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GIANNI CELATI (1937) - BIOGRAFIA

letteratura italiana



GIANNI CELATI


BIOGRAFIA


Nato a Sondrio nel 1937. Docente di letteratura anglo-americana all'Università di Bologna. Ha scritto racconti e romanzi in cui si alternano toni ironici, fiabeschi e drammatici. La sua scrittura è moderatamente sperimentale. E' stato pubblicato prima da Einaudi, poi da Feltrinelli (dal 1985). Reportage sulla pianura padana è "Verso la foce" (1988). Ha tradotto libri di Jonathan Swift, Céline, William Gerhardie, Mark Twain, Roland Barthes, Jack London. Molto interessante la sua traduzione in italiano del testo di Melville "Bartleby lo scrivano" (1988).


BIBLIOGRAFIA


Comiche (1971)
Le avventure di Guizzardi (1973)
Finzioni occidentali (1975, 1986), saggi
La banda dei sospiri (1976)
Lunario del paradiso (1978)
Narratori delle pianure (1985), racconti
Quattro novelle sulle apparenze (1987), racconti
Verso la foce (1988)





È scrittore, traduttore e saggista. Nella sua produzione narrativa, come nella sua attività di lettore e traduttore, il suo interesse ricorrente è il viaggio fantastico, l'avventura alla scoperta dell'altro, il 525g66f distacco comico dal mondo delle certezze e delle percezioni ordinarie. Le sue storie sono ricostruzioni avventurose di stati di esperienza, proposte secondo modelli narrativi anche desueti, come la favola o la novella, e rese con uno stile ironico che conserva i tratti e le cadenze della narrazione orale. Ha esordito come narratore con Comiche (1970), presentato da Italo Calvino. Tra le sue opere: Lunario del paradiso (1978), Narratori delle pianure (1985, Premio Cinque Scole e Premio Grinzane Cavour), Quattro novelle sulle apparenze (1987), Verso la foce (1989), L'Orlando innamorato raccontato in prosa (1994), Avventure in Africa (1998, Premio Selezione Comisso), Cinema naturale (2000, Premio Loria). E' autore di traduzioni di Céline, Melville, Stendhal, Swift, Twain, London, Conrad. Nel 1999 alla New York University gli è stato assegnato lo Zerilli-Marimò Prize for the Italian Fiction.



LA BANDA DEI SOSPIRI (1976)

In questo libro Celati ha compiuto qualcosa di straordinario; è riuscito veramente a descrivere il mondo con gli occhi e le parole di un bambino: un'operazione tentata da molti, e forse solo stavolta perseguita realmente. Cosa ha fatto l'autore di tanto particolare? Ha abbassato i caratteri, ridotto i personaggi a figurine, e così facendo ha ottenuto di renderli più grandi, di fornirli di uno spessore particolare: di quel fascino che assumono a volte i grandi agli occhi dei bambini. Ha dipinto con maestria tutti i colori del mondo del piccolo Garibaldi, il protagonista; ne ha colto tutte le suggestioni infantili riuscendo a trasformare gli altri personaggi, e a tirare fuori dal padre-padrone Federico gli atteggiamenti del Barbarossa; dal "disgraziato" fratello le movenze di Michele Strogoff; dai tanti personaggi che intervengono sulla scena, rendendola spassosa, figure accattivanti come i cugini Testa rossa, Gagà, Orso Nero. Il tutto viene fatto scaturire dalla fantasia ingovernabile di Garibaldi, e dalle suggestioni che si creano nella sua mente ascoltando i racconti del fratello colto, che vive in soffitta chiuso in un mondo animato da sogni e da letture avventurose. Come lui, che è spinto a tali sogni dalla sua chiusura al mondo reale, così vorrebbe andarsene via il piccolo Garibaldi, che invece il mondo lo conosce già tanto bene: ce ne dà notizia con parole tutte sue, come urlate tutto d'un fiato. Così, in uno sproloquio di tempi ingovernati, di anacoluti incontrollati, di spassi verbali, ci troviamo immersi tra le urla ingiustificate di Federico; tra i lamenti della povera mamma sarta, che tra svenimenti, malattie e scenate di gelosia cerca di tenere unita la famiglia; tra i complotti dei compagni di scuola e le loro mirabolanti idee del sesso; e tra i commenti del vicinato un po' turbato dai modi del Barbarossa. Insomma, la storia insolita di una famiglia non in fondo tanto diversa dalle altre (tra litigi coi parenti, pochi soldi e tanti desideri) nonostante la convinzione della gente, che l'ha trasmessa al piccolo Garibaldi, di "averci , tutti loro, la tara nel cervello".

