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Il profeta di Gibran Kahlil Gibran - Individuazioni delle tematiche.

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Il profeta di Gibran Kahlil Gibran

Individuazioni delle tematiche

Oltre alle molteplici verità che il Profeta "svela" alla cittadina di Orfalese, esistono altre tematiche nel libro, sono nascoste tra le righe: prima di tutte il rapporto tra Almustafa e Almitra; ma soprattutto il fatto che queste verità siano da noi tutti considerate scontate fino a quando non ci."sbattiamo il muso". Questi piccoli, ma efficaci, messaggi che Gibran Kahlil Gibran ha immesso nel romanzo, però, sono stati forgiati affinché ognuno di noi colga quelli migliori per la completa comprensione di sé stesso, del mondo, dell'universo, di ogni essere vivente in esso presente e di.tutto.

Per quanto riguarda le altre tematiche, l'autore utilizza un capitolo per approfondirne ognuna.

L'Amore

Il protagonista del libro effettua delle considerazioni riguardo l'amore,utilizzando diverse similitudini per rendere più limpido il concetto. Malgrado l'autore sconosca questo sentimento,si esprime con molta saggezza. Egli ci invita a seguirlo nonostante celi insidie a volte anche traumatizzanti(cit. quando l'amore vi chiama seguitelo sebbene le sue vie siano difficili ed erte,e quando vi avvolge con le sue ali cedetegli,anche se la lama nascosta tra le piume potrà ferirvi). Inoltre tramite un susseguirsi di coppie antinomiche il profeta ci induce a seguire la via dell'amore,così da conoscere meglio il segreti del proprio cuore ed entrare così a far interamente parte della esistenza (cit. tutto questo provocherà l'amore in voi affinché possiate conoscere 636f53g i segreti del vostro cuore e per questa conoscenza divenire un frammento del cuore della vita.);ma il consiglio che ci dà e quello di tralasciarlo se timorosi degli effetti che potrebbe provocare.



Il Matrimonio

Il protagonista del libro effettua delle considerazioni riguardanti anche il matrimonio. Il significato che il saggio vuole trasmetterci consiste nel considerare il sacro vincolo del matrimonio non come porre delle catene alla propria libertà, ma bensì condividere insieme le gioie e i dolori della vita di ogni essere vivente.(cit. siete nati insieme e insieme sarete in eterno;vi siano però spazi nella vostra unione così che i venti celesti possano danzare su di voi)

I Figli

Il profeta attraverso una similitudine(cit. voi siete gli archi dai quali i vostri figli frecce viventi sono scoccate lontano) ci permette di concepire una visione di questo argomento ben precisa. Infatti dice che i figli non appartengono ai genitori,i quali, non concedendo libertà ad essi, alimentano il loro desiderio di evasione dal mondo che i genitori egoisticamente hanno creato;Invece  di essere quindi possessivi, dovrebbero fungere da tramite per condurli ad una vita basata sui propri pensieri(poiché se ama la freccia che vola,così ama l'arco che rimane saldo)

Il Dare

Il profeta fornendoci così delle nozioni riguardanti il dare,ci permette di comprendere il vero senso della parola;egli sostiene che coloro che possiedono molto danno poco e con lo scopo di ricevere qualcosa,e chi ha poco dona tutto. inoltre ci fa capire che non possiamo giudicare chi merita di ricevere,benché questo non spetta a noi,ma bensì assicurarci prima di tutto di essere noi degni di dare.

Il Mangiare e il Bere

Questo

sermone è ricco di similitudini le quali fanno riferimento al concetto del magiare e del bere; il profeta  riconosce quindi questa nozione come un'adorazione,dovuta al fatto che noi uomini a differenza delle piante siamo costretti ad uccidere per mangiare quindi detraiamo beni preziosi della terra.






