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DECAMERON - PROEMIO

letteratura



DECAMERON


PROEMIO:


Con il Proemio Boccaccio sembra quasi voler dare una giustificazione alla sua opera, infatti egli dichiara in questa parte del libro il pubblico cui è destinato il libro ed il suo scopo. Il libro è dedicato agli afflitti dalle pene d'amore e specialmente alle donne che per il solo fatto di esser tali non hanno la possibilità di svagarsi (cacciare, giocare d'azzardo, mercanteggiare, ecc.) per cercare di dimenticare o almeno di alleviare queste pene e quindi, leggendo le novelle, potranno trovarvi svago ma anche dei suggerimenti utili su come comportarsi in determinate occasioni. Di conseguenza l'autore indirizza il libro ad un pubblico raffinato (l'amore, secondo l'ideale cortese, è un sentimento nobile e quindi può essere sentito solo da donne gentili), ma non composto da letterati, infatti è utile ricordare che non tutte le donne, anche se nobili e ricche, sapevano leggere.

Boccaccio usa, inoltre, il termine di "peccato della Fortuna" per spiegare la condizione femminile e usa questo termine probabilmente per evidenziare un tema che poi si rivelerà ricorrente nel romanzo e cioè la Fortuna, intesa come destino, che regola la vita dell'uomo, ma soprattutto la capacità di quest'ultimo di cambiare il corso degli eventi imponendosi sulla volontà della prima. Questa capacità, chiamata "industria", si rivelerà soprattutto negli uomini della classe emergente (mercanti e nuovi borghesi) della quale fa parte il Boccaccio. Questi "nuovi ricchi" non erano, però, stati del tutto accettati dai ceti nobili, quindi Boccaccio, con questo libro, vuole nobilitare questa classe alla quale sente di appartenere. Proprio per aver riconosciuto la capacità dell'uomo di interagire col proprio destino possiamo definire questo autore come un preumanista, infatti nel trecento era ancora fortemente radicata l'idea che l'uomo fosse una "pedina" nelle mani del destino che si divertiva a muoverlo secondo un disegno preciso e, soprattutto, prestabilito.



Il secondo tema dichiarato in questo proemio è la trattazione dell'amore in tutte le sue forme a partire da quelle più serie (amore cortese) per il quale si ispira ai romanzi della grande tradizione, a quelle più frivole (amori più "terreni") per i quali si ispira ai fabliaux francesi adottando un linguaggio piuttosto esplicito che fu considerato scandaloso per molto tempo. In qualsiasi forma egli parli d'amore, lo presenta sempre come una fonte di dolore per l'uomo, anche se Boccaccio introduce una "novità" nella letteratura trecentesca: parla dell'amore visto con gli occhi di una donna.

Dal proemio possiamo, inoltre, cominciare ad intuire la struttura dell'opera in cui il narratore si identifica con l'autore stesso, ma la narrazione delle varie novelle viene poi delegata ai dieci giovani che, alcune volte, passano la parola ai personaggi delle novelle che raccontano altri aneddoti.

I modelli narrativi usati in tutto il romanzo sono esplicitamente dichiarati dal Boccaccio in questo Proemio e sono: novella, favola, parabola e testo breve.


INTRODUZIONE ALLA 1ª GIORNATA:


Nell'introduzione alla 1ª giornata possiamo distinguere due parti nelle quali è possibile riconoscere dei precisi indicatori temporali. Nella prima parte si trova l'anno in cui la pestilenza si abbatté su Firenze, cioè il 1348, e il periodo in cui questa raggiunge il suo culmine, ovvero la Primavera, soprattutto il mese di Maggio. A questi indicatori temporali corrisponde una serie di indicatori spaziali che ci indicano lo stato della città di Firenze e dei suoi abitanti descritti a partire dal centro cittadino, dove dimoravano i nobili, fino a raggiungere il contado posto fuori dalle mura cittadine. Dal racconto che ne fa l'autore emerge molto chiaramente il carattere distruttivo dell'epidemia e il suo effetto disgregante su tutta società cittadina e persino sulla famiglia ("l'un fratello l'altro abbandonava e il zio il nepote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e,...,li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano.") dal quale deriva l'isolamento dei malati che vengono abbandonati al loro triste destino senza il minimo conforto morale o religioso.

Nell'introduzione vengono anche descritti gli usi che entrarono a far parte del quotidiano in quel periodo, cioè: saccheggi nelle case lasciate deserte, morti lanciati fuori dalle finestre, becchini che giravano per la città come padroni incontrastati, funerali di massa, fosse comuni, bare comuni, ecc.; ma l'aspetto forse più importante che ne emerge sono le reazioni di coloro che non erano ancora stati contagiati dal morbo che rappresentano con la loro grande varietà di comportamenti, e quindi di convincimenti, la diversità dei cittadini dovuta alla loro estrazione sociale (i nobili si dedicavano a tutti gli svaghi possibili ed immaginabili o scappavano nei possedimenti in campagna, i borghesi si limitavano a girare con strani unguenti sotto il naso per evitare il contagio, ecc.) . In tutte le credenze, popolari o aristocratiche che fossero, era comunque ben leggibile una grossa dose di superstizione  che riuniva i fiorentini che, d'altra parte, si trovavano nella stessa situazione di paura e di incapacità di agire.

