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Montale è stato sicuramente uno fra i più grandi poeti del XX0 secolo, per la sua originalità nell'unire classico e moderno prima, e prosasticità e impegno filosofico dopo. La sua produzione dura quasi sessant'anni: dal 1925 (anno di pubblicazione della sua prima raccolta di poesie ossi di seppia), al 1980. Gia con l'uscita di ossi di seppia notiamo in lui una formazione, in cui influiscono le più svariate culture: dalla prosasticità crepuscolare (col conseguente uso del verso libero), alle tendenze classicistiche (presente soprattutto nelle forme metriche). Successivamente, con l'uscita della seconda raccolta di poesie (occasioni edita nel 1939), Montale si cimenta in una poesia più raffinata, aristocratica, difficile, che sembra in qualche modo avvicinarlo all'ermetismo, ma dal quale si distingue soprattutto per il rifiuto del simbolismo, l'uso dell'allegoria (ripreso da Dante), e del correlativo oggettivo (gia molto usato da T.S. Eliot). Il terzo montale (quello di la bufera e altro, edita nel 1956), continua la linea raffinata delle occasioni, accostandola però ad esigenze più realistiche ed immediate che lo avvicinano in qualche modo al neo-realismo. La sua ideologia spiritualmente aristocratica, lo fa allontanare dal fascismo e dalla società di massa.
Sino a questo momento, Montale si è avvicinato a svariate correnti, senza però entrarvi del tutto e, soprattutto, mantenendo sempre una propria originalità e improntando la sua poesia ad un impegno filosofico: il poeta cerca i tra 818c27i tti in comune con gli altri uomini, per trovare una via di salvezza per la società. Ma con il boom economico della fine degli anni '50, vengono abbattuti tutti quegli ideali in cui Montale credeva; questo provocherà un distacco del poeta dalla poesia (silenzio poetico), che durerà dieci anni e sarà interrotto solo dalla stesura della quarta raccolta (satura): nella società dominata dal consumismo e dall'informe, risulta insensata anche la stessa forma, che è l'arte. Proprio per questo motivo in Satura è totalmente assente lo stile raffinato delle precedenti raccolte, che viene sostituito dalla prosasticità del satirico (da qui il titolo) e dell'auto-citazione ironica (questo aspetto avvicina il poeta al post-moderno).
L'originalità di Montale sta nell'avere accostato le più svariate poetiche del novecento, mantenendo quell'originalità che lo contraddistingue e per il quale abbiamo detto essere uno dei più importanti poeti del nostro secolo.
Nel quaderno genovese (1917) traspare un senso di inettitudine pratica, associato ad un atteggiamento contrapposto al filisteismo borghese. Montale sembra fin dall'inizio, intenzionato a trovare un riscatto della letteratura nella letteratura, avvicinandosi quindi al simbolismo (soprattutto attraverso Verlaine), solo sotto un interpretazione avanguardistica. Questa influenza appare evidente nelle sette poesie di Accordi, dal quale titolo si percepisce gia una tendenza alla musicalità e alla ricerca delle famose corrispondances di cui parlava Baudelaire. Tuttavia è evidente anche la lezione del crepuscolarismo (Montale usa frequentemente il verso libero) e del simbolismo panico D'annunziano (soprattutto in ossi di seppia). Nella sua formazione interviene anche, nella prima metà degli anni venti, il caso Svevo, che gli permetterà di approfondire dell'inettitudine. I rapporti con Gobetti, instaurano in lui un bisogno di moralità che lo allontana dalle posizioni giovanili, per avvicinarsi ad una poesia più ragionata in cui notiamo le prime forme di allegoria.
Viene edito nel 1925. il titolo rinvia all'immagine degli ossi di seppia, già presente in D'Annunzio, i quali possono galleggiare felicemente sull'acqua oppure essere sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti. Il mare e la terra sono i due temi fondamentali dell'opera: il primo rappresenta il momento di beatitudine panica, la seconda è il luogo della privazione, del sacrificio ma anche quello del rapporto sociale e del momento etico. Il libro ha un suo svolgimento e proprio per questo può essere considerato una sorta di romanzo di formazione in cui al distacco dal mare corrisponde l'accettazione morale della terra: luogo emblema dei limiti umani dove tuttavia sembrerebbe possibile di tanto in tanto una sorta di miracolo laico, di liberazione che può essere suscitato ad esempio dall'odore dei limoni. L'uomo deve accettare "senza viltà" la desolata vita sulla terra e questo comporta sul piano stilistico l'attraversamento del panismo dannunziano. Il confronto con D'Annunzio è molto esplicito nella sezione "mediterraneo": Ossi di seppia come Alcyone è un libro di mare, ma a differenza dell'opera dannunziana si conclude con l'addio alle soluzioni simboliste a favore di un linguaggio più aspro e conciso adatto ad aderire alla realtà delle cose ("torcere il collo all'eloquenza" è un famoso verso di Montale ripreso dal francese Verlaine che riassume tale scelta). Anche nella metrica c'è un'evoluzione che passa da una sorta di ironia delle forme classiche per arrivare ad una originale interpretazione degli schemi originali in chiave moderna.
