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LA VITA E LA PERSONALITA' DI FOSCOLO - LE IDEE: LETTERATURA E SOCIETA'

letteratura



LA VITA E LA PERSONALITA' DI FOSCOLO


La vita e l'opera di Ugo Foscolo si svolgono all'insegna di un contrasto tra elementi razionali ed elementi passionali. Si parla della funzione di Foscolo come intellettuale, cerca di vivere in modo professionale, cercando un'autonomia. In l'Italia questa è una cosa molto difficile e quindi Foscolo si arruola nell'esercito anche per questo motivo.

Foscolo scrive poche poesie e un romanzo intitolato " Ultime lettere di Jacopo Ortis" e cerca di ritagliarsi uno spazio di autonomia nel momento in cui scrive delle poesie. La sua poesia non deve diventare merce ma deve essere di grande valore e scritta in piena autonomia.

Foscolo nasce nel 1778 a Zante, un'isola dello Ionio appartenente alla Repubblica di Venezia. la nazionalità della madre, che è greca, e la nascita in un isola legata alla cultura greca hanno un certo rilievo nell'amore di Foscolo per il mondo classico, infatti studia appassionatamente i classici greci, latini e italiani.

Foscolo da giovane era un giacobino molto radicale, voleva la riforma agraria al fine di requisire le terre ai nobili. Foscolo spera molto nella Francia rivoluzionaria e collabora con le istituzioni francesi, si illude e capisce che Napoleone fa una politica personale e ne rimane deluso. Tuttavia si arruola fra i cacciatori a cavallo e nel 1799 nella guardia nazionale. Foscolo fa tutto questo perché aveva bisogno di uno stipendio e perché vedeva la Repubblica Cisalpina come una specie di embrione dell'Italia futura, quindi anche se Napoleone era un tiranno aveva unificato il Nord Italia.



Quando Napoleone vuole invadere l'Inghilterra, Foscolo si reca in Francia dove ebbe una relazione con una donna dalla quale nacque una figlia. Anche nell'aspetto sentimentale Foscolo è molto passionale perché, ovunque andava, aveva molte relazioni.

In Italia scrive "I sepolcri" e ottiene la cattedra all'Università di Pavia per un solo anno perché si scontrava con gli altri intellettuali, si creava diverse inimicizie e per questi motivi venne allontanato.

Napoleone perde la battaglia di Lipsia, Foscolo riassume il proprio posto nell'esercito e si oppone al ritorno degli austriaci, che avevano un governo antiquato, però egli perde. L'Austria offre a Foscolo la direzione di un importante giornale culturale, quindi gli dà la possibilità di diventare un intellettuale pregiato e ben pagato. L'Austria fece questo perché voleva ottenere il consenso dei ceti superiori, poi Foscolo si era dimostrato un po' arrabbiato con i francesi e gli austriaci pensavano di ottenere un buon consenso. Foscolo decise però di andare in esilio per mantenere la sua indipendenza politica. L'esilio gli costò carissimo perché visse in miseria pur gettando le basi della critica letteraria italiana moderna.


LE IDEE: LETTERATURA E SOCIETA'


Dall'Illuminismo Foscolo riprende la concezione materialistica e atea, però in essa Foscolo riteneva che i valori spirituali (armonia, arte, bellezza, amore, poesia, amicizia, patria, libertà, giustizia e coraggio) fossero le uniche cose importanti nella vita dell'uomo, quindi era materialistico nel senso che negava l'esistenza di Dio. Rispetto alla vita eterna del cosmo e rispetto alla storia questi valori sono illusioni passeggere.

L'Illuminismo privilegiava la scienza e l'utilitarismo, mentre Foscolo non accettava che l'intellettuale fosse subalterno alla scienza o fosse un tecnico al servizio della società perché l'intellettuale vede le cose secondo i principi di verità e può insegnarla agli altri e perché ha una coscienza morale che può diventare una coscienza collettiva.