Il Boccaccio descrive, inoltre, la totale inadeguatezza delle cure prescritte dai "medici", tra le quali erano molto in uso s 848j95i alassi e purghe che avevano lo scopo di purificare il corpo, ma che ottenevano l'effetto opposto a quello sperato, perché altro non facevano che indebolirlo e quindi esporlo maggiormente agli attacchi degli agenti esterni.

In totale contrasto con questa prima parte è la seconda che è identificata da un indicatore temporale molto preciso (Martedì) nella quale avviene l'incontro tra le sette ragazze (di età compresa tra i 18 ed i 28 anni) ed i tre ragazzi (attorno ai 25 anni) all'alba nella Chiesa di Santa Maria Novella che è descritta in modo tale da sembrare lontana anni luce dalla ferocia dell'epidemia. In contrasto ancora maggiore è la parte seguente all'incontro, cioè il trasferimento in campagna che, se la chiesa era già lontana anni luce dall'atmosfera cittadina, è quasi paragonabile al Paradiso ("Era il detto luogo sopra una montagnetta da ogni parte lontano alquanto dalle nostre strade, di vari albuscelli e piante tutte di verdi fronde ripiene piacevoli a riguardare; in sul colmo della quale era un palagio con bello e gran cortile nel mezzo, e con logge e con sale e con camere, tutte ciascuna verso di sé bellissima e di liete dipinture raguardevole e ornata, con pratelli da torno e con giardini maravigliosi e con pozzi d'acque freschissime..."). Il trasferimento si svolge il giorno seguente all'incontro, il Mercoledì, sempre all'alba. Dopo essere arrivati nella loro nuova dimora i giovani stabiliscono i compiti della servitù e decidono anche, approvando la proposta della "regina" Pampinea, la scansione dei periodi della giornata: la mattina ci si alzava di buon'ora e si poteva fare ciò che si voleva, dopo pranzo si andava a dormire fino alle tre, nel pomeriggio ci si ritrovava e si raccontava una novella a testa su un tema stabilito la sera precedente dalla nuova regina, poi si cenava e dopo la cena ci si intratteneva con balli e canti fino all'ora di ritirarsi nelle proprie stanze. 


1ª GIORNATA (Regina: Pampinea):


Novella n° 1:

Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Panfilo

Tema centrale: la capacità delle parole di ribaltare le situazioni

Schema narrativo:

Musciatto Franzesi deve recarsi a Roma da Bonifacio VIII e lascia i suoi affari con i Borgognoni in mano a ser Ciappelletto, un uomo che godeva di pessima reputazione, perché lo ritiene abbastanza "cattivo" da trattare con loro che egli ritiene uomini di malafede.


Ser Ciappelletto si reca in Borgogna e tratta egregiamente gli affari, ma si ammala gravemente.


I fratelli presso i quali risiede (due usurai) si preoccupano per la sua sepoltura (Ciappelletto era il peggiore cristiano al mondo e temono che i frati non glielo seppelliranno e dovranno provvedere loro di tasca propria all'inumazione).


Ser Ciappelletto capisce questa preoccupazione e si fa chiamare un frate che lui imbroglia durante la confessione fingendosi un santo. Il frate resta talmente colpito dalla rettitudine della vita di Ciappelletto che gli promette un posto in convento.


Quelle sera Ciappelletto muore, i frati gli fanno una veglia ed un funerale degni di un re e lo proclamano Santo.


Personaggi e ideologia mercantile:

Il personaggio principale di questa prima novella è ser Ciappelletto: un notaio di piccola statura, imbroglione, pettegolo, falso, bestemmiatore, assassino, miscredente, ladro, goloso, bevitore e giocatore incallito; ovvero forse il peggiore uomo presente sulla faccia della Terra. Egli, inoltre, è uno dei peggiori bugiardi perché riesce a mentire persino ad un chierico e soprattutto in punto di morte per riuscire ad accaparrarsi una fazzoletto di terra consacrata; oltretutto non mente di poco, ma si fa passare addirittura per un sant'uomo. Egli viene però descritto come un bravo mercante (tanto è vero che ser Musciatto Franzesi gli affida i suoi affari più "complicati") quindi possiamo dedurre che queste sono le caratteristiche tipiche dei rappresentanti di quella categoria dell'epoca (forse meno accentuate) e da ciò possiamo anche ricavare che imbrogli e speculazioni erano all'ordine del giorno e che la mancanza di scrupoli fosse ritenuta quasi una virtù nel campo mercantile, visto che solo chi non si curava minimamente dei danni che procurava agli altri riusciva ad arricchirsi e ad emergere dalla marea dei piccoli mercanti.

