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UGO FOSCOLO - LA POSIZIONE STORICA, UNA PAGINA DI GETTO SUL FOSCOLO

letteratura



UGO FOSCOLO


LA POSIZIONE STORICA


Lo svolgimento della meditazione foscoliana ha inizio con la delusione sofferta dal poeta in seguito al trattato di Campoformio. Se tradimento di Campoformio segna per il Foscolo la presa di coscienza del fatto che, dopo la rivoluzione francese, si è venuto a formare un ordine diverso da quello sperato. La delusione stimola nel poeta la consapevolezza che è illusione ogni distinzione tra stato di natura e società (vedi Rousseau): i rapporti tra gli u 757e49h omini sono dominati dalla forza, così come la vita dell'universo che si configura come un cielo misterioso, perenne e immutabile, di nascita, crescita e morte, come una meccanica successione di fenomeni senza linee di progresso (il materialismo settecentesco assume qui un carattere pessimistico). In questa visione l'individuo è "nemico nato" della società, perché questa è "necessaria nemica degli individui"; la società non può essere modificata, poiché "l'inedia, le colpe e i supplizi sono anch'essi elementi dell'ordine e della prosperità universale"; la filosofia domanda quindi agli uomini un eroismo, da cui la natura rifugge. La ragione, incapace di conoscere la verità ultima delle cose, si mostra come un "dono funesto della natura", e mostra la vanità delle "illusioni" (bellezza, amore, patria, virtù, gloria, famiglia, poesia), che il sentimento e la fantasia suscitano, e senza le quali la vita diventerebbe dolore e noia.  Le illusioni costituiscono la testimonianza di un'insopprimibile esigenza d'ideali. Il Foscolo allora indirizza la propria ricerca ad approfondire i rapporti tra la natura, la ragione e la civiltà, a chiarire la necessità delle illusioni e il loro radicamento nella storia e nella natura umana.



Elemento importante per lo svolgimento della meditazione foscoliana è l'approfondimento del pensiero vichiano, e in particolare del concetto di facoltà (=cioè capacità intrinseca alla natura umana di creare, nel mondo interno, le condizioni per la propria conservazione e la propria crescita).Dallo sviluppo dei bisogni primitivi procede la civiltà (Sepolcri v.90 e seguenti), che è trasformazione della natura, potenziamento della ragione, e soprattutto creazione di istituzioni (la famiglia, la giustizia, la sepoltura) e di valori. I valori, cioè le illusioni, si radicano profondamente nella storia e nella natura umana, perché costituiscono un prodotto delle facoltà umane, e nello stesso tempo gli obiettivi ideali del progresso. Su questa base il Foscolo inserisce la sua concezione della poesia, che è la più alta delle attività umane, l'illusione sublime.

Sul piano politico egli perviene ad una concezione dello Stato - sostenuta da una meditazione su Machiavelli e Hobbes - in cui prevale il tema della forza. Nato dalla disuguaglianza, lo Stato realizza la giustizia solo come prodotto della forza. Per quanto riguarda la società, Foscolo pensa che essa sia divisa in oppressori e oppressi. Il suo ideale si configura come quello di una società borghese-aristocratica fondata sulle proprietà, soprattutto della terra, una società giusta che possa essere raggiunta gradualmente, senza carneficine ed espropriazioni.


L'analisi della società italiana che il Foscolo compie nei suoi scritti è pessimistica, in quanto i ceti che dovrebbero aspirare ad essere la guida della nazione e della lotta per l'indipendenza, mancano di energia e di valori morali (v. Sepolcri).

