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Sui bilingui e sulle differenze di genere

comunicazione



INDICE





Introduzione



1. La raccolta dei dati





2. Correlazione tra frequentazione dell'ULB e senso di appartenenza alla comunità francofona




3. Questione di prestigio



4. Sui bilingui e sulle differenze di genere



Conclusioni



Appendice A - Questionari e risultati



Appendice B - Storia recente



Appendice C - Tabelle



Bibliografia


Introduzione



On ne sait pas le français, personne ne le sait, mais tout le monde affecte de ne pas savoir le flamand. C'est de bon goût. La preuve qu'ils le savent très bien, c'est qu'ils engueulent leurs domestiques en flamand.

Charles Baudelaire

Pauvre Belgique



Nel 1984, in occasione del nuovo rapporto sul bilinguismo in Belgio elaborato da diversi docenti delle due università di Bruxelles, il professor Els Witte della Vrije Universiteit Brussel si esprimeva con queste parole:


Dans les grandes lignes, on peut affirmer que la capitale belge constitue une communauté urbaine bilingue où les unilingues ne forment guère la majorité. Le groupe de loin le plus important de bilingues se sert du français comme langue culturelle, mais dans le langage familier quotidien il parle également un dialecte bruxellois d'origine flamande[1], d'où des interférences permanentes entres les deux langues.


In pieno territorio fiammingo,[3] ma a maggioranza francofona, la capitale belga (con la sua regione amministrativa omonima) è per legge un'area bilingue, nella quale il francese e l'olandese sono le due lingue ufficiali. Crocevia di culture, capitale virtuale dell'Unione Europea insieme a Strasburgo, Bruxelles ha storicamente una vocazione multiculturale e multilingue.

Fino al boicottaggio del 6 novembre 1968, un'unica università è presente nella capitale, l'Université Libre de Bruxelles (ULB), fondata il 20 novembre 1834 da Théodore Verhaegen, un avvocato di Bruxelles. Dalle rivolte e dalle marce fiamminghe degli anni 1968-69 prende vita la Vrije Universiteit Brussel (VUB), di lingua olandese. Pur rimanendo fedele alla filosofia del libero arbitrio tanto cara alla "madre" ULB, la nuova università fiamminga è un'istituzione giuridicamente e linguisticamente separata da quella francofona.

L'idea alla base di questo paper è stata quella di intervistare, per mezzo di un questionario, degli studenti dell'ULB a più di trent'anni dalla scissione e raccogliere le loro opinioni riguardo ai rapporti con gli studenti della VUB e più in generale alla lingua olandese, oltre che alla situazione linguistica di Bruxelles. Si sosterrà qui l'esistenza di una correlazione diretta tra la frequentazione dell'ULB e il senso d'appartenenza alla comunità francofona belga. Inoltre si ipotizzerà che il maggior prestigio di cui gode il francese a Bruxelles rispetto all'olandese influisce ancora  in maniera considerevole su come gli studenti dell'ULB si rapportano ai loro colleghi fiamminghi della VUB. Infine si affermerà che, riguardo al rapporto con l'olandese (cioè con la lingua minoritaria a Bruxelles), esistono differenze piuttosto rilevanti tra ragazzi e ragazze e tra bilingui e non bilingui.


1. La raccolta dei dati

Il questionario (in francese) è stato sottoposto a 82 studenti dell'Université Libre de Bruxelles.[4] A causa dello squilibrio tra soggetti maschili e femminili il dato generale tende sempre verso la risposta femminile, ma scomponendo i risultati in percentuali divise per genere questo problema è agevolmente risolto. Malgrado il numero degli intervistati non sia tale da permettere una generalizzazione estesa dei fenomeni osservati, la ricerca può essere utile per individuare tendenze e andamenti particolari. Essi richiederanno successivamente ulteriori ricerche e analisi.


Correlazione tra frequentazione dell'ULB e senso di appartenenza alla comunità francofona

Per rendere più comprensibile l'esposizione dei dati riguardo a questa nostra prima tesi abbiamo suddiviso i soggetti in tre grandi gruppi: le matricole, gli juniores (uno o due anni di anzianità) e i seniores (tre o più anni di anzianità). Successivamente abbiamo analizzato le risposte alle domande 12[5] e 13 secondo questa ripartizione.

Dai risultati ottenuti per la domanda 12 si evince che dopo due anni di frequenza universitaria matura molto spesso un forte attaccamento alla comunità francofona. Uno o due anni non sembrano sufficienti per sentirsi a pieno titolo membri "attivi ed integranti" di detta comunità. Il dato più sorprendente riguarda i ragazzi: mentre la percentuale di risposte affermative a questa domanda per le matricole è del 25%, per i seniores è dell'85,7%. Ciò sta a significare che, sebbene uno dei compiti dell'università sia di aprire le giovani menti alle culture straniere (e a maggior ragione a quelle che convivono nella stessa città), l'ULB favorisce involontariamente lo sviluppo di un sentimento comunitario ristretto alla sola popolazione francofona.

