![]() | ![]() |
|
|
ALTRI DOCUMENTI
|
||||||||||
Passaggio dal comico grottesco al realismo più duro e tragico e poi ad un'attenzione per le zone d'ombra dell'io lirico(il paesaggio dialettale resta sol uno sfondo colorato.
Belli Poeta romano ci dipinge un mondo duro nel quale non c'è speranza per chi nasce in basso, il realismo belliano è uno dei più duri, di una durezza spaventosa (li morti de Roma- er caffettiere filosofo).
Trilussa 900, un secolo dopo Belli, stessa città. La drammaticità sta nella normalità di una famiglia piccolo borghese, il poeta fa un bilancio della sua vita, leggerezza delle poesie (lo scialletto - la bbona famijia ).
Porta milanese (Nineta del Verzè) storia raccontata da una donna che ha perso la sua innocenza per amore, è un testo drammatico nonostante susciti riso, emerge tut 444g68e ta l'emotività della giovane donna, emerge tutta la terribilità dell'800 dialettale, personaggi tragici.
Salvatore Di Giacomo
Ha un piede nel realismo e uno nel decadentismo. Le poesie più realiste sono "A San Francisco" e "Lasciamm fa' a Dio". La prima è una storia di cavalleria rusticana, caratterizzata da una fulminea brevità dei dialogati, intenti a suscitare un ambiente in modo fotografico, realistico, con una struttura che rinvia al teatro. La seconda con una a volte comica interpretazione della città di Napoli da parte di Dio e San Pietro, riesce a scavare nel mondo povero e degradato di questa città fatta di sentimenti viscerali. La nuova politica dell'Unità non aveva saputo fare nulla per aiutare questa città variegata e piena di problemi. A fine '800 con il decadentismo avviene un forte spostamento dal piano dell'oggettività a una soggettività che non è neanche più l'Io romantico, è inquieto, turbato e il dialogo diventa qualcosa che vuole evocare atmosfere e inquietudine non più dipingere la realtà.
Di Giacomo è molto vicino come sensibilità al Pascoli, un gusto decadente. La lingua però lo portava direttamente alla realtà, allora punta sulla dissoluzione della parola dialettale, presa non come documento di realtà ma facendo come Paul Verlaine "De la musique avant tous choses". Così facendo toglie la connotazione verista alle parole in dialetto. Il mondo dialettale rimane solo uno sfondo, un fondale colorato, si affida alla sonorità del napoletano trasfigurando la lingua attraverso il suono, protagonista non è più l'interesse etnografico ma l'evocatività della parola( A Tavernella - Pianoforte e notte - l'ombra - Marzo - Rind a villa ). Di Giacomo è per la poesia in dialetto ciò che Pascoli è per la poesia in lingua, un grande innovatore che per primo promuove il passaggio dalla lingua della poesia alla lingua della realtà, dall'epica alla lirica, invece della realtà l'Io.
La tematica amorosa è presente in alcune delle sue poesie, non c'è nessun documento sociale, non c'è colore ambientale, la realtà viene svuotata della sua autonomia e riempita da una tessitura musicale, è una poesia di pura sensazione, l'anima è consonante con il paesaggio, sfuggente rarefatto. Il poeta dialettale sente sempre meno l'idea di una comunità, di un coro, parla una lingua che non c'è più o c'è sempre meno . Diventa la lingua di un IO che rammemora un passato, esprime se stesso.
Virgilio Giotti
Anni precedenti la Grande Guerra quando Trento e Trieste diventano italiane. Giotti ha vissuto comunque tanto in Toscana, aveva un accento toscano. La sua collocazione all'interno della produzione dialettale è problematica. Scrive in Triestino che pensa essere la lingua della poesia.
