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A beautiful mind - La recensione, Ron Howard

letteratura



"A beautiful mind"

a. La trama

Università di Princenton 1947, John Forbes Nash Jr è alla ricerca di una teoria innovativa che gli permetta di conseguire il dottorato in matematica. Il suo carattere scontroso, la grande difficoltà che ha nei rapporti sociali, lo portano ad isolarsi sempre più all'interno dell'università. I mesi passano e la scoperta che solo un genio può fare, non arriva; unico amico che gli sta vicino, sin dalla sua entrata in Princenton, è Charles, di carattere completamente opposto al suo, socievole, pieno di vita, dal temperamento quasi anarchico. Poi un bel giorno, nel bar dell'università John, assistendo ai tentativi un po' goffi dei suoi colleghi di rimorchiare avvenenti ragazze, riceve l'ispirazione per una nuova teoria capace di mandare in soffitta anni di studi e certezze nel campo economico. E' un'intuizione folgorante che permetterà a Nash di conseguire il dottorato ed affacciarsi sulla scena della scienza che conta. Siamo in piena guerra fredda, si sospetta che i Russi stiano facendo esperimenti per la costruzione di una bomba atomica e John, come molti altri illustri colleghi, viene convocato dal Pentagono per un incarico molto, forse troppo riservato...



b. La recensione

Tanto tuonò che pio 424h77e vve; accompagnato dal clamoroso successo di pubblico avuto in patria e dalle ovazioni deliranti dei critici d'oltreoceano, A beautiful mind è una tipica operazione smaccatamente holliwoodiana. Prendi una storia interessante, quella del matematico John Nash e della sua lunga lotta contro la schizofrenia, la edulcori di tutti gli aspetti imbarazzanti (vedi l'omosessualità, fondamentale nella vita di Nash, di cui non si fa alcun cenno nel film), la condisci con una bella e melensa storia d'amore e la presenti sul tavolo del povero spettatore, disposto persino a versare qualche lacrimuccia. L'inizio, con l'atmosfera che si respira nell'università, quella competitività tra geni dove chi arriva secondo rischia di diventare un perdente per tutta la vita, fa ben sperare. E' con la scoperta di Nash che il film sembra definitivamente decollare; un genio si scopre tale proprio nei momenti più banali della vita di tutti i giorni, davanti ad un bicchiere di birra traendo ispirazione dalle più comuni tecniche di seduzione. Poi, come una cambiale che ad Hollywood bisogna sempre onorare, ecco sbocciare la storia d'amore tra Nash e la sua futura moglie. Sino a metà film assistiamo all'estenuante duetto tra i due che si scambiano messaggi d'amore, degni della migliore tradizione dei Baci Perugina. E meno male che, verso la metà, il film vira decisamente verso la spy story, imboccando la strada che conduce alla tanto preannunciata (dal suo regista) sorpresa. La delusione è cocente nello scoprire che di vera sorpresa non si tratta; è il solito uovo di Pasqua, già aperto in pellicole come Il sesto senso, Traffic, The others. Il sottile e per molti versi intelligente gioco è indurre gli spettatori, all'inizio del film, a credere che i fatti ed i personaggi di una storia procedono in un certo modo, per poi, improvvisamente spiazzarli, presentando una verità molto diversa e scioccante. Solo che tale scelta in "A beautiful mind" risulta essere troppo prevedibile, alla luce anche della notorietà del personaggio dalla cui storia è tratto il film. Alla fine risulta essere più un escamotage per evitare di affrontare situazioni scabrose, riguardanti la vita del matematico (vedi il divorzio dalla moglie con cui si è risposato quest'anno) che una precisa scelta narrativa. Risultato un film troppo politicamente corretto, infarcito dai tradizionali buoni sentimenti, una parabola, stile americano, dell'uomo che vince inevitabilmente contro tutto e tutti e anche contro se stesso, sarebbe bastato che il regista Ron Howard avesse puntato tutta la sua attenzione su Nash, descrivendone, coraggiosamente, le mille contraddizioni, piuttosto che concentrarsi troppo sul drammone sentimentale. Sarebbe stato sicuramente un altro film, certo non degno degli Oscar ma più vero e rispettoso della realtà.

