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IL Romanzo - Romanzo Epistolare

letteratura italiana



IL Romanzo



  • Romanzo Epistolare

Romanzo epistolare Particolare forma di romanzo che, invece di procedere attraverso la narrazione diretta dei fatti, è costruito sullo scambio di lettere tra due o più personaggi. Lo svolgimento dei fatti risulta dalla narrazione che ne fanno i personaggi-autori nei loro carteggi. Le lettere possono essere voci di due o più personaggi, che così esprimono punti di vista e approcci morali tra loro diversi alla stessa realtà; oppure possono essere voce di un solo personaggio: in questo caso si fingono ritrovate oppure indirizzate a un destinatario che poi le divulga e che talvolta interviene dall'esterno per chiarire punti oscuri e spiegare gli eventi intercorsi tra due lettere. La scelta del romanzo epistolare può dipendere dal desiderio di dare rilievo sentimentale alla vicenda o di offrire un'analisi psicologica più autentica, oppure serve a garantire la veridicità del documento prodotto o a presentare con l'immediatezza della prima persona punti di vista diversi su un unico tema.


  • CENNI STORICI

Il mondo antico non produsse romanzi epistolari, ma l'epistolografia greca, nelle sue varianti erotiche, si avvicina al romanzo per il contenuto; è comunque dalla pratica delle raccolte epistolari che nacque il romanzo epistolare. Il prodotto migliore di questo genere sono le lettere di Alcifrone risalenti al II secolo d.C. (Lettere di pescatori, di contadini, di parassiti, di cortigiane). Più tarde sono le Lettere erotiche di Aristeneto (V secolo). Nel mondo latino l'esito più rilevante è costituito dalle Heroides di Ovidio, raccolta di lettere d'amore scritte da eroine della mitologia ai loro amanti.




Laclos: Il visconte di Valmont e la marchesa di Merteuil

Marcel Proust, nella Prigioniera (1923, la quinta parte di Alla ricerca del tempo perduto), definiva Le relazioni pericolose di Laclos "il più spaventosamente perverso dei libri". Ma cosa c'è di così terrificante nel romanzo epistolare di Laclos, che lo faccia additare a mostro di perversione molto più di quanto, a ragione, non siano, ad esempio, i romanzi libertini del marchese de Sade? Evidentemente colpisce la cinica freddezza con la quale i due protagonisti, la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont perseguono il loro piano di corruzione della bella e virtuosa presidentessa di Tourvel: la sprezzante arditezza delle loro azioni, la geometrica razionalità delle perfide trame architettate, l'elegante disinvoltura con cui recitano la finzione delle passioni amorose ne fanno dei campioni di virtù all'incontrario. Ma il gioco cerebrale del libertinismo, minato sorprendentemente dall'imponderabile irrazionale, terminerà tragicamente in un crescendo di autodistruzione. Con Le relazioni pericolose, straordinario romanzo polifonico, si suggella la grande stagione del romanzo epistolare settecentesco.


Il più celebre carteggio amoroso medievale è quello scambiato tra il filosofo Abelardo e la sua amante Eloisa, dopo che questa si fu ritirata in convento. La grande produzione epistolare nell'età del Rinascimento è strettamente connessa alla nascita del romanzo epistolare, anche se in forme embrionali. Nel 1563 vennero pubblicate a Venezia le Lettere amorose di due nobilissimi intelletti di Alvise Pasqualigo. Il genere ebbe poi sviluppo nell'Europa del Seicento: per l'Italia citiamo Il corriere svaligiato (1641) di Ferrante Pallavicino, scritto in forma di libello politico e pubblicato con lo pseudonimo di Ginifacio Spironcini, e L'esploratore turco e le di lui relazioni segrete alla Porta ottomana (1684) di Giovanni Paolo Marana.


