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Letteratura Francofona del Maghreb nel XX° secolo

letteratura francese



Letteratura Francofona del Maghreb nel XX° secolo.

(Mouloud Feraoun, Mohammed Dib, Kateb Macine, Driss Chraibi)


Le letterature Maghrebine.

Origini.


La letteratura Maghrebina in lingua francese si sviluppa dopo la seconda guerra mondiale e si fa portavoce dei numerosi movimenti nazionalisti e dell'emergenza di una coscienza politica in quei Paesi che, finora, erano stati sotto il dominio francese.

Queste forme d'espressione denunciano l'egemonia francese e la condizione dei loro conpatrioti, sottolineando ingiustizie, discriminazione e intolleranza.

Questa letteratura si oppone quindi alla già presente produzione romanzesca Algerina in lingua francese, accusata da questa nuova scuola di essere lenificante ed asservita.


Tuttavia, anche questo nuovo approccio passa attraverso la lingua francese, che si configura come l'unico strumento possibile di liberazione.Ma col passare degli anni questo bilinguismo e quest'influenza della culturale dominante vieve vissuta più serenamente, riuscendo a convive 232g63c re anche con la tradizione letteraria berbera.



Evoluzione: anni '50-'60-'70.


La generazione degli anni '50 è composta da Mouloud feraoun, Mohammed Dib, Driss Chraibi, Kateb Yacine.



Questa generazione, attraverso romanzi realisti e popolari, metteva in causa l'imperialismo coloniale, pur tuttavia senza criticare troppo il gusto per il passato e il tradizionalismo islamico;

e soprattutto invitava alla conquista di un'identità collettiva troppo a lungo sacrificata.


La generazione degli anni '60 (malek hadda, rachid Boudjedra) trattava del seguito della guerra d'indipendenza dalla Francia, ma già evocava i problemi di adattamento al mondo moderno e al progresso.


A partire dagli anni '70. scrittori come Tahar Ben jelloun o Nabile farès evocano il problema dell'emancipazione e dell'esilio, nonché della condizione femminile.

Quest'ultima sarà ampiamente trattata dalla giovane Assia Djebar, che denuncia la condizione della donna nella civilizzazione musulmana, trasgredendo molti tabù, seguita poi da Yamina mechakra e Aicha Lesine.


Il teatro si sviluppa a partire dal 1969, dopo un lungo silenzio, rivolgendosi ad un pubblico sempre più popolare.

Al contrario la poesia, impegnata ai tempi della guerra d'indipendenza (Anna Grebi), evolve verso delle ricerche estetiche che la riservano ad un pubblico di letterati

Poeti come malek alloula e soprattutto Abdellatif laobi cercano di sovvertire le forme tradizionali del verso con dei ritmi sincopati e delle immagini telescopiche.


Nei giorni nostri, le preoccupazioni degli autori prende una nuova ampiezza: sorpassando il dominio politico, essi si interrogano ormai,a  partire da una riflessione sociologica e filosofica, sul futuro della loro società e civilizzazione.


AUTORI.


Mouloud Feraoun (1913-62)


Feraoun nasce in Grande Kabylia, in una famiglia popolare.

Malgrado le condizioni economiche difficili, entra a sette anni nella scuola di Taourit Moussa e, otto anni più tardi, può continuare gli studi al collegio di Tizi-Ozou grazie ad una borsa di studio.


Nel 1939 passa il concorso per entrare alla scuola normale di Bouzaréa (Alger9 e tre anni più tardi è inviato come istitutore nel suo villaggio natale.


Nel 1952 è nominato direttore del Corso complementare di Fort-National.

Nel frattempo ha viaggiato a Parigi, scambiato una corrispondenza con Camus e soprattutto ha pubblicato una biografia: Le fils du pauvre, in cui evoca la sua infanziain un ambiente particolarmente svantaggiato.

Quando la guerra comincia, scrive un giornale che non sarà pubblicato che nel '62, al momento della sua morte, e che resterà un documento capitale sulla guerra.

Malgrado la sua carriera letteraria, accetta nell'ottobre del 1960 il posto d'ispettore dei centri sociali,

ma sarà assassinato assieme ai colleghi da un commando dell'OAS nel 15 Marzo 1962.



Le fils du pauvre.

Qui Feraoun evoca la sua infanzia e adolescenza con uno stile semplice e spogliato.

L'opera conosce un successo straordinario per il suo valore documentario, alla vigilia della guerra d'indipendenza.

Senza partito preso, Feraoun posa il problema della miseria, dell'ineguaglianza e intolleranza.

Il protagonista è attaccato ai propri studi, con l'incomprensione che lo accompagna.










Mohammed Dib.

M. Dib nasce nel 1920 a Tlemcen in una famiglia borghese rovinata. Segue gli studi in una scuola francese e comincia dai 15 annia scrivere poesie.

All'inizio della seconda guerra mondiale lavora come istitutore a Zoudi Beghal, ma viene trasferito negli uffici dell'esercito, dove svolgerà la mansione di contabile, nel 1941, prima di di diventare interprete anglo-francese presso le armate di Algeri.

Dopo la guerra, prende parte agli incontri di Sidi madani, dove si ritrovano degli scrittori francesi.


Si lancia nella carriera letteraria dopo un viaggio in Francia nel 1950.

Collabora al giornale Alger Républicain, scrive su Liberté, il giornale del partito comunista e nel '52 pubblica il suo primo romanzo La grande maison.

