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ALTRI DOCUMENTI
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"A beautiful mind" |
a. La trama |
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b. La recensione |
Tanto tuonò che pio 424h77e vve; accompagnato dal clamoroso successo di pubblico avuto in patria e dalle ovazioni deliranti dei critici d'oltreoceano, A beautiful mind è una tipica operazione smaccatamente holliwoodiana. Prendi una storia interessante, quella del matematico John Nash e della sua lunga lotta contro la schizofrenia, la edulcori di tutti gli aspetti imbarazzanti (vedi l'omosessualità, fondamentale nella vita di Nash, di cui non si fa alcun cenno nel film), la condisci con una bella e melensa storia d'amore e la presenti sul tavolo del povero spettatore, disposto persino a versare qualche lacrimuccia. L'inizio, con l'atmosfera che si respira nell'università, quella competitività tra geni dove chi arriva secondo rischia di diventare un perdente per tutta la vita, fa ben sperare. E' con la scoperta di Nash che il film sembra definitivamente decollare; un genio si scopre tale proprio nei momenti più banali della vita di tutti i giorni, davanti ad un bicchiere di birra traendo ispirazione dalle più comuni tecniche di seduzione. Poi, come una cambiale che ad Hollywood bisogna sempre onorare, ecco sbocciare la storia d'amore tra Nash e la sua futura moglie. Sino a metà film assistiamo all'estenuante duetto tra i due che si scambiano messaggi d'amore, degni della migliore tradizione dei Baci Perugina. E meno male che, verso la metà, il film vira decisamente verso la spy story, imboccando la strada che conduce alla tanto preannunciata (dal suo regista) sorpresa. La delusione è cocente nello scoprire che di vera sorpresa non si tratta; è il solito uovo di Pasqua, già aperto in pellicole come Il sesto senso, Traffic, The others. Il sottile e per molti versi intelligente gioco è indurre gli spettatori, all'inizio del film, a credere che i fatti ed i personaggi di una storia procedono in un certo modo, per poi, improvvisamente spiazzarli, presentando una verità molto diversa e scioccante. Solo che tale scelta in "A beautiful mind" risulta essere troppo prevedibile, alla luce anche della notorietà del personaggio dalla cui storia è tratto il film. Alla fine risulta essere più un escamotage per evitare di affrontare situazioni scabrose, riguardanti la vita del matematico (vedi il divorzio dalla moglie con cui si è risposato quest'anno) che una precisa scelta narrativa. Risultato un film troppo politicamente corretto, infarcito dai tradizionali buoni sentimenti, una parabola, stile americano, dell'uomo che vince inevitabilmente contro tutto e tutti e anche contro se stesso, sarebbe bastato che il regista Ron Howard avesse puntato tutta la sua attenzione su Nash, descrivendone, coraggiosamente, le mille contraddizioni, piuttosto che concentrarsi troppo sul drammone sentimentale. Sarebbe stato sicuramente un altro film, certo non degno degli Oscar ma più vero e rispettoso della realtà. |
c. Il Regista e gli attori |
d. Ron Howard |
Ron Howard, sorprendentemente
apprezzato in Ed tv,
ricade nel suo solito vizietto di fare film poco graffianti che piacciono
molto all'establishment. Sono certamente ben confezionati, permeati
inevitabilmente da un manieristico buonismo, pronti per essere divorati nel
grande cenone della notte degli Oscar; il problema è che a partire dal giorno
dopo, nessuno si ricorderà più di questi film. Bravissimo Russel Crowe
nella parte del matematico; da solo tiene a galla le sorti di questo film e
meriterebbe, in pieno, un secondo Oscar consecutivo. Discreta la prova della
rediviva Jennifer Connelly nella parte della moglie; la |
A BEAUTIFUL MIND
(Id.) di Ron Howard, con Russell
Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas.
Distribuzione: U.I.P., durata: 134'
. LA TRAMA: Un grande matematico americano afflitto da schizofrenia lotta per non perdere il controllo della propria mente.
. Il film si ispira alla vita straordinaria di John
Forbes Nash Jr., considerato per oltre cinquant'anni un mito negli ambienti
scientifici. Grazie al suo studio della teoria dei giochi, negli anni '50
diventò l'astro nascente della cosiddetta nuova matematica, ma sparì per
lungo tempo dalla scena pubblica, vittima della schizofrenia. Nel frattempo, la
sua teoria dei giochi acquistò un ruolo d'importanza fondamentale nei campi
dell'economia e degli affari. Nel 1994, riacquistato, con l'aiuto paziente
della moglie, il controllo della sua mente e della sua vita, Nash ricevette il Premio
Nobel per l'Economia per i suoi studi sull'analisi degli equilibri nella
teoria dei giochi non cooperativi. In qualche modo, la sua storia è
narrativamente affine a quella di Shine: la lotta del talento contro la
malattia mentale; ma il regista Ron Howard e gli altri autori di "A
Beautiful Mind", ispirato al libro omonimo di Sylvia Nasar,
hanno dovuto affrontare un compito ancora più arduo, visto che le formule
matematiche sono certo meno rappresentabili sullo schermo delle note musicali.
Gran parte del merito del successo del film si deve alla sceneggiatura di Akiva
Goldsman. Lo scrittore ha potuto affrontare il progetto da un punto di
vista privilegiato, poiché i suoi genitori sono stati i fondatori di una delle
prime case famiglia per bambini con problemi emotivi d'America, che
aveva sede nella loro abitazione di Brooklyn: Goldsman è cresciuto così insieme
a bambini rinchiusi in un loro mondo solipsistico. La sua straordinaria
sensibilità nei confronti dell'argomento e il suo desiderio di esplorare la
sottile linea che divide la realtà dalla frustrazione, lo hanno reso
particolarmente sensibile al dramma psicologico di Nash. Il percorso della
follia del grande matematico e della sua (parziale) guarigione sono narrati con
estrema efficacia drammatica e in maniera tanto personale che il copione
(benché sia ispirato come si è detto al libro della Nasar) è stato classificato
dal sindacato degli scrittori americani come vera e propria sceneggiatura e non
semplice adattamento. Otto sono le nomination all'Oscar: tra le quali,
oltre alla sceneggiatura e al film, l'interpretazione come migliore attore
protagonista di Russell Crowe (straordinario nel riuscire ad apparire
sperduto e fragile a dispetto della sua mole fisica), quella da non
protagonista della ritrovata Jennifer Connelly e la regia di Howard.
Insomma, A Beautiful Mind ha tutti i crismi del grande film
hollywoodiano, insieme ovviamente ai suoi limiti: molta edulcorazione (si
omette ad esempio di accennare alla presunta bisessualità di Nash e alle sue
trasgressioni matrimoniali), qualche dialogo caricaturale (il grande matematico
ogni tanto viene fatto parlare come l' androide Data di «Star Trek») e la
retorica consolatoria del sentimento che trionfa sulla ragione. Insomma,
l'immancabile prezzo della favola.
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