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Lucio Anneo SENECA il Giovane (4 a.C. circa - 65 d.C.) - Vita

letteratura latina



Lucio Anneo SENECA il Giovane (4 a.C. circa - 65 d.C.)


Vita:

Figlio dell'omonimo Seneca (il Retore), nasce a Cordova (Spagna) sotto l'impero di Augusto circa nel 4 a.C. Giovane, viene condotto a Roma per completare gli studi, qui conosce il neopitagorico Sozione e il retore Papirio Fabiano (gli fa conoscere la setta dei Sesti che lo indirizza verso l'ascetismo). Non godendo di buona salute, nel 26 d.C. si reca in Egitto per curarsi e quando nel 31 torna a Roma si dedica alla politica. Non si mostra prudente, infatti, alla morte di Tiberio, rischia di essere messo in prigione da Caligola. All'ascesa al trono di Claudio nel 41, accusato di adulterio con la sorella di Caligola (Giulia Livilla), viene esiliato in Corsica. Qui da una parte si sente relegato, ma d'altra parte la sua vita interiore beneficia della lontananza dalla vita romana, si avvicina convintamene allo stoicismo e scrive alcune 454c27e opere filosofiche. Così sembra accettare stoicamente la punizione e allo stesso tempo cercare in tutti i modi di attirare presso sé la benevolenza dell'imperatore per tornare a Roma (soprattutto scrivendo la "Consolatio ad Polybium"). Riuscirà a tornare a Roma solo nel 49, alla morte della moglie di Claudio (Messalina, in realtà era lei la sua nemica principale), voluto da Agrippina (nuova moglie di Claudio) per educare il figlio avuto da un precedente matrimonio, Nerone. Seneca si sforza di formare un futuro imperatore illuminato. Con la morte di Claudio, nel 54, Seneca e il prefetto del pretorio Afranio Burro si oppongono ad Agrippina che vuole usurpare il trono di Nerone, che sale al potere. All'inizio soddisfa le aspettative di Seneca, governa con moderazione e buon senso, ridà dignità al Senato e alla nobiltà. Tuttavia questo non deriva dalla stima nei loro confronti ma dall'esercizio della clementia (bontà), fatto che renderà la seconda parte del suo impero un dominatus. Nel 62 Seneca, disilluso, dopo aver assistito ai comandi dell'imperatore di uccidere Britannico e la madre Agrippina, si ritira dalla vita politica e torna alla vita solitaria (come quella che aveva trascorso in Corsica) finché nel 65, scoperta la congiura di Pisone, gli viene ordinato dall'imperatore di uccidersi, e così fa, in modo socrateo, filosofeggiando con gli amici.




Caratteristiche:

L'incoerenza di Seneca è sottolineata dalla scrittura di due opere: la "Consolatio ad Polybium" e l'"Apokolokyntosis". Con la prima egli intende attirare la simpatia di Claudio mentre con la seconda, una volta morto, lo schernisce.

Seneca crede che la filosofia sia una medicina contro i mali interni che conduce alla virtù e che la Sorte sfavorisce i virtuosi appunto affinché esercitino le loro qualità.

Inoltre identifica nel saggio l'idea di uomo perfetto che riunisce in sé tutte le virtù.

La sua filosofia segue l'ideale di humanitas, un sentimento di filantropia che porta l'uomo a sentire bisogni e dolori altrui, ad aiutare e sostenere gli altri; dà luogo a una riconsiderazione degli schiavi.

Egli è anche un anticipatore di certe caratteristiche del Cristianesimo, di una nuova visione della vita e della ricerca di nuovi valori.

Lo stile è asimmetrico, ispirato alla varietas, il periodo è irregolare e l'andamento sbilanciato, influenzato dalla sua retorica; è funzionale al mondo e alla spiritualità dell'autore.

Seneca scrisse numerose opere in prosa nelle quali gli argomenti filosofico e politico spesso coesistono, ma si diede anche alla stesura di tragedie.


Opere con prevalenza di argomento politico:

"De Clementia" (55 o 58), trattato di tre libri indirizzato a Nerone: nell'opera ideologicamente più sistematica, delinea l'ideale di monarchia illuminata e temperata ed esprime la sua paura riguardo al fatto che il governo moderato di Nerone è dato dalla clementia e non dal rispetto, cosa che non porta alla limitazione del potere imperiale ma al suo rafforzamento autoritario.

"Apokolokyntosis" o "Ludus de morte Claudii" (54), satira menippea (misto di prosa e poesia) molto originale e aggressiva nei confronti di Claudio, l'imperatore appena morto. Si immagina che l'ombra di Claudio giunga all'Olimpo per essere assunta tra gli dei ma che in realtà viene spedita agli Inferi per volere di Augusto. Si oppone chiaramente all'opera "Consolatio ad Polybium" nella quale elogia spudoratamente l'imperatore; in realtà egli lo odia.