La piena affermazione del romanzo epistolare, tuttavia, avvenne nella letteratura inglese del Settecento, in particolare con Samuel Richardson, considerato l'iniziatore del romanzo moderno inglese. Nella sua opera la forma epistolare consente ai personaggi di esprimere con immediatezza pensieri e sentimenti che, all'interno di un'etica collettiva consolidata, document 535h72f ano una realtà psicologica e sociale in movimento. Di Richardson ebbero fortuna, anche in Italia, Pamela (1740) e Clarissa (1747-1748), che è romanzo a più voci. Particolare rilievo, per la novità e la forza del romanzo sentimentale, ebbe La nuova Eloisa (il titolo richiama esplicitamente l'epistolario medievale di Abelardo ed Eloisa) di Jean-Jacques Rousseau, pubblicato nel 1761, storia di una passione delineata attraverso la corrispondenza di tre personaggi. Vasto successo internazionale ebbe anche un romanzo di Johann Wolfgang von Goethe, I dolori del giovane Werther (1774), in cui il protagonista esprime non solo un conflitto sentimentale, ma un contrasto col mondo esterno. Goethe apportò alcune modifiche alla struttura del romanzo epistolare: il protagonista uomo, l'inserzione di brani letterari e l'impiego di parti narrate in terza persona. Grande scandalo suscitò Le relazioni pericolose (1782) di Choderlos de Laclos, romanzo epistolare a più voci che esprime non solo le tortuosità delle passioni, ma anche l'atmosfera di perversione e di disfacimento morale di un mondo libertino alla vigilia della Rivoluzione francese.


Foscolo: Parini ai Giardini di Porta Orientale

Il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis fu per Ugo Foscolo una specie di opera aperta, sulla quale tornò a più riprese nel corso della vita per testimoniare nella piena immediatezza le varie fasi della propria esperienza umana e letteraria. Tra la prima (1798) e le successive (1802 e 1816) stesure dell'Ortis, la parabola politica ed esistenziale foscoliana subisce infatti un cambiamento che inciderà profondamente sullo stile del romanzo, esplicitamente autobiografico. Nella prima edizione è prevalente il tema idillico-amoroso e sentimentale, mentre successivamente il tema politico prende il sopravvento: da convinto giacobino, Jacopo-Ugo all'inizio accoglie con entusiasmo il "liberatore Bonaparte" ma ne denuncia il tradimento quando questi, con il trattato di Campoformio, cede Venezia all'Austria; comunque ancora fiducioso nella funzione liberatrice di Napoleone, passa poi a un sentimento di amaro e scettico disinganno di fronte all'involuzione reazionaria del futuro imperatore, che nella Repubblica Cisalpina instaura una politica fortemente accentratrice, impedendone una piena autonomia e una libera vita democratica. Questo tema è l'argomento della lettera in cui racconta all'amico Lorenzo dell'incontro con Giuseppe Parini. Il dialogo con l'anziano poeta, qui scelto da Foscolo come guida morale, è una summa dei motivi foscoliani: la passione politica e l'amor di patria, la delusione e il tradimento delle speranze di rivoluzione e libertà, la riflessione pessimistica sulla realtà.


In Italia, l'unico romanzo epistolare di rilievo del primo Ottocento è Le ultime lettere di Jacopo Ortis (prima edizione, 1802) di Ugo Foscolo. Per la produzione successiva sono da ricordare Storia di una capinera (1871) di Giovanni Verga e Lettere di una novizia (1941) di Guido Piovene.

Il romanzo novecentesco ha preso vie diverse da quelle del romanzo epistolare, e anche questo si è trasformato. In I nuovi dolori del giovane W. (1976) del tedesco Ulrich Plenzdorf, ad esempio, l'autore inserisce nel dialogo tra i due genitori la voce postuma del figlio registrata su cassette, che lì sono l'equivalente delle lettere.