La comprensione di questo fenomeno è facilitata dallo studio dei risultati della domanda 13, ancora più esemplificativa della domanda 12. In questo caso le risposte che indicano il francese come lingua più prestigiosa di Bruxelles aumentano vertiginosamente dagli juniores ai seniores, confermando l'impressione che l'effetto comunitario non interviene prima del terzo anno di frequenza. Diversamente dal caso precedente, la dinamica di traslazione delle risposte è più evidente per le ragazze, che passano dal 20% di risposte "francese" delle matricole all'84,6% delle seniores.

Si conclude dunque che non solo la frequentazione di un'università francofona in Belgio rafforza e promuove il senso di appartenenza alla propria comunità linguistica, ma anche che essa proietta il presunto primato del francese (in quanto lingua della propria vita accademica, cioè soggettivamente la lingua alta per eccellenza) sull'intera sfera di Bruxelles. Questa tendenza rischia di divenire un problema in quanto la futura classe dirigente vallone, principalmente formatasi nelle università francofone, potrebbe avere delle difficoltà a pensare al francese come a una delle lingue ufficiali del Belgio. Con ciò è inutile aggiungere che il processo di progressiva federalizzazione del regno favorisce sempre più questo tipo di mentalità comunitarie. Ma se per la regione vallone e fiamminga questo potrebbe non costituire un grosso problema, per una città come Bruxelles queste inclinazioni potrebbero a lungo andare diventare cause di problemi tra le due comunità a contatto.


3. Questione di prestigio

Il bilinguismo non è un concetto omogeneo. Esso, in quanto progetto collettivo, differisce da un progetto personale. Bourcier sostiene che


When a community makes the decision to learn a second language as a collective project, the choice of the language is not random. They do so because they are in contact with another community whose language is different from their own. Bilinguism in this case has to be understood in terms of contact between two or more distinct linguistic groups who may not have the same vision of bilingualism and the same reasons to learn a second language.[7]


Nel caso del Belgio e più specificamente di Bruxelles il bilinguismo è stato visto da diversi francofoni come una sconfitta, e non come un traguardo della propria nazione. Anche per questo motivo gli antichi stereotipi sociali[8] sul prestigio della lingua francese e sulla rudezza e inadeguatezza della lingua olandese persistono tutt'oggi.

Questi stereotipi risalgono al XVIII secolo, quando il francese si era ormai stabilito come lingua di corte in tutta Europa.[9] Il problema del prestigio della lingua olandese è stato per tutto il secolo appena terminato e per quello precedente uno delle note dolenti del movimento fiammingo, e anche oggi la questione non sembra ancora risolta. Limitando il nostro esame alla domanda più specifica sul prestigio (la numero 13) possiamo osservare come, pur tenendo in conto la scelta di un campione d'indagine quasi totalmente francofono dalla nascita, nessun soggetto sui 76 che hanno risposto abbia affermato che l'olandese è da ritenersi la lingua più prestigiosa da parlare a Bruxelles. Persino paragonando il dato tra le risposte "francese e olandese" e "francese" la situazione è imbarazzante: 45,1% contro il 24,4%. È sicuramente determinante l'appartenenza linguistica del campione, ma un divario del genere non è giustificabile solo in questi termini, tanto che più della metà degli intervistati si è dichiarata bilingue e che il 42,3% del campione ha almeno un genitore bilingue (e forse fiammingo).


4. Sui bilingui e sulle differenze di genere

Scomponendo i dati ci si è accorti che la dimensione "genere" e la dimensione "bilinguismo" sono spesso scollegate tra loro, al punto che ci si può attendere una notevole differenza di risposta tra una ragazza bilingue e un ragazzo bilingue così c 757i89h ome tra un ragazzo bilingue e un ragazzo non bilingue. Si potrebbero così sistemare i soggetti su un piano i cui quattro poli potrebbero essere maschile/femminile e bilinguismo/unilinguismo.