Opere con prevalenza di argomento filosofico:

Seneca non intende insegnare ad altri obiettivi a cui lui è giunto, ma mete a cui lui stesso punta, in quanto è cosciente di non condurre una vita virtuosa e vede la filosofia come strada che allontana l'uomo dalle debolezze e lo porta alla virtù, verso la quale bisogna sforzarsi di arrivare.

La raccolta "Dialogorum libri XII" comprende dodici libri:

"Consolatio ad Polybium", opera consolatoria per Polibio, potente liberto di Claudio, scritta per consolarlo della morte del fratello; loda esageratamente e falsamente sia Polibio che Claudio.

"Consolatio ad Helviam matrem", opera indirizzata alla madre per consolarla del suo esilio e tranquillizzarla.

"Consolatio ad Marciam", opera indirizzata alla figlia dello storico Cremuzio Cordo per consolarla della morte del padre; loda quest'ultimo poiché aveva un fermo spirito repubblicano, contro il potere imperiale.

"De providentia", dedicato a Lucilio, suo allievo, nel quale la Fortuna e la vita sono intese come lotta tra le virtù umane e il destino voluto dagli dei; gli uomini migliori sono più sfortunati affinché esercitino la loro virtù.

"De constantia sapientis", indirizzato a Sereno, è un'esaltazione del saggio che non si fa turbare dalle ingiurie.

"De brevitate vitae" sostiene che la vita non è breve ma che appare così perché è male sfruttata; al contrario di come fanno i saggi.

"De vita beata" è dedicata a Gallieno (nome adottivo del fratello Novato), si nota la contrapposizione dell'Epicureismo (bene per mezzo del piacere) allo Stoicismo (bene per mezzo della virtù), che egli predilige; in quest'opera tenta di difendersi dall'accusa di condurre una vita troppo agiata, così come fa in altre opere.

"De tranquillitate animi" sostiene che è opportuno abbandonare il negotium e dedicarsi completamente all'otium se non ci sono le condizioni necessarie per operare in entrambi i campi.

"De otio", dedicato a Sereno, riprende il tema della conciliazione tra otium e negotium, dicendo che il primo è più importante; anticipando il pensiero Cristiano premette gli eroi del pensiero e della fede a quelli d'azione, ai guerrieri.

"De ira", in tre libri, dedicato al fratello Anneo Novato, descrive l'ira come una delle peggiori passioni, in quanto non nascondibile e causa dell'alterazione dei caratteri dell'uomo.

Le "Epistulae ad Lucilium", venti libri in forma epistolare (la più adatta all'esposizione del suo pensiero filosofico), nelle quali riprende temi filosofici; la vita è orientata verso la morte e l'uomo deve prepararsi ad essa nel migliore dei modi, esercitando le virtù; quest'opera presenta un'enorme maturità interiore raggiunta dall'autore.

"Naturales quaestiones" è un trattato scientifico in sette libri; tuttavia in esso la scienza è subordinata alla filosofia e risulta quindi poco "scientifica".

"De beneficiis", affronta in sette libri il tema dei benefici, sia quelli dati che quelli ricevuti; l'azione è buona se non si mira a ottenere un guadagno.


Opere teatrali:

Le tragedie senecane prendono spunto dalle quelle greche (soprattutto di Euripide) e trattano gli episodi più cruenti della mitologia classica. L'autore vuole rappresentare le passioni e i mali dell'uomo. Si discute sulla loro rappresentabilità perché povere di drammaticità e aventi limiti di struttura; tuttavia il barocco (gusto per l'appariscente, per l'esagerato) e la predisposizione dei romani all'assistere a scene cruente, può aver dato luogo a questo teatro sperimentale senecano.

Inoltre con le sue opere, che comunicano spesso messaggi, Seneca sembra voler indicare a Nerone la via della moderazione.

"Hercules furens" parla dell'eroe simbolo della forza, che però in questo caso è caratterizzato dalla follia e uccide i suoi cari perché non li riconosce.

Nell'"Hercules Oetaeus" la follia lo porta alla morte.

"Agamemnon" tratta del ritorno del re Agamennone a Micene e della sua uccisione per mano della moglie Clitennestra e del suo amante Egisto.

"Thyestes" narra della storia di Atreo che, offeso in passato dal fratello Tieste, gli offre la pace invitandolo a un banchetto; qui tuttavia gli serve le carni dei figli che solo alla fine gli fa riconoscere.

"Phoenissae" narra prima di Edipo, destinato a vivere in solitudine, poi della contesa trai suoi due figli.

"Oedipus" invece parla dello stesso eroe che, salvata Tebe e sposata la regina Giocasta, viene considerato la peste della città perché l'indovino Tiresia afferma che, incoscientemente, ha ucciso il padre e sposato la madre; Giocasta si suicida ed Edipo si acceca.

"Medea", una maga innamorata di Giasone, lo insegue e quando egli sta per sposarsi, gli uccide la moglie, il padre e i figli.

"Phaedra" narra dell'amore della moglie di Teseo per il figliastro Ippolito; non corrisposta, lo calunnia e fa nascere nel padre avversione verso di lui che infine muore per mano dello stesso padre.

"Troades" narra delle sorti di alcune prigioniere troiane.




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