  • Romanzo Storico

Romanzo storico Forma di romanzo centrata sulla rappresentazione di vicende e personaggi che appartengono a epoche storiche precise e ricostruite con cura. A volte vicende e personaggi sono storicamente reali, ma le prime si sviluppano lungo direzioni romanzesche e dei secondi viene messa al centro la dimensione passionale. Altre volte si tratta di vicende inventate ma inserite in un contesto storico reale, ricostruito non senza passione antiquaria. Una delle intenzioni del romanzo storico è infatti quella di ricostruire la fisionomia di un'epoca storica con documentazioni attendibili.


Ippolito Nievo Patriota di ideali mazziniani, Ippolito Nievo combatté con Garibaldi nella campagna del Trentino  e partecipò allo sbarco dei Mille. Di ritorno dalla Sicilia morì, a soli trent'anni, nel naufragio del vapore Ercole. Nella sua poliedrica e vasta produzione letteraria (scrisse romanzi, racconti e novelle, commedie e tragedie, poesie e opuscoli politici) spicca l'opera Le confessioni di un italiano, pubblicata postuma con il titolo Le confessioni di un ottuagenario, il primo grande romanzo della letteratura italiana

Sulla nascita in Italia del romanzo storico influì, in ambito extraletterario, la mutata concezione della storia, allora intesa come processo dinamico capace di interpretare il presente e chiarirne condizioni e contraddizioni. Tale orientamento storiografico si combinò con l'esigenza di contribuire, attraverso un confronto con un pubblico ampio, all'educazione civile del popolo, esigenza questa tipica di tutta l'età risorgimentale. Tuttavia i due perni del romanzo storico continuarono a essere la fanciulla perseguitata e l'amore contrastato, a testimonianza del fatto che la componente sentimentale-romanzesca fu quella fondamentale e prevalente. Inoltre, paradossalmente, la dominante fatalità degli eventi narrati o la presenza di un'ideologia che spiega e giustifica gli eventi in una dimensione extrastorica rivelano una radicale sfiducia nella storia da parte degli scrittori italiani. In ogni caso, il romanzo storico si diffuse in età romantica soprattutto per la nuova attenzione riservata alla storia delle nazioni e per una curiosità specifica verso il Medioevo.


Alessandro Manzoni Nelle opere di Alessandro Manzoni si riflettono le convinzioni patriottiche e religiose proprie del romanticismo italiano, evidenti non solo negli Inni sacri, nelle tragedie e nei Promessi sposi, ma anche nella posizione che egli assunse riguardo la questione della lingua italiana.


L'ottimismo risorgimentale che accompagnò la fioritura del romanzo storico si manifesta, sul piano della narrazione, in due tratti distintivi: il punto di vista onnisciente del narratore, che conosce non solo i fatti ma anche le vibrazioni più segrete dei personaggi; e l'uso delle digressioni, cioè quelle pause di natura riflessiva e moraleggiante che si possono spiegare solo con l'onniscienza del narratore. I caratteri dominanti del romanzo storico - con la vistosa eccezione dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni - sono di natura romantica: atteggiamenti melodrammatici e pose teatrali, la corrispondenza tra ambiente e avvenimenti, l'iperbole sentimentale, il paesaggio psicologizzato, la funzione scenografica delle descrizioni ambientali, la rigidità dei caratteri.


  • ORIGINE E SVILUPPO

Nievo: da Le confessioni di un italiano Alle Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo fa da sfondo un periodo della storia d'Italia decisivo per la nascita della nazione, dalla fine del Settecento alla prima metà dell'Ottocento. Qui è riportata la famosa descrizione, tra il nostalgico e lo scherzoso, della cucina del castello di Fratta, in cui il protagonista del romanzo è stato allevato .