Gli altri personaggi della novella sono: ser Musciatto Franzesi (mercante con grandi affari soprattutto in Francia), Carlo Senzaterra (fratello del Re di Francia) e i due fratelli che ospitano ser Ciappelletto (usurai avarissimi).



Spazio e tempo:

La novella si svolge in Borgogna, come dichiarato dal narratore stesso, ma non si notano nella novella riferimenti ambientali fissi o descrizioni di luoghi. Anche per quanto riguarda il tempo la definizione è incerta, ma è possibile dedurre che la vicenda si svolge in un passato non molto lontano rispetto all'epoca della narrazione. Ciò grazie al riferimento a Papa Bonifacio VIII che è morto nel 1303.

Il tempo della narrazione coincide con quello della storia nella scena in cui si narra la confessione di ser Ciappelletto, mentre la descrizione del personaggio è una pausa narrativa e l'inizio e la fine della novella sono un susseguirsi di sommari e di ellissi.


Novella n°2:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Neifile

Tema centrale: la capacità di convinzione e la corruzione del clero

Schema narrativo:

Giannotto Civignì e Abraam il Giudeo sono due mercanti parigini amici, e il primo cerca di convincere il secondo a convertirsi al cristianesimo.


Abraam decide di andare a Roma a vedere il Papa ed il clero e, se questi lo convincono come ha fatto Giannotto, promette di convertirsi.


Giannotto è sicuro di perdere la "sfida" e cerca di trattenerlo, ma Abraam va a Roma e vede la corruzione e lo stile di vita clericali.


Tornato a Parigi, contro ogni previsione di Giannotto, Abraam si converte sostenendo che: se, nonostante il comportamento del clero, il cristianesimo continuava ad espandersi allora esisteva veramente lo Spirito Santo.


Novella n°4:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Dioneo

Tema centrale: l'astuzia (peccati della vita religiosa)

Schema narrativo:

Un frate virtuoso un giorno incontra una bella ragazza e la vuole possedere.


La porta con sé nella sua cella e "si diverte" con lei.


L'abate lo scopre e finge di niente per poter indagare meglio, ma lui sa di esser stato scoperto e, con una scusa, esce.


L'abate entra nella sua cella per parlare con la ragazza, ma non resiste e "si diverte" anche lui con lei, mentre il frate lo spia.


Quando il frate rientra l'abate vuole dargli la punizione, ma il frate gli fa capire di averlo visto "intrattenersi" con la ragazza e allora l'abate deve soprassedere e insieme lasciano uscire la ragazza, che rientrerà spesso al convento per il piacere di entrambi.


Novella n°5:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Fiammetta

Tema centrale: l'astuzia (femminile)

Schema narrativo:

Il Marchese di Monferrato è famoso alla corte di Francia per le sue gesta valorose, ed è molto conosciuta anche la Marchesa per la sua bellezza.


Il re di Francia (Filippo Augusto), dovendo partire per le crociate, decide di partire da Genova per passare dal Monferrato a far visita alla Marchesa con l'intento di soddisfare il suo desiderio di lei.


Avvisata dell'arrivo del Re la Marchesa capisce subito le sue intenzioni e si prepara ad affrontarlo.


LA Marchesa organizza un banchetto dove fa servire solo galline. Alla prima battuta del Re, la Marchesa lo fredda facendogli intendere di aver capito il suo "gioco", così a lui, demoralizzato, non resta che terminare il pranzo e andarsene.



Personaggi e ideologia mercantile:

Il personaggio principale di questa novella è la Marchesa del Monferrato che si dimostra tanto intelligente e scaltra quanto è bella. Probabilmente qui il Boccaccio ha voluto indicare le capacità organizzative della donna che, anche in assenza del marito è in grado di organizzare banchetti e di difendersi dagli "attacchi amorosi" degli spasimanti con un'abilità di parola sorprendente che riesce a lanciare la sua frecciata senza offendere nessuno; e questo è quello che fa la Marchesa del Monferrato cacciando, con le buone maniere, il Re di Francia.

Gli altri personaggi della storia sono: Filippo Augusto (Re di Francia), il Conte del Monferrato (marito della Marchesa e valoroso condottiero).


Spazio e tempo:

La novella si svolge nel palazzo del Marchese e della Marchesa del Monferrato, ma non ci sono nella storia né altri riferimenti ai luoghi né descrizioni di ambienti.

