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ALTRI DOCUMENTI
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MATTEO MARIA BOIARDO
1.
Matteo Boiardo fu un nobile signore feudale, nacque nel
2. LE OPERE MINORI E GLI AMORUM LIBRI
Boiardo a Ferrara, maggior centro della cultura umanistica, seguì gli insegnamenti del pedagogo Leonello d'Este e di Guarino Veronese, ricevendo una formazione umanistica. Tradusse in volgare classici latini e greci, ma non per finalità filologiche ma per la diffusone della cultura. Le sue opere maggiori sono il Canzoniere e l'Orlando innamorato. Il Canzoniere, Amorum libri, raccoglie in 3 libri le sue liriche d'amore in volgare per Antonia Caprara. Egli riprende il petrarchismo ortodosso (codificato da Bembo), rifacendosi alla struttura del canzoniere di Petrarca, infatti il primo libro parla della gioia dell'amore corrisposto, il secondo delle sofferenze del tradimento e il terzo si conclude con una preghiera (come in Petrarca). L'opera presenta caratteri freschi e passionali.
3. L'ORLANDO
INNAMORATO:
Nel 1483 furono pubblicati i primi 2 libri, in 60 canti, il terzo fu composto molto più lentamente e interrotto al 9° canto a causa della morte del poeta, nell'ultima parte ritroviamo una riflessione sui dolorosi eventi contemporanei, l'ascesa di Carlo VIII. La novità del poema è l'amore, infatti nei cantari popolari il tema principale era l'avventura. L'opera è ripresa dai cantari, il poeta infatti li innalza, riprendendo i valori cortesi e cavallereschi. Egli effettua una fusione tra il ciclo carolingio e artuariano, e tra episodi di armi e amori troviamo l'elemento del meraviglioso fiabesco, fate, maghi, tipico del ciclo bretone. Egli sostiene nel proemio di preferire la corte di re Artù aperta all'amore di quello di Carlo VIII estranea ad esso. La vicenda dell'Orlando innamorato: Durante una festa indetta da Carlo VIII a cui partecipano cavalieri cristiani ortodossi, compare Angelica, figlia del re della Cina, che sfida i presenti a misurarsi col fratello Argalia, chi vincerà otterrà il suo amore, chi sarà sconfitto sarà prigioniero. I cavalieri innamorandosi accettano la sfida e il fratello possedendo armi magiche atterra molti avversari ma poi viene ucciso, così Angelica fugge ma è inseguita da Orlando e Rinaldo. In una selva Angelica e Rinaldo devono rispettivamente dalla fonte dell'amore da quella dell'odio. Inseguendo Rinaldo, Angelica incombe nel bruto re tartaro Agricane, ma Orlando la salva. In seguito Rinaldo e Angelica bevono di nuovo una alla fonte dell'odio e l'altro alla fonte dell'amore, ora Angelica è contesa da Rinaldo e Orlando, re Carlo intanto promette la ragazza a chi dei due combatterà più valorosamente contro i Saraceni. La narrazione qui si interrompe e poi verrà ripresa da Ariosto nell'Orlando furioso.
4. VALORI CAVALLERESCHI E VALORI UMANISTICI NELL'ORLANDO INNAMORATO
Boiardo ritiene che
i valori cavallereschi dovevano rivivere nella società cortigiana, attualizza questi ideali cavallereschi (riportandoli alla corte), i cortigiani
infatti devono rispecchiarsi nelle sue opere
recitate oralmente alla corte. Egli è definito "Cantore della cavalleria".
La "prodezza" cavalleresca non è più solo forza
guerriera ma è la virtù del singolo
individuo che riesce a superare gli
ostacoli della Fortuna con la sua industria. L'individualismo che porta alla gloria e all'onore è più volte
ripreso nell'opera, rappresenta il primeggiare
umanistico. Ritroviamo la lealtà
e il rispetto altrui, anche dei
nemici e la tolleranza verso credenze diverse. Agricane
corrisponde alla forza bruta , Orlando invece è superiore a lui essendo un
cavaliere colto, infatti afferma che il sapere lo distingue dai bruti (riferimento a Dante: "Fatti non foste a
viver come bruti"). La prodezza è dunque l'affermazione dell'individuo,
spoglio da ogni ideale medievale. L'amore celebra la gioia di una vita laica, mondana ed edonistica. Angelica è una figura nuova, lontana
dalla donna stilnovistica angelicata come
5.
La struttura narrativa è aperta a innumerevoli episodi che si intrecciano tra loro, da una cosa ne nasce un'altra (entrelacement). La narrazione è immediata, il narratore coinvolge i destinatari nella sua gioia di narrare, con il pubblico crea complicità, l'opera essa perde ogni fine didascalico, dai cantari riprende la ripetizione di formule stereotipate, iperboli grandiose, affermazione di veridicità riguardo episodi fantastici. Troviamo un richiamo scherzoso ad un libro di Turpino che equivale ad un ammicco verso il pubblico colto. Egli usa una lingua ibrida, mescola espressioni dialettali padane, ciò porta alla trascuratezza del poema. Solo quando il Berni lo tradurrà in toscano puro verrà ripreso e solo questa versione continuerà ad essere letta.
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