Alle origini del romanzo storico in Italia stanno le opere dello scrittore scozzese Walter Scott, che lanciò la moda di questo genere letterario in Europa. All'influenza ben documentabile di Scott vanno però aggiunti due elementi: la fortuna dei drammi di Shakespeare, che è il lontano archetipo del romanzo storico e del melodramma romantico, e l'opera lirica, che contribuì alla costruzione schematica di vicende e sentimenti. Numerosi furono infatti i libretti d'opera tratti dai romanzi di Scott, e uno venne perfino tratto dal Marco Visconti di Tommaso Grossi, musicato nel 1838 da Nicola Vaccai e nel 1854 da Errico Petrella. Di Scott, Gaetano Donizetti musicò Kenilworth nel 1829 (Elisabetta al castello di Kenilworth) e La sposa di Lammermoor fu musicata da Michele Carafa nel 1828, da Alberto Mazzucato nel 1834 e da Donizetti nel 1835 (Lucia di Lammermoor); nel 1832 venne presentato sulle scene l'Ivanhoe con la musica di Giovanni Pacini.


Manzoni: La peste a Milano

Il capitolo XXXI dei Promessi sposi è tutto dedicato alla descrizione della prima diffusione dell'epidemia di peste che colpisce Milano e la Lombardia e che servirà da premessa storica al seguente svolgimento della vicenda del romanzo. Anche in queste pagine di pura argomentazione storiografica, Manzoni dimostra la sua arte narrativa, soprattutto quando non risparmia ironia e sarcasmo nei confronti di insipienze e nequizie dai personaggi storici coinvolti in questa tragedia umana.


ùIn Italia il romanzo storico si affermò verso la fine degli anni Venti, quando a Milano ben tre tipografi pubblicavano collane di opere di Scott. Nel 1827, oltre alla prima edizione dei Promessi sposi, vennero pubblicati Sibilla Odaleta di Carlo Varese, La battaglia di Benevento di Francesco Domenico Guerrazzi e Il castello di Trezzo di Giovanni Battista Bazzoni, il quale poco dopo avrebbe tradotto Waverly di Scott. Ad aprire la serie dei romanzi storici in Italia era stato, nel 1822, Davide Bertolotti con La calata degli Ungheresi in Italia nel Novecento e con L'isoletta dei cipressi, anche se si trattava di romanzi ancora immaturi. Il 1822 è anche l'anno in cui comparve la traduzione dell'Ivanhoe (pubblicato in Inghilterra nel 1820) a opera di Gaetano Barbieri. Il romanzo storico dominò la produzione letteraria degli anni Trenta e Quaranta e si esaurì verso il 1860.


Nievo: La rivoluzione napoletana del 1799

Carlino Altoviti, protagonista delle Le confessioni di un italiano (1867), romanzo di Ippolito Nievo e uno dei capolavori della narrativa italiana, è un testimone diretto degli avvenimenti che porteranno allo sviluppo della coscienza nazionale in Italia, dalla discesa del "liberatore" Napoleone alla caduta della Repubblica di Venezia, alle rivoluzioni giacobine destinate ad essere soffocate nel sangue: Carlino si arruola nelle truppe comandate da Ettore Carafa per andare a difendere la Repubblica partenopea, "sventurata e mirabile per la tragica fine", assediata dalle bande del cardinale Ruffo di Bagnara e travolta dalla reazione borbonica sostenuta dagli inglesi.


Il successo di questo tipo di narrazione deve molto all'impatto provocato dai Promessi sposi, benché il controllo linguistico e morale esercitato da Manzoni abbia fatto - tranne che per i moduli narrativi - ben poca scuola: i romanzi storici, schematici e poco sofisticati sul piano narrativo, puntavano soprattutto sulle emozioni forti. Enorme successo di pubblico e critica ebbe anche il Marco Visconti (1834) di Tommaso Grossi, da lui dedicato a Manzoni. Fortunato fu pure il romanzo storico-patetico Margherita Pusterla (1838) di Cesare Cantù, opera che Silvio Pellico definì "il romanzo più popolare in Italia dopo i Promessi sposi". Oltre a questi vanno ricordati almeno i romanzi storico-patriottici di Massimo d'Azeglio (Ettore Fieramosca, 1833, e Niccolò de' Lapi, 1841) e i romanzi storici di taglio oratorio, ma ispirati a ideali radical-democratici, del già citato Francesco Domenico Guerrazzi (tra gli altri, L'assedio di Firenze, 1836; Veronica Cybo, 1838; Pasquale Paoli, 1860). Completamente diverso è l'approccio alla dimensione storica in Cento anni (1857-1858) di Giuseppe Rovani e in Le confessioni d'un italiano (pubblicate postume nel 1867) di Ippolito Nievo.