Foscolo, seguace di Rousseau, assegnava il valore più alto alla natura primitiva e non all'intervento tecnico civile. Egli assume un inquieto giacobinismo e una carica pessimistico-negativa nei confronti della convenzione sociale. Questo modo di pensare deriva dalla sfiducia nella borghesia italiana, negli intellettuali italiani e perché riprende il pessimismo sulla natura umana di Sterne.

Foscolo è distante dall'Illuminismo, riprende Parini quando pensa al primato della forma artistica. Gli illuministi volevano un linguaggio pratico e per diffondere le loro idee di riforma utilizzavano un linguaggio vicino a quello parlato anche se da persone colte, Foscolo, invece, vuole un linguaggio elevato, degno della poesia, quindi voleva mantenere il classicismo mentre gli illuministi erano contrari a quest'ultimi.

Confronto con Alfieri: Foscolo riprende la concezione tragica della società. Secondo Alfieri nella società si ha sempre la contrapposizione tra il tiranno violento e dominatore e l'eroe che si contrappone, il quale può uccidere il tiranno o uccidere se stesso.

Il pessimismo, ripreso anche da Macchiavelli, è generale, gli uomini sono egoisti e violenti e quindi anche il potere politico è violento e oppressivo.

Sicuramente Foscolo vedeva nella storia la dimostrazione della violenza dei rapporti umani, per esempio i romani quando dominavano spargevano e generavano la vendetta degli altri popoli quando poi decadevano. Tuttavia, nella storia c'erano esempi di civiltà, esistevano gruppi dominanti che hanno saputo creare valori di civiltà (per esempio nell'antica Grecia) e ogni tanto questi valori emergono e sono sempre quelli (patria, amicizia, bellezza ecc.).

La poesia non può cancellare l'ingiustizia presente nella storia e quindi secondo Foscolo l'ingiustizia è un dato eterno. Essa può rendere universali quei valori che ogni tanto le classi superiori riescono ad esprimere, secondo Foscolo il loro dovere dovrebbe essere quello di creare valore che almeno in parte possono essere condivisi dalle classi inferiori. Quando Foscolo ragionava sui tempi notava che a quell'epoca le classi dirigenti non erano all'altezza, non riuscivano a creare questi valori e anche gli intellettuali della sua epoca si vendevano ai potenti.


LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS


Questo romanzo epistolare venne scritto nell'arco di vent'anni quindi era una specie di diario di Foscolo. C'era una specie di identificazione tra Foscolo e Jacopo e addirittura nelle sue lettere reali Foscolo si firmava con il nome di Jacopo, oppure a volte alcune delle lettere che Foscolo scriveva alle donne venivano inserite in questo romanzo. Queste lettere ebbero diverse stesure e diverse edizioni, la prima fu quella bolognese completata da un atro scrittore (edizione apocrifa).



Siccome questo libro è stato scritto nell'arco di vent'anni, ci sono parti diverse, per tono, per stile, per contenuti e quindi non è un libro compatto ma a strati.

Foscolo finge che Jacopo scrive delle lettere al suo amico Lorenzo Alderani il quale le raccoglie, racconta che Foscolo si è suicidato.

Questo romanzo si apre con Jacopo Ortis disperato per l'Italia dopo il trattato di Campoformio, quindi la sua tragedia è principalmente politica e non amorosa, quindi Jacopo è disperato perché è giacobino, repubblicano perché vuole la libertà e invece l'Italia è dominata da tiranni tra cui Napoleone. Jacopo è già proiettato verso il suicidio prima ancora di conoscere Teresa, ma non si ammazza prima per il pensiero della madre e di Teresa, quando la conosce. Il padre di Teresa la promette in sposa a Odoardo, un ricco borghese di cui non è innamorata perché ama Jacopo. Quindi egli non può prendersela né con il padre di Teresa, perché è un perseguitato politico, è stato cacciato da Venezia e ama sua figlia e l'ha promessa in sposa per il suo bene, né con Napoleone perché era troppo lontano, nemmeno con Odoardo perché è una persona normale, ragionevole e quindi alla fine, non potendo proporre a Teresa di fuggire perché lui era uno scrittore fallito e non potendo darle una garanzia economica e perché non voleva vivere sotto la tirannia, scappa da Teresa, viaggia per l'Italia e poi quando trova Teresa sposata e così si accoltella al cuore.


