".


Il martirio di San Matteo è un tema tratto da una leggenda etiopica (re Irtaco che svergognato dall'apostolo per le sue mire illecite sulla figlia di Egesippo, lo fa colpire al dai suoi fedeli mentre officiava l'altare). Il Caravaggio la trasforma in un fatto di cronaca nera ambientato in una chiesa romana del suo tempo . Il santo viene rappresentato già trafitto e rovesciato sotto i gradini dell' altare mentre il suo omicida sta per dargli il colpo mortale. Tra il gruppo degli astanti ve ne sono alcuni timorosi tra i quali figura lo stesso Caravaggio con baffi e moschetta. Nell'aria scura che grava sul centro della scena si impone il nudo del carnefice inciso fortemente d'ombre. È da notare la figura del giovane chierichetto alle spalle del santo che ripete nell'atteggiamento la figura della medusa e del giovinetto morso dal ramarro.


Se da questi due dipinti di crisi si passa ad analizzare la seconda redazione del San Matteo ci si rende conto dell'enorme divario che li separa, in quanto quest' opera nella chiara espressione della maniera grande del Caravaggio. Prima però di arrivare alla realizzazione di quest' opera egli si cimentò i numerosi dipinti che ben esprimono la lunga crisi di mente e di costume che l'artista dovette affrontare.

Il formato insolito della tavola , sviluppato più in altezza che in larghezza, permette all'artista di rappresentare angeli in volo. Quest'angelo appare sorretto in aria da un enorme accappatoio , in modo tale da poter dare le sue spiegazioni dall'altro, mentre il santo per sentire meglio si alza leggermente dallo sgabello. Nell'uso del colore si legge una maggiore comprensione dei classici veneziani appena giunti da Ferrara.


Intorno al 1600-1601 Caravaggio riceve la commissione di due quadri da parte del Monsignor Tiberio Cearasi, per la decorazione della cappella in Santa Maria del popolo: la crocifissione di San Pietro e la conversione di San Paolo.


Nella crocifissione di San Pietro l'evento viene rappresentato nel suo svolgimento e ogni personaggio sembra assolvere a proprio compito senza controbattere.. La fatica degli uomini che si apprestano a sollevare il corpo del santo è resa in maniera realistica, mentre il santo in primo piano sembra guardarci calmo e cosciente come un moderno eroico laico.


Nella conversione di San Paolo sia quasi l'impressione di potersi calare nella parte del santo un che si ritrova terra inconsapevolmente e si vede addosso la massa enorme del cavallo e neri del libro da un fascio di luce che investe le sue palpebre e ci dà all'aspetto delle pupille cieche dei busti romani. In questo modo il dipinto appare come il più rivoluzionario di tutta la storia dell'arte sacra.


I due dipinti della cappella soffrirono sempre dell'oscura collocazione nella cappella.


Tra il 1604 e ii 1605, il Caravaggio si dedica alla rappresentazione di una leggenda sacra solitamente svolta con grande fantasia: la madonna dei pellegrini. Il dipinto ha l' aspetto di un semplice ex voto, elevato ad opera d'arte . Sono rappresentati un uomo e una donna del popolo, pellegrini sudici, che i giunti al termine del lungo cammino, hanno la fortuna di incontrare la vergine, proprio mentre sta per uscire di casa e si ferma per un istante, addossandosi allo stipite della porta. La vergine ha una posa quasi da da tua e il Caravaggio insinua il dubbio se si tratti di una di una bella donna che diventa casualmente idolo da adorare per i due ingenui pellegrini o sei siglati invece di un'antica statua che si sta rincarnando proprio per il calore della rimozione. L'insolita un'interpretazione della leggenda molto nota turbò le consuetudini dell'epoca e l'opera suscitò l'indignazione dei popolani che si vedevano ritratti sugli altari senza alcun tipo di avvenimento.


Poco dopo il Caravaggio ottiene un incarico prestigioso: la madonna del serpe per l'altare dei Palafrenieri in San Pietro. Nonostante l'artista fosse a conoscenza del fatto che l'argomento era legato al simbolo liturgico dell ' Immacolata Concezione il tono dell' opera è estremamente plebeo, tanto da essere definita la peggiore di tutta la sua produzione artistica. La Sant'Anna è rappresentata come una vecchia ciociara, la vergine sembra quasi una lavandaia con la sua veste rimboccata, il bambino tutto nudo; insomma una famiglia robusta che si sofferma nell'androne della scuderia per schiacciare l'innocuo Biscione. Con questa opera il Caravaggio si attirò le critiche dei colleghi e e dei biografi.


Una delusione ancora più grande gliela procurò la tavola con la rappresentazione della morte della vergine dipinta per la cappella di Santa Maria della scala in Trastevere, che fu rifiutata. La vergine viene rappresentata come una popolana, probabilmente una cortigiana amata dall'artista, rappresentata col ventre gonfio e le gambe scoperte . Nella stanza un chiaro ore devastante irrompe da sinistra e sosta per un attimo sul viso della madonna morta, sulle calvizie degli apostoli e sulle loro mani disfatte, fende di traverso il viso dolente di Giovanni e rende la Maddalena una piccola massa di luce.


Le tristi vicende legate a questi dipinti comportarono una progressiva eclissi della fama dell'artista e ad aggravare ancor di più lo stato di cose sopraggiunse una vicenda gravissima: Caravaggio partecipò insieme ad altri suoi amici ad una rissa nella quale morirono alcuni uomini. È così egli è costretto a scappare e dopo varie peregrinazioni si avviò nella città di Napoli .



In questo primo soggiorno realizzò la pala delle opere di misericordia, soggetto antico per il quale si serve di citazioni a uniche. Cimone e Pero li tiene presenti per la raffigurazione della popolana che allatta il vecchio alla grata della prigione, il gentiluomo che invece sfodera la spada sembra imitare il San Martino, nell'intenzione di voler dividere il suo mantello con il mendicante nudo, l'oste e l'albergatore danno da vere all'affrettato che si serve, come Sansone della mascella d'asino.


Anche nella madonna del rosario e il Caravaggio opera con grande libertà. L'artista la dipinge in un momento di eccezionale schiarita, aveva rappresentato gli uomini del popolo in ginocchio , con i piedi sprchi, le braccia distese, tra i domenicani ai quali chiedono nient'altro che quei poveri amuleti rappresentati dalle coroncine d'osso.


Poco dopo il Caravaggio si recò a Malta dove realizzò la decollazione del battista. La scena è rappresentata di pomeriggio in un cortile di un reclusorio proprio mentre si sta compiendo l'azione tra l'angoscia di una donna anziana che porta le mani al viso e mentre una fanciulla prepara un bacillo per porre la testa e l'ergastolano da le ultime indicazioni all'l'esecutore della terribile azione.



Successivamente l'artista si recò in Sicilia dove realizzò la sepoltura di Santa Lucia. La santa avere la presentata a luce riversa e in primo piano vi sono gli esecutori materiali dell'azione che agiscono sotto gli occhi atterriti dei fedeli. Si notano nell' opera contrasti istantanei di misura, sbalzi tra ai primi piani e le figure sul fondo.


Gli stessi sbalzi sono presenti anche nella opera la resurrezione del Lazzaro dove inoltre è da notare l'invenzione del gesto del Lazzaro che stirandosi nell'emergere dal sonno eterno, attraversa col braccio l'oscurità fino ad attingere la luce














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