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CORSO DI PSICOLOGIA DEL LIGNUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE - La seduta terapeutica come conversazione

comunicazione




CORSO DI PSICOLOGIA

DEL LIGNUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE


"Conversazione e terapia.

L'intervista circolare."


P. Leonardi,  M. Viaro








1) La seduta terapeutica come conversazione


OGGETTO, SCOPI E METODO

Oggetto: sedute di Mara Palazzoli Selvini e collaboratori dal 1979 al 1989

Metodo: analisi della conversazione terapeutica per mezzo della teoria degli atti linguistici, la teoria filosofica dell'azione, la logica della conversazione e l'analisi microsociologica dell'azione.

Scopo: descrizione dei principi e regole che il terapeuta segue e conduce nel produrre una conversazione terapeutica. Questo avviene seguendone il corso evolutivo e secondo un'analisi qualitativa.


MATERIALI UTILIZZATI

Circa 400 videoregistrazioni delle sedute con trascrizioni parziali o totali.


TEORIE E MODELLI: LA SEDUTA COME CONVERSAZIONE

analisi conversazionale di Sock, Schegloff e 959f55j Jefferson (1974): interesse per le pause ed i turni della conversazione (teoria microsociologica)

teoria degli atti linguistici di Austin (1962): il parlare è considerato un agire, cioè un comportamento intenzionale. (teoria filosofica-linguistica)

logica della conversazione di Grice (1975): il principio di cooperazione e le sue massime (teoria filosofico-linguistica).

CONVERSAZIONE TERAPEUTICA: si definisce per differenza con la conversazione quotidiana, con l'aggiunta di qualche restrizione legata i ruoli. (vedi cap. seguenti)


SIGNIFICATO E LIMITI

Questo studio non è volto tanto agli aspetti pragmatici, quanto al significato della comunicazione nel sistema terapeutico, nella seduta, non i problemi e le dinamiche familiari; inoltre essendo relativo ad un contesto ben definito, consente di controllare le variabili molto meglio.



















2) Azioni e serie di azioni linguistiche


LA COMPLESSITA' DELL'INTERAZIONE

Un incontro è un'interazione o una possibile interazione in cui giocano azioni fisiche (alzarsi, sedersi, salutarsi con la mano.), simboliche, verbali e non verbali (strette di mano, cenni di attenzione.), espressive (sorrisi, facce stupite.). Queste azioni vengono considerate come primitivi, perché non possono essere spiegate ma solo enunciate. Ci sono poi azioni volontarie e involontarie. Gli elementi di un incontro possono essere immediati, o mediati da scambi linguistici.


L'ORGANIZZAZIONE DELLE SEQUENZE DI AZIONI

L'incontro ha molteplici presupposti e i partecipanti sono sollecitati ad iniziare sequenze di azioni per proseguire un obiettivo derivante da questi. Le azioni sono considerate come la fonte di informazione più ricca e più soggetta a controllo. Infatti anche i comportamenti strettamente espressivi sono molto manipolabili (esaltabili o reprimibili attore!). Ma è più facile controllare un singolo comportamento che tutta la sequenza di azioni. È per questo che il terapeuta nota di più le piccole incongruenze, perché hanno un valore informativo maggiore.


INTERAZIONE LINGUISTICA

Ci sono regole che stabiliscono l'ordine delle sequenze. Ad esempio quella di collocare quello che si fa dove lo si fa (quando si deve interrompe la conversazione per fare un'altra cosa di solito ci si scusa e ci si spiega, ci si giustifica). La pratica di collocare è onnirilevante.


CONVERSAZIONE

Il termine è usato in riferimento a scambi linguistici usati per intrattenimento, dove il tema può essere accidentale. Nelle conversazioni informali, le azioni principali sono insinuare e tentare di carpire informazioni; all'apparenza è uno scambio tra pari, ma entrano in gioco molti fattori, tra i quali i ruoli sociali ecc. per cui questo non avviene quasi mai.