De Roberto: Gli Uzeda

Trascurato dapprima dalla critica ma rivalutato in tempi recenti come un capolavoro del verismo e uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana, I Viceré di Federico De Roberto è un affresco di storia siciliana e italiana che si snoda attraverso le vicende di tre generazioni della famiglia catanese degli Uzeda di Francalanza, discendente dai viceré spagnoli, coinvolta negli avvenimenti che caratterizzarono il processo di unificazione dell'Italia. Nel processo di trapasso dal regime borbonico allo stato unitario gli Uzeda trovano il modo di conservare i propri privilegi e di esercitare comunque il potere adattandosi con un'abile, spregiudicata e opportunistica operazione di trasformismo alla nuova realtà politico-sociale, al punto di fingere simpatie liberali per essere eletti deputati al Parlamento dell'appena costituito Regno d'Italia. 


Una ripresa del romanzo storico secondo il modello manzoniano è stata compiuta nel Novecento da Riccardo Bacchelli a partire da Il diavolo al Pontelungo (1927) fino al vasto ciclo di Il mulino del Po (1938-1940), che ripercorre un secolo di storia (un secolo come le citate opere di Nievo e di Rovani) dall'inizio dell'Ottocento alla prima guerra mondiale.



  • IL ROMANZO REALISTICO

Realismo (letteratura) Termine che indica genericamente ogni rappresentazione immediata e fedele della realtà. In letteratura a questo proposito è di particolare interesse la visione del critico Erich Auerbach che, nell'opera Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale (1946), individua la tensione realistica come elemento caratterizzante della tradizione letteraria occidentale. Auerbach prende così in esame passi di scrittori che vanno da Omero a Petronio, all'autore della Chanson de Roland, a Dante, Boccaccio, Rabelais, Flaubert e Zola, fino a Virginia Woolf, individuando l'efficacia nella descrizione della realtà storica e sociale in cui vivono come comune denominatore delle loro opere e della cultura europea.


  • IL ROMANZO REALISTICO OTTOCENTESCO

Giovanni Verga Trasferitosi dalla natia Sicilia a Firenze per assecondare la sua vocazione letteraria, Giovanni Verga passò in seguito a Milano dove entrò in contatto con il mondo della Scapigliatura e soprattutto con i veristi, della cui corrente divenne uno dei massimi esponenti. La sua produzione attraversò diverse fasi, passando dai temi storico-patriottici a quelli romantico-mondani, a quelli più propriamente veristi, di ambiente soprattutto siciliano, che ebbero la più compiuta espressione nel progettato ciclo dei Vinti, di cui I Malavoglia (1881) e Mastro Don Gesualdo (1889) furono gli unici due romanzi conclusi. Nonostante l'indubbia qualità artistica.

A partire dagli anni Trenta dell'Ottocento, in concomitanza con le profonde trasformazioni portate dalla rivoluzione industriale, si diffonde in tutta Europa il romanzo realistico. Esso si propone come specchio della realtà contemporanea, descrivendo le dinamiche e i conflitti che si sviluppano nel mondo della borghesia e delle classi meno agiate.


Gustave Flaubert I romanzi dello scrittore francese Gustave Flaubert, fortemente realistici, sono caratterizzati da un attento spirito di osservazione e da una minuziosa ricerca del particolare. Il suo capolavoro è Madame Bovary, del 1857, che rappresenta uno dei capisaldi della letteratura francese.