Il Lavoro

secondo il profeta il lavoro è un mezzo per stare al passo con l'anima della terra;Bisogna lavorare con amore perché deve essere il compimento di ogni persona ma soprattutto è necessario per penetrare nel segreto più profondo della vita


La Gioia ed il Dolore

Gibran dice che la gioia e il dolore sono un unico sentimento e sostiene che quando si prova gioia guardando nel nostro cuore vedremo che essa proviene da ciò che ci ha dato dolore e possiamo non provarli solo se siamo vuoti dentro.

Le Case

Il profeta valuta le case come un bene importante al fine dell'esistenza  umana dove ognuno di noi vi ripone la propria quiete, i propri ricordi e la propria serenità,e le giudica come dei luoghi d'incontro(il corpo più vasto),che pur essendo importante non deve essere considerato solo come un bene materiale su cui speculare.(cit. ma voi figli degli spazi irrequieti nella quiete non cederete all'insidia ne sarete domati)

Gli Abiti

Il saggio considera gli abiti come una sorta di maschera che l'uomo indossa per ricerchiate la libertà del privato(cit.i vostri abiti nascondono molta della vostra bellezza;benché negli abiti ricerchiate la libertà del privato);inoltre il profeta ci invita a non dimenticare che la terra gode della naturalezza dell'uomo.

Il Comprare ed il Vendere

Il concetto di comprare e vendere visto dal saggio profeta è articolato e complesso. Egli infatti sostiene che la terra offre,ma se l'uomo non è in grado di saper usufruire di ciò,vi sarà sempre qualcuno che avrà troppo e qualcun altro che non avrà niente(cit. ma se lo scambio non avverrà nell'amore e nella giustizia generosa condurrà alcuni all'ingordigia e altri alla fame).

Le Leggi

In questo sermone sono presenti diverse similitudini a dir poco toccanti,che ci fanno capire dell'importanza, ma allo stesso tempo della futilità delle leggi rese tali dalla trasgressione dell'uomo, medesimo artefice delle stesse(cit. voi godete nell'emanare leggi ma godete ancor di più a trasgredirle)

La Libertà

Il profeta considera la libertà come un anello fondamentale della catena della vita(cit. voi chiamate liberta la più forte de queste catene sebbene i suoi anelli risplendano al sole abbagliandovi lo sguardo); quando viene a mancare,le colpe della sua carenza sono frutto delle scelte umane.(cit. se una legge ingiusta che volete abolire essa fu scritta di mano vostra sulla vostra fronte).

La Ragione e la Passione

Secondo il maestro, la ragione e la passione sono due elementi collegati che si completano vicendevolmente;l'uno non può fare a meno dell'atro,dato che l'uomo viene guidato da entrambi, senza le quali smarrisce la retta via;(cit. se la vela cede o il timone si spezza finite sballottati alla deriva o restate immobili in mezzo al mare)

La Conoscenza di sé

Il profeta sostiene che l'uomo non ha una conoscenza approfondita di se stesso,ma bensì nell'arco della propria vita deve scorgere delle verità riguardanti il proprio carattere(cit. non dite ho trovato la verità ma ho trovato una verità).

L'Insegnamento

Tramite delle similitudini il maestro enuncia i propri pensieri riguardo l'insegnamento. Sostiene che nessuno è in grado di insegnare qualcosa che già giace nella nostra conoscenza, e che la vera saggezza sta nell'insegnare ciò che un uomo è in grado di apprendere,e non quello che è meglio per gli altri.(cit. se veramente è saggio non vi invita a entrare nella dimora della sua saggezza ma vi conduce alla soglia della sua stessa mente).





L'Amicizia

Per Gibran l'immagine dell'amico è la risposta ad ogni nostro bisogno,e non dev'essere visto come un semplice passatempo,ma bensì condividere con esso ogni nostro lato caratteriale, ogni nostro pensiero e emozione(se deve conoscere il flusso della vostra marea che ne conosca anche il flusso).

Il Conversare

Secondo il maestro il conversare deriva dal nostro conflitto interiore(cit.voi parlate quando cessate di essere in pace con i vostri pensieri). Nel conversare vi è spesso dietro la paura della solitudine,ma rincorrendo il nostro pensiero le parole seguiranno guidate dal nostro cuore.