FINZIONI OCCIDENTALI: FABULAZIONE, COMICITÀ E SCRITTURA

Con questi saggi, apparsi in prima edizione nel 1975, l'autore affianca alla sua opera di narratore una serie di studi riguardanti un nodo cruciale per la scrittura moderna: l'opposizione fra miti e razionalità e il processo della critica razionalista, contro i supposti errori o le ingenuità dei miti e dei romanzi.


LE AVVENTURE DI GUIZZARDI. STORIA DI UN SENZA FAMIGLIA


Un personaggio inventato dalla fantasia di Celati, un senza famiglia a metà tra l'attore Harry Langdon e un suo parente un po' matto. L'autore narra inizialmente le vicende di Guizzardi agli amici, pian piano i suoi racconti diventano libro. "A quei tempi andavo al cinema tutti i giorni, e amavo molto i vecchi film comici. Volevo scrivere qualcosa ispirato a quei film, e allora ho cominciato col personaggio di Guizzardi, che per me somigliava all'attore comico Harry Langdon, ma parlava come un mio parente un po' matto. E ogni settimana recitavo a un gruppo di amici la continuazione delle avventure di Guizzardi, come un teatrino a puntate. Volevo scrivere una trilogia, con un Inferno, un Purgatorio e un Paradiso. Guizzardi era l'eroe di un inferno da ridere ma anche da piangere: l'inferno della meschinità, diffidenza e avarizia inculcate in noi dalla scuola e dalla famiglia. Nel mio assolutismo giovanile trovavo queste miserie così asfissianti, che la solitudine e la mattolica di Guizzardi erano per me un sollievo. Una cosa che detestavo particolarmente erano le lamentele sulla vita dei padri di famiglia. Pensavo che in questa trilogia bisognava passare attraverso l'inferno e il purgatorio, per smetterla una buona volta con tutte le lamentele sulla vita. E poi che bisognava scrivere storie cadendo in uno stato di dormiveglia, per dimenticarsi tutto e trovare così la strada verso una 'vita nova' - come avverrà nel terzo libro, Lunario del paradiso (almeno secondo le mie idee di allora)." (Gianni Celati)


PARLAMENTI BUFFI


Immaginazione e favola rendono questi racconti piacevoli e divertenti. Furono salutati come evento negli anni settanta e sono tuttora molto apprezzati. Questi tre racconti comici e avventurosi (Le avventure di Guizzardi, La banda dei sospiri, Lunario del paradiso) sono stati accolti negli anni settanta come un avvenimento letterario del tutto insolito. Perché, rievocando il piacere del racconto immaginoso d'una certa tradizione italiana, essi conferiscono al linguaggio scritto la vivacità d'una recitazione epica giullaresca. L'autore ha voluto chiamarli "parlamenti", nel senso d'un parlare o straparlare col gusto di raccontare fole. E un gusto favolistico inesausto ci guida attraverso queste narrazioni, che molti considerano una delle opere più persuasive nella letteratura italiana degli ultimi decenni.



PROTAGONISTI di LA BANDA DEI SOSPIRI


Garibaldi (protagonista)

Michele Strogoff (fratello)

la madre

Federico Barbarossa (padre)

Orso Nero (zio paterno) + zia + cugino gagà

Veronica Lake (aiutante bionda della madre)

Alan Ladd (fratello di Veronica Lake)

Conte Canaglia + figlia

Barbetta (amico pittore del padre)

maestro Pelatone + moglie gigantessa (Donna Cannone)

Veleno (compagno ripetente)

compagno di classe ricco

Vittorio Emanuele II (guardiano dei bagni pubblici)

zio magro (paterno) + zia + nipote magro

fantasma mascherato " Dottor Matteuzzi (Dottore delle cicche)

zio d'Australia (paterno) + zia + cugino dai capelli rossi

Carmen Miranda (Cumparsita)

bambino coi baffi

amica parrucchiera di Veronica Lake " Norma (donna bruna della trattoria)

Gallinone (poliziotto) + Piangerò (suo aiutante)

nonno paterno + vecchina

parenti materni (tutti sarti e calzolai)

operaio Campione

ragazzo apprendista dello zio materno calzolaio

la Cavalla

il giocatore di carte amico del padre

le 2 lavoranti grassocce

il Biondo (del bar)

