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OPERE DI ALBERT CAMUS - Il Diritto E Il Rovescio

letteratura francese



OPERE DI ALBERT CAMUS


Il Diritto E Il Rovescio

Insieme di prose liriche e tentativi saggistici pubblicati nel 1937. Hanno come temi portanti la natura (sole, notte, mare, deserto), la solitudine, la povertà,la vecchiaia, la morte e infine la religione. Il tema dell'assurdo è espresso, come dice il titolo dell'opera, dall'envers contro l'endroit ma anche dall'avversione dell'uomo verso la natura e dal mortale in opposizione l'eterno.


Nozze, Estate E La Morte Felice


"Tutti coloro che oggi lottano per la libertà combattono in ultima analisi per la bellezza."diceva Camus che, dopo la pubblicazione de "l'uomo in rivolta"Camus iniziò a pubblicare dei saggi che definiva "solari", ossia " Nozze" (1936-37)e "Estate"(1954). Come sostiene Silvio Perrella, "lasciano nel non detto la teoria del pensiero, e si avventurano nel mondo dei sensi".

Raccolte di saggi con uno sfondo di unione tra uomo e natura lussureggiante, che esaltano inoltre il mito della luce e del sole. Dalle opere traspare un senso di vitalità e purezza dovute all'obbedienza all'istinto, che si contrappone alla fredda ragione. Altri temi portanti sono il mito dell'età dell'oro, cioè la rivalità presente tra l'homo e l'homo politicus: la vita vera, che, come spiega Camus, non è creata dal divertimento, il quale realizza solamente una vita non reale. Il concetto contrapposto di autenticità a non autenticità è approfondito da Sartre.



"La morte Felice" era destinato inizialmente a far parte della raccolta "Nozze", un saggio interrotto nel 1937 e pubblicato nel 1971, descrive cosa nega e afferma la vita.


Lo Straniero


Il romanzo, pubblicato nel 1942, è narrato in prima persona e quindi ha una focalizzazione interna. Il protagonista è un impiegato di Algeri, Mersault. Egli si reca ad una funzione religiosa con aria molto indifferente e, al momento di interrare la tomba, è talmente distaccato che non sembra nemmeno conoscere la persona che è defunta, ossia sua madre, che negli ultimi tempi ha vissuto in un ospizio. Si presenta, in questo modo, incapace di vibrazioni sentimentali e estraneo alle pratiche del teatro sociale. Trovandosi, per il funerale, un giorno in città, rintraccia una sua ex-fidanzata, Marie Cardona, e con lei trascorre la notte; il giorno dopo, come previsto, riparte per Algeri e ritorna alle sue vecchie abitudini, rimovendo l'accaduto, continuando così a vivere passivamente nel presente l'assurda vita quotidiana, senza ripensare né al presente né al passato.

Un giorno, viene invitato dal suo vicino di casa, Raymond Santes, a trascorrere un fine settimana con lui ed i suoi amici fuori città, al mare. Mentre la compagnia si trovava sulla spiaggia, la baldoria viene destata dall'arrivo di due uomini di nazionalità araba, essi hanno intenzione di rivendicare una loro amica, anch'essa araba, che era stata appena lasciata da Santes, dopo aver avuto una relazione molto violenta con quest'ultimo. Difatti egli la picchiava, così il loro rapporto sentimentale 616b12g si concluse. Al seguito di uno scontro diretto, il dispotico vicino di casa viene ferito. Mersault, poco dopo, trovandosi a passeggiare da solo sulla spiaggia, li rincontra e li uccide con un coltellino che portava sempre con se, per rivendicare, a sua volta, l'amico. Questo gesto assurdo risulta in ogni caso involontario, non premeditato e molto istintivo.

Successivamente viene arrestato e processato. Durante il processo è accusato di omicidio volontario, mancato pianto, film drôle, relazione con Marie, non credenza in Dio, infine è giudicato pericoloso e proprio per questa ragione va eliminato, di conseguenza, è condannato alla ghigliottina.