Il Tempo

Il profeta paragona il tempo all'amore,entrambi inscindibili e immobili. Il tempo come l'amore non ha limiti che lo vincolano ma bensì è eterno come eterna è la vita(cit. ma l'eterno in voi riconosce l'eternità della vita e sa quanto l'oggi non sia che il ricordo di ieri e che il domani sarà il sogno di oggi).

Il Bene ed il Male

Il bene non si differenzia dal male perché il male rappresenta la parte oscura del bene;provocata dalle nostre cattive azioni (cit. giacché che cos'è il male se non il bene torturato dalla sua stessa fame e dalla sua stessa fede).   

La Preghiera

il profeta accusa l'uomo di usufruire della preghiera solo ed esclusivamente nei momenti di necessità

Il Piacere


La Bellezza

Secondo Gibran la bellezza è in se si trova nelle cose più incantevoli della vita,ed rappresenta l'eternità riflessa in uno specchio,ma l'eternità e lo specchio sono ritratti dell'uomo stesso

La Religione

Il profeta sostiene che le nostre azioni derivano dalla stessa religione e che ogni atto ed ogni riflessione sia legata ad essa e che nessuno può essere in grado di dividere la sua fede dalle sue azioni(cit. tutte le vostre ore sono ali che vanno nello spazio da io ad io).

La Morte

Secondo Gibran il profeta vita e morte sono talmente collegate tra loro da formare un tuttuno,che può essere scoperto solo se cercato nel cuore della vita;inoltre possiamo dire che il segreto della morte e celato nelle profondità delle nostre speranze e desideri.




Riflessioni personali sul romanzo.

Ci sono sempre stati, e continuano ad essere, libri, che sembrano sfuggire ad ogni tradizionale canone di valutazione. Sono libri che la critica ufficiale, di qualsiasi disciplina, a volte attacca e sminuisce. Sono libri scritti da personaggi difficilissimi da catalogare e che si sono visti incompresi in vita dagli ambienti della cultura ufficiale, per essere, poi, scoperti da un pubblico vasto, avvertito da misteriosi tamtam, che per fortuna, ma non per caso, ogni tanto attraversano il mondo della cultura, aggirando anche dei critici più accreditati. Sono libri ed autori che spesso fanno torcere il naso ai più seriosi esponenti di ogni disciplina. Il tamtam, però, si ripercuote di ambiente in ambiente, di nazione in nazione, di cultura in cultura, e il libro vive e parla, consola, spesso insegna ciò che le scienze e le dottrine tradizionali non sanno, possono o vogliono vedere.



Questo è uno di quei libri, la schiera degli inspiegabili successi editoriali.

Appena nel 1923 comparve negli Stati Uniti, pubblicato dal prestigioso editore Knopf, ed il successo fu immediato. Le vendite divennero subito imponenti e continuarono ad esserlo negli anni: un vero mistero! Lo stesso Knopf non sapeva spiegarsi il fenomeno, giacché non fece mai pubblicità al libro; la sola volta che ci provò, sospinto dai lusinghieri successi iniziali, le vendite calarono immediatamente e, non appena smise ogni pubblicità, Il Profeta ricominciò a diffondersi vertiginosamente.  Nel 1959 aveva venduto un milione di copie e attualmente, molte di più: è stato tradotto in quasi tutte le lingue del mondo e molti dei pensieri in esso contenuti sono diventati proverbiali.

E' curioso notare come, le varie edizioni pubblicate nel mondo, siano introdotte da saggi molto seri, affidati a critici affermati, che tentano immediatamente di affibbiare etichette a questa stupenda opera: poema, libro filosofico, che segue la scuola di un pensatore, che vale quanto le opere di un altro poeta, che s'ispira al cristianesimo o al buddismo, il cui stile va preso sul serio o meno, che si colloca in qualche scuola letteraria.