Lo stacco della lingua della poesia e il dialetto è sempre stato tipico della tradizione italiana. I poeti dialettali cercano di far convergere le due lingue . Giotti invece parla italiano e scrive in dialetto, inverte la situazione( poesia in dialetto del secondo ottocento). Giotti sceglie personaggi che potrebbero essere caratteristici ma che in realtà rivelano una sensazione opposta al colore dialettale. (Veci che speta la morte) . Andamento descrittivo paratattico, brevità del verso, la vita si sta spegnendo. C'è una solitudine una incomunicabilità di fondo, un bianchiz smorto di tutto(mancanza di colori, suoni duri e laceranti, solitudine tra gli uomini. Le scene sono cittadine, non contadine e sulla marina. È una poesia fatta di apparizioni improvvise come il carretto delle arance solo, il poeta poi ci fa sentire la sua attesa che però al contrario è attesa della vita, della donna amata. Lontano dal colore del pittoresco, tesa a dipingere la condizione di disagio dell'uomo del'900. Poesia in dialetto e poesia in lingua ora parlano degli stessi temi. (poesia "Soldati" di Ungaretti - attesa comune della morte). A volte mostra una rapidità impressionistica (Marzo) o esprime il dolore per il tempo che passa. Giotti sposò una donna russa ed ebbe due figli che morirono nella seconda guerra mondiale in Russia. La madre impazzì e lui fu spettatore e vittima allo stesso tempo. Nel "El Paradiso" il paradiso è un tempo in cui tutti tempi felici sono contemporaneamente presenti, è una casa in cui ci sono tutte le case della sua vita , abolizione del tempo e recupero della vita. Esprime infine un momento di trapasso in "Con Rina". Non c'è in Giotti la figuratività alta, eccellente per quanto riguarda la lingua e le immagini, c'è una realtà più umile e dimessa.
Pier Paolo Pasolini
Compone un'opera ricchissima e variegata. Ha reso pubblica la sua omosessualità , la sua produzione degli ultimi anni lamentava la fine della cultura popolare, di un mondo in cui ancora esistevano le lucciole. Gianfranco Contini lesse la sua opera e manifestò il proprio apprezzamento
perché quelle poesie segnavano una tappa importante nella poesia dialettale.
Studente universitario, fece la sua tesi di laurea su Pascoli, era figlio di una maestra friulana. Scrive in dialetto friulano a partire dagli anni 40.
La parlata friulana essendo periferica era molto conservatrice, non appartiene ai dialetti italiani ma fa parte delle lingue romanze. Friuli era una terra abbastanza chiusa, povera e arretrata.
Pasolini aveva l'anima del linguista e dell'antropologo nell'accostarsi a quella lingua e a quei luoghi ma soprattutto il friulano era la lingua di sua madre e il Friuli una terra mitica, meta da sempre delle sue vacanze estive, paradiso dell'infanzia, visto in una dimensione mitica (elementi irrazionali viscerali e autobiografici). Ma dal 1942 Pasolini si trasferisce definitivamente a Casarsa e scopre l'ottusità religiosa dei quel mondo, è cresciuto e si è scoperto omosessuale ed iniziano così le contraddizioni: sente contemporaneamente di essere legato visceralmente a quella terra e allo stesso tempo se ne sente distaccato, ombra della sua omosessualità è vissuta come peccaminosa da quella comunità cattolica chiusa. All'incrocio tra una partecipazione irrazionale e un distacco razionale. Pasolini proietta su quel mondo il proprio filtro estetizzante (simbolisti francesi: Mallarmè, Raimbot e Verlaine e tradizione spagnola del 900: Macharro, Imenez e Garcia Lorca, estetismo. ). È un ermetismo popolare il suo un po'abbassato, mondo contadino con nuove inquietudini, poesie rarefatte (poeti spagnoli). Il simbolo acquista un ruolo centrale(acqua in "Il ninì muàrt"), vive di una semantica della adiacenza, la vicinanza di certe parole conta. Narcisismo è un tema ricorrente( David). La sua è una poesia 900esca, vuole suggerire, evocare più che dire, non siamo in grado di spiegare tutto. Pasolini tematizza il suo rapporto con il Friuli rievocando sé stesso bambino , che è morto con la sua innocenza di allora, descrive un mondo passato in cui la vita sgorga, ma lui ne è separato ora perché ha conosciuto il peccato. Oggi è il tempo del mistero dell'inquietudine dell'ombra , ieri era un paradiso infantile trasparente (Fevràr).