Partendo proprio da quest'ultimo si è notato che anche tra i bilingui esiste una certa difficoltà a porre sullo stesso piano le due lingue ufficiali. Ne sono la prova le risposte date alla domanda 5, in cui solo l'11,1% dei soggetti bilingui pensa che un'eventuale interazione con un bilingue fiammingo si svolgerebbe in olandese (contro il 42,2% che pensa si svolgerebbe in francese). In generale si può affermare che la conoscenza dell'olandese, come era prevedibile, aiuta nei rapporti con gli studenti della VUB. Ma se si parla del senso di appartenenza alla comunità francofona o di prestigio intrinseco del francese, ecco che la dimensione di genere diviene rilevante. Dai dati si desume che mentre le ragazze bilingui si sentono meno "valloni" delle ragazze non bilingui, per i ragazzi il discorso è differente. Per loro la conoscenza dell'olandese non è un mezzo per avvicinarsi all'altra comunità belga, anzi la maggior parte sente il bisogno di affermare la propria appartenenza comunitaria in modo più esplicito dei ragazzi non bilingui.[11]

La dimensione di genere svela altre tipologie di comportamento che distinguono i ragazzi dalle ragazze. Probabilmente la più evidente, almeno a livello statistico, riguarda la lingua usata dai bilingui coi propri professori dell'ULB. Mentre il 43,8% dei ragazzi dichiara di discutere a volte coi docenti in olandese, solo il 13,8% delle ragazze è disposto, pur conoscendola, a usare la lingua "non ufficiale" dell'ULB in ambito istituzionale.

Secondariamente, le ragazze si rivelano più timide dei ragazzi nei rapporti con gli studenti della VUB (il 79,6% di loro non intrattiene rapporti con loro, contro il 67,9% dei ragazzi) e più soddisfatte del quadro globale della lingua francese a Bruxelles (domande 14 e 15).


Conclusioni

Lo scorporo e l'interpretazione dei dati in unità utili per l'analisi hanno sostenuto e rafforzato le ipotesi presentate inizialmente, che possono essere così riassunte:

correlazione diretta tra la frequentazione dell'ULB e il senso d'appartenenza alla comunità francofona belga;

sussistenza dello stereotipo sociale del maggior prestigio del francese rispetto all'olandese nell'ambito degli studenti dell'ULB;

differenze di comportamento dei soggetti lungo le dimensioni "genere" e "bilinguismo".

Sebbene non ci siano gravi motivi di preoccupazione e non ci sia stato possibile effettuare un'indagine analoga nel campus della VUB, la prima conclusione dovrebbe portare a riflettere. La lingua non veicola solo il sapere ma anche, a volte contro la stessa volontà degli individui, un senso di appartenenza a una comunità. Ed esso, se non compensato da adeguati contenuti veicolati dalla lingua medesima, rischia di diventare una causa di incomprensioni interculturali e, nello specifico caso di Bruxelles, di rivendicazioni linguistiche.


APPENDICE A

Questionari e risultati


Sono qui di seguito elencate le domande contenute nel questionario proposto agli intervistati, corredate dai risultati totali e, in alcuni casi, dai risultati scomposti in base agli anni di frequenza dell'ULB e in base alla conoscenza della lingua olandese. Ogni risultato viene chiarito con una breve trattazione. Per facilità d'esposizione gli studenti che parlano anche olandese verranno definiti "bilingui", contrapposti ai "non bilingui" che non lo parlano.

Data del rilevamento: 22-24/11/2000

Soggetti del rilevamento: studenti dell'Université Libre de Bruxelles alloggiati presso la Maison Nelson Mandela, avenue des Courses 29, Bruxelles.

Numero dei partecipanti: 82.

Lingua utilizzata per il questionario: francese.

Domanda 1. Età.

Anni

Frequenza





























Il sistema scolastico belga differisce da quello italiano, in quanto gli studenti terminano le scuole superiori a diciotto anni. Inoltre tutti i corsi di laurea hanno una durata legale di quattro anni, divisi in due anni di candidature e due di licence. Questo spiega l'elevato numero di studenti di diciotto e diciannove anni. L'età media è di 19,7 anni.

Domanda 2. Sesso.

Degli 82 intervistati, 28 si sono dichiarati di sesso maschile e 54 di sesso femminile. L'età media per la componente maschile è perciò di 20,2 anni, contro i 19,4 anni di quella femminile.

Domanda 3. Città d'origine.

Luogo

M

F

Totale


Mons





Charleroi





Bruxelles





Tournai





Ath





La Louvière





Liegi





Nivelles





Wavre





Almada (Portogallo)





Bilbao (Spagna)





Colfaintaine





Dion





Floremes





Frameries





Frjus (Francia)





Gand [Fiandre]





Gemeroux





Genappe





Hornu





Laneffe





Lessines





Lilla (Francia)





Louvain La Neuve





Manage





Marcinelle





Messancy





Mont d'Enclus





Nabeul (Tunisia)





Namur





Neufrilles





Perwez





Pesches





Quievrain





Rehout (Israele)





Seul (Corea del Sud)





Silly





Thimeon





Turaize





Uccle





Wellin





Ywibuie





[Non risponde]





Totale





Come si può notare Mons è la città più rappresentata. Dopo di essa poche altre città raggiungono il 5%; le sei città più rappresentate costituiscono solo metà del campione considerato. Solo sei persone provengono da Bruxelles.