Il Profeta ha tutte e nessuna di queste particolarità. Infatti, non potendo catalogare un'opera non catalogabile, spesso l'introduzione finisce con lo stroncare il libro e col deriderne l'autore, ma, alla fin fine, il libro vende lo stesso, il tamtam continuo e il messaggio, che le sue pagine recano, si spande nel mondo.

Dall'idea che mi sono fatta di Gibran Kahlil Gibran, come uomo e come artista, mi pare che egli sia rimasto incompreso da molta critica ufficiale, quanto questo suo libro. Attualmente, c'è chi lo definisce un mistificatore, una persona che giocò sul successo di questo libro, per raccogliere immeritati onori e per presentarsi all'America, che lo aveva ospitato come una sorta di "guru", un precursore dei molti fasulli santoni, che, in seguito, hanno animato sette e culti esoterici.

In realtà, secondo me, Gibran Kahlil Gibran fu uno studioso e un artista attento e serio, il cui intervento fu incisivo per la liberazione del Libano, suo paese di origine, che sempre amò ardentemente e in cui volle trovare sepoltura, da un passato schiavizzante e oppressivo. Fu, a discapito di chi gli era contro, considerato uno dei massimi esponenti dell'arte orientale in Occidente.

Egli soffrì molto per tutti gli equivoci che l'ufficialità costruì intorno a Il Profeta, ma lasciò precise testimonianze scritte, anche astanti, dai suoi amici e collaboratori, in cui rifiutava e negava il ruolo che molti gli appioppavano: non voleva apparire un profeta o una santone, voleva solo divulgare quelle verità, che gli erano sorte dentro e che dovette scrivere quasi per forza, perché qualcosa in lui lo ossessionava a farlo; per questo distinse sempre il suo personaggio da se stesso. Quando morì, ancora giovane, aveva coscienza di avere lasciato un messaggio compreso solo per metà e che neanche lui non sapeva da quali studi, da quali ricerche, da quali riflessioni provenisse. Non si riteneva un santo, ma si diceva convinto che, colui che abbandona la terra con le proprie colpe, dovrà reincarnarsi ancora e ancora, finché potrà spezzare l'ultimo legame con il mondo della materia. A questo proposito, Gibran Kahlil Gibran lasciò scritto: <<Ritengo non ci sia stato nessun istante nella mia vita in cui non abbia sentito il Profeta dentro me. Mi sembra che esso sia da sempre una parte di me >>. Il suo amico e biografo Naimy scrive che Egli giunge a vedere il mondo come un'unità perfetta e la vita tutta intera come un'armonia eterna. Allora tutti i "mondi", in cui era vissuto in precedenza e che gli erano sempre parsi semplici ideali, gli divennero esigui e irreali. La sua immaginazione gli faceva idealizzare continuamente il segno delle creature unite dal mistico, infinito e indissolubile legame dell'amore.

Dopo aver scritto Il Profeta, Gibran Kahlil Gibran capì che la vita è da ringraziare semplicemente e non bisogna scagliarci contro nell'intellettuale tentativo di dominarla. E' il messaggio essenziale de Il Profeta: la riconoscenza per ogni cosa che esiste e per i misteriosi, ma reali, anche se invisibili, meccanismi che regolano tutto, al di là delle nostre volontà e delle nostre capacità di comprendere.

E' in questo modo, infatti, che Almustafa parla alla città di Orfalese, in altre parole al mondo intero: dà delle spiegazioni sui vari aspetti della vita, indicazioni e consigli. La sua sembra essere, appunto, una saggezza che molti guardiani della cultura ufficiale hanno trovato irritante, bollandola poi come semplicistica o sempliciotta; altri, invece, hanno ricercato se questa fosse di estrazione musulmana, cristiana o altro. E' in queste semplici nozioni che, alla fin fine, sta la ricchezza e la radice de Il Profeta e del suo straordinario successo: questo libro non contiene né saggezza cristiana, musulmana o di qualche altra religione; raccoglie la radice di tutte le religioni, ne trae acqua distillata e, il Profeta, la offre come acqua di vita a piccoli, ma efficaci sorsi. E' una voce quella del Profeta, Almustafa, che si rivolge all'Io degli uomini, che parla a quell'intelligenza spirituale che tutti, anche inconsapevolmente, hanno; è un distillato di saggezza, che trova assetati lettori, in un'epoca in cui i miti e le filosofie degli uomini stanno crollando, per perdita di significato, quindi sono necessarie luminose, durevoli, eterne comuni e indispensabili parole di saggezza.