LA CONVERSAZIONE INFORMALE: LE REGOLE DEL TURNO A PARLARE

Vedi lucido Cacciari


LA CORREZIONE CONVERSAZIONE

Autocorrezione: chi parla si corregge da sé

Inizio di eterocorrezione: chi ascolta fa notare un errore e chi parla si corregge

Eterocorrezione: l'ascoltatore corregge

Nelle conversazioni di terapia questi fenomeni sono molto utili perché molte informazioni non sono condivise da terapeuta e famiglia,  e poi perché lo scopo della terapia è riuscire a modificare, correggendoli, alcuni atteggiamenti.



CONVERSAZIONE E AZIONI LINGUISTICHE

Le azioni linguistiche si dividono innanzi tutto a livello locutorio, relativo al parlare, e illocutorio, riguardo la forza delle parole o quello che si fa nel parlare.

I turni e le correzioni possono servire ad individuare i tipi di azione linguistica. Uno scambio minimo, che non faccia parte di una correzione, è sempre lo scambio di due illocuzioni, e queste sono le azioni linguistiche fondamentali. Ogni illocuzione ha un punto, cioè uno scopo. Si parla di azioni linguistiche riguardo l'azione svolta dalle parole; e di atti linguistici, in riferimento agli effetti prodotti dalle parole (volontarie d involontari) e quindi secondo Austin, degli atti perlocutivi. Nel libro quelli che si intendono per atti linguistici verranno chiamati azioni illocutorie.


LA GIUSTA MISURA

Negli scambi linguistici l'eccessiva esplicitezza e precisione indica che bisogna prestare attenzione ai dettagli, oppure che la questione è delicata. Inoltre può essere usata come uno scherzo, o un segno che chi parla vuol essere sicuro di aver l'attenzione e il consenso degli ascoltatori. In ogni caso si può sempre correggere il livello di esplicitezza.


IL PRINCIPIO DI COOPERAZIONE E LE SUE MASSIME

Vedi lucido


LA COMPETENZA CONVERSAZIONALE E INTERATTIVA

Conversare non è solo un'attività linguistica, ma richiede competenze sociali e queste sono ritenute generalmente in possesso di ogni interlocutore (tranne i bambini), come sono presupposte il rispetto delle regole conversazionali e dei principi (cooperazione, correzione, turni.).

Si dice competenza interattiva proprio relativamente alle competenze conversazionali.


LA COOPERAZIONE CONVERSAZIONALE

Anche se gli scopi dei partecipanti sono diversi, questi almeno devono concordare sul fatto di collaborare per portare a buon fine la conversazione (infatti nella conv. Terapeutica si "firma un contratto" alla prima seduta per precisare questo punto). Quando gli scopi non sono più condivisi la conversazione può cessare.


REGOLE E PRINCIPI DELLA CONVERSAZIONE TERAPEUTICA

Una seduta di terapia è un particolare tipo di incontro. Si parla di conversazione di terapia e la si descrive come tale quando si presta attenzione alle sequenze di azioni linguistiche e in particolare alle correzioni.










3) Comunicazione ed informazione


DIFERENZE TRA COMUNICAZIONE ED INFORMAZIONE

In Watzlavitch i due termini sono usati come sinonimi ("non si può non comunicare").

Comunicazione verbale e informazione: Comunicare è legato a qualcosa che si trasmette (si dà e si riceve), l'informazione è qualcosa che si trasmette, ma è soprattutto qualcosa che si coglie e si ricava.

Chi comunica lo fa attraverso un codice che presuppone sia condiviso dagli interlocutori. La comunicazione (complesso di vari fattori non verbali, paralinguistici, ambientali, inferenziali.) seleziona ed eventualmente manipola l'informazione (=messaggio). Le informazioni che ci vengono trasmesse non coincidono con le informazioni che possiamo ricavare da quanto ci viene comunicato (info. dirette).

