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Le origini della storiografia latina - Catone, Sallustio

letteratura latina



Le origini della storiografia latina

La storiografia latina è preceduta dalla fase cronachistica pontificale, cioè una sorta di registrazione breve e diretta dei dati più importanti della comunità (guerre, paci, carestie, ecc.). La redazione di questi testi era affidata ai sacerdoti perciò era anonima e per di più aveva un carattere sacrale.

È per questo motivo che la storiografia latina fu sempre concepita come qualcosa di ufficiale e sacro e non veniva criticata, come invece succedeva in Grecia, perché era tradizione.

I Romani accettavano le tradizioni e le registravo pur ritenendo che fossero false.

Solo dalla seconda metà del III sec. La storiografia può essere ricondotta a singoli autori, non ci sono più pontefici, a scrivere adesso sono soprattutto senatori che la consideravano come una parte integrante dell'attività politica. Per questo motivo la letteratura a Roma sarà sempre connessa al potere politico e alla città.

Questi creano soprattutto annales, cioè narrazioni ordinate cronologicamente che partono dalle origini di Roma. Scrivono in greco così da poter propagandare la potenza della forza romana anche in oriente e metterla in contrasto con Cartagine. Solo dopo la conquista del Mediterraneo compariranno i primi scritti in latino.


Catone



Catone nacque a Tusculum nel 234 a.C. da una modesta famiglia di agricoltori, ma grazie all'appoggio di Valerio Flacco, potente esponente dell'aristocrazia, riuscì ad intraprendere una prestigiosa carriera politica come questore, edile, pretore, console e censore.

Egli vive nel periodo in cui Roma conquista il Mediterraneo venendo a contatto con la cultura greca.

Egli si oppone fortemente alle interferenze di questa cultura e al circolo filoellenico degli Scipioni perchè teme il taglio illuministico di questa cultura che pone al centro la ragione e che avrebbe mutato le mentalità dei cittadini. Secondo lui. Roma ha le sue tradizioni che devono essere rispettate, in quanto il passato è sicuramente migliore del presente che è corrotto.

È per questo motivo che, quando ricoprì il ruolo di Censore attuò una profonda opera moralizzatrice: promuovendo il rigore e la frugalità e limitando il lusso anche con il ricorso a tasse. Fu inoltre il primo a sostenere che Cartagine doveva essere distrutta perché rappresentava una temibile concorrente per i commerci nel Mediterraneo.

Contrastando il suo programma moralistico egli accumulò molto denaro e praticò anche l'usura per questo fu considerato un personaggio contraddittorio.

Scrisse due opere: il De Agricoltura e le Origines.


Delle ORIGINES restano solo i riassunti che fece Cornelio Nepote e numerosi frammenti. L'opera era costituita da 7 libri, che partono dalle origini di Roma fino al 151 a.C.

La narrazione procede più o meno con un ordine cronologico e per fusione di argomenti, è concentrata sugli avvenimenti contemporanei dai quali emerge la superiorità del passato sul presente. Non è presentato un solo personaggio in quanto Catone concepiva la storia come il risultato delle azioni di tutti i cittadini e vi è un costante confronto con Cartagine.

Pur essendo contrario alla cultura filoellenica l'opera riporta molti espedienti derivanti dalla cultura greca: l'uso degli excursus, le orazioni ma in particolare espedienti retorici tipici come sillogismi, anafore, allitterazioni, ecc.


Sallustio

Sallustio nacque nel 86 a.C. da una facoltosa famigli plebea e ricevette il grado di istruzione necessario per svolgere la carriera politica (retorica).

Fu considerato uno dei maggiori personaggi politici dell'epoca repubblicana. Non sono ben noti i primi incarichi che svolse, ma si sa che nel 52 a.C. fu tribuno della plebe e accusò Annio Milone per l'uccisione di Clodio. Nel 50 a.C. saliti al potere i nobiles, poiché faceva parte dei populares, fu escluso dal senato per indegnità morale: accusa forse esagerata ma tuttavia ragionevole, si dice infatti che aveva accumulato e rubato molti soldi.

Fu riammesso in senato come questore nel 49, grazie all'aiuto di Cesare. Per lui partecipò nel 47 a.C. alla campagna d'Africa dove divenne governatore della Numidia e si arricchì molto.

Dopo la morte di Cesare nel 44 a.C. si distaccò dalla politica e si ritirò a vita privata in una splendida villa per dedicarsi alla riflessione e alla storia. In questo periodo egli scrisse infatti: il Bellum Catilinae, il Bellum Iugurthinum e successivamente le Historiae, che vanno dalla morte di Silla alla Guerra del Peloponneso.

Egli si dedica alla scrittura per l'ambizione di gloria e nelle sue opere analizza lo stato per cercare di capire le cause della sua rovina. Secondo lui sono stati l'egoismo, l'avidità e l'immoralità dell'aristocrazia a portare alla corruzione dello Stato alla quale volge la sua accusa. Egli tenta anche di mettere in luce Cesare rispetto a Cicerone per questo è stato spesso incolpato di poca obbiettività.

