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Saul - Atto III - V

letteratura



Saul

Atto III - V


1) Spiega la frase di Achimelech: "Saul, rientra in te; non sei che coronata polve."

Saul è un valoroso guerriero di umili origini che era stato consacrato re d'Israele, su richiesta del popolo, dal sommo sacerdote Samuele. Staccatosi poi sempre più dall'obbedienza ai sacerdoti e accecato dalla brama di dominio, arriva a compiere atti di grande empietà. Achimelech, il sommo sacerdote, ormai completamente avvedutosi di questo decadimento morale del re, gli ricorda le sue origini umili, ma soprattutto la nullità della sua condizione di uomo di fronte a Dio. Riprendendo un'immagine della gen 232i83c esi secondo la quale l'uomo fu fatto con terra e polvere, Achimelech gli mette davanti poche efficacissime parole: "Saul, rientra in te; non sei che coronata polve." Gli dice in sostanza che la sua condizione di re non lo estranea affatto dalla sua condizione di uomo e quindi dal giudizio di Dio. Achimelech intenderebbe così riportare Saul sulla via del rispetto di Dio e del saggio dominio sul popolo, intenderebbe fare ancora una volta di Saul un re umile e, nella sua potenza, timoroso di Dio.

Le sue parole si scontreranno tuttavia con l'ormai irrecuperabile follia di un uomo che ha affogato la ragione nel veleno della propria tirannia. Per il suo intervento, Achimelech verrà mandato a morte e David bandito ancora una volta. La sua stessa follia si ritorcerà ben presto contro di Saul.



2) Nella scena finale dell'atto quarto Saul dice: "Sol, con me stesso io sto. Di me soltanto, di me solo io non tremo  

Ch'io viva ove il mio popol cade [...] vinto re non piange [...] empia filiste me troverai ma almeno da re qui morto." Saul prova il dramma della solitudine, dell'abbandono, del dolore, della scelta finale: spiega.

Saul è ormai un uomo accecato dalla sua stessa follia e, quel che è peggio, è che nel temporale furioso delle sue sensazioni sconvolte, lampi di lucidità lo illuminano sulla sua tremenda condizione di pazzo. Non credo che per un uomo ci possa essere niente di peggio che impazzire e rendersene conto al tempo stesso. Saul è ormai un ciclone di sentimenti contrastanti, è dilaniato dalla battaglia tra la sua follia e la sua saviezza.

In questa tremenda lotta, Saul sperimenta la solitudine dell'incertezza totale dei suoi giudizi, capisce di non fidarsi ormai più di nessuno. Dirà "Di me soltanto, di me solo io non tremo..." ma si sbagliando. Il terrore, la paura degli altri deriva proprio dal fatto che egli non riesce più a fidarsi di se stesso. Saul non capisce più se i suoi giudizi siano giusti o sbagliati, e quando finalmente trova un centro di gravità stabile, subito una ondata di pensieri avversi lo rigetta in alto mare. Per questo Saul diventa timoroso di tutto e di tutti: avendo perso la capacità di scindere anche nella forma più grossolana il bene dal male, egli è ormai un uomo in balia dei nemici e senza la difesa di nessun amico sicuro. Il dramma deve essere stato grande e può aver trovato la sua fine solo nella tragica e folle fine di Saul.

3) Saul  è stato interpretato dalla critica come il tirannicida, cioè come colui che uccide il tiranno che vive in noi.

Saul è il tirannicida. Questa affermazione è apparentemente contraddittoria, in quanto Saul stesso diventa in seguito alla sua follia un terribile tiranno. Per capire l'affermazione è bene fare alcune considerazioni: la figura del tiranno come la intendeva Alfieri è l'immagine riflessa della follia di Saul. Saul è un uomo disperso nella sua follia e nella sua paura che sfocia nella tirannia. Saul capisce di avere un unico modo per liberarsi dalla tirannia che c'è in lui: la scelta finale. Scelta che compierà alla fine della tragedia come ultimo disperato gesto di umanità e come unico mezzo per preservare quel poco della sua regalità che gli è rimasto. Saul uccide se stesso rifiutando in questo modo quello che lui era irrimediabilmente diventato: l'espressione della tirannide. In una specie di "muoia Sansone con tutti i filistei" Saul si toglie la vita, liberandosi dalla sua follia e dalla sua consapevolezza di essere pazzo, rimettendosi forse, alla pietà di Dio. Saul, uccidendo se stesso, rinnega e uccide anche la tirannide che lo possiede.

4) Dopo aver letto il parere dell'autore fai le tue considerazioni sulla tragedia: quale il tuo giudizio ?

Il Saul, di Alfieri, basa fondamentalmente la sua carica tragica sul tema dell'uomo che non sa più distinguere il bene dal male, ma soprattutto sul tema dell'uomo che ha paura e che si sente abbandonato da Dio. Saul soffre appunto questa terribile solitudine: sente di non avere più nessun legame col Dio che lo aveva scelto per la guida di Israele, sente forse di non essere più all'altezza del compito affidatogli da Dio, sente di averlo deluso. Inoltre Saul guarda con amarezza allo scarto tra il suo glorioso passato di giovane coraggioso e il suo squallido presente di vecchio e folle monarca. Il declino della sua potenza bellica, la consapevolezza dell'ormai assente aiuto di Dio, la vecchiaia alle porte sono per Saul un peso troppo forte e sarà questo peso che lo farà impazzire trascinandolo in un turbine di follia che risulta evidente nei suoi rapporti con David.

David è bello, giovane, coraggioso e prescelto da Dio, David è ormai diventato quello che un tempo era Saul: un giovane coraggioso designato da Dio per il regno sul popolo di Israele. Il lampeggiare della follia di Saul si riscontra nei due atteggiamenti opposti che assume nei confronti di David: uno "buono" di paterna benevolenza e uno "cattivo" di astio e conflittualità. L'alternarsi di questi due Saul, il vecchio re saggio e il folle tiranno dimostrano chiaramente il dramma vissuto da quest'uomo, dilaniato dalla guerra tra due sue personalità opposte.

La tragedia, vista la vita e la personalità dell'autore, è forse anche la rappresentazione dell'animo di Alfieri: un uomo combattuto e a tratti incapace di controllarsi, con attacchi di desiderio quasi "morboso" di scrivere. La tragedia del Saul fu scritta in brevissimo tempo (questione di giorni) in corrispondenza di uno di questi "attacchi" a cui la tumultuosa personalità dell'Alfieri andava in contro. Di tale tumultuosità e incontrollabilità è espressione l'animo di Saul, un uomo che ha paura del suo animo incontrollabile.




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