Per quanto riguarda il tempo, la novella si svolge all'epoca della terza Crociata (1187 - 1193); è possibile stabilirlo grazie al riferimento al Re Filippo Augusto (o Filippo il guercio) che guidò appunto la terza crociata con Federico Barbarossa e Riccardo Cuor di Leone.


Novella n° 9:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Elissa

Tema centrale: le frasi improvvise e involontarie che fanno ravvedere e la viltà.

Schema narrativo:

Una donna di Guascogna, andata in pellegrinaggio al Santo Sepolcro, viene oltraggiata a Cipro, sulla via del ritorno.


Ella vuole andare dal re per far punire i suoi oltraggiatori, ma le anticipano che al re non ne sarebbe importato nulla perché egli era un vile che lasciava oltraggiare persino la propria persona.


La donna va dal re e con la sua preghiera lo trasforma nel più severo persecutore degli oltraggiatori che esista al mondo.


Novella n° 5:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Fiammetta

Tema centrale: liete conclusioni di disgrazie

Schema narrativo:

Andreuccio di Pietro da Perugia si reca a Napoli per comprare un cavallo.


Al mercato non riesce a concludere nessuna trattativa, ma una prostituta siciliana adocchia la sua borsa contenente 500 fiorini.


Andreuccio incontra una sua vecchia serva e gli racconta lo scopo del suo viaggio. Questa viene poi avvicinata dalla donna siciliana che si fa raccontare nei particolari tutta la vita del giovane.


Tornato all'albergo Andreuccio trova ad aspettarlo una servetta dalla donna che gli riferisce l'invito della sua padrona a casa propria. Il giovane accetta volentieri credendo che la siciliana si sia innamorata di lui.


Arrivato a casa della "signora" viene accolto molto calorosamente, e lei gli fa credere di essere una sua sorella illegittima.


Andreuccio cade nel tranello molto ingenuamente e accetta di restare a mangiare e a dormire a casa della "sorella", ma, quando va in bagno, le assi del pavimento cedono e lui precipita in un vicolo pieno di sporcizia. La "sorella", che non aspettava altro, lo deruba dei soldi e dei vestiti e non lo soccorre.


Il giovane capisce l'inganno e cerca di rientrare, ma viene minacciato da un vicino di casa ed è costretto ad andarsene.


Vagando per la città incontra due compari che, sentita la sua storia, <<hanno pietà di lui>> e lo invitano ad aiutarli a svaligiare la tomba dell'Arcivescovo di Napoli morto il giorno precedente.


Andreuccio accetta e, dopo essersi lavato in un pozzo, segue i due nella chiesa maggiore, entra nella tomba e ne estrae tutti i paramenti, ma tiene per sé l'anello di rubini che vale più dei 500 fiorini rubatigli. I due compari non vedendo l'anello chiudono Andreuccio nella tomba e fuggono.


Dopo molti tentativi di uscire, il giovane si rassegna alla morte, ma, proprio in quel momento, arrivano altri ladri che aprono la tomba: Andreuccio li spaventa, loro fuggono e lui riesce finalmente ad uscire e a tornare a casa senza aver perso una lira.


Personaggi:

Il personaggio principale di questa novella è Andreuccio di Pietro. Egli è un bel giovanotto perugino, mercante, ma purtroppo è anche molto ingenuo, credulone e oltretutto è alla prima esperienza di viaggio, infatti non si era mai mosso da casa prima di allora. Questa sua ingenuità e inesperienza lo porta ad esser preda di una donna, prima, e di due uomini, poi, senza alcuno scrupolo che lo imbrogliano in maniera colossale (se la Fortuna non fosse intervenuta in suo aiuto egli avrebbe rischiato di morire tre volte nella stessa serata). Proprio queste caratteristiche lo rendono il simbolo della classe nascente dei piccoli commercianti: contadini o artigiani che decidono di cimentarsi nella difficile arte del commercio per incrementare le proprie ricchezze, ma che rischiano tutto a causa della propria inesperienza e dell'eccessiva furbizia dei "veri" mercanti o dei malviventi che riescono a raggirarli molto facilmente.

Un altro personaggio-simbolo è la prostituta siciliana che, con la sua astuzia e la sua grazia, riesce a derubare il povero Andreuccio per soddisfare la sua sete di denaro. Ella rappresenta, secondo me, un po' tutte le donne del popolo che erano costrette ad arrabattarsi come meglio potevano per riuscire a sopravvivere e, quindi, usavano la loro furbizia per racimolare qualche fiorino in più ingannando qualche viandante o mercante ingenuo come Andreuccio.