A 21/22 anni apre in Friuli una scuola per i figli dei contadini, dà vita ad un circolo di poeti ragazzi. Avviene però uno scandalo, viene accusato di aver rapporti con ragazzi (pedofilia) a causa di alcune poesie d'amore che recano l'ombra della pedofilia (Laris), Pasolini vivrà sempre con l'idea di pagare perché è omosessuale. Nella fase più tarda del neorealismo il Friuli diventa un luogo più concreto , di sofferenza per la partenza di molti giovani a causa dell'emigrazione (Viers Pordenone e il Mont), sono lontani in terra straniera cadono senza riscuotere , il Friuli diventa u luogo di durezza. Friuli era stata la realtà in cui aveva pensato di poter credere nel mondo, ma poi è arrivata la delusione, opposizione tra vitalità dirompente e qualcosa che opprime. Ambivalenza è la parola chiave.
Tonino Guerra
Romagnolo, scrive negli stessi anni di Pasolini, i primi versi escono nel 46. A quel tempo Spallici e Guerrini dominavano il panorama romagnolo. Spallicci era il più autorevole traduttore di Pascoli in dialetto (mondi pastorali, campagnoli, o generici o toscani, poesia georgica con una componente etnografica, stereotipi della Romagna). Guerrini componeva poesie più comiche con personaggi stravaganti, gusto per la bravata e per il gesto volgare. Guerra non possono più funzionare poesie del genere fondate su stereotipi sempre uguali a se stessi perché il mondo è cambiato. Egli scrive da un lager in Germania e racconta che il dialetto è nato "per farsi compagnia". Il lager è il luogo della perdita dell'identità e lui reagisce a questo processo scrivendo versi in dialetto romagnolo che impara a memoria, finita la guerra ritorna a Sant'Arcangelo di Romagna, incontra Carlo Bo (ermetico) e nel 1946 esce il suo libretto "I bu"(andate a dire ai miei buoi che non servono più), la poesia romagnola precedente non può più funzionare. La sua è una poesia più inquietante e suggestiva, fatta di realtà cosparse di simboli, di apparizioni enigmatiche, non c'è più il mondo verace romagnolo. C'è un aspetto un po'magico che troveremo anche nei suoi film (Amarcord). "E' piov" è caratterizzata da una giornata di pioggia un po'tempestosa, una voce imprecisata appare a dire qualcosa, nella cittadina di Sant' Arcangelo divisa in due parti, una sul colle (quartieri storici) e una in piano (non c'è più la campagna), c'è un io anonimo, una figura da questo sfondo umano, uno dal coro, si parla di un libro inquietante che richiama la stessa situazione della poesia. Immagini stralunate. Anche ne "la cùntreda" vi sono apparizioni enigmatiche in una dimensione notturna, i passanti sono pochi, è una comunità rassicurante, si conoscono tutti, ma ad un certo punto un'apparizione, una donna anziana cerca una cuffia rotta nella luce fioca della casa, di notte. È un mondo rassicurante(interno) ma allo stesso tempo percorso da inquietudine (esterno). Angelo è una banderuola che indica tempesta. In "ti èultum casètt" vediamo un'apparizione delirante sul mare, un pezzo di carta gialla con dentro un nocciolo di pesca,la tempesta si porta via tutto e c'è acqua e neve dalla parte delle montagne, un uomo beve per non vedere la tempesta che si annuncia all'esterno, ma non è un ubriaco, dorme ma continua a bere e non si vuole svegliare. In "La fèin de mònd" non c'è più il tempo, la fine del mondo è annunciata da una serie di eventi strani, eventi catastrofici. La poesia di Guerra si fonda molto sulla visività degli elementi. In "Sòura un cafelàt" due amanti in un caffè di poveri prendono un caffelatte e parlano di cose esotiche (tram, america del sud), bestie da macello, una vita di chi è condannato. Nel 1981 scrive altre poesie, più tarde, "Il miele" è la raccolta e appare una vocazione più narrativa, nel "viaggio" ad esempio ci racconta di due anziani che non hanno mai visto il mare e decidono di partire per vederlo ma quando arrivano c'è nebbia e no si vede niente, C'è anche una poesia di un uomo che si ferma a vedere la morte di una rosa (Guerra non aveva visto morire neanche sua madre, azione compensatoria,operazione simbolica).Punta sul lato magico e profondo delle cose con un certo raccordo con Montale che Guerra aveva letto tra l'altro(oggetti, correlativo oggettivo).