È da evidenziare come, suddividendo i dati per regioni, 73 soggetti provengano dalla Vallonia, sette dall'estero e solo uno dalle Fiandre (Gand). Gli stranieri sono qui sottorappresentati rispetto al dato demografico di Bruxelles.[12]

Domanda 4. Lingua materna

Lingua

Frequenza


Francese



Francese e Italiano



Francese e Arabo



Francese e Olandese



Ebraico



Olandese



Portoghese



Spagnolo



Tunisino



Totale



Si può notare che, comprendendo anche i bilingui, il 93,9% del campione in esame è di madre lingua francese. E che solamente il 2,4% è di madre lingua olandese.

Domanda 5. Parlate anche l'olandese (francese se la vostra lingua madre è l'olandese)?


M

F

Totale






No





% Sì





Si constata che poco più della metà del campione è bilingue francese-olandese, con un tasso lievemente maggiore per la componente maschile. Successivamente, ai soli bilingui, è stato chiesto se la "seconda lingua" è stata appresa fin dall'infanzia.


M

F

Totale






No





Non risponde





% Sì





Solamente un bilingue su tre lo è dall'infanzia, con un lieve scarto a favore della componente femminile. Sempre rivolgendosi ai soli bilingui è stato infine domandato quale lingua avrebbero utilizzato in caso d'interazione con una persona bilingue dell'altra comunità linguistica belga.


M


F


Totale


Francese







Dipende







Olandese







Olandese o Inglese







Inglese







Non risponde







Totale







Più di due soggetti su cinque sceglierebbero il francese, mentre solo uno su nove sceglierebbe l'olandese. Mentre in caso di una scelta tra le due lingue ufficiali non si notano differenze tra ragazzi e ragazze, non si può dire lo stesso in caso diverso. Si osserva, infatti, che la risposta "dipende" ha il 44,8% di frequenza per le ragazze e solo il 25% per i ragazzi. Questi sembrano cercare di più un compromesso sulla lingua col loro interlocutore, anche attraverso l'uso dell'inglese.

Domanda 6. I vostri genitori sono bilingui?

Su 78 soggetti, ben 45 hanno risposto "nessuno dei due". In generale si evidenzia che mentre solo il 21,8% delle madri è bilingue (17 su 78), la percentuale dei padri è considerevolmente superiore (35,9%, cioè 28 su 78). Il dato è piuttosto sorprendente se paragonato coi risultati della domanda precedente, in cui il 57,1% dei ragazzi e il 53,7% delle ragazze si era dichiarato bilingue. Sebbene sia un dato da prendere con la dovuta cautela, ciò significherebbe che, nello spazio di appena una generazione, il tasso di bilinguismo femminile è aumentato del 146,3%! Più verosimilmente la discrepanza può essere spiegata, oltre che con l'aumento generale del livello d'istruzione (e femminile in particolare), con il soggiorno in una città bilingue, con l'insegnamento scolastico e accademico della lingua olandese, con l'alto tasso di studenti di Philosophie et Lettres nel campione (vedi la domanda successiva) e con il clima di relativa distensione tra la comunità vallone e la comunità fiamminga in questi due ultimi decenni. Questo progressivo ammorbidimento del conflitto linguistico e politico ha contribuito all'aumento dei matrimoni misti, come sottolinea il fatto che il 42,3% degli studenti che hanno risposto alla domanda possiede almeno un genitore bilingue.


Domanda 7. In che facoltà dell'ULB studiate?

Facoltà

Frequenza


Philosophie et Lettres



École de Commerce Solvay



Sciences Sociales, Économiques et Politiques



Droit et Sciences Criminologiques



Sciences Psychologiques



Sciences



Sciences Appliquées



Institut d'Éducation Physique et de Kinésithérapie



Sciences de l'Éducation



Victor Horta [architettura]



Non risponde



Totale



Si rileva la predominanza della facoltà di Philosophie et Lettres, che comprende al suo interno anche i corsi di laurea in lingue straniere, dato rilevante per questa ricerca. Il totale delle frequenze è superiore al totale dei soggetti partecipanti poiché due di essi sono iscritti contemporaneamente a due facoltà diverse.

Domanda 8. Quanti anni completi avete studiato all'ULB?

Anni

Frequenza


Zero



Uno



Due



Tre



Quattro



Cinque



Sei



Sette



Non risponde



Totale



Due studenti su cinque sono delle matricole, come del resto era immaginabile dall'elevato numero di diciottenni e diciannovenni nel campione. Questo valore può però in qualche modo essere parzialmente inficiato dalla presenza nel campione di alcuni soggetti "in visita" all'ULB, che chiaramente non hanno esperienze precedenti con l'università in oggetto.

