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L'opera di Alessandro Manzoni (testi principali, generi, temi, stile)

letteratura italiana



L'opera di Alessandro Manzoni (testi principali, generi, temi, stile)

Inni Sacri

Nel 1815 Manzoni pubblicò i primi quattro Inni sacri: La Resurrezione, In nome di Maria, Il Natale e La Passione. Il suo programma prevedeva la scrittura di dodici inni corrispondenti alle principali festività del calendario liturgico, ma la decisione di stamparne solo quattro e la lunga e faticosa elaborazione del quarto, rivelarono la difficoltà dell'autore a tenere fede al progetto. Dopo il 1815 ne porterà a compimento solo un quinto, La Pentecoste, mentre il sesto, Ognissanti, rimase solo un frammento. Quest'opera nasce da una volontà di rinnovamento tematico e linguistico, Manzoni si pose dal punto di vista dei fedeli con una po 616h78g esia non più espressione del solo io e rivolta a pochi capaci di intendere i riferimenti mitologici della poesia classicistica, i miti della fede cattolica potevano costituire una sorta di epica collettiva. Da un lato Manzoni poteva esprimere il proprio entusiasmo religioso, dall'altro poteva restare lontano da ogni lirismo soggettivistico e radicarsi nella cultura del popolo cristiano limitandosi a fornire una voce impersonale e oggettiva. La religione venne qui cantata come una storia umana e divina, non come mistero. Il progetto però si scontrò con gravi difficoltà linguistiche e letterarie: il tentativo di rifarsi alla tradizione del melodramma metastasiano venne ad urtare con l'intento teologico-celebrativo degli Inni. Ne risultò così uno sperimentalismo che presentava esiti arditi e soluzioni originali, ma anche impacciate e contraddittorie. Solo con La Pentecoste sarà raggiunto un pieno equilibrio linguistico e stilistico.



Il conte di Carmagnola

Questa tragedia del 1820 prese spunto dalla Storia delle repubbliche italiane di Sismondi, in cui si rivalutava la personalità di Francesco di Bartolomeo Bussone, capitano di ventura del Quattrocento noto come conte di Carmagnola. La vicenda dura sei anni, il protagonista è un personaggio storico ma nella tragedia sono presenti anche personaggi "ideali", creati da Manzoni. Questi rappresenta il conflitto tra "ideale" e "reale", tra il giusto e la società ingiusta. Altro tema sono le lotte fratricide fra Italiani, che favorivano l'ingerenza straniera in Italia. Questa tragedia propose come problema il linguaggio: al tempo la tragedia italiana impiegava un linguaggio letterario e aulico, lontanissimo da quello d'uso. Questo contrastava con la poetica realistica del vero storico, Manzoni però non poteva rifarsi a modelli stranieri e dovette inventare n linguaggio nuovo: adottò l'endecasillabo sciolto, cercando di impiegare uno stile realistico e prosastico, mentre sul piano strettamente linguistico fece frequente ricorso a termini d'uso comune.

Adelchi

Questa tragedia venne pubblicata nel 1820 ed è ambientata nel 700. I personaggi e gli avvenimenti sono quasi tutti storici, anche se vi è qualche infrazione della verità dei fatti. L'opera è preceduta da una premessa (o antefatto storico) che rivela la preoccupazione dell'autore nei confronti della verità e della precisione storica. I protagonisti sono i fratelli Ermengarda e Adelchi che, figli di oppressori, dovranno espiare la colpa del proprio popolo morendo come vinti e riscattandosi in una prospettiva ultraterrena. Questi personaggi sono  romantici, malinconici e divisi tra sogno e realtà, sentimento e dovere. Un appello simile a quello de Il conte di Carmagnola viene proposto anche nell'Adelchi, un appello al popolo italiano a non fidarsi dell'aiuto straniero e a prendere in mano il proprio destino. A differenza della tragedia precedente Manzoni propone un personaggio che vive in sé una doppia contraddizione tragica: quella interiore, che oppone il desiderio di gloria alle possibilità reali della situazioni in cui si trova ad agire e quella sociale, dovuta al fatto di essere figlio di un re oppressore e di coltivare, invece, sogni di giustizia e fratellanza. La situazione proposta dall'Adelchi presenta molte analogie con l'Italia del fine Settecento, oppressa dagli Austriaci e fiduciosa nell'aiuto di Napoleone.

