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La vita di Luca Pacioli (1445-1517)

letteratura



La vita di Luca Pacioli


Il padre di Luca Pacioli è Bartolomeo Pacioli, ma pare che Luca non sia vissuto con la sua famiglia. Visse la sia infanzia con la famiglia Befolci nella cittadina di Sansepolcro che era d'altronde la sua città natale. Questa città era considerata da molti il centro dell'Italia a 60 chilometri a Nord da Perugia. Per quanto riguardava Pacioli, la più importante componente di questa cittadina di commercio era lo studio di Piero della Francesca, il quale essendo un noto artista aveva molte opere da fare su commissione di altre città, ad ogni modo passava molto tempo nel suo studio a Sansepolcro.

Nonostante ci è dato di saper ben poco della vita di Pacioli, l'ipotesi che abbia ricevuto una parte della sua educazione n 343b18d ello studio di Piero della Francesca è molto probabile. Una delle principali ragioni per cui si crede questo è che Pacioli sembrava essere molto preparato sull'argomento delle opere di Piero della Francesca e le opere di Pacioli sembrano essere molto influenzate dalla sua presenza.

Ancora giovane Pacioli lasciò Sansepolcro per trasferirsi a Venezia per stare a servizio del ricco mercante Antonio Rompiansi il quale abitava nel quartiere malfamato della Giudecca. Bisogna supperre che dovesse certamente avere una buona educazione riguardo alla matematica di base grazie ai suoi studi a Sansepolcro e sicuramente doveva avere una buona educazione letteraria per essere stato assunto come tutore dei tre figli di Rompiansi. Ad ogni modo, durante il suo soggiorno a Venezia colse l'occasione per approfondire ulteriormente i suoi studi matematici avendo come maestro Domenico Bragadino. Durante questo periodo Pacioli prese confidenza sia con l'insegnare, grazie al suo lavoro di tutore, sia con gli affari, grazie al suo ruolo nell'aiutare Rompiansi con i suoi commerci.



Fu proprio durante questo soggiorno a Venezia che Pacioli scrisse la sua prima opera: un libro di matematica aritmetica che dedicò al suo datore di lavoro. Questa fu completata nel 1470, probabilmente l'anno in cui morì Rompiansi. Sembra proprio che Pacioli conoscesse tutte le persone giuste, inquanto lasciò Venezia per trasferirsi a Rome come ospite di Leone Battista Alberti che era il segretario nella cancelleria papale. Alberti riuscì a fornire a Pacioli molti contatti religiosi. Durante questo periodo Pacioli divenne teologo e dopo pochi anni divenne Frate nell'ordine Francescano.

Nel 1447 Pacioli cominciò una vita di viaggi, passando tempo nelle università ad insegnare matematica, soprattutto aritmetica. Insegno nell'Università di Perugia dall'1477 all'1480 e mentre soggiornava lì scrisse la sua seconda opera sull'aritmetica per le classi a cui insegnava. Insegno a Zara (una città nella Croazia) e durante il suo soggiorno scrisse la sua terza opera sull'aritmetica. Nessuno di questi libri furono publicati e solamente quello scritto per gli studenti a Perugia ci è arrivato. Dopo Zara, Pacioli insegnò alle università di Perugia, per una seconda volta, a Napoli e a Roma. Sicuramente Pacioli conobbe Federico di Montefeltro duca di urbino durante questo periodo, a cui venne attribuito questo titolo dal papa Sisto IV nel 1474, e sembra che Pacioli abbia insegnato al figlio Guidobaldo di Montefeltro, l'ultimo regnante della famiglia Montefeltro dopo la morte del padre nel 1482. La corte di Urbino era un famoso centro culturale e Pacioli aveva contatti con gente importante per molti anni. Nel 1489, dopo due anni a Roma, Pacioli torno alla sua città di nascita: Sansepolcro. Tuttavia non andò tutto per il meglio nella sua città. Il Papa gli aveva permesso alcuni privilegi e gli uomini religiosi della piccola cittadina erano invidiosi di lui. Infatti a Pacioli fu proibito di insegnare lì nel 1491, ma la gelosia sembrava essere unita al rispetto per la sua sapienza e preparazione matematica, quindi nel 1493 fu invitato a predicare i sermoni della quaresima.

Durante questo periodo a Sansepolcro, Pacioli lavorò su uno dei suoi libri più famosi: la Summa de arithmetica, geometira, proportioni er proportionalità che dedicò a Guidobaldo allora duca d'Urbino. Pacioli andò a Venezia nel 1494 per publicare la Summa. L'opera fornisce un riassunto della matematica conosciuta a quel tempo anche se mostra poco per quanto riguarda idee originali. L'opera studia l'aritmetica, l'algebra, la geometria e la trigonometria e, nonostante mancasse di originalità, avrebbe fornito una base per il più grande progresso nella matematica che avvenne in Europa poco dopo la sua morte. Come detto nella Summa era:

. non indirizzato ad alcuna particolare parte della comunità. Un'opera enciclopedica scritta in italiano, contiene un trattato generale sull'aritmetica teorica e pratica; elementi di algebra; una tavola di monete, pesi, e misure usati nei vari stati italiani; un trattato sull'amministrazione delle entrate e delle uscite; e un riassunto della geometria euclidea. Ha ammesso di aver usato liberamente nozioni di Euclide, Boezio, Sacro Boasco, Fibonacci.

La parte geometrica della Summa di Pacioli è discussa in dettaglio nel paragrafo 6:

La parte geometrica della summa di Pacioli [Venezia, 1494] scritta in italiano è uno dei primi libri di matematica stampato. Pacioli halargamente usato elementi di Euclide riscrivendone alcuni. Riferito anche a Leonardo di Pisa (Fibonacci).