È da osservare inoltre che il divario percentuale tra il 39% delle matricole e le altre percentuali è notevolissimo, indice probabilmente della difficoltà di adattamento dei giovani universitari belgi alla vita accademica. D'altra parte lo specifico sistema universitario belga impedisce di laurearsi con troppi anni di fuoricorso (si nota infatti che solo l'8,5% ha più di quattro anni di frequenza alle spalle).

Domanda 9. Parlate qualche volta in olandese con i vostri professori?


M

F

Totale






No





% Sì





Questa domanda, rivolta solo ai soggetti bilingui, ha dato risultati contrastanti. Se il dato generale indica che solo uno studente su quattro si rivolge saltuariamente ai docenti in olandese, scomponendo i dati tra ragazzi e ragazze si notano marcate differenze di condotta linguistica. Il 43,8% dei ragazzi bilingui usa l'olandese coi professori, a fronte del 13,8% delle ragazze bilingui.

Domanda 10. Seguite dei corsi di olandese all'ULB?

Solamente 21 soggetti, pari al 25,6% del campione, hanno risposto affermativamente. Ed è da aggiungere che, come detto, più del 30% del campione frequenta la facoltà di Philosophie et Lettres che comprende il dipartimento di lingue straniere.

Domanda 11. Che tipo di rapporti avete con gli studenti della VUB?

Tipo di rapporti

M


F


Totale


Nessuno







Cattivi







Buoni







Molto buoni







Non risponde







Totale







Si nota come il dato aggregato di rapporti "buoni" e "molto buoni" dia una percentuale del 32,1 per i ragazzi e di solo il 16,7 per le ragazze. Queste si rivelano più indifferenti nei confronti degli studenti fiamminghi: quattro su cinque non hanno con essi alcun tipo di rapporto. Nessuno ha indicato "cattivi rapporti". Analizziamo ora i risultati suddividendoli tra soggetti che parlano anche l'olandese e soggetti che non lo parlano.

Studenti che parlano l'olandese

M


F


Totale


Nessuno







Cattivi







Buoni







Molto buoni







Non risponde







Totale









Studenti che non parlano l'olandese

M


F


Totale


Nessuno







Cattivi







Buoni







Molto buoni







Totale







Come ci si poteva attendere, il fattore bilinguismo gioca un ruolo molto importante nei rapporti tra gli studenti dell'ULB e quelli della VUB. La percentuale di ragazzi che mantiene rapporti "buoni" o "molto buoni" con gli studenti della VUB scende dal 37,6% al 25% (ma non ci sono più rapporti "molto buoni"); lo stesso discorso, con maggior intensità, vale per le ragazze: dal 24,1% all'8%. Un altro dato importante è che, tra gli stessi bilingui, due studenti su tre continuano a non avere alcun tipo di rapporto con gli studenti fiamminghi. Questo valore cresce tra gli studenti non bilingui fino all'86,5% e tocca la punta massima tra le ragazze non bilingui: 92%.

Domanda 12. Vi sentite parte integrante e attiva della comunità francofona belga?


M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale








Studenti che parlano l'olandese

M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale








Studenti che non parlano l'olandese

M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale







L'equilibrio tra i due poli opposti che rivela l'analisi del dato complessivo viene spezzato considerando singolarmente bilingui e non bilingui. Per i ragazzi la conoscenza dell'altra lingua nazionale fa probabilmente sentire di più il bisogno di aggregazione con la propria comunità linguistica. Difatti il 56,3% dei bilingui ha risposto affermativamente ("sì" o "molto") alla domanda, contro il 33% dei non bilingui. Questa necessità non occorre invece nella componente femminile, la quale presenta una tendenza opposta: il 27,5% delle bilingui ha risposto affermativamente, contro il 44% delle ragazze non bilingui.

Volendo approfondire l'indagine possiamo scomporre le risposte in base agli anni di frequenza dell'ULB. Creiamo così tre gruppi: zero anni di frequenza; uno o due anni di frequenza; tre o più anni di frequenza. Ecco il risultato:

Zero anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale








1 o 2 anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale








3 o più anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Non risponde







Totale







Pur dovendo ammettere che le risposte così scomposte non sono molto significative (ad esempio nel campione ci sono solo sette ragazzi con tre o più anni di frequenza), tuttavia si posso individuare alcune linee di tendenza generale. La più interessante riguarda lo sviluppo della percentuale di risposte negative ("no" e "poco") nel corso degli studi. Mentre le risposte delle matricole sono piuttosto equilibrate tra i due poli, la situazione è totalmente sbilanciata verso la risposta affermativa per gli studenti più "anziani". Questa dinamica è però differente tra ragazzi e ragazzi. Mentre per i primi si registra una variazione costante (dal 50% al 33,3% al 14,3%), le seconde mostrano un andamento irregolare, ove le risposte negative vanno dal 35% al 60% e al 23,1%.