Questo sarà il primo volume di una trilogia.

I suoi romanzi rivelano la realtà algerina contemporanea e tradiscono le posizioni dell'autore, che sarà espulso dall'Algeria nel 1959.

S'installerà così a Parigi, dove persevererà nel suo lavoro letterario.

Dopo i suoi primi romanzi realisti, evolve verso una scrittura più ricca in simboli e allegorie

(Qui se souvient de la mer, 1962) e fa alternare l'introspezione personale e la riflessione sull'Algeria dell'indipendenza.

(Dieu en barbarie, 1970;

Habel, 1977

Les terrasses d'orsol, 1985

Le sommeil d'ève, 1989

Neiges de marbre, 1990)


Ne « La grande maison », Mohammed Dib posiziona il suo intreccio nel 1939.

Evoca la vita quotidiana di una famiglia, una "grande casa" algerina (un casato).

Il giovane eroe Omar, dotato di un certo senso critico, segue con ripugnanza i corsi della scuola francese.



All'interno dell'opera, bisogna ricordare il momento, significativo, in cui Omar ascolta ironicamente un corso di morale sulla patria, prima che il maestro, egli stesso musulmano, non finirà per tradire le proprie stesse convinzioni contraddicendosi.





Kateb Yacine


Kateb Yacine (1929-89) è originario di Costantina.

Proviene da un ambiente borghese, il padre è difensore giudiziario, e riesce a studiare, dapprima alla scuola coranica, poi alla scuola francese.

Al liceo di Sétif, alla terza classe, partecipa alla manifestazione dell'8 maggio '45, in cui sarà arrestato insieme ad altri algerini ed espulso dal liceo.

Quindi parte per Bone, dove farà apparire l'anno dopo la sua prima raccolta poetica "Soliloqui".


Nel '47 dà una conferenza a Parigi su Abd-el Kader e l'indioendenza algerina e s'iscrive al partito comunista algerino.

In seguito comincia a lavorare anche per il giornale Alger Républicain.


Pubblica una poesia dedicata a Nedjma, cugina amata, ne "Le mercure de France", del '48, ed è in Francia che si trasferisce per una ventina d'anni, esercitando mestieri diversi e viaggiando in tutta l'Europa durante la guerra d'indipendenza.


Nel 1956 la pubblicazione del romanzo Nedjma è una pietra miliare nella storia del romanzo magrebino per l'originalità della costruzione, la folgorazione delle immagini, la confusione del reale e sogno, la violenza della frase e del simbolo: vuole dare l'immagine dell'Algeria sotto le sembianze di una donna.

Il romanzo sarà in parte ripreso nel Poligono stellato del 1966.

Nel frattempo si dedica al teatro con una serie di pièce pubblicate nel '59 (Il circolo delle rappresaglie).

Dopo un'ultima pièce in francese, "L'uomo dai sandali di caucciù", produrrà drammi in arabo algerino, cercando di coinvolgere un pubblico popolare (Mohammed, prends ta valise,1971;

La guerra dei 2000 anni, 1974).

Cerca così di promuovere la rivoluzione nella rivoluzione attraverso un'implacabile satira delle forze conservatrici.


Nel Poligono stellato Yacine riunisce alcuni testi del primo manoscritto di Nedjma, contrapponendo passaggi in prosa ed altri in versi liberi, mischiando l'evocazione del reale e quella del sogno in una lunga erranza della memoria in cerca di identità.

Spesso l'autore evoca le condizioni di vita dei lavoratori algerini immigrati, attraverso dialoghi disincantati dei protagonisti.




Driss Chraibi


Nasce in Marocco nel 1926; frequenta la scuola cranica e dieci anni dopo entra nella scuola francese.

Dopo gli studi secondari al liceo di Casablanca, incoronati da dei premi di poesia, parte nel settembre 1945 per continuare i suoi studi di Chimica a Parigi, dove otterrà cinque anni più tardi il diploma di ingegnere chimico.


Comincia degli studi di neuropsichiatria che lascia incompiuti e percorre diversi paesi d'Europa, esercitando diversi mestieri.

Contemporaneamente si lancia nella scrittura, il suo primo romanzo, Le passé simple, apparso nel '54, provoca una vera e propria rivolta da parte della critica dell'islam ritualista.

I suoi romanzi successivi dovevano permettergli di meglio definire la sua posizione, critica nel suo paese.

Pertanto è in Francia che ha deciso di vivere, sposando una francese.

Nel 1959 assume delle funzioni all'ORTF, dove evoca nelle "Conoscenze del mondo" i rapporti tra islam e occidente, dopo insegna letteratura maghrebina nel Quebec (1970).

Dopodiché ritorna alla scrittura, ritrovando i temi che gli sono cari.

Ne "La civilisation, ma mère..!" del 1972 evoca attraverso la figura materna il problema dell'evoluzione del terzo mondo.

I suoi due ultimi romanzi (Une enquete au pays, 1981; e La mere du printemps, 1982)

Manifestano lo stesso desiderio di ritorno alle radici.



Ne "La civilisation" Chraibi presenta una cronaca piena di verve della vita quotidiana in Marocco.

Attraverso il ritratto, tinto di humor, di una donna locale, si fa una critica e analisi del progresso.

Evoca le contraddizioni e i paradossi del maghreb attuale. Questa donna, che è anche madre, prende progressivamente coscienza della sua condizione, rappresentando in un certo modo l'evoluzione del terzo mondo.





















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