Nella cella dei condannati a morte sfrutta il poco tempo che gli rimane a vivere per riflettere. Si estranea dal mondo esterno per ripercorrere con la mente tutto il suo passato, azione che non aveva mai compiuto perché, come già detto, si limitava a vivere nel presente senza ricordi. Ora, invece, il suo comportamento muta completamente e non vive più nel tempo contemporaneo. È cosciente del suo destino, ossia la morte, e reagisce con terrore e rivolta, soprattutto verso un cappellano che tenta per ben tre volte di parlargli e che decide di entrare in ogni caso nella cella, ma nasce una lite tra quest'ultimo e il condannato perché ripudia le certezze offertogli e la presenza di Dio nei suoi ultimi momenti di vita. Accetta la sua sorte e dunque muore. Questo è l'ultimo stadio dell'evoluzione psicologica portata avanti dal protagonista nel suo cursus vitae, dove prende coscienza dell'assurdo.

Il romanzo ebbe un successo immediato e può considerarsi uno dei più noti capolavori di Camus. Le frasi che costituiscono la narrazione sono piuttosto brevi e rappresentano ogni istante, anche perché se la struttura del racconto fosse stata   ininterrotta avrebbe segnato la fine dell'assurdo. I nessi presenti sono solo del tipo temporale.

Mersault è ritenuto, come Caligola, l'eroe dell'assurdo però i due si differenziano per il modo in cui reagiscono alla consapevolezza dell'assurdo: il primo ha un atteggiamento di tranquilla apatia, il secondo di esasperato attivismo.

"Mersault si pone fuori delle leggi civili 'prima' di crearsi una propria morale in contrasto con quella comune. E' uno 'straniero', ma la sua estraneità è ancora impura, troppo profondamente inquinata di utilitarismo, di velleitario superomismo, di gratuita improvvisazione." (Giovanni Bogliolo)

La Peste


Ne La Peste Camus narra una cronaca di epidemia immaginaria, verificatosi in Algeria, ad Orano.

La situazione iniziale è di assoluta tranquillità, la vita cittadina prosegue normalmente, la rottura dell'equilibrio è data dal crescente numero di topi morti trovati sulle strade della città stessa. La reazione primaria ed istintiva degli abitanti è di incredulità, in seguito tutti si rendono conto che si sta diffondendo un'epidemia di peste. Il governo, appena riconosciuta la gravità della situazione, chiude le porte della città. La vita, da monotona e ripetitiva diventa molto difficile e faticosa. Tra gli abitanti si distinguono varie fazioni, caratterizzate dal modo in cui reagiscono alla peste. Molti vivono con passività l'assiduità del flagello, certi cercano di godersi gli ultimi momenti di vita, alcuni, quasi stupidamente, cercano rifugio nella devozione, altri, approfittando del disordine generale, aumentano i traffici illegali; sono pochi coloro che cercano di opporsi al morbo e cercano delle soluzioni all'epidemia;tra questi si distinguono Tarrou, che rifiuta ciò che fa morire, Lambert, un giornalista che inizialmente cerca di fuggire a Parigi dalla sua amante,poi decide di rimanere ad Orano per combattere la pestilenza ed infine il dott. Rieux, che trova, in seguito a questa esperienza il senso della vita; è proprio quest'ultimo personaggio citato che ci fornisce le minuziose descrizioni riguardo il contagio, il comportamento degli abitanti e la lotta sua e dei suoi compagni. La cronaca, però, è narrata in terza persona.

Nessuno riesce a sperimentare un siero efficace, così, quando tutto sembra perduto, si nota che il numero delle guarigioni aumenta. Tra i morti vi sono anche le mogli di Rieux e Tarrou. La peste è scomparsa, la malattia non si sta più trasmettendo tra le persone e, nel caso si verificassero altri contagi, è stato trovato un antidoto. A questo punto del racconto, Rieux, rivela il vero motivo che lo ha spinto a narrare codesta storia. Egli vuole testimoniare a favore di tutte le persone che sono morte a causa del flagello e, inoltre, vuole rivelare il suo messaggio agli uomini, cioè che in loro vi sono più cose da amare che da disprezzare. In più desidera ricordare il lavoro svolto dai medici a favore dell'umanità, essi, pur non essendo santi, riescono a salvare molte vite. Il messaggio conclusivo del libro La Peste è il seguente: la peste non scomparirà mai, però si possono trovare rimedi per guarirla.