Il terapeuta sfrutta molto questo fatto, di poter ricavare informazioni  anche in modo indiretto, per non dover fare domande delicate a cui la famiglia difficilmente risponderebbe. Quanto viene comunicato a parole non sempre ha lo scopo di informare, e spesso si capiscono molte cose anche se non vengono dette direttamente; una stessa informazione può essere data a livello verbale in modo diretto o indiretto e ciò è rilevante sotto il profilo comunicativo.


IL CONTROLLO DEL'INFORMAZIONE

L'informazione diretta ha un alto livello di certezza, il contrario per l'informazione indiretta. Spesso le informazioni che ricaviamo si basano di più sugli aspetti non verbali che sul messaggio linguistico vero e proprio.


COMUNICAZIONE E CONTESTO

La comunicazione avviene su di uno sfondo (contesto) che fornisce coordinate essenziali per interpretarla.

Contesto di una parola: tutto ciò che può essere utilizzato per trarre inferenze da quella parola.

Contesto di una comunicazione: ambiente, circostanza precedente conoscenza dei partecipanti, competenze generali.: insieme di elementi condivisi dai partecipanti.


INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE

Disinformare: dare informazioni false o fuorvianti

Il terapeuta ha cura di controllare se le informazioni che gli vengono date attendibili o no, se le ha ben comprese, ecc.








CONTENUTI DELLA COMUNICAZIONE E CONTROLO DELL'INFORMAZIONE

Le informazioni che richiede il terapeuta vengono ottenute in modo immediato (tutto ciò che accade in seduta, che può essere visto, udito e percepito) e in modo mediato dalla comunicazione, cioè attraverso domande.

Tipi di informazioni mediate: fatti oggettivi, sentimenti (attribuzioni e dichiarazioni), atteggiamenti (punti di vista ed intenzioni).

Tipi di informazioni nella conversazione di terapia:

a) eventi, sequenze di eventi, stati di cose, tempi , luoghi

b) azioni, sequenze di azioni

c) sentimenti, personaggi, configurazioni di personaggi e di eventi, fini, valutazioni


LA COMPOSTEZZA COMUNICATIVA

Avviene quando non si contraddicono le informazioni che si intendono dare. I problemi ci compostezza comunicativa avvengono in relazione allo status nel gruppo familiare, e possono essere sfruttati ai fini della terapia.


LA FONTE MIGLIORE

L'intervista terapeutica è una conversazione con lo scopo di ottenere informazioni, quindi il terapeuta si pone continuamente il problema di scegliere il membro della famiglia più adatto ad essere interpellato.

Nelle conversazioni informali, se tra i presenti c'è qualcuno che può dare un'informazione, è a quello che ci si rivolge. Per il terapeuta, invece, le informazioni vengono raccolte un po' da tutti i presenti, relativamente al tipo di info (se gli interessano i fatti, le attribuzioni, i sentimenti.). Alla famiglia è però lasciata la libertà di decidere chi tra loro sia il portavoce più adatto per riferire una informazione; spesso si creano così competitività o al contrario reticenza sul dare info.


SIGNIFICATO DELLE MOSSE CONSIDERATE

Fino a quando un'informazione data non è contraddetta dal parlante o dagli altri membri della famiglia, il terapeuta è tenuto a considerarla per vera.


















4) La tecnica standard: le regole della direttività


Paradosso terapeutico: tecnica introdotta da Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin, Prata (1975), in cui l'intervista e la parte prettamente terapeutica vengono separate di netto. Negli anni '80 venne rivalutata l'importanza dell'intervista non solo a scopo informativo, pur mantenendola separata dall'intervista terapeutica.

