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Il comune rustico - Alla stazione in una mattina d'autunno

letteratura italiana



Il comune rustico
Paesaggio di tipo storico. Per Carducci solo nel passato si rinviene il bello. Egli è in perenne polemica col presente in cui vive. Egli fa ritorno al Medioevo, in particolare alla lotta dei comuni contro l'Impero, epoca in cui l'Italia ha scritto una gloriosa pagina di storia. Il paesaggio è dominato dal sole, che riflette una concezione, appunto, solare della vita, chiara energica luminosa. Carducci, deluso dai problemi del presente ricerca nel passato i grandi valori, i grandi ideali.
Nell'atto di lasciare un paesaggio caro della Carnia, il Carducci saluta quei luoghi e rievoca le lontane stagioni del Medioevo, quando, sotto i noci della Carnia, si adunavano gli uomini dei primi comuni rurali e gettavano le basi dei loro ordinamenti. Il comune rustico celebra la formazione spontanea di quei primi nuclei di vita civile (un esempio di democrazia diretta) in mezzo alla barbarie.

Alla stazione in una mattina d'autunno
Uno dei componimenti che ha attirato l'attenzione della critica e in cui si avverte l'avvento di una sensibilità decadente quasi contemporanea. 
I due poli dell'ispirazione carducciana, il vitalismo radioso e il senso di tedio dell'esistenza, appaiono tra loro in un rapporto denso. Il poeta accompagna alla stazione la donna amata, nelle prime ore del mattino, sotto la pioggia. Mentre il treno gli rapisce il volto salutante della donna, egli fa ritorno lentamente, smarrito quasi il senso dell'essere, immerso in un tedio infinito. 
La lirica è ricca di elementi realistici, dagli sportelli sbattuti del treno al rintocco lungo dei freni.

Formatosi alla scuola dei classici e animato, per carattere, da furori eroici e polemici, Carducci, da un lato concepì un programma di "ritorno all'ordine", di valorizzazione dei classici e della tradizione, dall'altro, assunse sempre più, almeno per un certo periodo, il ruolo di coscienza critica della società contemporanea e di fustigatore della meschinità morale e politica del suo tempo.
Fin dalle prime raccolte, "Iuvenilia" e "Levia gravia", appare evidente la sua aspirazione a contestare i moduli poetici del tempo, soprattutto quella poesia tardo-romantica che definiva "mollichiccio e tenerume" e a proporre dei nuovi modelli etici e una nuova sensibilità.
Questo proposito trova una più precisa realizzazione in "Giambi ed Epodi", un'opera dichiaratamente polemica già nel titolo, che richiama due forme metriche usate nelle letterature classiche per la poesia satirica. Tale raccolta è dominata da un continuo e concreto rapporto con la realtà politico-sociale contemporanea e da un'acuta consapevolezza dello squallore del presente, contro cui si rivolge il sarcasmo del poeta.
Proprio dalla constatazione della meschinità del presente, nasce quel vagheggiamento dei momenti più gloriosi del passato (Roma repubblicana - Età comunale - Rivoluzione francese - Risorgimento), quella "nostalgia dell'eroico in dimensione storica", che troverà la massima espressione nelle "Odi barbare" ("barbare" perché, come spiega lo stesso Carducci, tali suonerebbero agli orecchi e al giudizio dei Greci e dei Romani "sebbene composte nelle forme metriche della loro lirica") e nelle "Rime nuove", di cui fa parte, per esempio, "Il Comune rustico", ossia il comune delle origini, celebrato dal Carducci come luogo di libertà e di fede negli ideali.
A conclusione di questa ultima raccolta, il poeta pone "Congedo", un componimento che può essere considerato come il manifesto programmatico, se non di tutta la sua poesia, almeno di gran parte di essa. Qui il Carducci afferma che il poeta non è un servile adulatore dei potenti né un vano sognatore né un confezionatore di prodotti letterari tesi a soddisfare le differenti richieste del pubblico, ma è un "grande artiere", un robusto artigiano che deve produrre col suo lavoro i canti per incitare gli uomini al vivere civile, gli inni per celebrare la bellezza, l'amicizia, la fede e per sé non deve chiedere altro che la musica dei suoi versi, la gioia di essere poeta.
Nella fantasia carducciana, l'immagine del poeta si configura non come un uomo di lettere, ma come un operaio normale, intento a un'opera rude e vigorosa nella luce piena del giorno, come un fabbro dai muscoli d'acciaio che, all'alba, ridesta la fiamma nella sua fucina e getta nel fuoco gli ideali del passato e le speranze del futuro.
Dal punto di vista formale, in entrambe le raccolte, c'è la ricerca di soluzioni più eleganti e distaccate rispetto alle precedenti, sempre però nell'ambito del desiderio di reagire alle modalità espressive e tematiche dei poeti tardo-romantici, attraverso il ritorno ai classici e l'adozione di un linguaggio letterario dignitoso.
Si tratta, comunque, di testi che presentano registri diversi e talvolta contrastanti, da quello sfumatamente malinconico, che rivela la componente romantica dell'anima carducciana, a quello più elaborato e pomposo, che testimonia la componente letteraria, libresca, retorica, purtroppo spesso prevalente.
Di "Rime nuove" fanno parte anche alcuni componimenti in cui la nostalgia dell'eroico si orienta in dimensione privata e diventa (per esempio in "Traversando la Maremma toscana") memoria e rappresentazione della giovinezza libera e forte trascorsa nella MAremma, vagheggiamento di una vita all'insegna della forza e della solarità, in contrapposizione, in questo caso, al grigiore della vita veramente vissuta ("Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano; e sempre corsi, e mai non giunsi il fine.) Questi componenti sono caratterizzati dall'assenza della retorica e dalla presenza del mondo degli affetti e della vita quotidiana del poeta. Tra questi meritano di essere ricordate alcune liriche, come "Pianto antico" e "Funere mersit acerbo", che hanno come tema centrale, affrontato con virile tristezza, quello della morte (il tema è autobiografico, si riferisce alla morte del figlioletto Dantem all'età di tre anni).
In essi, al Carducci poeta - vate, celebratore dei miti ufficiali, appesantito dall'erudizione e dal tono eloquente, subentra un Carducci nostalgico e malinconico, rivalutato dalla critica recente, secondo la quale la migliore poesia carducciana "si muove tra i due poli opposti dell'entusiasmo e del tedio" e realizza "l'incontro - contrasto tra un sentimento solare della vita e un egualmente energico sentimento della morte, intesa come totale e fisica privazione della vita (... "sei nella terra fredda , sei nella terra negra; né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor.")







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