Hedy Lamarr: maniaco

PROTAGONISTI di COMICHE


[primo riferimento temporale: lunedì 18; estate; luoghi: giardino, spiaggia, cesso, casa, camera, sala ristorante, parco pubblico, stazione]

[scrive tutto su un quaderno; il racconto finisce con Aloysio che vola in cielo]

professor Otero Aloysio (Corindò) (protagonista)

l'ignoto del giardino

i 3 maestri elementari: Bevilacqua/Mazzitelli/Macchia

Lavinia Ricci (direttrice)

signorina Virginia

bagnino

signor Barbieri " 2 figli: Salvino e Malvino

portinaio Marani

bidello Ramella

villeggiante Bergamini

bambina Luciana

fantasma Fantini

giardiniere Fioravanti

segretario Rossini


In una casa di cartone, pensione per villeggianti balneari, ma forse anche collegio oppure ospedale psichiatrico, comunque, istituzione repressiva, un uomo in preda ad un delirio persecutorio scrive in un quaderno sotto la dettatura o i rimproveri di misteriose voci notturne, tra le quali quella di un malevolo fantasma di nome Fantini e altri che vogliono entrare nelle sue pagine o essere cancellati. Lo scrivente, talmente disadattato da non essere neppure sicuro del suo nome, è un professore che teme sempre di sbagliare, incalzato dalle voci che lo rimproverano per i suoi errori; tra le presenze diurne che non gli danno tregua fa spicco un terzetto di maestri elementari che sfogano in continui agguati la loro invidia micidiale. Intorno si muove un teatrino di personaggi ognuno con i suoi tic: la signorina Virginia, il segretario Rossigni che si lamenta, la direttrice Lavinia Ricci che emana suggestioni peccaminose. Alcuni aguzzini veri e propri come il Bagnino e il Guardiano notturno completano questo universo oppressivo e persecutorio. Unica presenza amica, un aeroplano parlante che ogni tanto si sofferma sul giardino come in un disegno infantile. L'ossessione di 'un mondo dove tutti giocano a correggerti' spinge Celati a far parlare nelle sue pagine le voci del rifiutato, dell'escluso, del rimorso. La sua scrittura è tutta gags verbali, lapsus, atti mancati. Celati la definisce 'una lingua di pure carenze' e così ne spiega la genesi: 'Un po' ho capito la cosa quando insegnavo in campagna, alla scuola media. I ragazzini scrivevano il loro italiano, il loro abile (perché frutto di un'esperienza ormai secolare) adattamento all'italiano, con una capacità di ironia e di tensione che mi sbalordivano; altrochè infantilismo; i loro equivoci erano, voluti o no, dei capolavori di contestazione'. Il disadattamento alla lingua è disadattamento al mondo cartaceo-paranoico-verbodelirante. Il 'parlato' di Celati vuol essere quello che non si parla con nessuno tranne quando si impazzisce. Altro punto di riferimento da tenere presente è quello cinematografico: con il suo 'parlato', Celati vuole mimare il movimento delle 'comiche' (soprattutto quelle del 'muto') evocate fin dal titolo del libro: 'Ho voluto far parlare una voce in modo che il suo parlare equivalesse alle movenze di una maschera; in modo che i tic mimici fossero tic verbali leggibili solo nella loro forma recitata. Si può fare in modo da produrre per iscritto l'effetto di una smorfia di Stan Laurel??'. Identificazione col burlesque cinematografico, quindi, ma anche con la Commedia dell'Arte. Quindi il climax cui tende continuamente la narrazione di Celati è la bagarre (= lotta): bagarre di voci, che cominciano a creare pasticci in questo mondo ordinato, cancellano i percorsi e creano una realtà di puri echi. Celati, negli ultimi anni, si è rivelato come una straordinaria personalità di elaboratore di teorie letterarie e di polemista, inesauribile nelle sue proposte e nella ricchezza di riferimenti e di suggestioni. Del resto, dato che la poetica di Celati si basa sulla 'reattività fisiologica', la risposta che egli chiede al lettore non si articola in un discorso ma nei più istintivi riflessi della risata convulsa, della smorfia spasmodica, dello scatto vendicativo cui egli vuole costringerci con le sue ripetute aggressioni.

[postfazione di Italo Calvino a COMICHE di Gianni Celati, sua prima opera, del 1971]




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