Tecnica standard: vedi capitolo 7


LA CORNICE DELLA SEDUTA

Primo contatto/setting terapeutico: al telefono si raccolgono in una scheda le prime info generali sulla famiglia, viene invitata tutta la famiglia nucleare più alcuni membri della famiglia estesa. Le sedute vengono fatte 1 al mese per dieci volte; prima di iniziare si firma un "contratto" con il quale si accetta che il problema è un problema familiare, che il terapeuta è un esperto, che la terapia consiste nel produrre un cambiamento di atteggiamento. Inoltre si viene informati sulla presenza del resto dell'équipe dietro lo specchio. La seduta prevede una prima parte in cui avviene l'intervista, una sospensione abbastanza lunga per la consultazione dell'équipe e la seconda parte in cui si elabora l'intervento finale.


PREROGATIVE CONVERSAZIONALI DEL TERAPEUTA

L'intervista è una conversazione asimmetrica in quanto certe mosse sono autorizzate solo dal terapeuta. Esso ha il diritto di: decidere di cosa si parla, chi dovrà parlare, chi e come interrompere, quando sospendere la seduta, che domande fare ecc. Specie nelle ultime sedute il terapeuta lascia più libertà e può consentire che si deroghi alle regole della direttività.


IMPLICAZIONI DELLE REGOLE DELLA DIRETTIVITA'

I diritti dei membri della famiglia: non essere interrotto da altri tranne che il terapeuta, proporre temi e domande (bisogna vedere se il terapeuta le accetta però!), avere parità di diritti rispetto agli altri membri.

Il ruolo centrale del terapeuta: tutti i messaggi dei familiari sono rivolti al terapeuta. Anche se non le propone esplicitamente, esso impone le regole della conversazione a cui tutti devono attenersi.

Ci sono sequenze tipiche costituite dai "giri" di domande: domanda del terapeuta risposta. E ci sono sequenze atipiche ad esempio quando la domanda è rivolta a più persone, oppure perché non vengono rispettate le istruzioni del terapeuta.

Mosse dei familiari per controllare l'interazione: questo può avvenire tramite messaggi non verbali, controllando quello che si dice in modo da indurre il terapeuta a pensare o a chiedere una certa cosa, o nel proprio turno correggere un'affermazione fatta da altri.






OSSERVAZIONI

L'ipotesi dell'équipe: aprendo ciascuna seduta l'équipe formula un'ipotesi sulla famiglia in terapia ed elabora un programma di indagine che il terapeuta svolgerà durante la seduta attraverso domande, riassunti ecc..e che serve a particolarizzare meglio l'ipotesi.

Imparare le regole: alcuni terapeuti tendono a precisare fin da subito le regole della conversazione, altri lasciano parlare liberamente la famiglia per introdurre piano piano le regole.





5) Le violazioni delle regole nella tecnica standard


Insubordinazione: qualsiasi mossa che violi le regole della conversazione stabilite.

Una mossa potenziale diventa insubordinazione quando il terapeuta ne prende atto e reagisce, ma di solito occorre più di una mossa perché ciò avvenga.

Il terapeuta è di norma tollerante, interviene alla seconda insubordinazione potenziale con un monito e alla terza con una censura più esplicita.


IL SIGNIFICATO DELLE INSUBORDINAZIONI

insubordinazione significa violare gli accordi presi inizialmente sulle regole della conversazione e della direttività.

è un segno di slittamento del contesto (fare qualcosa di diverso da quello dichiarato nelle intenzioni)

dipendono da quanto è stato chiaro il terapeuta nella definizione delle regole


LE CONTROMOSSE DEL TERAPEUTA

Perché la sua autorità agli occhi della famiglia non diminuisca, il terapeuta deve affrontare le insubordinazioni, soprattutto quando queste sono dirette a prendere il controllo della conversazione (che spetta al terapeuta).

Una "punizione" è fa saltare dei giri al trasgressore, cioè non interpellandolo per un certo tempo, oppure accettare la sfida e rispondere in modo sarcastico mettendo in ridicolo il trasgressore, e ribadendo, incutendo soggezione, la sua autorità e la violazione delle regole. Una mossa estrema del terapeuta è quella di uscire di scena.