Questo romanzo fu pubblicato nel 1947, in esso è evidente il riferimento al nazismo e all'occupazione che hanno isolato la Francia dal mondo. La peste è anche il simbolo del consenso, ossia il contrario della rivolta, e ciò comporta una visione dei fatti poco approfondita; Tarrou dichiara: <<io so per certo che ciascuno la porta in sé, la peste, perché nessuno, no, nessuno al mondo n'è indenne>>.

La peste è vista come l'assurdo e la sua prima manifestazione è la morte e la gente non sopporta essere costretta a guardarla in faccia. Ciò significa coinvolgersi nella rivolta. Tutto ciò è dimostrato nell'episodio in cui illustra la rappresentazione di Orfeo Ed Euridice. La popolazione di Orano, fingendo l'inesistenza della peste, si reca ad assistere a quello spettacolo, in modo da tentare di proseguire la vita quotidiana normalmente ma improvvisamente, il cantante cade e terra e muore. È il panico, tutti hanno ripreso coscienza dal loro destino e si rendono conto che ciò che considerano com'eterno, ossia la vita, sta per concludersi. Quest'atteggiamento è rilevante anche nei cortigiani di Caligola, trattati appunto nell'omonima opera teatrale.


La Caduta


Il protagonista di questo romanzo è Jean-Baptise Clamence, un brillante avvocato parigino che si ritrova nel bar "Amsterdam" a Mexico City. Egli racconta le ragioni della sua "caduta" ad una persona, della quale si conosce solamente la provenienza: Parigi.

La situazione iniziale, descritta da Jean-Baptise, lo vede molto ricco e stimato da tutti, sia come avvocato sia come persona; successivamente il suo equilibrio interiore viene spezzato per sempre nel momento in cui si trova sul Pont Des Arts, a Parigi, e sente alle sue spalle qualcuno che sorride sarcasticamente, si volta ma non scorge nessuno. Proprio in questo episodio comprende che tipo di persona è realmente : egoista sia in amore sia nella seduzione e nel gioco; improvvisamente molti ricordi offuscano la sua mente, ma uno prevale sugli altri, la massima conseguenza del suo egoismo: l'immagine di una donna che si butta dal ponte, proprio  dove ora risiede lui, perché egli l'ha lasciata dopo aver avuto una storia d'amore con lei.Decide di sfidare l'opinione pubblica dandosi all'alcool e alla prostituzione, diventando molto eccentrico in modo da prepararsi alla vecchiaia.

Un giorno, mentre si trovava in crociera, vede un relitto galleggiare sull'acqua e gli tornana in mente l'immagine della donna che si era buttata, molto tempo prima, dal Pont Des Arts. A tal punto comprende che deve abituarsi a vivere nel malcontento.

Dopo questa lunga analessi, il narratore protagonista, si rivolge al suo interlocutore <<prendi da uno dei miei armadi il pannello della pala di Van Eyck, L'Agreau Mystique- che fu rubato nel 1934 a Grand- intitolato " Les Juges Intenges">> esso si trovava appeso dietro al bancone del bar e un cliente ubriaco l'aveva venduto in cambio di una bottiglia di vino a Clamence. Ecco come la giustizia si separa dall'innocenza, il protagonista accusa se stesso ed è presentato da Camus come superiore perché è il primo che denuncia l'accaduto. <<bisogna prostrar se stesso per avere il diritto di giudicare gli altri>>. Il protagonista diventa <<giudice penitente>> e Camus trasforma la sua immagine, bensì macchiata dall'egoismo, dal delitto e dall'illegalità, in un'immagine di vincitore che non vuole cambiare la sua esistenza però è pronto a condannare se stesso come una persona che ha l'umiltà di vincere, la modestia di brillare e la virtù di opprimere.

Il titolo, dunque, simboleggia la caduta di una donna nella senna e la caduta di un uomo di successo dal suo "piedistallo".

Il romanzo fu l'ultimo di Camus ed è inquietante e di un pessimismo esagerato, però ebbe un grande successo e, come parecchie delle opere, fu tradotto in diciotto lingue ma è soggetto a molte interpretazioni contrastanti.