Biagio Marin
Poeta di Grado, isola veneta, caratterizzata da un dialetto arcaico. Marin è un pascoliano nel quale preme una dimensione panica e d'annunziana. Pascoli è il poeta dell'alterità, rappresenta ciò che sta fuori di lui come strumento per far cogliere inquietudini che sono le sue, carica gli altri elementi di stati d'animo suoi. D'Annunzio è il poeta del panismo, dell'identità nella natura, tutto è espansione dell'io. Ciò che è pascoliano in Marin è la scelta di un universo basso, ciò che è d'annunziano è l'immedesimazione, la partecipazione vitale a questo mondo. È una natura misticheggiante, visitata da una presenza divina, Marin vede la vita come una forza primigenia. In "Me so nel specio terso" trova l'ambivalenza del mare che è pura luce ma anche fondo scuro che inghiotte, tenebra. Marin trasporta questa ambivalenza anche nel mondo psicologico. Ciò che nutre realmente è l fondo, dimensione inquietante della ambivalenza luce-ombra. La luce è meravigliosa ma astratta non dà nutrimento alcuno.
L'importanza di PASCOLI per i poeti dialettali
Pascoli è stato un autore importante per la poesia dialettale del 900. I poeti dialettali hanno ricavato da questo autore diversi tipi di letture, c'è chi è andato più a fondo chi no.
La poesia dialettale del secondo 800, prima di Pascoli è ferma a Carducci e al realismo minore dell'800, con Pascoli la poesia dialettale trovava un atteggiamento e cominciava a viaggiare in sincronia di temi rispetto alla poesia in lingua. Certa poesia dialettale ha raccolto purtroppo solo una metà delle intenzioni di Pascoli in Myricae, l'abbassamento, che culminerà tra l'altro nel crepuscolarismo (Neri, Strizzi), le Myricae in questa prospettiva vengono lette come la raccolta del piccolo mondo locale (lettura non esaustiva). L'orizzonte di Pascoli era nazionale, non voleva sostituire alla poesia italiana il dialetto ma voleva eliminare l'evasività lessicale della tradizione, l'indeterminatezza (rose e viole di Leopardi), puntava alla destabilizzazione dell'italiano poetico grazie ad una contaminazione lessicale. Precisione vuol dire concretezza e attenzione alla realtà. Il dialetto è appunto una lingua concreta, intrisa di realtà. Ma in Myricae l'umile era insieme prezioso e visionario, voleva arrivare al sublime partendo dal basso, dalle piccole cose. La poesia è paragonata da Pascoli stesso ad una lampada di una stalla nella quale è riunita la famiglia contadina, la poesia è fatta di vecchie parole fatte vibrare in un modo nuovo. L'idillio non è più possibile in quel mondo che per Pascoli è intriso della sua tragedia familiare e allora ci rende una visione del mondo contadino che non è più stereotipata, perde la sua iconografia tradizionale di comicità e viene rappresentato nella sua realtà e nella sua miseria, gli viene ridata una dignità alta, non solo poetica ma anche ideologica(la grande ploretaria si è mossa) ma mai retorica(perché il mondo contadino lo conosceva davvero), una condizione solenne, monumentaria.
Pascoli ha dischiuso il Parnaso all'umile Italia contadina con una grande revoca delle gerarchie linguistiche e retoriche, abolendo la tradizionale separazione degli stili. (mondo contadino, popolare, linguaggio basso, registro comico realistico). Con Pascoli i vinti di Verga diventano gli eroi dell'Italia contadina, ma il suo mondo è versato negli involucri più illustri della tradizione (metro usato terzina dantesca nei poemetti). Pascoli rimpicciolisce il grande e ingrandisce il piccolo, non ci sono più né modelli né antimodelli. Il mondo dei campi va bene ma solo se elevato ad una superiore realtà letteraria Dava una valorizzazione al mondo contadino dialettale sia ideologica sia letteraria e lo riempiva di atmosfere simboliste al centro del quale appariva l'io lirico con le sue inquietudini e zone d'ombra. In seguito il dialetto diventerà un codice più sofisticato della stessa lingua italiana, addirittura più raffinato (secondo 900).
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2025