Spazio e tempo:

La vicenda di Andreuccio si svolge a Napoli: al mercato, nel quartiere malfamato "Malpertugio", nella tomba dell'Arcivescovo appena morto nella chiesa maggiore. Tutti questi luoghi non vengono descritti dettagliatamente dal Boccaccio, ma egli da rilevanza solo ad alcuni particolari che possono essere, allo stesso tempo, esilaranti e spaventosi, come ad esempio la caduta di Andreuccio nel vicolo pieno di liquami oppure l'interno della tomba quando Andreuccio resta chiuso dentro col morto. Un'altra impressione che si ricava dalla descrizione della città è la sua struttura labirintica che richiama di per sé un luogo losco, dove i malviventi la fanno da padroni.

Per quanto riguarda il tempo, come al solito, non è precisato, ma è possibile risalirvi grazie al riferimento alla data della morte dell'Arcivescovo Filippo Minutolo ("Era quel dì seppellito uno Arcivescovo di Napoli, chiamato messere Filippo Minutolo...") che è avvenuta il 24 Ottobre del 1301. La durata dell'episodio è, invece, scandita con estrema precisione dagli indicatori di tempo lungo la narrazione e corrisponde a una giornata (Andreuccio arriva a Napoli la Domenica sera, ma si reca al mercato solo la mattina successiva), durante il quale Andreuccio va al mercato per comperare un cavallo, e una notte, durante la quale viene ingannato dalla prostituta e dai due profanatori di tombe.


Novella n° 2:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Pampinea

Tema centrale: acquisizione di qualcosa di molto desiderato grazie all'uso dell'astuzia

Schema narrativo:

Il cocchiere della regina Teodolinda si innamora di lei, ma cerca di nascondere la sua passione.


Col passare del tempo nascondere il suo amore diventa sempre più difficile, così il cocchiere decide di cercare di possederla o di uccidersi.


Una notte spia Re Agilulfo e vede come fa a farsi riconoscere dalla Regina che lo fa entrare.


La notte seguente lo imita e, sfruttando la sua somiglianza col Re e l'oscurità, giace con Teodolinda.


Quando Agilulfo va e "cercare" la Regina lei ne resta stupita e glielo dice. Il Re capisce l'inganno, ma tace per non turbarla.


Agilulfo si reca nelle abitazioni della servitù e scopre il colpevole, ma non lo uccide, gli taglia i capelli per poterlo riconoscere il giorno seguente.


Il cocchiere capisce l'intento del Re e taglia i capelli a tutti gli altri servitori, così Agilulfo, la mattina seguente, non lo riconosce e riesce a salvarsi, perché il Re per non rovinare né la sua reputazione né quella della Regina decide di tacere.


Novella n° 2:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Pampinea

Tema centrale: amori finiti in tragedia

Schema narrativo:

Berto della Massa era uno degli uomini peggiori di Imola e nessuno in quella città gli credeva più, così lui si trasferisce a Venezia e, qui "rinsavisce" talmente tanto che si fa nominare frate minore (fra' Alberto da Imola).


Sembrava diventato un santo (in realtà continuava a conservare i suoi vizi di nascosto) e così  conquista la stima di tutti i veneziani.


Un giorno va a confessarsi da lui Lisetta da ca' Querini, moglie di un ricco mercante sempre in viaggio per lavoro, che non è molto intelligente e Berto capisce subito di poterla imbrogliare. Durante la confessione Lisetta si vanta di essere bella come un angelo e Berto la ammonisce per ciò.


Dopo qualche giorno Berto si reca a casa di lei per chiederle scusa e le rivela di avere ricevuto la visita dell'Arcangelo Gabriele che decantava la sua bellezza e che aveva manifestato il desiderio di giacere con lei servendosi di un corpo umano.


Lisetta crede alle parole del frate e accetta che il corpo nel quale si incarnerà l'Arcangelo sia il suo.


Quella notte Alberto/Gabriele va da lei e soddisfa il proprio desiderio, poi torna anche le notti successive.



Un giorno, per vantarsi, Lisetta racconta il fatto ad una sua amica che diffonde poi la storia, della quale vengono a conoscenza anche i cognati di Lisetta che si preparano a prendere questo "Arcangelo".


La sera seguente Alberto/Gabriele si reca da Lisetta e, sul più bello arrivano i cognati di lei: Alberto riesce a scappare gettandosi nel Canal Grande.


Albero riesce ad entrare nella casa di un uomo che, quando sente la storia, lo ricatta per farlo uscire.


Per evitare di essere riconosciuto dalle guardie dei cognati di Lisetta, Alberto accetta di farsi travestire, così l'uomo lo maschera e lo porta in piazza S. Marco dove lo lega ad una colonna.


L'uomo, che aveva avvisato i veneziani del ritrovamento, smaschero il finto angelo che viene riconosciuto e coperto di insulti, poi i frati del convento lo liberano e lo portano in carcere dove muore.


Novella n° 5:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Filomena

Tema centrale: amori finiti in tragedia

Schema narrativo:

A Messina tre fratelli, ricchissimi dopo la morte del padre, hanno una sorella , Elisabetta, che si innamora di uno dei loro supervisori, Lorenzo.