L'esilio e il regno

Pubblicato nel 1957, tratta il tema dell'esilio e il comportamento dell'uomo verso esso: sosta invano, sempre ai margini, sempre respinti, alle soglie di un regno misterioso. Ciò implica anche un'idea di solitudine e incomprensione.



Il Mito Di Sisifo


Il saggio "Il Mito Di Sisifo", pubblicato nel 1942, tratta il tema dell'assurdo. Sisifo, il protagonista ed eroe assurdo, desideroso di felicità terrene, era stato condannato dagli dei ad un lavoro inutile negli inferi, ossia trasportare un'enorme pietra su per un monte e, quando giungeva alla fine, essa, per gravità, rotolava giù per il pendio. Sisifo doveva tornare a prenderla e continuare il suo lavoro senza mai fine. Egli faticava tutti i giorni, avanzando incerto su per il monte, sperando che il masso, una volta in cima non rotoli verso il basso; nel suo tragitto compie immensi sforzi e Camus descrive l'immagine del protagonista avvolto dal sudore che cola per il corpo. Quando arriva in cima, la pietra rotola immediatamente verso la valle e Sisifo guarda quella scena, che ha viso centinaia di volte e che dovrà continuare a vedere per tutta l'eternità,con un'espressione rassegnata. Questa è una metafora della condizione umana. Poi segue il masso fino ai piedi del monte e ricomincia un compito che non finirà mai. "Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe la pena, se, ad ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire?[.] Se codesta discesa si fa, certi giorni nel dolore, può farsi anche nella gioia. Questa parola non è esagerata. Immagino ancora Sisifo che ritorna verso il suo macigno e, all'inizio, il dolore è in lui. Quando le immagini della terra sono troppe attaccate al ricordo, quando il richiamo della felicità si fa troppo incalzante, capita che nasca nell'uomo la tristezza: è la vittoria della pietra". L'origine dell'assurdo è data dalla condanna. Inizialmente Sisifo svolgeva il suo lavoro inconsciamente, ma dopo la rivisitazione apportata dallo scrittore lui diventa grande e porta avanti il suo dovere con lucidità.  Camus si chiedeva come Sisifo avrebbe potuto vincere, e la risposta l' ha avuta da Edipo, il quale diceva "Io reputo che tutto sia bene", quindi l'eroe è vincitore perché superiore al destino e al dolore;" Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua[...] Se vi è un destino personale, non esiste un fato superiore[...] Egli sa di essere il padrone dei propri giorni[...] Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo"inoltre emerge la conoscenza assoluta del suo destino e la padronanza che ha di lei. Un destino da lui stesso voluto e creato, scegliendo le passioni della terra, trasgredendo agli dei e procurandosi il loro disprezzo.

Il mito esprime un solo e unico problema esistenziale e filosofico: la vita merita di essere vissuta? Le risposte sono essenzialmente due: essere per la vita, in lotta costante contro l'assurdo


o esaurire il campo del possibile. Inoltre dimostra che le teorie dell'esistenzialismo hanno in fondo un accenno di speranza

. "Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice"


L'uomo In Rivolta


Pure il saggio de"l'uomo in rivolta tratta della rivolta contro l'assurdo.  Camus, accusato dalla resistenza filorussa di tradimento, è contro la rivoluzione ma a favore della rivolta; difatti mette in evidenza i vari aspetti delle due controparti. La rivoluzione per riuscire nello scopo di liberare tutti e garantire promesse, che poi si rivelano essere false, di giustizia e felicità future, impone ingiustizie, sottomissioni e sofferenze. La rivolta,invece, lavora per il presente con la solidarietà. In conclusione, i due diversi modi d'insurrezione sono incompatibili: la rivoluzione distrugge, mentra la rivolta crea.