Il libro è diviso in quattro sezioni:
movimenti
ossi di seppia
mediterraneo
meriggi e ombre
La prima è giocata sull'opposizione mare - terra, natura - città, infanzia - maturità dove i tre termini iniziali si corrispondono (mare = natura = infanzia) così come i secondi (terra = città = maturità). Tale opposizione è presente anche nelle sezioni successive ma in questa è ancora avvertibile la speranza in un possibile accordo uomo - natura.
La seconda sezione rappresenta l'immagine dell'osso di seppia abbandonato sulla spiaggia, ovvero l'asintonia tra questi due termini che comporta una situazione di depressione alla quale l'unico rimedio è quello di abbandonarsi ad una indifferenza "divina"; ecco perché il poeta può esprimere solamente significati negativi (si legga la poesia "non chiederci la parola"). Questa sezione comprende componimenti brevi con formule finali fulminanti.
La terza sezione è un poemetto unitario suddiviso in nove movimenti. Qua viene gradualmente abbandonato del tutto il simbolismo, infatti nei primi movimenti c'è ancora la visione di un mare come patria o come sogno mentre nei successivi si ha un distacco dal padre mare e un rifiuto delle soluzioni paniche; ecco perché si trova in questa sezione l'accettazione completa della terra ed il sacrificio etico.
La quarta sezione comprende le poesie più complesse ed impegnate filosoficamente. Si comincia con un titolo significativo (fine dell'infanzia), che rappresenta il distacco totale dal mare, e finisce con la poesia "incontro" in cui il poeta accetta del tutto il suo destino di sconfitta, chiedendo almeno di poterla affrontare con dignità. Siamo ormai negli anni del fascismo: al ripiegamento esistenziale si aggiunge quello politico.
Le occasioni viene pubblicato nel 1939. qua Montale si trova di fronte ad una situazione storico sociale completamente differente da quella di Ossi di seppia. Il suo moralismo cessa di significare in una società in cui il poeta viene estraniato dal contatto con la realtà e col pubblico. Firenze, dove Montale si trasferisce nel 1927, diventa per lui una sorta di culla delle lettere da difendere dalla rozzezza grossolana dell'ormai dominante fascismo. Viene opposta alla massificazione un'aristocrazia dello spirito derivante dalla sua cultura liberale e una sorta di religione delle lettere. Questa scelta comporta un cambiamento di poetica: si adotta un monostilismo petrarchiano filtrato da allegoristi danteschi e eliottiani (lo stile viene innalzato) con un conseguente e totale distacco dal simbolismo. Allo sperimentalismo metrico del primo libro viene contrapposto un ritorno agli schemi classici fondati sugli endecasillabi. Il tema principale dell'opera è la donna amata (Clizia). Questo totale cambiamento di poetica è facilmente giustificabile: d'altra parte se in Ossi di seppia Montale aveva avuto un'influenza della cultura prevalentemente francese, qua si accosta molto di più a quella anglo-americana (tra cui Eliot da cui riprende il correlativo oggettivo e l'interesse dantesco).
L'avvicinamento a Dante non è solo stilistico, da lui riprende il tema della donna angelo (in questo caso Clizia), che come Beatrice appare occasionalmente (da qui il titolo) seguita da bagliori di luce e rivelazioni del valore. In assenza di Clizia (è l'assenza a prevalere) il soggetto appare frustrato e sconfitto, mentre la sua presenza con il suo sguardo rappresenta una salvezza non solo per il poeta ma anche per l'intera umanità. Viene quindi ripreso dallo stilnovo anche il tema dello sguardo femminile.
La poetica delle occasioni è molto difficile chiusa e di ardua comprensione, questo ha fatto si che molto spesso si avvicinasse erroneamente Montale all'ermetismo (nato fra l'altro appunto negli anni '30 a Firenze). Montale avrà sicuramente subito una qualche influenza da tale corrente ma da essa la differenza è netta e dichiarata anche ripetutamente dall'autore, come testimonia la stessa rinuncia al simbolismo.
Anche Le occasioni come Ossi di seppia è suddiviso in quattro sezioni, numerate con cifre romane. Una sola, la seconda, ha un titolo (mottetti) ripreso da una forma musicale medievale d'argomento prevalentemente sacro ed amoroso.
La prima sezione comprende figure di donne ed immagini di paesaggi.
Nella seconda, corrispondente a quella che nel primo libro era chiamata ossi di seppia, dominano componimenti brevi con una formula finale fulminante. Gran parte di queste poesia ha come protagonista Clizia, e gioca sulla dialettica presenza - assenza della donna a cui corrisponde l'immagine di dannazione - salvezza del poeta.