c. Il Regista e gli attori

d. Ron Howard

Ron Howard, sorprendentemente apprezzato in Ed tv, ricade nel suo solito vizietto di fare film poco graffianti che piacciono molto all'establishment. Sono certamente ben confezionati, permeati inevitabilmente da un manieristico buonismo, pronti per essere divorati nel grande cenone della notte degli Oscar; il problema è che a partire dal giorno dopo, nessuno si ricorderà più di questi film. Bravissimo Russel Crowe nella parte del matematico; da solo tiene a galla le sorti di questo film e meriterebbe, in pieno, un secondo Oscar consecutivo. Discreta la prova della rediviva Jennifer Connelly nella parte della moglie; la sua interpretazione non convince del tutto ma fa piacere riscoprire un'attrice lanciata giovanissima da Sergio Leone in C'era una volta l'America ma di cui si erano un po' perse le traccia. In definitiva poco, troppo poco per un film che presentava le credenziali giuste per essere un'opera di buon livello. L'unica speranza è che i giurati di Los Angeles, colti da improvvisa schizofrenia, incoronino come più bel film dell'anno Il Signore degli anelli che al cospetto di questo prodotto furbamente preconfezionato è un film coraggioso, innovativo, con pochissime concessioni al circo holliwoodiano. Forse è anche questa una...allucinazione.




A BEAUTIFUL MIND

(Id.) di Ron Howard, con Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas.
Distribuzione: U.I.P., durata: 134'

. LA TRAMA: Un grande matematico americano afflitto da schizofrenia lotta per non perdere il controllo della propria mente.

. Il film si ispira alla vita straordinaria di John Forbes Nash Jr., considerato per oltre cinquant'anni un mito negli ambienti scientifici. Grazie al suo studio della teoria dei giochi, negli anni '50 diventò l'astro nascente della cosiddetta nuova matematica, ma sparì per lungo tempo dalla scena pubblica, vittima della schizofrenia. Nel frattempo, la sua teoria dei giochi acquistò un ruolo d'importanza fondamentale nei campi dell'economia e degli affari. Nel 1994, riacquistato, con l'aiuto paziente della moglie, il controllo della sua mente e della sua vita, Nash ricevette il Premio Nobel per l'Economia per i suoi studi sull'analisi degli equilibri nella teoria dei giochi non cooperativi. In qualche modo, la sua storia è narrativamente affine a quella di Shine: la lotta del talento contro la malattia mentale; ma il regista Ron Howard e gli altri autori di "A Beautiful Mind", ispirato al libro omonimo di Sylvia Nasar, hanno dovuto affrontare un compito ancora più arduo, visto che le formule matematiche sono certo meno rappresentabili sullo schermo delle note musicali. Gran parte del merito del successo del film si deve alla sceneggiatura di Akiva Goldsman. Lo scrittore ha potuto affrontare il progetto da un punto di vista privilegiato, poiché i suoi genitori sono stati i fondatori di una delle prime case famiglia per bambini con problemi emotivi d'America, che aveva sede nella loro abitazione di Brooklyn: Goldsman è cresciuto così insieme a bambini rinchiusi in un loro mondo solipsistico. La sua straordinaria sensibilità nei confronti dell'argomento e il suo desiderio di esplorare la sottile linea che divide la realtà dalla frustrazione, lo hanno reso particolarmente sensibile al dramma psicologico di Nash. Il percorso della follia del grande matematico e della sua (parziale) guarigione sono narrati con estrema efficacia drammatica e in maniera tanto personale che il copione (benché sia ispirato come si è detto al libro della Nasar) è stato classificato dal sindacato degli scrittori americani come vera e propria sceneggiatura e non semplice adattamento. Otto sono le nomination all'Oscar: tra le quali, oltre alla sceneggiatura e al film, l'interpretazione come migliore attore protagonista di Russell Crowe (straordinario nel riuscire ad apparire sperduto e fragile a dispetto della sua mole fisica), quella da non protagonista della ritrovata Jennifer Connelly e la regia di Howard. Insomma, A Beautiful Mind ha tutti i crismi del grande film hollywoodiano, insieme ovviamente ai suoi limiti: molta edulcorazione (si omette ad esempio di accennare alla presunta bisessualità di Nash e alle sue trasgressioni matrimoniali), qualche dialogo caricaturale (il grande matematico ogni tanto viene fatto parlare come l' androide Data di «Star Trek») e la retorica consolatoria del sentimento che trionfa sulla ragione. Insomma, l'immancabile prezzo della favola.







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