Il Primo Uomo


"il Primo uomo" è un manoscritto che fu trovano dalla figlia,Catherine, nell'automobile dello scrittore dopo l'incidente mortale.  Catherine, dopo aver cercato di ricostruire il testo originario nei punti mancanti decise di pubblicarlo con il suo titolo originario, "il Primo uomo" appunto. Dove Camus descrive la sua autobiografia e grazie a questo testo possiamo ricostruire la genesi del pensiero dell'autore, perciò viene anche considerato un romanzo di formazione. Qui l'autore, oltre a narrare i fatti della sua vita, trascrive anche i sogni e le sensazioni, che spesso commuovono il lettore. Il primo uomo è l'idolo di Camus, al quale s'ispira e cerca di tracciarne un ritratto ben definito.


Taccuini


I taccuini contengono essenzialmente biografie, autobiografie, diari e interviste. Sono lo specchio del laboratorio creativo dell'autore e ci permettono di seguire la nascita e la crescita di un'idea; per questo, sono definiti i "quadernetti" di Camus, nei quali annotava qualsiasi appunto ma, prima della pubblicazione, decise di rivederli ed eliminò tutti i riferimenti personali, modificò o aggiunse alcune parti. In occasione di viaggi si trasformarono in un vero e proprio diario.

Sono divisi in tre volumi. Il primo copre un periodo che va dal 1935 al 1942, in questi anni, l'autore compie diverse scelte che poi rinnega, difatti si sposa e divorzia, aderisce al partito comunista e successivamente se n'allontana. Contemporaneamente prosegue nell'attività giornalistica e teatrale. Ogni riflessione di Camus è centralizzata sulla scrittura, inoltre vi sono appunti sulle sue letture: Nietzsche, Goethe, Tolstoj e Dostoevskij al quale vengono attribuite la caratteristiche di Mersault, protagonista de "lo Straniero", tanto che è definito l'idiota alla Dostoevskij. Le note di questo spazio di tempo contribuiscono alla nascita delle prime opere, oltre a "Lo Straniero" appena citato, "La Morte Felice", "Il Rovescio E Il Diritto", "Il Mito Di Sisifo", "Caligola". Nell'intervallo tra il 1942 e il 1951 si colloca il secondo volume, che va dalla pubblicazione dello Straniero all'Uomo in Rivolta. Camus, trasferitosi in Francia, partecipa alla resistenza e continua a fare il giornalista dopo la liberazione.Nel terzo e ultimo volume, 1951-1959, anche se indirettamente, si percepisce la crisi interiore dello scrittore. Sono numerosi i riferimenti ai fatti d'Algeria e alla guerra, le riflessioni riguardo l'ex-Urss, gli intellettuali di sinistra e agli esistenzialisti. Il tema dominante è l'Africa e le riflessioni circa essa costituiscono un punto di riferimento dell'autore, che vede quella terra come un mito naturale che ispira le pagine dell'autore.


Lo Stato D'assedio

Lo "Stato d'Assedio",1948, è un dramma che ha come tema portante il principio della consapevolezza e del coraggio da opporre alla violenza della vita.



Il Malinteso

La storia si svolge in un albergo anonimo dell' Europa centrale: le proprietarie, la madre e sua figlia Marta sopravvivono uccidendo di tanto in tanto qualche raro cliente ricco, per depredarlo. Di solito è un uomo solo, uno straniero del tutto sconosciuto e di passaggio, che possa sparire senza lasciare traccia. E' una morte dolce, il benvenuto delle albergatrici: il cliente viene narcotizzato e gettato in una chiusa, dove affogherà, riemergendo chissà quando, insieme agli altri cadaveri. Le due donne uccidono appunto per soldi e soprattutto per realizzare il sogno di vivere in un paese tropicale. Hanno quasi abbastanza denaro per scappare ma l'ultimo predestinato, Jan, è il figlio e fratello dimenticato, tornato ricco dopo vent'anni, per renderle felici. Con lui c'è la moglie Maria, che è simbolo d'amore, vita e felicità. Jan, inizialmente non rivela la sua identità e, presentatosi ricco e solo, viene assassinato. Un vecchio domestico, che è al corrente di tutto ma tace sempre, aveva riconosciuto, Jan ma rivelò la sua identità dopo che le donne lo uccisero. Colta da un'inaspettata dolcezza, la madre si getta in un fiume, con la speranza di ricongiungersi col figlio. Marta, invece, scopre di aver "buttato via" tutta la sua giovinezza per soddisfare l''egoismo insaziabile di sua madre, così si suicida. L'unico vincitore è il vecchio silenzioso,responsabile consapevole del malinteso, con la sua crudeltà finale trasforma la tragedia della follia in una sciocchezza maligna.
Nel "Malinteso" la donna è sia la vita sia la morte, l'opera fu un insuccesso perché molto basata sulla filosofia. I temi trattati sono quelli dell'esilio, rappresentato da Jam, quello del regno, espresso dal sogno di vivere in una terra tropicale, dove il sole cancellerà i delitti e libererà le anime, e infine il tema, sempre presente dell'assurdo che trionfa.