La terza sezione, ancora in analogia con Ossi di seppia, è un poemetto unitario in cui si prendono le distanze da quella religione delle lettere incapace ormai di far fronte all'incombente bufera della guerra.
La quarta sezione, continua l'analogia col primo libro, risulta la più complicata ed impegnata dell'opera. Qui domina l'immagine positiva dell'interno della casa in contrapposizione all'esterno, rappresentato dal fascismo e dalla guerra; è soprattutto questa la grande differenza tra Le occasioni ed Ossi di seppia che esaltava invece la natura e l'aria aperta; è in questa sezione che l'allegorismo delle occasioni raggiunge il suo massimo risultato.
La bufera e altro
La bufera e altro è il terzo libro di poesie di Montale. Viene edito nel 1956 e contiene poesie scritte tra il 1940 e il 1954, suddivise in sette sezioni secondo un ordine non più tematico, ma cronologico. L'arco cronologico (1940-1954) corrisponde ad anni drammatici, sia sul piano pubblico (la guerra, le delusioni dell'egemonia di DC e PCI, i timori per la sorte della poesia.) che su quello privato di Montale (lutti familiari, la malattia della moglie, la lontananza di Clizia.).
In un primo momento Montale aveva l'intenzione di chiamare l'opera Romanzo, sia per la sua struttura cronologica, sia per la presenza di un evidente filo narrativo che lo avvicinava alla struttura di un romanzo stilnovistico, in cui troviamo la consueta opposizione Beatrice-Antibeatrice (nel nostro caso Clizia-Volpe). Ma nel '49 Montale aveva ancora la speranza di inviare qualche messaggio o itinerario positivo; speranza che presto svanirà, assumendo caratteri più privati (la stessa Volpe potrà garantire una salvezza solo a Montale) e suggerendo al poeta un titolo più descrittivo e meno impegnativo: il termine bufera si riferisce alla guerra, e altro ad avvenimenti drammatici estranei ad essa.
Il libro è diviso in sette sezioni secondo un ordine cronologico dal quale solo la quarta si sottrae:
1) Finisterre
Dopo
Intermezzo
Flashes e dediche
Silvae
Madrigali privati
Conclusioni provvisorie
E' quindi un libro più vario e mosso dei primi due, composti da solo quattro sezioni ciascuno. Anche le stesse poesie all'interno delle sezioni seguono prevalentemente un ordine cronologico.
LE TEMATICHE DELLE VARIE SEZIONI
La prima sezione è dedicata alla guerra, alla morte della madre, alle varie apparizioni di Clizia, temi che si ritrovano anche nelle sezioni 2 e 3, associati però alla malattia della moglie, al ricordo della Liguria, e al tema dei morti che tendono ad assumere un significato positivo, in quanto rappresentanti di un epoca in cui esistevano i valori, contrapposto al disvalore dell'epoca presente.
Nella quinta e sesta sezione domina il tema della donna e del suo potere salvifico. Dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo, sembra possibile attraverso Clizia l'incarnazione dei valori nella storia della civiltà occidentale; speranza che si rivela inesatta dopo la situazione sociale del '47-'48; La donna è quindi costretta ad allontanarsi in una sorta di oltrecielo. Tutto questo non significa necessariamente la morte della poesia, che può essere ancora salvata, sopravvivendo nel "fango" del quotidiano, cercando quindi i valori nel basso. Di conseguenza l'analogo della donna angelo deve essere incarnata da l'anguilla che assume una condizione del tutto immanente. La speranza di salvezza dal basso viene rafforzata dalla relazione con Volpe, portatrice di valori terreni, quali la passione e l'eros, ma il poeta si rende conto della condizione privata della salvezza offertagli dalla donna perdendo definitivamente ogni speranza di salvezza "per tutti".
Nella settima sezione il poeta non si riconosce più nell'informità del mondo circostante e, che non può che portare alla morte della poesia, e alla catastrofe della civiltà occidentale, incapace di difendere quei valori che essa stessa ha elaborato.
<<FINISTERRE>>
Questa sezione potrebbe far parte, per lo stile (identico a quello dei mottetti), e per i contenuti, al precedente libro di Montale.
Si gioca ancora sulla dialettica presenza\assenza della donna-angelo, seppure proiettata su una situazione di guerra cosmica senza senso; manca comunque quel realismo drammatico tipico delle successive sezioni de La bufera e altro.