Una sera uno dei fratelli trova Elisabetta e Lorenzo insieme, e, dopo averne discusso con gli altri, decide di uccidere Lorenzo per non rovinare la reputazione della sorella.


Una mattina i tre fratelli partono portando con loro Lorenzo, lo uccidono e fanno credere agli altri di averlo mandato in giro per affari.


Elisabetta si dispera perché Lorenzo non torna, ma una notte lui gli appare in sogno e gli rivela la verità e il luogo dove lo hanno seppellito.


Elisabetta si reca sul luogo indicatole nel sogno e trova il corpo del suo innamorato, allora lei gli recide la testa, la porta a casa con sé  e la nasconde in un vaso sotto una piantina di basilico.


Tutte le sere Elisabetta si siede in fianco al vaso e lo annaffia con le sue lacrime, i fratelli se ne accorgono e le tolgono il suo amato bene.



Elisabetta si ammala per la perdita e nel delirio continua a chiedere del vaso, allora i fratelli si insospettiscono e, guardando nel vaso, trovano la testa di Lorenzo.


I tre fratelli vengono assaliti dalla paura di essere scoperti, così scappano a Napoli dove Elisabetta muore di dolore.


Figura della donna e concetto di amore:

Anche in questa novella è la donna che svolge il ruolo fondamentale nel rapporto amoroso scegliendo Lorenzo e prendendo l'iniziativa, ma in questo caso la sua figura non è più così forte, infatti Elisabetta si arrende al volere dei fratelli (non che potesse resuscitare l'amato, ma se fosse stata coraggiosa come Ghismunda lo avrebbe seguito nel suo viaggio eterno per riunire le loro anime e farle vivere felici) e si limita a piangere su quello che le rimane di Lorenzo continuando a fantasticare su quella che avrebbe potuto essere la loro vita e a rimanergli fedele in ricordo del loro grande amore ostacolato dai fratelli per difendere il buon nome della famiglia.


Novella n° 8:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Filomena

Tema centrale: le conclusioni fortunate di storie d'amore partite male.

Schema narrativo:

Nastagio degli Onesti è un ragazzo molto ricco di Ravenna. Egli si innamora di Aica Traversaro che però non lo considera assolutamente, anzi si diverte a vederlo soffrire.


Per conquistarla, Nastagio, fa di tutto, ma lei non cede e lui arriva perfino a meditare il suicidio perché il suo amore aumentava di giorno in giorno.


Siccome Nastagio stava sperperando il patrimonio di famiglia per far colpo su Aica, i suoi famigliari gli consigliano di trasferirsi lontano da lei: Nastagio si trasferisce a Chiassi (vicino a Ravenna) e comincia a vivere da gran signore.


Un giorno Nastagio comincia a pensare alla sua amata e la depressione lo assale, così, per scacciarla, va a passeggiare nella pineta.


Verso le cinque del pomeriggio delle urla lo distolgono dai suoi pensieri: una donna nuda correva gridando, inseguita da due cani che la mordevano e da un cavaliere che la offendeva e la minacciava di morte.


Nastagio cerca di difendere la donna, ma il cavaliere gli intima di non intromettersi chiamandolo per nome.


Nastagio, stupito, gli chiede come faccia a conoscerlo.


Il cavaliere si presente: è Guido degli Anastagi. Egli si era suicidato per amore di quella donna che non lo ricambiava e che aveva provato una grande gioia alla notizia della sua morte. Proprio per quest'ultimo comportamento alla sua morte lei era stata condannata ad essere inseguita ed uccisa per l'eternità da colui che l'aveva tanto amata.


Nastagio capisce di trovarsi davanti a due anime, si scosta per non interferire col disegno divino ed assiste all'uccisione delle donna che poco dopo risorge e ricomincia a fuggire per evitare di essere uccisa ancora.


La storia raccontata da Guido fa venire in mente a Nastagio un piano diabolico per conquistare Aica: la invita ad un pranzo nella pineta con i suoi parenti e, alle cinque, tutti assistono alla scena già vista da Nastagio.


Aica, dopo aver sentito il racconto del cavaliere, si immedesima nella parte della donna per il comportamento da lei tenuto nei confronti di Nastagio e si immagina già costretta a subire la stessa punizione.


Per evitare quella punizione così atroce Aica accetta di sposare Nastagio senza condizioni.



Figura della donna e concetto di amore:



In questa novella viene raccontato per la prima volta il comportamento della donna quando non corrisponde l'amore provato per lei da un uomo: ella diventa cattiva e si diverte alle spalle del dolore del suo innamorato che rischia di rovinarsi economicamente o addirittura di suicidarsi. Aica, alla fine, cede alle proposte di Nastagio solo per paura della punizione eterna, condannandosi a vivere una vita senza amore per evitare di diventare come la donna amata da Guido degli Anastagi. E' quindi possibile dire che l'amore vero a quei tempi era un evento molto raro, perché la maggior parte degli "innamoramenti" erano frutto di meschini calcoli monetari.