Promessi sposi

Fermo e Lucia

La prima redazione del romanzo, denominata provvisoriamente Fermo e Lucia, fu chiusa nel 1823. Il Fermo e Lucia prevedeva una suddivisione della materia in quattro tomi, l'impianto era rigido, l'azione narrativa seguiva in modo rettilineo un personaggio alla volta, procedendo per blocchi compatti. Questa struttura lineare fu però messa in crisi dalle lunghe digressioni. Il linguaggio è sperimentale, ricco di francesismi e lombardismi.

Promessi sposi: la ventisettana

Nel 1824 comincia la seconda fase di profonda revisione del romanzo: oltre all'abolizione delle digressioni, venne completamente mutata la struttura dell'opera (alla strutturazione in quattro parti si passa ad un'opera unitaria e fluida, suddivisa in 38 capitoli). La materia non procede più per lunghi blocchi narrativi, ma viene distribuita in modo più articolato, in modo da integrare ed intrecciare le vicende dei vari personaggi, vengono soppressi alcuni episodi più accesamente romantici; sul piano stilistico ed ideologico le tinte forti, i toni violenti e la polemica vengono soppressi o temperati, la Provvidenza ora dà speranza, mentre prima era avvolta da un'atmosfera sinistra di maledizione. A livello linguistico Manzoni prende in considerazione la possibilità di far ricorso al toscano vivo.

Promessi sposi: la quarantana

Insoddisfatto, l'opera attraversò una terza fase rielaborativa che non toccò la struttura né l'ideologia dell'opera, ma solo la lingua in modo da uniformarla meglio al fiorentino. A questa edizione l'autore aggiunse un'appendice dal titolo Appendice storica su la colonna infame. L'argomento del romanzo trae spunto da vicende storiche, svoltesi tra il 1628 e il 1630 a Milano e nei suoi dintorni. L'ambientazione lombarda è dovuta a ragioni personali e al fatto che la Lombardia di inizio Seicento (sotto dominio spagnolo) presentava aspetti similari a quella d'inizio Ottocento (sotto dominio austriaco). Accanto ai personaggi storici, provenienti dalle classi più elevate, ne compaiono altri inventati dall'autore (Renzo e Lucia); per accrescere l'impressione di veridicità l'autore finge che anche la loro storia sia vera, in quanto testimoniata da un manoscritto del XVII secolo. Il romanzo è diviso in sei nuclei narrativi principali, i protagonisti sono Renzo e Lucia che sono visti insieme solo nel primo e nell'ultimo nucleo. Di questi sei però restano esclusi alcuni capitoli dove i due protagonisti non appaiono: questi servono da snodo e raccordo. Il tempo inizialmente è molto lento e analitico, i primi due terzi procedono attraverso una dilatazione del tempo del racconto e un restringimento di quello della storia. Ciò si spiega con la necessità da parte dell'autore di presentare i personaggi principali, successivamente la vicenda diventa più spedita. Nell'ultima parte prevale, inoltre, l'esigenza di lasciare al lettore un messaggio ideologico ben definito. L'azione narrativa vera e propria si svolge nello spazio di due anni. I narratori sono due: l'Anonimo autore del manoscritto seicentesco e l'io narrante. Il secondo narratore sa più del primo: può controllare la veridicità basandosi su altre fonti ed ostenta una consapevolezza linguistica, culturale e morale nettamente superiore. Questo aggiunge alla rappresentazione dei fatti continui giudizi morali, politici e religiosi, che indirizzano chiaramente il lettore, un narratore onnisciente. I lettori dell'opera devono essere divisi in "lettore ideale", che ha tutte le competenze necessarie per capire ogni implicazione di significato del testo, e "lettore reale", costituito dal vasto pubblico reale da conquistare. Altra distinzione vi è tra il narratario e il destinatario esterno: il primo è quello a cui si rivolge direttamente l'autore, il secondo è il grande pubblico di ogni tempo. Per certi versi il Fermo e Lucia e i Promessi sposi possono essere considerate due opere autonome, la prima legata alla delusione storica successiva al fallimento dei moti del 1821 e la seconda come una riflessione più distaccata, meno compromessa con l'attualità, più equilibrata.




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