E' soprattutto per questo motivo che, dopo aver letto questo libro, ho iniziato a considerare Jibran Kahlil Gibran un gran poeta mistico e visionario, che parla ai giovani e al mondo con la forza di un mito. Il pensiero di questo grande mistico libanese è senza tempo ed è esemplare per chiarezza ed emozionante intensità.

Appena ho finito di leggere il libro, divorato con una tal foga, che mi sono meravigliata persino di avere, una frase mi è balenata in mente: <<Vedo un uomo richiamarmi alla mia dignità di essere umano. Lo vedo mostrarmi nei fatti, e non della teoria; lo vedo creare continui ambienti in cui io possa fare esperienze personali in grado di tirarmi fuori da questo stato clinico, molto simile alla schizofrenia.. Strano, queste verità le davo così per scontate, che non credevo nemmeno potessero essermi utili per vivere e lasciare una traccia di me nel mondo, al contrario di esistere solamente.>>

.Che abissale mistero la vita! Abbiamo creato un mondo astratto, sempre più artificiale, per assolvere il più importante dei nostri bisogni primari, la sopravvivenza, ed in esso ci siamo rintanati come in una caverna, per nulla diversi o lontani dai popoli dell'età della pietra. Giochiamo con la realtà come se fosse una formula algebrica, chimica, ed a questo abituiamo i nostri figli, disabituandoli alla coscienza secondo la quale esiste qualcosa che ha nome vita: un flusso dinamico in continua evoluzione, una vibrazione luminosa che, colta in una rosa, mette in contatto con la stella più lontana, essendo le due cose identiche nella loro essenza. Si vive senza una coscienza precisa di ciò che rimane tagliato fuori. Solo a tratti, in attimi eterni ed estremi, si è richiamati alla coscienza del Reale: può essere un istante d'amore, di silenzio, di somma quiete, oppure un fallimento assoluto, la perdita irrimediabile di una persona cara, un vuoto incolmabile che solo l'assoluto benessere può provocare.

"Orfalese" spesso è riecheggiato in me in tutta la sua potenza, e non ho potuto non vedere che esso aveva la stessa eco, la stessa radice di "orfano". Ecco, questa è la verità: noi viviamo come orfani, e come tali ci trattiamo, o ci maltrattiamo. Come non farlo più? E' la domanda che accompagna la vita di molti di noi e le nostre meditazioni ogni volta che ci vediamo ricadere in comportamenti da troglodita, dettati dall'amara legge della sopravvivenza che ancora ci governa, che ancora detta legge nel consorzio umano. E ancora, con che coraggio invitare altri a questo viaggio della coscienza, fuori dalle mura della città degli orfani? Noi tutti, ne sono sicura, siamo certi che solo compiendo un salto di qualità esistenziale, un balzo in una dimensione nuova, l'umanità avrà un futuro. Il fatto che il libro di Gibran sia stato letto da milioni di persone rivela come questo richiamo sia esteso, come sia irrinunciabile, non se ne può fare a meno.

Vedere che comunque, intorno a noi, esiste ancora la stessa città di sempre, quella Orfalese che solo a stento, solo per necessità ormai, sopportiamo; vedere queste mura di concetti, questi pensieri in conserva, questi baluardi formati da vecchi, grossi e inutili libri cui la nostra mano, per un gesto istintivo o per semplice abitudine, ci dovrebbe aprire gli occhi, ma tutto ciò non accade quasi mai.

La profondità della sua riflessione, unitamente all'originalità della sua scrittura, lo collocano fra i massimi scrittori del Novecento.




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