Domanda 13. Qual è secondo voi la lingua più prestigiosa che si può utilizzare vivendo a Bruxelles? Francese, olandese, altre?


M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale








Studenti che parlano l'olandese

M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale









Studenti che non parlano l'olandese

M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale







Rivelatosi la domanda che ha creato più difficoltà nei soggetti, il quesito era stato posto per verificare l'attuale influenza degli antichi pregiudizi riguardo alla lingua francese. Questa è stata indicata nella risposta da circa la metà degli intervistati, con il picco delle ragazze non bilingui (64%) e il minimo delle ragazze bilingui (27,6). Come per la domanda 5, anche qui i ragazzi cercano più risposte "alternative" delle ragazze: il dato aggregato di "francese e olandese" e di "nessuna" è del 42,6% per le ragazze e del 27,5% per i ragazzi. Nessuno degli intervistati ha indicato la lingua olandese come la più prestigiosa a Bruxelles.

Complessivamente si osserva come il bilinguismo influisca anche sull'indicazione della lingua più prestigiosa. Mentre il francese occupa questa posizione per il 59,5% dei non bilingui, la percentuale si riduce al 33,3% per i bilingui. Tra questi la risposta aggregata "francese e olandese - nessuna" è predominante (46,7%).

Scorporiamo ora i risultati in base agli anni di frequenza dell'ULB:

Zero anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale








1 o 2 anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale








3 o più anni di frequenza all'ULB

M


F


Totale


Francese







Olandese







Francese e Olandese







Inglese







Italiano







Francese e Inglese







Arabo







Nessuna







Non risponde







Totale







La percentuale di risposte che indicano il francese come lingua più prestigiosa a Bruxelles passa dal 28,1% al 37,9% ad addirittura l'80% per chi ha frequentato l'ULB almeno tre anni.

Domanda 14. Siete soddisfatti della situazione linguistica della vostra lingua a Bruxelles (manifesti, cinema, informazioni)?


M


F


Totale


No







Poco







Abbastanza













Molto







Totale







Il 57,1% dei ragazzi si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto, a fronte dell'83,3% delle ragazze. Se si riduce il dato ai soli 77 soggetti di madre lingua francese (vedi domanda 4) la percentuale dei ragazzi sale al 58,3%, quella delle ragazze all'84,9%.

Domanda 15. Pensate che la soluzione linguistica adottata per la città di Bruxelles (cioè il bilinguismo) sia una buona idea?


M


F


Totale








No







Non risponde







Totale







Si evidenzia un maggior accordo delle ragazze verso la soluzione del bilinguismo, sebbene più di quattro ragazzi su cinque vi siano favorevoli.

APPENDICE B

Storia recente

Se lasciare Bruxelles è il prezzo da pagare per l'indipendenza delle Fiandre, non bisogna avere rimpianti. I fiamminghi hanno, in ogni modo, già perso Bruxelles. E non possono perderla che una sola volta.

Ivan Mertens

Presidente del Vlaamse Volkbeweging,

Gazet van Antwerpen,

gennaio 1999


Alla fine del XVIII secolo negli strati superiori della popolazione di Bruxelles non vi era che il 5-10% di francofoni. Ma la posizione sociale detenuta da quei pochi ebbe un grandissimo impatto sulla scelta della lingua della borghesia e della classe media tra il 1790 e il 1850.[13]

During this period [.] the use of French by the elite made rapid advances. Knowledge of French was concentrated in the urbanized upper middle classes, and spread from there to other social groups and to the villages and countryside.[14]

Ciò fu dovuto anche all'occupazione napoleonica dal 1795 al 1814, che represse l'utilizzo di ogni lingua diversa dal francese. Sebbene già dalla Costituzione del 1831 il neonato stato belga consentisse il libero uso di ogni lingua, all'epoca il francese era la sola utilizzata nell'amministrazione. Il processo di "francesizzazione" di Bruxelles[15] continuò fino alla seconda guerra mondiale, poiché l'immigrazione fiamminga nella capitale non riusciva a controbilanciare quella vallone. Ma il problema linguistico di Bruxelles restò in ogni caso un elemento minore nella lotta del movimento fiammingo per la propria emancipazione.

L'impulso del movimento fiammingo nel corso degli anni portò in ogni caso alla legge del 1894 che stabilì la realizzazione dell'unilinguismo territoriale. Questa soluzione però mal si adattava alle regioni miste, nelle quali differenti culture venivano a contatto. Poiché ai singoli comuni era consentito l'esclusivo utilizzo della lingua olandese solo nel caso in cui la maggior parte della popolazione conoscesse solo questa lingua, quasi nessun comune di Bruxelles poté usufruire di questa legge. Difatti, a fronte dell'alto numero di fiamminghi bilingui, la maggioranza dei francofoni non lo era.