Di qui lo stimolo a considerare politicamente l'illusione del sepolcro, vista come garanzia di continuità dei valori della nazione. La poesia svolge così una funzione fondamentale nella vita della civiltà. Essa, infatti, per la sua capacità di ricostruire la storia umana secondo un ordine ideale, trasmette al di là del tempo il ricordo delle illusioni e dei grandi uomini, che ad esse hanno dedicato la vita. Essa, inoltre, realizza la funzione di equilibrare e armonizzare le passioni umane ed esercita una mediazione tra oppressori e oppressi e tra le diverse in cui è fatalmente divisa la società. La poesia, dunque, crea una realtà alternativa a quella della storia, realtà che consista in un complesso di virtù private, come l'amore, gli affetti famigliari, la solidarietà. La poesia si colloca dunque al vertice delle attività umane e della sua personale esperienza storica. La poetica foscoliana, proprio per il suo profondo radicamento in un mondo sentimentale-morale, che non trova coerente sistemazione filosofica, assume, nel corso della carriera dello scrittore, aspetti diversi. Resta, però, costante la considerazione della poesia come produzione di una realtà diversa da quella quotidiana, una realtà che mentre si contrappone alla quotidianità, dall'altra la illumina e ne rivela gli aspetti più significativi. Di qui il rifiuto del concetto dell'arte come imitazione della natura e nello stesso tempo l'esaltazione della fantasia: "Il mondo in cui viviamo ci affatica, ci affligge.ci annoia, però la poesia crea per noi soggetti e mondi diversi. E se imitasse fedelissimamente le cose esistenti e il mondo qual è, cesserebbe di essere poesia, perché ci porrebbe davanti agli occhi la fredda, triste, monotona realtà"; la poesia mirerà invece a scoprire "l'universale secreta armonia, che l'uomo anela di ritrovare come necessaria a ristorare le fatiche  e i dolori della sua esistenza, si tratta di una concezione che si inserisce tra le più alte del neoclassicismo europeo: "l'ideale scompagnato dal vero non è che o stranamente fantastico, o metafisicamente raffinato; ma senza l'ideale, ogni imitazione del vero riesce sempre volgare".

Nel commento alla Chioma di Berenice (1803) il poeta parla della necessità di ricercare il perfetto accordo tra natura e arte, tra passione  e meditazione. Sintesi di "passionato" e di "mirabile", che è l'elemento mitico, ripreso dalla mitologia greca. Questi due motivi, sempre compresenti nella poesia foscoliana, ricevono un'accentuazione diversa nei vari momenti della sua produzione della sua produzione: nei Sepolcri prevale il passionato, nelle Grazie prevale il mirabile.

Al "mirabile" si connette l'importanza che il Foscolo attribuisce ai valori formali della poesia, i quali, anche se non sono pura vesta esteriore di una sostanza morale, rientrano in una concezione della poesia come espressione sublime (risposta del Foscolo alle critiche d'A. Guillon), connotazione della tradizione classica italiana. Per questa concezione della forma classica (uso della mitologia e netta distinzione fra storia e poesia) al Foscolo rimane estranea sostanzialmente la nascente creatura romantica.

UNA PAGINA DI GETTO SUL FOSCOLO


Foscolo aderisce pienamente alle dottrine del materialismo settecentesco, ma partecipa pure a quella nuova ansia religiosa, che sarà propria dell'età romantica. L'uomo può conoscere soltanto la materia (razionalismo illuministico), può avere coscienza solo di fatti concreti: di fronte a lui si svolge un ciclo continuo di nascita e di morte, un processo di trasformazione delle cose, di cui egli può seguire scientificamente le fasi, ma di cui non può conoscere i fini ultimi e le cause segrete. Per questo Foscolo guarda con animo sconsolato alla vita, che è un continuo errare senza scopo verso il baratro del "nulla eterno", perenne vagare in cerca di un appagamento che non si può raggiungere. Ma, pur nella saldezza di queste convinzioni razionalistiche, Foscolo avverte irresistibilmente un'ansia di sfuggire al duro destino che gli si prospetta; la necessità di creare in quegli ideali di verità, di giustizia, di bellezza, di libertà, che sono negati dalla concezione materialistica. Questi ideali sono pure "illusioni" per la ragione, ma il cuore non riesce a rinnegarli, creandosi di essi anzi una specie di religiosità laica. Religione delle illusioni e concezione materialistica coesistono sempre in Foscolo, in un continuo e drammatico e lacerante dibattito: in un oscillare fra opposti estremi senza tregua, e senza lo sbocco ad una positiva o negativa conclusione. Solo nella poesia, nell'esercizio dell'arte, Foscolo può superare questa condizione drammatica: la poesia diviene per lui il modo concreto di evadere la realtà..in questo senso la poesia, com'è stato osservato (M.Fubini - Ugo Foscolo - Firenze - La Nuova Italia, 1962), è il "respiro stesso" della vita di Foscolo, non "attività dilettevole o rifugio idillico, ma attività che appaga tutto l'uomo e gli permette di tornare rinfrancato alle lotte quotidiane".





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