LE INSUBORDINAZIONI IN PRIMA SEDUTA

La presenza di insubordinazione nella prima seduta è un indice predittivo della cattiva riuscita della terapia, addirittura può seguire un abbandono della terapia.

Essenzialmente sono le persone di alto status che tolgono la parola ad altri, i quali, dato il loro basso status si automarginalizzano, quindi si crea un disordine conversazionale, specie nei turni di parola.



6) Presupposti e principi del terapeuta



I CONTENUTI NELLA CONVERSAZIONE TERAPEUTICA

Fatti oggettivi: il terapeuta presuppone che sia successo qualcosa e che considererà vera la risposta che gli verrà data. È importante collocare cronologicamente gli eventi, ma anche la verità delle notizie: se il terapeuta accettasse informazioni incongruenti comunicherebbe che è irrilevante per lui che la famiglia sia sincera.

I punti di vista: di solito le domande sui punti di vista sono le più frequenti. Il terapeuta mostra di non condividere né accusare i giudizi espressi: fa domande per risalire ai fatti su cui si fondano i giudizi. Perché un punto di vista sia credibile non deve essere contraddittivo (né con le parole, né dal riscontro dei fatti) e motivabile adeguatamente.

Le intenzioni: una caratteristica delle intenzioni è quella di essere direttamente connesse al comportamento osservabile.

I sentimenti, le emozioni, gli stati d'animo: sono simili alle intenzioni, ma possono rimanere nascoste o dissimulate da chi le prova. Anche in questo caso il terapeuta chiede alla famiglia di fondare le loro parole su fatti e riferimenti concreti.

I fatti intersoggettivi: sono valutazioni, fatti, sentimenti condivisi dalla famiglia.


L'IPOTESI

Il terapeuta durante la seduta tratta certi temi, concordati con l'équipe, il cui scopo è di trarre informazioni per definire meglio l'ipotesi circa la situazione della famiglia.

L'ipotesi attribuisce ai fatti un significato interattivo: l'indagine verte in larga misura sullo studio delle connessioni di fatti, sentimenti, attribuzioni tra i vari membri della famiglia, cioè il modo in cui uno reagisce ai comportamenti degli altri.

Il significato attribuito è comprensibile: nel corso della seduta si alternano vari stili linguistici, il terapeuta impara il linguaggio della famiglia e se ne serve per aumentare l'empatia e la comprensibilità nella formulazione di domande e riassunti. Alla fine della seduta invece il terapeuta usa un tono solenne, dà spiegazioni e prescrizioni da esperto.

Il terapeuta no accetta e non usa il concetto di malattia mentale: infatti spiega troppo o nulla del problema, in quanto per un malato mentale si presuppone l'incomprensibilità del comportamento, anche in situazioni normali.

La reticenza dei membri della famiglia: l'intervista familiare è palesemente una raccolta di informazioni, specie riguardo il periodo precedente alla comparsa dei sintomi, ma il terapeuta presuppone un certo grado di reticenza nella famiglia a fornire queste informazioni.





LA RETICENZA NELLA CONVERSAZIONE TERAPEUTICA

Generalmente il terapeuta riconosce alla famiglia il diritto alla reticenza, in alcuni casi lo dice espressamente, perché preferisce che su temi delicati ogni membro possa decidere se esporsi o meno.

Reticenza e compostezza comunicativa: il terapeuta ha una sua forma di reticenza, perché durante l'intervista non accenna mai al suo punto di vista /ipotesi circa la famiglia o la sua posizione circa i membri in modo da rimanere neutrale con tutti.