La legge linguistica più importante fu varata il 28 giugno 1932, e sancì la divisione del territorio belga in tre regioni linguistiche: la Vallonia, le Fiandre e Bruxelles. Creando la cosiddetta frontiera linguistica (modificabile ogni dieci anni mediante un censimento linguistico) si creò un paradosso che avrebbe fatto nascere parecchi problemi e rivendicazioni negli anni a venire. Venne infatti istituita a capitale bilingue una città che si trovava totalmente in territorio fiammingo (tanto è vero che il confine linguistico si trova a sud di Bruxelles) ma in cui l'80% della popolazione era francofona.

Nel 1942, durante l'occupazione tedesca, furono stabiliti i diciannove comuni che ancora oggi costituiscono l'agglomerato della regione di Bruxelles-Capitale[16]. Forse per accogliere alcune delle rivendicazioni dei nazionalisti fiamminghi, Hitler applicò più rigorosamente le leggi linguistiche degli anni '30 e nominò un commissario nel consiglio d'amministrazione dell'ULB per controllare l'istituzione francofona più fertile e più avversa al nazismo tedesco e al nazionalismo fiammingo stesso.

Agli inizi degli anni '50, a guerra conclusasi e con re Baldovino nuovo sovrano del Belgio, la pressione portata dal movimento vallone e da quello fiammingo riaccesero la questione sullo statuto politico e linguistico di Bruxelles.[17] Proposte e controproposte furono discusse e abbandonate; a Bruxelles si svolsero due marce fiamminghe, la seconda delle quali fu causa di gravi incidenti; crisi di governo si succedettero per l'impossibilità di conciliare gli interessi della comunità fiamminga con quelli della comunità vallone. Quando il 2 luglio 1963 re Baldovino rifiutò le dimissioni del primo ministro Theo Lefèvre, i mandatari dei partiti della coalizione al governo, riuniti nel castello di Val Duchesse, elaborarono un nuovo compromesso che dette più influenza alla comunità fiamminga sui comuni più settentrionali di Bruxelles e fissò una frontiera linguistica definitiva.

Oggi la situazione linguistica a Bruxelles è alquanto dinamica. È impossibile conoscere precisamente il numero dei parlanti francofoni e fiamminghi nei diciannove comuni dell'agglomerato urbano, anche a causa dell'elevato tasso di stranieri presenti.[20] Tutto lascia pensare che il bilinguismo ufficiale sia stato largamente battuto da un multilinguismo sociale. Benché si possa constatare che nessun sondaggio riguardo ai parlanti fiamminghi a Bruxelles superi la soglia del 20%, la presunta francofonia della capitale non ha che un carattere formale. Il francese è utilizzato dagli stranieri come lingua franca e per i rapporti con l'amministrazione, ma non per la comunicazione familiare o sociale.

APPENDICE C

Tabelle


Tabella 1: numero di abitanti (belgi e stranieri) di Bruxelles, al 31 dicembre di ogni anno.

Anni

Belgi

% Belgi

Stranieri

% Stranieri

Totale



























































































Fonte: Govaert 2000


Tabella 2: numero di abitanti per ciascun comune di Bruxelles, al 1° gennaio 1988.

Comune

Abitanti

Anderlecht


Auderghem


Berchem-Sainte-Agathe


Bruxelles


Etterbeek


Evere


Forest


Ganshoren


Ixelles


Jette


Koekelberg


Molenbeek-Saint-Jean


Saint-Gilles


Saint-Josse-ten-Noode


Schaerbeek


Uccle


Watermael-Boitsfort


Woluwe-Saint-Lambert


Woluwe-Saint-Pierre


Totale 19 comuni


Fonte: Govaert 2000

Bibliografia



Bourcier, André

Language Planning for Gwich'in and Inuvialuit Communities.

Web: <https://www.ciral.ulaval.ca/alx/textes/bourcier1.htm>


Coupland, Nikolas e Jaworski, Adam

Sociolinguistics: A Reader, St. Martin's Press Inc., New York (NY).


Govaert, Serge

Bruxelles en capitales. 1958-200 De l'expo à l'euro, Éditions De Boeck Université, Belgique.


Hermans, Theo (a cura di)

The Flemish Movement. A Documentary History 1780-1990, The Athlone Press, London e Atlantic Highlands (NJ).


Hudson, Richard

Sociolinguistica, Il Mulino, 2a ed.


Witte, Els et al.

Le Bilinguisme en Belgique. Le cas de Bruxelles, Éditions de l'Université de Bruxelles, Belgique.