Un altro aspetto interessante della Summa è il fatto che studiava il gioco delle probabilità. Pacioli studiò il problema dei punti anche se la soluzione che lui diede non è corretta.
Ludovico Sforza era il secondo figlio di Francesco Sforza il quale si era proclamato Duca di Milano. Quando Francesco morì nel 1466, il fratello maggiore di Ludovico, Galeazzo Sforza, divenne Duca di Milano. In seguito, Galeazzo fu ucciso nel 1476 e suo figlio di sette anni divenne Duca di Milano. Ludovico, dopo alcuni intrighi politici, divenne tutore del giovanotto nel 1480. Con un patrocinato molto generoso degli artisti e studiosi, Ludovico Sforza pose le basi per rendere la sua corte a Milano la migliore di tutta l'Europa. Nel 1482 Leonardo da Vinci venne preso a servizio da Ludovico come pittore e ingegnere di corte. Nel 1494 Ludovico divenne Duca di Milano e, intorno al 1496, Pacioli fu invitato da Ludovico ad andare a Milano per insegnare matematica alla sua corte. Questo invito potrebbe essere stato fatto su richiesta di Leonardo che aveva un interesse entusiata per la matematica.

A Milano Pacioli e Leonardo divennero rapidamente amici. L'arte e la matematica erano argomenti sui quali discutevano molto e a lungo, ciascuno imparando molto dall'altro. In questi anni Pacioli iniziò a lavorare alla seconda delle sue due opere più famose: la Divina Proportione le quali illustrazione furono disegnate da Leonardo; il libro sul quale Pacioli lavorò nel corso del 1497 avrebbe in seguito formato il primo dei tre libri che publicò nel 1509 con il titolo Divina Proportione. Questo era il primo dei tre grandi libri che componevano il trattato e studiava la proporzione divina anche chiamata Sezione Aurea che è la proporzione a:b = b: (a+b). Contiene i teoremi di Euclide che hanno a che fare con questa proporzione, e studia anche poligoni regolari e semiregolari. Chiaramente l'interesse di Leonardo per questa proporzione esteticamente soddisfacente sia dal punto di vista matematico che artistico fu un'influenza importante sull'opera. La sezione aurea era anche importante nel disegno architettonico e questo argomento avrebbe composto la seconda parte del trattato che Pacioli scrisse più tardi. Il terzo libro del trattato è una traduzione in italiano di una delle opere di Piero della Francesca.
Luigi XII divenne Re di Francia nel 1498 e, essendo discendente del primo Duca di Milano, rivendicò il ducato. Venezia sostenne Luigi contro Milano e nel 1499 l'esercito francese entrò a Milano. Nell'anno successivo Ludovico Sforza fu catturato nel tentativo di riprendersi la città. Pacioli e Leonardo fuggirono insieme nel Dicembre del 1499 tre mesi dopo la cattura di Milano. Si fermarono a Mantova, dove furono ospiti della Marchesa Isabella d'Este, e nel Marzo del 1500 andarono a Venezia, poi tornarono a Firenze dove i due condivisero una casa.
L'Università di Pisa aveva subito una rivolta interna nel 1494 e si era trasferita a Firenze. Pacioli fu incaricato di insegnare geometria all'Università di Pisa a Firenze nel 1500. Vi rimase fino al 1506. Leonardo, pur avendo passato dieci mesi fuori dalla città lavorando per Cesare Borgia rimase anche egli a Firenze fino al 1506.

Durante i suoi anni a Firenze Pacioli fu coinvolto anche negli affari della chiesa. Fu eletto superiore del suo ordine e nel 1506 entrò nel monastero di Santa Croce a Firenze. Quando lasciò Firenze, Pacioli andò a Venezia dove gli furono concessi i diritti per la publicazione delle sue opere per i successivi quindici anni.

Nel 1510 Pacioli tornò a Perugia per insegnare. Insegnò di nuovo anche a Roma nel 1514 ma aveva già 70 anni ed era già vicino alla sua vita di insegnamento e ricerchè. Tornò a Sansepolcro dove morì nel 1517 senza aver publicato la grande opera De Viribus Amanuensis sui problemi di svago geometrici e proverbi. Questa opera fa frequenti riferimenti a Leonardo da Vinci che lavorò assieme a lui su questo proggetto, e molti dei problemi di questo trattato sono anche negli appunti di Leonardo. Anche in questo lavoro non c'è alcuna originalità, e lo stesso Pacioli lo descrive come un compendio.

Nonostante le opere di Pacioli manchino di originalità il suo contributo alla matematica è importante particolarmente perché l'influenza dei suoi libri sarebbe durata a lungo nel tempo. Nell'importanza dell'opera di Pacioli è discussa, in particolare il suo calcolo approssimato dei valore della radice quadrata (usando un metodo di Newton), la errata analisi di alcuno giochi di probabilità (simili a quelli studiati da Pascal), i suoi problmei riguardanti la teoria dei numeri, e la sua collezione di molti quadrati "magici". Nel 1550 fu pubblicata una biografia di Piero della Francesca scritta da Giorgio Vasari. Questa biografia accusò Pacioli di plagio e sostenne che Pacioli aveva rubato l'opera di della Francesca sulla prospettiva, sull'aritmetica e sulla geometria. Questa è un'accusa ingiusta, poiché anche se c'è del vero nel dire che Pacioli prendeva un'importante spunto dal lavoro degli altri e certamente quello di della Francesca in particolare, non tentò mai di proclamare suo il lavoro degli altri ma citava sempre le fonti che aveva usato.





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