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Eugenio Montale : la vita, le opere.

letteratura



Eugenio Montale :   la vita, le opere.


Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da famiglia borghese piuttosto agiata. Frequenta le scuole tecniche, ottenendo il diploma di ragioniere ; in seguito allarga il campo dei propri studi con vaste letture da autodidatta, soprattutto nel campo delle moderne letterature europee e della filosofia. Studia canto con ottimi risultati, ma il debutto è impedito prima dalla guerra - alla quale partecipa dal settembre del '17 ‑ e poi dalla morte del maestro. Dopo la fine della guerra, frequenta l'a 828d32i mbiente letterario genovese e torinese. Qui compone le sue prime poesie.

A Torino viene pubblicata nel `25 da Piero Gobetti (che sarà ucciso l'anno successivo dai fascisti) la prima edizione degli Ossi di seppia. Nello stesso anno egli firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto dal filosofo Croce. Svolge intensa attività di critico, contribuendo fra l'altro alla scoperta di Italo Svevo.



Nel '27 si trasferisce a Firenze, dove conosce molti intellettuali del tempo. Nel '33 conosce la studiosa americana Irma Brandeis, con la quale ha per alcuni anni una relazione irregolare. A lei, che compare col nome di Clizia in molte poesie, dedica Le occasioni, uscite nel '39. Nello stesso anno comincia a convivere con Drusilla Tanzi (detta Mosca), che morirà, un anno dopo il matrimonio, nel '63.

Intanto la delusione ha preso il posto del clima di entusiasmo seguito alla fine della guerra e alla Liberazione, nel quale Montale era stato coinvolto, impegnandosi nel Partito d'Azione e ospitando nella sua casa Umberto Saba, perseguitato per motivi razziali.  Nel '56 pubblica La bufera e altro.

Nominato senatore a vita nel '67, riceve il premio Nobel nel '75.

Nel '71 esce Satura, dopo alcuni volumi di prose, nel 73 il Diario del '71 e del '72, nel '77 il Quaderno di quattro anni. Montale muore a Milano nel 1981. Vengono celebrati in forma solenne i funerali di stato.


Il primo libro di Montale, Ossi di seppia (1925), descrive il paesaggio arido e scarno della costa ligure, alla ricerca dei segni della disarmonia dell'uomo con il mondo : l'uomo è destinato a vivere nell'angoscia e nel dolore, perché non ha più verità in cui credere. Anche lo stile e il linguaggio sono nuovi e personali e sottolineano l'aridità e la difficoltà del vivere (il male di vivere).


Lo sfondo storico del fascismo, andato al potere in Italia, caratterizza Le occasioni (1939). In quest'opera Montale non fa più riferimento a tempi astratti, ma a fatti realmente accaduti (ricordi). Tutte le manifestazioni dell'arte e della cultura diventano strumenti per opporsi al fascismo e costituire una difesa contro le forze del male che già stanno preparando la guerra e la distruzione dell'Europa.

Il mito centrale di Clizia, la donna‑angelo portatrice di significati autentici, si contrappone all'inautentici­tà che caratterizza l'Italia fascista: l'opposizione alla dittatura è possibile solo attraverso il lavoro delle lettere. La conclusione delle Occasioni annuncia lo scoppio della guerra (1939): Clizia si ritira in un sonno difensivo al quale vengono affidati i valori stessi della civiltà, minacciata dal conflitto.


La prima parte del terzo libro di Montale, La bufera e altro (1956), rappresenta questa condizione di catastrofe cosmica (il titolo allude allo sconvolgimento della guerra). La caduta del fascismo, la fine della guerra, il riscatto della resistenza partigiana all'occupazione tedesca (1943‑45) e l'ottimismo degli anni della ricostruzione determinano un clima di fi­ducia, anche in Montale. Ma presto egli intuisce il fallimento delle speranze postbelliche. Si conferma che non solo il fascismo ma la società di massa sono i segni del tramonto della civiltà, che coinvolge ora anche la fine della poesia. Con la conclusione della Bufera, Montale non scrive più poesie.