Novella n° 9:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Fiammetta

Narratore di 3° grado: Coppo di Borghese Domenichi

Tema centrale: le conclusioni fortunate di storie d'amore partite male.

Schema narrativo:

Coppo di Borghese Domenichi era uno degli uomini più autorevoli di Firenze ed era solito raccontare la storia di Federigo degli Alberighi.


Federigo degli alberighi era un giovane nobile fiorentino innamorato di monna Giovanna. Per conquistarla aveva fatto di tutto, ma lei non ricambiava minimamente.


Continuando a spendere denaro per far colpo su monna Giovanna, Federigo sperpera tutto il patrimonio di famiglia ed è costretto a trasferirsi nell'unico podere che gli rimane col suo amato falcone dove conduce una vita misera.


Dopo qualche anno il marito di monna Giovanna muore nomina suo erede il figlio o, se questi dovesse morire senza figli, la moglie.


Quell'estate monna Giovanna si trasferisce in campagna col figlio, vicino al podere di Federigo.


Il figlio di monna Giovanna si "innamora" del falcone di Federigo e, quando si ammala, chiede alla madre di portaglielo.


Giovanna, dopo una prima esitazione, cede alla richiesta del figlio e si reca da Federigo accompagnata da una sua amica.


Federigo, vedendola arrivare la invita a pranzo e, per offrirgli un pasto degno del suo nome, uccide e cucina il suo amato falcone.


Dopo pranzo Giovanna chiede il falcone a Federigo, ma lui gli confessa in lacrime di averglielo cucinato, lasciando di stucco la sua amata.


Dopo pochi giorni il figlio di Giovanna muore e la lascia ricchissima; quando i suoi fratelli la obbligano a risposarsi, lei si ricorda del gesto di Federigo e lo sposa facendolo l'uomo più felice del mondo e restituendogli la sua ricchezza.


Figura della donna e concetto di amore:

Anche in questa novella la donna non ricambia l'amore dell'uomo mandandolo in rovina, ma emerge anche un altro aspetto tipico dell'amor cortese e cioè l'amore fuori dal matrimonio. Federigo, infatti si innamora di monna Giovanna che è già sposata quindi, questo suo innamoramento, è puramente "intellettuale", caratteristica fondamentale dell'amor cortese.

L'uomo subisce il volere della donna, ma non si rassegna al suo rifiuto arrivando a rovinarsi economicamente e quindi ad essere costretto ad abbandonare tutte le sue speranze di colpo. Anche dopo molti anni, e nonostante le conseguenze del comportamento della donna, però Federigo conserva intatta la sua devozione alla sua amata tanto da sacrificare per lei il suo ultimo bene: il falcone che lo aiutava a procacciarsi il cibo. Proprio questo gesto di lui riscalda il cuore di monna Giovanna che rivela finalmente un po' di pietà e forse un po' di rimpianto per essersi rifiutata di trascorrere più tempo con quell'uomo così sensibile.


Novella n° 2:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Pampinea

Tema centrale: l'importanza della retorica (arte del ben parlare)

Schema narrativo:

Geri Spini sta ospitando due ambasciatori del Papa e con loro passa tutte le mattine davanti a S.Maria Ughi, dove Cisti ha il forno.


Cisti, un fornaio molto ricco, voleva offrir loro da bere e così si faceva vedere ogni mattina sull'uscio a bere saporitamente.


Geri vede Cisti e un giorno cede alla tentazione e si autoinvita ; trova il vino talmente buono che torna lì con gli ambasciatori tutte le mattine.


Dopo qualche tempo Geri dà una festa e manda uno dei suoi servi a prendere un po' di vino da Cisti.


Il servo vuole assaggiare il vino, così prende con sé un fiasco molto grande, ma Cisti capisce le sue intenzioni e lo rimanda da Geri con un "messaggio cifrato".


Geri capisce subito il significato del messaggio e fa cambiare il fiasco al servo.


Cisti gli dà il vino e, dopo le spiegazioni, i due diventano amici.


Caratterizzazione dei personaggi:

Cisti: ricco, furbo e cortese.

Geri Spini: intelligente, gentile, impegnato politicamente.


Funzione della parola:

In questa novella Boccaccio vuole dimostrare che la capacità di parlare è molto utile per evitare i raggiri e per smascherare gli imbroglioni.


Novella n° 4:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Neifile

Tema centrale: l'importanza della retorica (arte del ben parlare)

Schema narrativo:

Currado Gianfigliazzi, grande signore fiorentino, caccia un gru e la consegna al suo cuoco perché gliela cucini.


