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Giovenale

letteratura



Giovenale



Poche ed incerte le notizie culla vita di Giovenale. Decimo Giunio Giovenale sarebbe nato da famiglia benestante tra il 50 e il 60 d.C.. All'attività poetica arrivò probabilmente in età matura, dopo la morte di Domiziano (96). La sua produzione poetica è costituita da 16 satire suddivise in cinque libri.

Secondo l'autore la letteratura del tempo è lontana dal clima morale corrotto. Di fronte all'inarrestabile dilagare del vizio sarà l'indignazione del poeta ("si natura negat, facit indignatio versum") e la satira il genere obbligato, il tipo di poesia più adatto a esprimere la furia del suo disgusto. Così nella satira I Giovenale enuncia le ragioni della sua poetica e la centralità che in essa occupa l' indignatio, segnando con ciò uno scarto rispetto alla tradizione satirica latina.



Giovenale non crede che la sua poesia possa influire sul comportamento degli uomini, giudicati prede irrimediabili della corruzione: la sua satira si limiterà a denunciare, a gridare la sua protesta astiosa, senza coltivare illusioni di riscatto. Il suo rifiuto investe inoltre le forme stesse del ragionamento e del giudizio morale, le categorie e gli schemi del pensiero moralistico romano; Giovenale rifiuta il restare indifferenti di fronte al mondo delle cose concrete, esteriori, a guardarle con ironia e distacco, e a coltivare invece i beni interiori.

All'autore la società romana appare irrimediabilmente perversa. La sua furia aggressiva non risparmia nessuno, accanendosi soprattutto sulle figure più emblematiche della società e del costume della brulicante metropoli, contro la volgare arroganza dei nuovi ricchi, lo strapotere dei liberti, l'astuta intraprendenza degli orientali, l'abiezione morale dei letterati esposti al rischio della fame. Bersaglio privilegiato sono le donne, le donne emancipate e libere, che per il loro disinvolto muoversi nella vita sociale personificano agli occhi del poeta lo scempio stesso del pudore, e gli ispirano la lunga satira VI, uno dei più feroci documenti di misoginismo di tutti i tempi, dove campeggia la cupa grandezza di Messalina, la prostituta imperiale.

La tendenza del poeta è verso l'idealizzazione nostalgica del passato, di buon tempo antico governato da una sana moralità agricola e polemicamente opposto al corrotto presente cittadino, una società non inquinata da orientali, liberti, commercianti.




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