La corruzione dello stato è trattata in particolar modo nel Bellum Catilinae.


Il BELLUM CATILINAE narra la congiura che Catilina mosse contro lo Stato, il che rappresenta un chiaro sintomo della malattia dello stato. Egli organizzò la congiura nel 63 a.C. dopo che non era riuscito ad accedere al consolato, per tentare di impadronirsi del potere ai danni del senato, e organizzò un insurrezione armata con l'aiuto di nobili indebitati e schiavi.

Sallustio esprime la causa della malattia dello stato nell'archeologia un excursus che interrompe la narrazione della congiura: secondo lui il dramma di Roma è stata la sua imperialità perché è dopo di questa che i Romani hanno cominciato a sentirsi i padroni del mondo ed è cresciuto la ricchezza e il lusso, accompagnati dall'avarizia, l'arroganza e la violenza. Il massimo disfacimento venne raggiunto al tempo di Silla, e ne vennero influenzati anche i giovani come appunto Catilina.

Sallustio si pone dunque con un intento moralistico nella narrazione che risulta tuttavia un po' contraddittorio data la sua condotta di vita che non si può definire del tutto onesta.

Secondo lui il valore cardine della Roma antica era la concordia che permetteva di superare le diversità, la mancanza di avidità e la fiducia nei rapporti con gli amici. Egli che fa parte dei populares vede nella repubblica il modello di stato più adatto perché permette a tutti i cittadini di esprimere il loro valore e il loro talento.

Egli è stato considerato anche un po' progressista (che vuole innovazioni), sognante di un rinnovamento del paese e una reidistribuzione dei beni e del potere ma non per il bene dello stato ma per la paura che una rivendicazione da parte delle forze sociali emarginate avrebbe potuto compromettere la stabilità dei ceti benestanti come quello a cui egli apparteneva. Tuttavia l'opera di Catilina era troppo aggressiva, non è in quel modo che si cambiano le cose.

Egli sceglie una monografia che gli permette di studiare più profondamente la personalità del personaggio.


La narrazione del Bellum Catilinae si divide in 61 capitoli:

Proemio dove Sallustio spiega di essersi dedicato alla scrittura per il disgusto della corruzione dei tempi e per il desiderio di lasciare un ricordo glorioso di se.

Ritratto di Catilina

Excursus sulle cause della rovina dello Stato

Inizio e dilagare della corruzione in conseguenza dell'accrescersi dell'impero e del lusso



Ideazione della congiura

Scoprimento della congiura, la cui notizia si estende in tutta Italia

Prima Catilinaria. Catilina fugge da Roma e viene dichiarato nemico della patria

Excursus che denuncia la degenerazione della vita politica

Condanna dei complici della congiura si schierano Catone e Cesare. Il primo chiede la pena di morte il secondo invece chiede una condanna più lieve come la confisca dei beni e la detenzione

Ritratti di Cesare e Catone a confronto.

I condannati vengono giustiziati e Catilina organizza un'insurrezione armata ma viene sconfitto sui colli di Pistoia  dove muore


Catilina, uomo politico romano (109-62 a.C.). Fu un personaggio complesso di un'epoca agitata, ed è presentato dalla tradizione storiografica, per lo più a lui ostile, come un nobile decaduto e ambizioso, che aveva tutte le qualità per diventare grande ma solo in negativo, quindi una specie di eroe del male, e che, fin dagli inizi della sua attività, aveva mostrato la sua ferocia.

Respinta dal senato la sua candidatura al consolato, egli cercò di raggiungere il potere con l'appoggio dei veterani di Silla, malcontenti, di nobili indebitati, di avventurieri che speravano di trarre profitto da un sovvertimento politico. Egli chiede la cancellazione dei debiti, la reidistribuzione dei beni e l'allargamento della cittadinanza alle province.

Un primo complotto, cui probabilmente non furono estranei Crasso e Cesare, fallì nel 65 a.C. Viste deluse anche, nel 64 e nel 63, le sue candidature legali al consolato, decise di ricorrere alla forza e ordì una congiura che si proponeva la conquista del potere con un'insurrezione in Roma, sostenuta all'esterno da un esercito raccolto in Italia (63 a.C.). Il piano sedizioso fu denunciato da Cicerone, allora console, con una folgorante orazione e Catilina, abbandonata la capitale, raggiunse l'esercito del suo luogotenente Caio Manlio in Etruria. I complici rimasti a Roma e scoperti, nonostante il parere di Cesare, propenso a una pena mite, furono condannati a morte e immediatamente giustiziati. Catilina, voltosi all'estrema prova delle armi, fu vinto e ucciso a Pistoia (62), dopo aver combattuto con un coraggio che lo riscattò in parte dal suo torbido passato e che può confortare l'opinione di quanti credono che la sua causa mirasse a ragionevoli riforme politico-sociali, scaltramente eluse dai suoi avversari.


Lo STILE di Sallustio riprende un po' quello di Tucidide e un po' quello di Catone.

I suoi testi presentano:

Brevitas= attraverso periodi brevi con andamento paratattico accostati per asindeto e ellissi dei verbi.