Iniziatore di questo genere può essere considerato lo scrittore francese Stendhal nella cui opera è presente una serietà di indagine conoscitiva del tutto nuova rispetto ai romanzi precedenti. Nelle sue opere più celebri, Il rosso e il nero (1830), La Certosa di Parma (1839), i personaggi, appassionati e coraggiosi, si scontrano con l'angusta società della Restaurazione e, nonostante la loro carica vitale, sono destinati a una fine tragica.


Guy de Maupassant La vasta produzione dello scrittore francese Guy de Maupassant si caratterizza per lo spiccato realismo, l'immediatezza con cui luoghi e personaggi vengono descritti, nonché per la fedele rappresentazione della società francese del tempo. Oltre a duecento racconti, Maupassant scrisse appunti di viaggio e sei romanzi.


Il romanzo realistico si diffonde in Francia con Honoré de Balzac e il suo ciclo della Commedia umana, con Gustave Flaubert che nel 1857 pubblica Madame Bovary e con Guy de Maupassant.


Honoré de Balzac La narrativa del francese Honoré de Balzac, tra le massime figure del realismo ottocentesco, s'impone per l'attenta descrizione di ambienti e personaggi. La commedia umana, che comprende 90 romanzi, offre al lettore uno straordinario ritratto della società francese del XIX secolo.


In Inghilterra ne sono rappresentanti Jane Austen, il cui Orgoglio e pregiudizio è pubblicato nel 1813, Anne, Charlotte e Emily Brontë, Charles Dickens con Oliver Twist (1837) e David Copperfield (1849).


Una notazione a parte merita la grande scuola realistica russa, con scrittori come Aleksandr Puskin (Evgenij Onegin, 1833), Nikolaj Gogol' (Le anime morte, 1842), Lev Tolstoj (Guerra e pace, 1869; Anna Karenina, 1877), Fëdor Dostoevskij (Delitto e castigo, 1866).


Elementi che accomunano questa produzione letteraria sono la capacità di rappresentare tutti gli strati sociali, l'intesse verso l'intera realtà contemporanea, senza escludere alcun ambiente, e la convinzione che esista uno stretto rapporto tra il modo d'essere, di pensare e agire dei personaggi e l'ambiente sociale e storico in cui si sono formati e vivono.


Nella seconda metà dell'Ottocento, con l'affermazione del positivismo, la vocazione realistica del romanzo è sostenuta da una nuova fiducia nella possibilità dello scrittore di rappresentare scientificamente la società e le sue leggi, come lo scienziato studia e analizza le leggi naturali: nascono così il naturalismo in Francia con Emile Zola e il verismo in Italia con Giovanni Verga, Luigi Capuana e Federico De Roberto.


  • IL REALISMO NOVECENTESCO

Nel Novecento la tradizione realista continua, dando vita a movimenti quali la Nuova Oggettività, sviluppatasi in Germania nel clima culturale della Repubblica di Weimar, e il Neorealismo in Italia negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale.

In Unione Sovietica il realismo venne proposto come modello letterario e fu assunto come indicazione ufficiale per gli scrittori durante lo stalinismo, in particolare da Maksim Gor'kij nel 1934, contemporaneamente alla svalutazione di ogni altra modalità espressiva. Non avendo più motivo di esserci una denuncia sociale tipica del realismo borghese ottocentesco, gli scrittori sono invitati a rappresentare oggettivamente la società socialista e l'uomo nuovo nato dalla rivoluzione.






























  • IL XIX SECOLO E LO SVILUPPO DEL ROMANZO MODERNO

Una delle caratteristiche del romanzo moderno è il valore conferito alla storia. All'inizio del XIX secolo la letteratura inglese fu dominata dalla figura dello scozzese Walter Scott, divenuto celebre con romanzi fra i quali Ivanhoe (1820), con cui Scott diede avvio al romanzo storico, il genere più diffuso nei primi decenni dell'Ottocento. Quasi tutti i massimi scrittori europei, fino al 1860 circa, vi si cimentarono.