I Giusti


Il dramma teatrale "I Giusti" è ambientato in Russia, nel 1905. Alcuni membri del partito socialista rivoluzionario sono intenzionati a uccidere il granduca Serge, mettendo una bomba nella sua carrozza. Yvan Kaliayev è l'incaricato di lanciare l'ordigno esplosivo sulla carrozza, ma, improvvisamente si detiene dal farlo perché nota la presenza dei nipotini del granduca e non vuole uccidere vittime innocenti; Kaliayev è una persona che ama la bellezza, l'amore e la felicità della vita, rappresenta l'eroe puro che è disposto ad uccidere per permettere agli altri di proseguire la vita nella giustizia, egli è in conflitto con Stefan Fedorov, un rivoluzionario estremo, ed è amato da Dora Doulebov, che crede nella giustizia.

Il giorno seguente, Kaliayev deve concludere la missione che gli è stata affidata, così, mentre ritenta il compito, viene arrestato e condannato alla pena di morte. La moglie del granduca gli consiglia di chiedere la grazia, ma egli si rifiuta categoricamente; inoltre, in cambio di risparmiargli la morte, ha la possibilità di rivelare il nome dei suoi complici. Ma viene impiccato. Dora, nel frattempo, si prepara a posizionare un'altra bomba per venire arrestata e condannata a morte, in modo da raggiungere il suo amato in paradiso.

Il dramma, costituito da cinque atti, fu rappresentato per la prima volta nel 1949, e pubblicato solo successivamente, nel 1950. È considerato il miglior lavoro teatrale di Camus con uno stile molto classico, nervoso e denso. In esso è sempre presente una vena di altruismo, che accompagna Yvan Kaliayev fino alla morte, egli, infatti, sacrifica la sua vita per il prossimo. Si può affermare che l'eroe puro, protagonista de I Giusti, è la prova contraria al mors tua vita mea. Molto ricco di significati, con un unico problema fondamentale: i limiti dell'azione politica, tema molto attuale, in altre parole il problema dei fini e dei mezzi delle "mani sporche" in politica.


I Demoni


"I demoni è una delle quattro o cinque opere che considero una spanna sopra le altre. E' più di un semplice libro, posso dire di essermene nutrito e su questo di essermi formato." Così diceva Camus, che impiegò vent'anni della sua vita per scrivere questa drammatica opera teatrale, anche se risulta un adattamento ai Demoni di Dostoevskij, il quale scrive procedendo per dialoghi, con poche descrizioni su ambientazione e movimenti, i personaggi, invece, hanno un'andatura rapida e sconcertante "Ho semplicemente tentato di seguire il movimento del libro, spostandomi dalla commedia satirica al dramma, e infine alla tragedia", difatti partì da una situazione reale, concreta per arrivare ad una tragedia stilizzata. "I demoni è un romanzo profetico non solo perché annuncia il nostro nichilismo, ma anche perché mette in scena anime dilaniate o morenti, incapaci d'amare e sofferenti di non poterlo fare, che vogliono e non possono credere, che sono le stesse che popolano oggi la nostra società e il nostro universo spirituale". L'opera, come detto in precedenza, prende spunto da una situazione reale, un fatto accaduto veramente, e per questo è anche definita contemporanea. Il fatto consiste nell' uccisione di uno studente, Ivanov,da parte dell'anarchico Necaev. La vittima prende il nome di Satov. L'opera fu rappresentata nel 1959, un anno prima della morte di Camus.





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