PRESUPPOSTI DEL TERAPEUTA

principio di normalità: il terapeuta presuppone che ogni membro sia competente e abbia motivi comprensibili per fare ciò che fa, quando no dà info pertinenti è perché non fa uso delle competenze che ha. Il principio di normalità è irrevocabile; secondo questo il terapeuta non parla mai di malattia mentale, tratta il paziente come gli altri, non presuppone niente di diverso nei suoi confronti, non dà interpretazioni di quello che pensa quando si rivolge a lui. Il terapeuta funge da modello per la famiglia, nell'imparare a trattare con normalità il paziente (questa capacità è segno della competenza del terapeuta)

il principio di reticenza: i membri godono di un limitato diritto alla reticenza, il terapeuta si limita a fare domande e riassumere quanto detto senza interpretare o rivelare la sua posizione.


IL PRINCIPIO DI NORMALITA' E QUELLO DI RETICENZA COME PRINCIPI GENERALI

il p. n. ha valore di principio orientativo del comportamento del terapeuta, dice cosa il terapeuta non fa

il p. di n. fornisce una base per formulare congetture e ipotesi

il p. di n. legittima il criterio seguito dal terapeuta nello sviluppare i temi in seduta

il p. di n. legittima il principio di reticenza

il pr. Di reticenza dice che il terapeuta sia spetta un certo grado si reticenza dalla famiglia

il pr. Di r. si adatta alla reticenza della famiglia


IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE

Somiglianze con la conversazione informale:

si parla della stessa realtà oggettiva, intersoggettiva e interiori. Il terapeuta parla di opinioni, attribuzioni ecc. come di inferenze operate a partire dal comportamento osservabile; non utilizza parole o concetti non condivisi, riconosce alla famiglia di conoscere i fatti (ogg., sogg., intersogg.) meglio di chiunque altro.

Differenze rispetto alla conversazione informale:

più accuratezza nel distinguere tra loro i diversi tipi di contenuti

connessione privilegiata con il livello dei fatti oggettivi

vincolo della comprensibilità (accettare solo gli usi appropriati delle parole)

il problema dei livelli di certezza delle ipotesi:

il terapeuta riconosce a elementi diversi, diversi livelli di certezza: tutto quello che può vedere in seduta sono dati certi (filmati e registrati), poi ci sono fatti accertabili, cioè quelli ricostruiti tramite resoconti della famiglia; stati d'animo, emozioni e sentimenti sono ricavati dai messaggi non verbali.

Principio di normalità e concezione del disturbo mentale: il terapeuta si serve delle regole della direttività proprio perché nella conversazione di seduta si seguono le regole della conversazione quotidiana: ritiene controproducente deviare dai criteri condivisi. La malattia non può essere concepita come attributo della persona, applicabile a qualunque tipo di comportamento del soggetto.

Principio di reticenza e neutralità

Il concetto di neutralità può essere tradotto in reticenza (riguardo al terapeuta), cioè non schierandosi con nessuno e parlare da esperto solo alla fine della seduta. Questa è una peculiarità della tecnica standard.



7) Lo sviluppo della sequenza conversazionale


La coppia domanda/risposta è l'unità di interazione fondamentale dell'intervista nella tecnica standard


TIPI DI DOMANDE

domande ad alternative: finite (evidenziare direttamente delle differenze)

indefinite (richieste di esemplificazioni)

domande si/no (far precisare precedenti risposte ambigue)

domande coda o parentetiche (sollecitare eterocorrezioni usate assieme al riassunto)

domande ipotetiche ("se.come.?")

domande categoriche (presuppone che un fatto sia accaduto)

domande tema (stabiliscono la pertinenza valida per una serie più o meno lunga di scambi dom/risp)

domande ovvero richieste di correzione

domande informative (per dare informazioni)

riguardo il tema delle domande, il terapeuta non accetta una risposta qualunque, ma una precisa che definisca la posizione del membro della famiglia; mano amano che raccoglie le risposte il terapeuta si accerta di averle ben capite, magari sentendo anche altre persone sullo stesso argomento. Infine pone alcune domande ipotetiche e informative per prospettare possibili scenari d'azione. Ad ogni mossa il terapeuta sollecita ogni membro ad autocorreggersi, nel caso abbia notato delle incongruenze o dissonanze sulle informazioni da lui fornite.