Dall'influsso di Scott nacque il progetto di Alessandro Manzoni di scrivere un romanzo ambientato nella Lombardia secentesca e incentrato intorno alla contrastata storia d'amore di Renzo e Lucia, come recita il titolo I promessi sposi (1827, 1840). Il romanzo di Manzoni, di enorme portata innovativa per la scelta tematica di una vicenda che mette in scena personaggi umili, vessati dai soprusi dei potenti, e per il fondamentale lavoro di ricerca linguistica, si colloca come capostipite di tutta la tradizione romanzesca della letteratura italiana. Negli anni Sessanta le Confessioni di un italiano (pubblicate postume nel 1867 ma scritte negli anni 1857-1858) di Ippolito Nievo diedero voce alla coscienza nazionale innestando elementi tipici del romanzo di formazione (vedi Bildungsroman) in un vasto affresco dell'Italia tra la fine della Repubblica di Venezia e il 1856.


Al romanzo storico si accostarono anche autori francesi, come Victor Hugo, Alexandre Dumas padre; tedeschi, come Gustav Freytag; statunitensi, come James Fenimore Cooper; britannici, come William Makepeace Thackeray, Anthony Trollope e George Eliot.


  • Francia e Italia

Decisivo nella storia del romanzo moderno è il contributo degli scrittori francesi Stendhal e Honoré de Balzac. I protagonisti dei romanzi di Stendhal, e particolarmente dei suoi due capolavori, Il rosso e il nero (1830) e La certosa di Parma (1839), rappresentano un nuovo tipo di eroe, che tenta di uscire da condizioni di disparità sociale, stimolato dalle nuove opportunità rese possibili dal dinamismo del periodo napoleonico. Stendhal fu un autentico maestro nella rappresentazione della psicologia dell'amore, dell'ambizione e della sete di potere. Balzac divenne lo storico, ma anche il sociologo e lo psicologo, della Francia del suo tempo: nella monumentale sequenza di 47 romanzi che formano nel loro insieme La commedia umana (1831-1848), offre uno straordinario ritratto di una società segnata da ambizioni spietate, popolata da arrampicatori sociali e da imprenditori senza scrupoli, volti allo sfruttamento selvaggio delle risorse economiche e finanziarie.


Stendhal: Fabrizio del Dongo a Waterloo

Italo Calvino, eccezionale lettore di Stendhal, e in particolare della Certosa di Parma, a proposito del brano che vede il giovane protagonista Fabrizio del Dongo nel cuore della battaglia di Waterloo, evento epocale nei destini dell'Europa ottocentesca, ha scritto che "il clima di pura avventura in cui s'entra col sedicenne Fabrizio che gira intorno all'umido campo di battaglia di Waterloo tra carretti di vivandiere e cavalli in fuga è la vera avventura romanzesca calibrata di pericolo e d'incolumità e con una forte dose di candore. E i cadaveri a occhi sbarrati e braccia stecchite sono i primi veri cadaveri con cui la letteratura di guerra ha cercato di spiegare cos'è una guerra". Fabrizio - è certo un segno del destino - capita in mezzo alla più grande battaglia della storia senza capire bene cosa gli sta succedendo intorno: sarà una vivandiera a insegnargli come comportarsi. Stendhal in questo modo sfugge ai rischi della retorica e riesce a ridare, seppure mitigato dall'ironia, il senso commosso dell'epica antica attraverso gli occhi ingenui di chi scopre il mondo per la prima volta.




La generazione successiva dei romanzieri francesi manifestò un forte interesse verso il romanzo, inteso da un lato come forma artistica fine a se stessa e dall'altro come strumento quasi scientifico per lo studio della società. Lo scopo di Gustave Flaubert, in romanzi come Madame Bovary (1857) e L'educazione sentimentale (1863-1869), era quello di rappresentare la realtà quotidiana impiegando lo stesso senso classico della forma e dell'esattezza stilistica che aveva caratterizzato la grande poesia epica. Convinto che il romanziere dovesse avere nei confronti dei propri argomenti la stessa oggettività di uno scienziato verso i propri esperimenti, Flaubert insegnò come nessun argomento in arte sia di per sé buono o cattivo: quello che importa è solo la forma, il modo in cui il tema viene costruito all'interno del testo.