Variatias= costituita dalla variazione continua della disposizione di sostantivi e aggettivi (ripartizioni trimembri o bimembri), non vi è nessun tipo di parallelismo e spesso vi è proprio un accumulo di termini. Questa è volta a stimolare di continuo l'attenzione del lettore e la sua capacità interpretativa.

Difficoltà= dovuta agli arcaismi, utilizza spesso termini desueti o cambia le vocali E I oppure E O; ma anche ai perfetti contratti FUERE FUERUNT; ai chiasmi; al frequente cambiamento di soggetto; agli infiniti descrittivi.

Asprezza= attraverso frasi brevi e secche e attraverso l'uso di numerose contrapposizioni e antitesi.




Il risultato è uno stile scabro, scattante, disarticolato ma ricco di phatos. Si dice proprio che egli abbia un "linguaggio del phatos" cioè un ricco lessico per descrivere le passioni (la brama insaziabile, l'inquietudine, l'angoscia, il divampare fulmineo, il rimorso) ma anche l'attività energica come il movimento rapido.

Questo lessico scade cmq spesso nella soggettività e si abbandona al moralismo.


Egli non riscosse molto successo tra i suoi contemporanei ma fu d'esempio per molti degli storici seguenti: fu infatti ripreso da Livio, da Tacito ma in particolare da Quintilliano che rese i suoi testi scolastici e li tradusse in greco.

In seguito riscosse molto successo nel Medioevo tanto da essere letto in tutta Europa; nell'Umanesimo e nel 700 dal momento che era molto amato da Alfieri, che tradusse il Bellum Catilinae


Livio

Abbiamo scarse notizie su di lui, ma si sa che nacque nel 59 a.C. da una famiglia agiata nella Gallia Cisalpina è per questo che poté seguire gli studi di retorica e filosofia e dedicare tutta la sua vita all'attività letteraria.

Visse a Padova città in cui si conservavano i vecchi costumi puri e severi al contrario di Roma corrotta. Cmq si trasferì a Roma per un certo periodo e venne a contatto con i personaggi più importanti, con lo stesso Augusto. Egli era a favore dell'imperatore che era riuscito a portare la pace a Roma.

Cominciò a scrivere la sua opera nel 27 a.C. ma non la portò a termine dato che morì nel 17 a.C. tre ani dopo la morte di Augusto.


La sua opera "Ad Urbe condita" parte dalle origini di Roma e arriva fino all'età a lui contemporanea, abbracciando quasi 7 secoli di Storia.

Era divisa in a42 libri pubblicati in gruppi di dieci o cinquema a noi ce ne rimangono solo 35:

dalla fondazione di Roma alla 3° Guerra Punica

2° Guerra Punica

Vicende da l 201 al 179

Vicende dal 178 al 167

L'opera è stata ricostruita grazie a dei libri di scarso valore letterario e dall'autore anonimo che costituiscono dei sommari e sono detti perioche.


Livio si attenne allo stile degli annalisti romani ma solo esteriormente in quanto trattò l'opera cercando di ricordare il glorioso passato di Roma, quindi spesso l'autore si lascia trasportare dai suoi stati d'animo, egli non segue una monografia come Sallustio dal quale tuttavia ereditò l'uso di lunghi discorsi. Egli si concentra sul passato eroico di Roma che si contrappone con lz realtà contemporanea corrotta e in decadenza. Infatti egli vuole riproporre il passato come modello da imitare per la prosperità.


Più che storico Livio svolge il ruolo di narratore infatti egli si limitò solo a riportare i fatti narrati negli annalisti senza utilizzare un vaglio critico o facendo delle ricerche per verificarne la veridicità.

Egli si basava solo su un testo e talvolta ne utilizzava qualcun altro per confermare il primo, dove c'era discordanza poi aveva un atteggiamento obiettivo, non prendeva nessuna posizione e non ne dava una propria interpretazione personale ma si limitava a segnalarla.

Le sue fonti furono come già detto gli annalisti ma per la storia più recente ricorse a documenti più ufficiali.

Tuttavia questo carattere della sua opera non è da criticare in quanto questa ha un intento più artistico e vede la partecipazione dell'autore e il phatos: gli eventi sono drammatizzati e i personaggi sono trattati da un punto di vista più umano, è la loro vita che interessa.

È piuttosto obiettivo nel giudicare vicende importanti come la lotta fra patrizi e plebei anche se mostra la sua propensione per gli opimates.


Lo STILE di Livio è piuttosto complesso dato che egli fu uno storico dell'età imperiale augustea e che non ricoprì mai cariche pubbliche, dunque fu uno storico letterato.

La sua opera f definita opus oratorium maxime per il suo stile fluido e scorrevole e il linguaggio ricco e piacevole. Vi sono anche frequenti arcaismi che conferiscono un tono solenne. Egli partecipa alla storia con la drammatizzazione degli eventi che pur essendo ricca di phatos non raggiunge i livelli di Sallustio.

Fu accusato di Patavinitas cioè di aver usato espressioni e accenti provinciali.







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