I RIASSUNTI

Il riassunto guarda al passato ed ha la funzione di connettere diverse cose che sono state dette durante la conversazione (o anche in tempi più lontani) o può servire ad introdurre un nuovo tema. (vedi scheda). Nella tecnica standard il riassunto come accertamento sul senso delle cose appena dette è, oltre che molto frequente, una modalità caratteristica.



LA PERTINENZA DELLE RISPOSTE

Ogni risposta non può essere valutata se non in relazione alla domanda cui risponde, e quando il terapeuta non ottiene una risposta pertinente lo sottolinea, e cerca di riformulare la domanda, riassumere, ecc. per incoraggiare a rispondere meglio. Una risposta è pertinente quando non viene discussa da altri.


TRE LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE DELLA SEQUENZA CONVERSAZIONALE

Durante la seduta vengono discussi più temi e nel connettere i contenuti il terapeuta precisa ciò di cui si parla con cura  e dà la precedenza alla definizione dei punti di vista (un presupposto del terapeuta è che ogni membro abbia un punto di vista diverso) in relazione ai fatti e poi alla definizione delle intenzioni. La scelta del tema e dei turni dipende dal momento e dalla situazione, ma quasi sempre da terapeuta.

Un'altra azione importante svolta dal terapeuta è il controllo delle informazioni tramite riassunti e ripetizioni di domande (magari incrociate).


L'INTERVISTA NELLE VARIE FASI DELLA TERAPIA

Secondo la tecnica standard, l'intervista non cambia di molto durante le varie fasi: mano a mano che si procede il controllo del terapeuta è meno stretto, i commenti sono più frequenti. Dopo la seconda seduta si introduce il tema con la domanda "cos'è successo alla vostra famiglia dopo la nostra seduta?" (o varianti); mentre nelle prime due sedute si parla più della definizione del "problema" della famiglia e dei motivi della terapia.


IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE

TECNICHE DELLA TECNICA STANDARD, COMUNI AD ALTRE PSICOTERAPIE:

evocazione di risposte emotivamente significative nel paziente

feedback ed azioni di modellamento

importanza dell'affinità terapeuta paziente

intervista centrata sui punti di vista e la posizione di accettazione del terapeuta

riassunto ed empatia

manovre basate sulla correzione (come controllo interno e problemi di faccia e controllo incrociato ed esame di realtà)

modificazioni comportamentali

TECNICHE SPECIFICHE DELLA TECNICA STANDARD:

molteplicità dei punti di vista

importanza dell'intervista (quasi più importante del resto)

manovre non informative e differenziazione dei punti di vista dei membri della famiglia

manovre informative e punti di vista possibili


RIASSUMENDO: AZIONI DEL TERAPEUTA

ricostruire le posizioni dei singoli membri della famiglia a partire dal punto di vista di ciascuno, differenziandoli tra loro

introdurre altri punti di vista e prospettive possibili diverse da quelle che loro hanno espresso

sollecitare ciascuno interlocutore ad autocorreggere la propria posizione/punto di vista mediante l'esame di realtà (controllo incrociato)

mettere in contrasto l'esame di realtà con la faccia con cui si propone (controllo interno)

ricostruire un'atmosfera emotiva intensa

accettare e comprendere con empatia

il terapeuta deve mostrarsi come modello di autocorrezione, comprensione e corretta interazione.


EVOLUZIONE DELLA TECNICA STANDARD

TECNICA DI BASE: svolta fino al 1980 da Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin; Prata, adottava i metodi di intervento paradossali

TECNICA AVANZATA: svolta dopo il 1980 da due équipe: Boscolo/Cecchin, Selvini Palazzoli/Prata (quest'ultima solo fino al 1985): prevede una valorizzazione delle manovre informative, lo stimolo autocorrezione, ridefinizione del significato e prospetto di scenari possibili. L'intervista è più astratta, centrata sulle dinamiche del mondo interno.








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