Verga: La battaglia di Lissa

Nel luglio del 1866, nei pressi dell'isola di Lissa lungo la costa dalmata, si scontrarono la flotta della marina italiana e quella austriaca: per l'Italia fu una delle più catastrofiche sconfitte nella storia delle guerre d'indipendenza. Nell'affondamento delle due corazzate, Re d'Italia e Palestro, perirono oltre 500 marinai. Ecco come, nelle pagine dei Malavoglia (1881) di Giovanni Verga, la notizia del tragico evento - che vide fra le vittime Luca, uno dei nipoti di padron 'Ntoni - giunge al paese di Aci Trezza, accolta da un gran va e vieni di gente in piazza "come quando casca un asino sotto il carro, e tutti si affollano a vedere cos'è stato". 


All'ammirazione di Flaubert per gli scienziati fece eco quella di Emile Zola che, rifacendosi alla filosofia del positivismo, concepì il romanzo come una sorta di laboratorio sperimentale, in cui però oggetto dell'esperimento fossero le persone reali. In particolare Zola teorizzò il suo metodo rappresentativo definendolo "naturalismo", e assegnando al narratore il compito di analizzare gli effetti dell'ereditarietà, dell'ambiente sociale e del momento storico. Al modello del naturalismo di Zola si sarebbe rifatto anche il verismo italiano che, teorizzato da Luigi Capuana, ebbe nei romanzi I Malavoglia (1881) e Mastro don Gesualdo (1889) e nelle novelle Vita dei campi (1880) e Novelle rusticane (1883) di Giovanni Verga le sue opere maggiori.



  • Il romanzo italiano fra Otto e Novecento


Dopo il periodo verista, la letteratura italiana visse un'epoca di profonda crisi della narrativa, la cui tradizione, già debole per motivi storici, venne ulteriormente compromessa dalle scelte antinarrative della letteratura decadente. Ciò nonostante, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo, sempre maggiori furono le influenze delle grandi letterature europee e dei grandi autori d'avanguardia. Già uno scrittore come Gabriele d'Annunzio, che nel Piacere (1889) aveva ancora conservato una relativa linearità d'intreccio, attraverso opere come Trionfo della morte (1894) e Il fuoco (1900) giunse a una vera e propria negazione del romanzo.


Più profondo e più moderno fu il percorso di Luigi Pirandello, che riuscì a equilibrare spinte sperimentali e narratività in un romanzo fondamentale come Il fu Mattia Pascal (1904). Intenzionalmente frammentaria, saggistica e antiromanzesca fu invece un'opera come Uno, nessuno e centomila (1926), cui lo scrittore siciliano affidò il compito di riassumere la propria sconsolata visione del mondo.


Ai margini dell'ufficialità letteraria nazionale, intanto, il triestino Italo Svevo compiva un personalissimo cammino, che lo avrebbe portato nella sua opera narrativa a corrodere dall'interno la tradizione naturalistica, attraverso l'invenzione di eroi inetti che, dopo i romanzi Una vita (1892) e Senilità (1898), avrebbero trovato la loro massima realizzazione in La coscienza di Zeno (1923), libro fondamentale della letteratura europea del Novecento.


Merita di essere ricordato almeno un altro narratore italiano di questo periodo, Federigo Tozzi, il quale, attraverso uno stile solo apparentemente legato ai modelli naturalistici, diede forma a originali rappresentazioni narrative delle dinamiche profonde della psiche umana: una poetica di cui l'espressione più compiuta è probabilmente il romanzo Con gli occhi chiusi (1919).







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