Il ritorno alla poesia avviene, con Satura (197I), su basi in gran parte nuove. Dal punto di vista dei contenuti, si assiste a una violenta critica dei mali della società di massa, ma la condanna del poeta si abbatte sulla condizione dell'uomo, in un pessimismo radicale e nel rifiuto di qualsiasi consolazione poetica. Dal punto di vista dello stile, egli abbandona il tono alto (e spesso impegnato) che caratterizza le poesie fino alla Bufera, ma si rivolge al linguaggio parlato della prosa. Al mito femminile di Clizia è qui sosti­tuito quello della moglie morta, chiamata affettuo­samente Mosca per la somiglianza all'insetto. La sua visione delle cose scanzonata e pungente mette in ridicolo la tragedia della crisi di tutta un'epoca. E la poesia rimane nel suo inutile opporsi a un mondo ormai indecoroso.


Dal punto di vista formale, Montale rifiuta le innovazioni delle avanguardie : usa il verso libero, ma dà ampio spazio ai metri tradizionali ; usa la rima, ma con libertà.

La poesia di Montale si può collegare per qualche aspetto all'ermetismo (specialmente nelle Occasioni, che contengono immagini oscure), ma presenta caratteri originali; egli contrappone alla "poetica della parola" (tipica degli ermetici e ricca di sfumature psicologiche) una "poetica delle cose" : anche i concetti e i sentimenti più astratti trovano espressione in oggetti definiti e concreti (ad esempio, in Spesso il male di vivere ho incontrato, il "male di vivere" si identifica con cose concrete : "il rivo strozzato, l'incartocciarsi della foglia"). Questo procedimento è definito "correlativo oggettivo".


Da "Ossi di seppia"

Meriggiare pallido e assorto


Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d'orto1,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi2

schiocchi di merli, frusci di serpi.


Nelle crepe3 del suolo o su la veccia4

spiar le file di rosse formiche

ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano



a sommo di minuscole biche5.


Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare6

mentre si levano tremuli scricchi7

di cicale dai calvi picchi8.


E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com'è tutta la vita e il suo travaglio9

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia10.


Meriggiare ... d'orto: trovarsi a trascorrere il mezzogiorno presso un muretto che fa da recinto a un orto ed è molto caldo (rovente) per i raggi del sole: un sole bruciante, ma pallido, offuscato.

tra i pruni e gli sterpi: tra gli arbusti spinosi (pruni) e i cespugli secchi (sterpi).

crepe: sono le fenditure della terra provocate dal gran caldo e dalla mancanza d'acqua.

su la veccia: la veccia è un'erba che viene utilizzata come foraggio, con un lungo stelo.

ch'ora si rompono ... biche: le formiche procedono in file che si dividono o si uniscono sopra minuscoli mucchietti di terra, che hanno l'aspetto di piccoli covoni o fasci di grano (biche).

Osservare ... mare: osservare tra i rami degli alberi (frondi) il movimento di piccole onde, che per i riflessi del sole brillano come minuscole scaglie e danno così l'idea di una leggera e ritmica vibrazione (palpitare).

mentre si levano ... scricchi: mentre è possibile ascoltare il verso tremulo delle cicale.

dai calvi picchi: sulle cime pietrose dei colli (picchi), privi di qualsiasi vegetazione (calvi).

e il suo travaglio: e la sua fatica, il suo affanno.

in questo seguitare ... bottiglia: in questo seguire, andare lungo un muro che ha in cima piccoli pezzi taglienti di vetro.


E' la prima lirica del poeta, scritta nel 1916. Il poeta osserva il paesaggio che lo circonda, illuminato dal sole (il terreno arido, le onde del mare, il frinire delle cicale). Il paesaggio diviene simbolo della vita umana e dei suoi limiti.








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