LA STRUTTURA E IL CONTENUTO (DEI SEPOLCRI)


Questa poesia ha un genere non definito, può essere un "carme", genere latino di poesia alta, solenne, nobile, eroica; oppure come epistola in versi , cioè lettera in poesia all'amico Ippolito Pindemonte, un letterato con il quale Foscolo ebbe una discussione sull'utilità delle tombe e sui provvedimenti Francesi che vennero estesi in Italia. La Francia prevedeva cimiteri extraurbani e tombe comuni vietando iscrizioni sepolcrali, contrastando le esigenze personali. Questa legge rispondeva ai criteri rivoluzionari per significare che davanti alla morte le persone devono essere tutte uguali. L'altro genere che può essere accordato ai Sepolcri è il poemetto filosofico, infatti Foscolo porta avanti una sua idea materialistica.

L'intento filosofico è quello di dimostrare la nullità della vita umana in un ambito cosmico, ma contemporaneamente ribadire l'importanza totale di un sistema di valori per il singolo uomo e per la società. Carica attualizzante: Foscolo ripercorre diversi momenti della storia passata e li attualizza come per esempio i momenti storici importanti dell'antica Grecia vengono fatti rivivere e vengono messi a confronto con l'attualità.

È formato da 295 endecasillabi sciolti, che non hanno l'obbligo di seguire le rime.

Foscolo riflettendo bene sulle tombe, dichiara che esse sono utili per mantenere in vita il ricordo dei morti nei parenti. La tomba è utile soltanto per chi lascia degli affetti presso i vivi, ma per la persona egoista che non lascia affetti non ha beneficio dalla tomba. Foscolo ragiona anche in termini sociali infatti dice che ci sono dei morti il cui valore è anche per la società intera e allora è giusto per i personaggi grandi e meritevoli abbiano una tomba dignitosa perché rappresentano la civiltà della nazione quindi Foscolo respinge la scelta dei Francesi (tutti uguali) non rispetto alla ricchezza ma in base alle virtù dei morti.

Foscolo contesta in modo totale i riti cattolici medioevali per due motivi: il primo è che erano riti mercificatori, il secondo motivo è che erano troppo basati sul terrore della morte. Foscolo invece esalta i riti romani perché in un ambiente sereno i vivi andavano a parlare con i morti. Secondo Foscolo questi riti romani sono stati mantenuti in Inghilterra nei cimiteri fuori città trasformati in giardini e oltre al dialogo con i defunti Foscolo mostra le ragazze inglesi che pregano per Orario Nelson, che era l'ammiraglio che aveva sconfitto Napoleone e ferito a morte, aveva chiesto che la sua bara fosse fatta con il legno dell'albero maestro della nave francese. Le ragazze rafforzano il sentimento della patria.

Foscolo nota la decadenza italiana confrontandola con il progresso inglese. La prima è una decadenza morale di civiltà, per rimediare gli italiani devono riguardare le loro glorie nazionali, ripensare ai loro grandi poeti, scienziati del passato e mostra come esempio la chiesa di Santa Croce nella quale sono sepolti Alfieri, Galileo, Michelangelo quindi il riscatto deve passare attraverso la presa di coscienza dei grandi valori del passato confrontandoli con la situazione attuale.



A Santa Croce si respira amore di patria ed è lo stesso amor di patria degli eroi greci i quali per difendere la propria libertà combatterono con un esercito di gran lunga superiore al loro. Quello che mette in risalto Foscolo è l'eroismo di chi affronta il pericolo per difendere la libertà delle città greche contro la tirannia di Serse.