Il titolo, anche se non si può escludere derivare da un luogo francese (Finistère), allude sicuramente ad una situazione di confine, di limite della condizione umana, provocata dalla guerra (dal latino "Finis terrae" = fine della terra). La donna angelo è l'alternativa di salvezza; la letteratura stessa è una sorta di difesa dai rischi di una crisi storica ed esistenziale, ma contemporaneamente si delinea un inizio di crisi con Clizia la quale, essendo donna-angelo, non conosceva neppure il mondo della passione e degli istinti terreni, rappresentati nel libro dagli animali e dai morti. La morte della madre induce l'autore alla riscoperta di tali valori non rappresentabili da Clizia.
La svolta decisiva avverrà però solo qualche anno dopo, nella sezione <<Silvae>>, dove comperirà l'anguilla, esaltazione della passione terrena.
<<DOPO>> e <<INTERMEZZO>>
Sono due brevi sezioni di passaggio (come si può intuire dal titolo) che raccolgono testi scritti tra il '43 e il '45. Si chiude l'esperienza petrarchesca, e Clizia è assente: compaiono nuove figure femminili e animali, simbolo di vitalità contrapposti all'orrore della guerra. Il linguaggio diventa più immediato e realistico (si avvicina quasi al neo-realismo), e sul piano tematico continua la polemica contro il presente, e la conseguente opposizione presente-passato.
<<FLASHES E DEDICHE>>
E' l'unica sezione del libro che non rispetta l'ordine cronologico: sono quasi tutte poesie scritte successivamente a quelle di <<Silvae>> (la sezione successiva). Raggruppa liriche simili, per struttura, a quelle di <<mottetti>> e di <<ossi di seppia>>, ma vi si differenzia spesso per il riferimento al mondo basso degli oggetti. Va indebolendosi sempre di più l'immagine di una donna-angelo Cristofora, che sarà presente in Silvae (poiché precedente cronologicamente)
<<SILVAE>>
Contiene le poesie più alte ed impegnate, quasi tutte legate alla crisi del dopoguerra. La sconfitta del nazismo, crea una speranza di salvezza dei valori, subito scartata pochi anni dopo: Montale arriva a preferire gli anni del totalitarismo, in cui vi era un opposizione tra male e bene, piuttosto che l'attuale "brodaglia" in cui non si riescono più a distinguere i due aspetti. Il poeta cerca di far fronte a questa crisi di valori, e a questo anacronismo della poesia, trasformando Clizia in Cristofora (portatrice del messaggio di cristo), tuttavia essa è inconciliabile con la presente situazione sociale e quindi costretta alla fuga. Si cerca allora di prospettare le ipotesi di salvezza della poesia, nel basso dell'esistenza quotidiana: sarà qui che entrerà in gioco l'anguilla.
Silvae potrebbe essere considerato un romanzo nel romanzo: ha infatti un suo percorso narrativo, che parte con la prima poesia Iride, che rappresenta la donna-angelo divenuta Cristofora per la salvezza degli uomini (che si trova costretta alla fuga nell'oltrecielo), fino ad arrivare ad anguilla, che cerca il divino e la salvezza nel basso, nel terreno.
Montale passa da un allagorismo umanistico (le occasioniI), ad uno cristiano (Iride, La primavera Hitleriana), ad uno animale e completamente immanentistico.
Satura
Gli anni del miracolo economico (1956-1963) corrispondono a quelli del silenzio poetico di Montale: in una società in cui dominano il consumismo, i mass-media. E l'informe, risulta contraddittoria la stessa forma, ovvero l'arte. Quando nel '64 Montale, dopo la morte della moglie, si riavvicina alla poesia, lo fa consapevole di tale contraddizione, e quindi scrive versi che si pongono tra la poesia e la non-poesia che accetta ogni tipo di materiale. Si ha un ritorno al prosastico, associato all'ironia, alla satira, all'autoparodia (il poeta si cita spesso ironicamente per criticare la produzione precedente)
Il suo citazionismo, il suo atteggiamento ludico, lo avvicinano al post-moderno, mentre il suo stile basso, il suo plurilinguismo, e la sua prosasticità, lo avvicinano alle neo avanguardie (dalle quali però, rifiuta ogni fiducia di carattere rivoluzionario della poesia). Il tema dominante, accanto a quello della morte della moglie, è quello di vivere dopo una catastrofe. L'allegorismo umanistico e quello cristiano delle precedenti raccolte, lasciano posto a un allegorismo apocalittico, completamente negativo, che riprende il tema della catastrofe del mondo.
Il libro è diviso in quattro:
Xenia 1
Xenia 2
Satura 1
Satura 2
Nelle prime due la protagonista è la moglie Mosca (Xenia viene dal latino: erano i regali che si facevano agli amici ospitati; in questo caso rappresenta un dono alla donna morta). Mosca è naturalmente il soprannome, che esalta la sua capacità di adattarsi alla "spazzatura" o alla "merda" sociale (sui libri si trova spazzatura, ma io trovo che merda renda meglio l'idea che voleva esprimere Montale). Le seconde due sezioni hanno argomento prevalentemente satirico.
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