"Tutti coloro che parlano più lingue scelgono tra di esse secondo le circostanze. [.] In una situazione di plurilinguismo comunitario le diverse lingue sono sempre adoperate in circostanze diverse, e la scelta è sempre controllata da regole sociali [.] che i membri della comunità imparano dalla propria esperienza, sicché tali regole sono parte della loro conoscenza linguistica complessiva. [.] Ciascuna lingua ha una funzione sociale che nessun altra varietà può assolvere. Tali funzioni sociali sono risultati più o meno arbitrari della storia, ma non per questo sono meno reali. Lo stesso sembra caratteristico delle comunità bilingui in generale". Hudson 1998, p. 58-59.

E. Witte, Cinq ans de recherches se rapportant au problème de Bruxelles, in Witte et al. 1984, p.1.

Non essendo presente nella lingua italiana un termine che possa tradurre flamand nel senso dei termini inglesi Dutch-speaker o Flemish-speaker, si utilizzerà il termine fiammingo sia come individuo proveniente dalle Fiandre, sia come individuo belga di lingua madre olandese. Nell'altro senso, invece, si distinguerà tra vallone e francofono.

I questionari sono stati lasciati ad ogni piano dell'alloggio tranne il piano dell'intervistatore, al fine di evitare qualsiasi influenza. Non si può escludere che alcuni siano stati compilati in compagnia di altri soggetti, il che porterebbe ad influenze reciproche. Per informazioni più dettagliate sul metodo d'intervista e i risultati consultare l'appendice A.

"Vi sentite parte integrante e attiva della comunità francofona belga?".

"Qual è secondo voi la lingua più prestigiosa che si può utilizzare vivendo a Bruxelles? Francese, olandese, altre?".

Bourcier, Language Planning for Gwich'in and Inuvialuit Communities.

Cfr. Hudson 1998, p. 217 e Miles Hewstone e Howard Giles, Social Groups and Social Stereotypes, 1986, in Coupland e Jaworski 1997, p. 270-283.

Richard Y. Bourhis, Language Policies and Language Attitudes: Le Monde de la Francophonie, 1982, in Coupland e Jaworski 1997. Nel 1961, in Cultural Autonomy (Hermans 1992, p. 348-349), Julien Kuypers affermava che "for more than a century everything has combined to convince the population of the prestige of French; without French a person was nothing, could not aspire to be anything, not so much as a messenger boy, a doorman or a tram conductor".

"It is this love of things foreign, which has gradually become so engrained, which leads the Netherlander more and more to misjudge himsef, and have a poor opinion of himself" (Jan Baptist Chrysostomus Verlooy, Treatise on the Neglect of the Mother-Tongue in the Low Countries, 1788, in Hermans 1992, p. 50). ".Dutch-language culture appears to lack the necessary prestige to compete with French-language culture on an equal footing. [.] The insufficient prestige of Dutch-language culture involves factors which are both cause and consequence at one and the same time" (Hendrik Fayat, The Brussels Problem, 1947, in Hermans 1992, p. 321).

"Le donne danno priorità alla solidarietà e si impegnano a costruire e a mantenere i legami sociali che tengono insieme le comunità; quanto agli uomini, la priorità va al potere, alla lotta per l'indipendenza". Hudson 1998, p. 150.

Vedi Tabella 1, Appendice C.

Witte et al. 1984, p. 13-14.

Lode Wills, Introduction, in Hermans 1992, p. 5.

Pete Van de Craen, in Multilinguisme et concept des réseaux sociaux (in Witte et al. 1984, p. 77-87), distingue tre tipi di francesizzazione a Bruxelles. In primo luogo, la francesizzazione demografica o migrazione dei francofoni dalla Vallonia o dalla città di Bruxelles in un altro comune fiammingo dell'agglomerato. Secondariamente, la francesizzazione dei fiamminghi d'origine che, dopo due o tre generazioni, sono completamente integrati nella comunità francofona. In terzo luogo, Van de Craen considera la popolazione bilingue d'origine fiamminga che parla, oltre al dialetto di Bruxelles, una variante più o meno standardizzata dell'olandese.

Vedi Tabella 2, Appendice C.

"If the systematic advance of the French language in Brussels [.] is not checked, [.] then Brussels will be the cause of a prolonged and dangerous sickness in Belgium" (Gerard van den Daele, A Question in the Belgian Parliament Concerning the Implementation of the Law Regarding the Use of the Two National Languages in Administrative Matters, 1947, in Hermans 1992, p. 314).

Il 22 ottobre 1961 e il 14 ottobre 1962.

Govaert 2000, p. 86.

Nel 1997 il 29,4% della popolazione di Bruxelles non possedeva un passaporto belga. Vedi Tabella 1.

Cfr. Hendrik Fayat, The Brussels Question, 1966, in Hermans 1992, p. 379.

Si stima che Bruxelles sia la seconda città al mondo per numero di francofoni, subito dopo Parigi.

Govaert 2000, p. 195.




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