Nell'Iliade quando muore Achille le sue armi dovrebbero spettare al più valoroso eroe greco. In quel momento il più forte è Ajace, Ulisse corrompe Agamennone e si fa assegnare le armi di Achille. Ajace si ammazza per questo quando poi Ulisse vaga per il mediterraneo una tempesta provocata da Nettuno, strappa le armi di Achille e le deposita sulla tomba di Ajace come dire che la morte, prima o poi, riconosce i veri eroi.

La tomba è un manufatto materiale che con il tempo si degrada e quindi può subentrare la poesia, che è immortale, cioè dura fino a quando sulla terra c'è una civiltà disposta a recepire i valori che la poesia esalta.

Foscolo esalta, alla fine del "carme" la figura di Omero e immagina che lui ormai ceco, vecchio, mendicante, va a Troia, entra nel cimitero sotterraneo della dinastia dominante, interroga le tombe le quali gli rispondono narrando la storia di Troia fino alla distruzione finale da parte dei greci. L'ultimo eroe celebrato è Ettore, un eroe troiano e non greco, a Foscolo piace il fatto che Omero esalta un eroe nemico e perdente. Ettore affrontò Achille pur sapendo che avrebbe sicuramente perso e che sarebbe stato ucciso. Proprio per questo motivo Ettore è l'eroe più puro e Foscolo chiede la poesia con l'immagine di Ettore che verrà ricordato per l'eternità.



I TEMI E I MODELLI


Rispetto al tema sepolcrale preromantico, Foscolo si differenzia per un'impostazione materialistica e non religiosa. Il tema delle tombe era strategico perché consentiva di parlare della civiltà, dei popoli nel passato e nel presente. Una volta che Foscolo aderisce al materialismo si pone subito il problema di dare un significato all'esistenza (visto che l'uomo ha un fisico come gli animali, la sua vita non si deve limitare ad una successione di istinti materiali, ma deve avere un valore).

Religione laica: dà nuovi valori e rende la vita diversa, una vita per la quale vale la pena di vivre. Con questi nuovi valori non è importante essere vincenti.

Polemica feroce contro gli intellettuali italiani che si vendono ai francesi, tradiscono tutti i valori di giustizia e quindi il loro ruolo di intellettuale.


LA VITA DI ALFIERI


Vittorio Alfieri nasce ad Asti nel 1749. popola morte del padre, avvenuta un anno dopo la sua nascita, il figlio cresce in un ambiente freddo, formale; la madre si risposa e non si occupa del figlio, che quindi, ha un'educazione severa e piva di elementi affettivi.

A nove anni viene avviato all'Accademia militare che aggrava, con le sue rigidità, la situazione psicologica di Alfieri. Sostanzialmente per questi motivi egli cresce con una psicologia turbata.

Egli non fa normali viaggi di studio come altri intellettuali e la differenza tra questi ultimi ed Alfieri è che lui in questi viaggi è alla ricerca di paesaggi desertici (scandinavi o aragonesi), ama il rischio.

Quando Alfieri scopre la tragedia, scopre un modo per conoscere sé stesso e forse per guarire dalle sue angosce. Come tutti gli altri nobili piemontesi, Alfieri era di lingua madre, parlava il dialetto piemontese e il francese. Egli studiò al tradizione letteraria italiana, i classici latini, cedette tutte le sue terre alla sorella e si riservò una rendita annua che era molto alta (da un certo punto di vista non badava ai soldi, ma dall'altra parte era deresponsabilizzato, non voleva avere responsabilità sul patrimonio).

Inizialmente Alfieri apprezza la rivoluzione francese, ma quando arriva la seconda fase è disgustato. Egli maturò un sentimento anti-francese e il suo patriottismo era sempre un po' contraddistinto da una certa ostilità verso gli altri popoli (l'unica eccezione era per l'Inghilterra).




