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Nel 1565 - 1566 il Tasso definisce la sua concezione del poema epico nei " Discorsi dell'arte poetica ". Si tratta di un'opera fondamentale per comprendere la poetica di Tasso e il prevalere di quella v 252i82c isione <grave> e severa della poesia che riflette lo spirito della Controriforma e che sarà alla base del suo maggior poema. Essa segna il distacco dal gusto ariostesco e del Rinascimento e manifesta viceversa quel proposito di educare anche col ricorso all'enfatizzazione del <vero storico> e col <meraviglioso verosimile>. Il Tasso traduce tutto ciò in una costruzione narrativa rigida ed unitaria che impedisca al poema di risolversi in una libera e fantastica successione di avventure come avveniva in Ariosto, ma senza ridursi ad una cronaca e dando spazio alla fantasia <attraverso il meraviglioso magico e cristiano>. La soluzione quindi che Tasso propone è un ritorno ai modelli della perfezione classica, illuminati però di spiritualità cristiana, una grandezza eroica unita ad un'intima religiosità. Moralità perfetta, dunque, e poesia perfetta: questi sono gli ideali che ispirano il suo poema. Il Tasso parte dalla concezione rinascimentale della poesia come imitazione della natura, del verosimile della realtà, quella che cioè dovrebbe essere colta nel suo significato ideale. La materia di essa è perciò "l'autorità della storia" e la "verità della religione". Nel poema dovrà però esserci anche il <meraviglioso>, fondato sugli interventi divini e infernali, maghi e incantesimi, angeli e demoni. Per conseguire tale scopo il Tasso propone di usare parole <non comuni ma peregrinare e dall'uso popolare e lontano>, metafore grandiose e fantasiose in un ritmo solenne sostenuto dal verso. Ciò è possibile con una lunga costruzione sospesa ( "Lo stile magnifico", vedere alla nota numero 5) oppure anche usando l'enjambement, che dà quasi sempre al discorso del Tasso un ritmo magnifico e sublime ( "Lo stile magnifico", vedere alla nota numero 12 ). Il Tasso, poiché aspira al consenso di un vasto pubblico, ritiene quindi, di dover mescolare nel suo poema, l'unità e la varietà. L'unità darà al poema quella superiore dignità che è necessaria al poema eroico, specchio di una nobile ed eletta concezione del vivere; la varietà lo renderà più avvincente ( "Unità e Varietà" ).
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