L'IDEOLOGIA DEL LETTERATO EROE


Alfieri era disgustato dalla situazione piemontese in cui c'era una monarchia tirannica, però sembra quasi che il suo disgusto fosso individualistico perché ad esempio Alfieri non sopportava di dover chiedere il permesso per dover andare all'estero, oppure quando cominciò a scrivere opere letterarie di voleva il permesso della censura. Il Piemonte non aveva la borghesia quindi era arretrato, ma Alfieri non si preoccupava di migliorare la situazione, non aveva una preoccupazione sociale, politica, ma solo individuale (essere libero, non avere vincoli, di non compromettersi con la borghesia)

Nel trattato "Delle Lettere" Alfieri dice che il tiranno basa il suo potere sull'esercito, sull'aristocrazia e sul clero. Il tiranno non sopporta limiti ed è sospettoso che qualcuno possa complottare contro di lui, quindi accentua le misure repressive, poliziesche sempre più feroci, per cui il clero, l'aristocrazia e l'esercito subiscono il dominio del re per mantenere i propri privilegi sociali. Il popolo subisce per vigliaccheria, quindi Alfieri, in modo aristocratico, vede nella popolazione debolezza, paura, e non l'eroe, infatti ci sono solo pochi personaggi che hanno coraggio, i quali hanno un grande sentimento della propria libertà e dignità, non accettano il dominio del tiranno e cercano di ucciderlo e se non riescono si suicidano. Questo trattato è apparentemente un trattato politico, ma in realtà ad Alfieri preme descrivere lo scontro tra due grandi individualità cioè il re e l'eroe. Alfieri non si preoccupa di quello che può succedere dopo che l'eroe ha ucciso il tiranno, ad Alfieri manca la capacità e la volontà di capire le situazione sociali e quindi punta tutto sulla descrizione di queste grandi personalità. Alla fine l'eroe e il tiranno si assomigliano perché entrambi vogliono la massima libertà e non sopportano nessun vincolo, nessuna regola.

Nel trattato "Del Principe e delle lettere" Alfieri dice che l'intellettuale deve essere libero, lo scrittore deve dire quello che gli pare e non deve compromettersi con il potere politico, dichiara che lo scrittore per essere veramente libero deve essere ricco e non deve preoccuparsi del mantenimento. In caso contrario se uno viole scriversi prima deve garantirsi l'indipendenza economica e se non ce la fa è meglio che non scrive.


IL SAUL


Questa tragedia è giudicata dalla critica la migliore e anche Alfieri era affezionata ad essa e diverse volte recita la parte del protagonista. Per la trama prese spunto dalla Bibbia con qualche rielaborazione perché voleva rispettare le regole delle tragedie aristoteliche, cioè le famose unità di tempo, di luogo e di azione (la tragedia doveva realizzarsi in 24 ore , in uno stesso luogo e con una trama tutta collegata alla vicenda del protagonista). Queste tre regole piacevano ad Alfieri perché accentuavano la tragicità.

Saul è il vecchio re che ormai sente venir meno le forze, sente il bisogno di sicurezza, di protezione e anche dell'affetto dei figli. Egli è anche dilaniato dal rimorso perché ha fatto uccidere i sommi sacerdoti per timore che volessero strappargli il trono, e quindi in Saul c'è un desiderio estremo di libertà, non sopporta contraddizioni, ma in questa tragedia non 'è un eroe che lo contrasta perché David è preoccupato di accontentare Saul, quindi per un verso Sul è geloso di David, l'eroe che ha ucciso Golia, un eroe valoroso che sembra destinato a succedergli al trono, dall'altro verso Saul si sente sicuro e protetto quando gli può affidare l'esercito, Saul vede in David un altro sé stesso quando era giovane e quando non aveva ancora nessun rimorso.

Anche con i figli c'è un'amibivalenza: da una parte a Saul serva l'affetto dei figli, però nel momento in cui si mostra padre e riceve l'affetto dei figli, viene sminuito il suo ruolo di re.

Alla fine quando David deve fuggire e gli ebrei perdono la battaglia, Gionata muore, Saul incarica un suo cugino, Abner, di portare in salvo la figlia Micol. Una volta sistemato il problema dei figli Saul può riprendere il suo ruolo di re con grande dignità e coraggio prima dell'arrivo dei filistei.










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