Chichibio è all'opera quando arriva Brunetta, la sua innamorata, che gli chiede una pezzetto della gru. Lui, per non contrariarla, gliene dà una coscia.


Quando Currado si accorge dell'assenza di una coscia si arrabbia e manda a chiamare Chichibio che sostiene che le gru abbiano una sola gamba e sostiene anche di poterlo dimostrare.


La mattina successiva, Currado porta Chichibio al fiume dove trovano le gru che dormono su una sola zampa e il cuoco tira un sospiro di sollievo, ma Currado urla e le gru tirano giù la seconda zampa.




Prontamente Chichibio risponde che con l'altra gru egli non aveva gridato ed essa non aveva tirato giù la seconda zampa.


La risposta del cuoco piace talmente tanto a Currado che decide di perdonarlo.


Caratterizzazione dei personaggi:

Currado Gianfigliazzi: grande e magnifico signore e grande cacciatore.

Chichibio: furbastro, pauroso, viene reso coraggioso dalla paura.


Funzione della parola:

Questa novella è un tipico esempio di come la capacità di parlare e di rispondere prontamente può salvare le persone da una brutta fine (quella che rischiava Chichibio se non fosse riuscito a dimostrare che le gru avessero una zampa sola).


Novella n° 10:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Dioneo

Tema centrale: l'importanza della retorica (arte del ben parlare)

Schema narrativo:

Fra' Cipolla era un frate di S. Antonio che andava a riscuotere le elemosine a Certaldo; egli non era colto, ma aveva una grande capacità retorica.


Una Domenica fra' Cipolla annuncia che alle tre del pomeriggio, durante la predicazione, avrebbe mostrato una piuma dell'Arcangelo Gabriele cadutagli durante l'annunciazione.


Giovanni del Bragoniere e Biagio Pizzini decidono di fare uno scherzo al frate: vogliono rubargli la piuma per vedere come si trarrà d'impaccio davanti al paese.


Fra' Cipolla dice al suo servo, Guccio Imbratta, di curare attentamente i suoi bagagli durante il pranzo, ma Guccio, che era un inetto, corteggia la cuoca lasciando le borse incustodite.


Giovanni e Biagio, non visti, entrano nella stanza del frate e rubano la piuma lasciando al suo posto un po' di carbone.


Alle tre la chiesa è piena di gente che vuole vedere a piuma. Fra' Cipolla comincia la sua predica, poi apre la cassetta e trova il carbone. Preso alla sprovvista egli chiude nuovamente la cassetta e comincia a narrare dei suoi viaggi in Oriente.


Egli, dopo un lungo pellegrinaggio, era arrivato a Gerusalemme dove il patriarca decide di mostrargli tutte le reliquie e di donargliene alcune tra le quali i carboni che arsero vivo S. Lorenzo. Quei carboni erano riposti in una cassetta uguale a quella della piuma dell'Arcangelo  e quindi lui le aveva scambiate, ma era stato Dio a volere quello scambio per ricordare a tutti che dopo 2 giorni sarebbe ricorsa la festa di S. Lorenzo. Fra' Cipolla, inoltre, aggiunge che quei carboni avevano la proprietà di scacciare gli incendi.


Tutti i fedeli credono alla "leggenda" e fanno grandi offerte per evitare gli incendi.


Dopo la predica Giovanni e Biagio restituiscono la piuma al frate raccontandogli tutta la vicenda con ammirazione per la sua capacità di improvvisazione.


Caratterizzazione dei personaggi:

Fra' Cipolla: basso, capelli rossi, viso sempre sorridente, non colto ma grande oratore, simpatico a tutto il villaggio.

Guccio Imbratta: tardo, sudicio, bugiardo, negligente, disubbidiente, maldicente, trascurato, smemorato e scostumato.


Funzione della parola:

In questa novella vi è una dimostrazione lampante di come la conoscenza della retorica sia importante per poter "incantare" la popolazione, soprattutto se il livello culturale è molto basso come in questo caso, e "manovrarla" secondo i propri desideri o bisogni. Inoltre la capacità di parlare è importante anche per trarsi d'impaccio nelle situazioni più difficili.


8ª GIORNATA (Regina: Lauretta):


Novella n° 3:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Elissa

Narratore di 3° grado: Maso del Saggio

Tema centrale: Beffe fatte dalle donne agli uomini, dagli uomini alle donne o tra uomini.

Schema narrativo:

A Firenze vivevano tre amici pittori: Calandrino, Bruno e Buffalmacco. Il primo era un sempliciotto e gli altri due amavano prenderlo in giro.


Maso del Saggio sente parlare dell'ingenuità di Calandrino e decide di fargli uno scherzo: lo incontra nella chiesa di S. Giovanni e gli parla delle proprietà magiche di alcune pietre che si trovano nel paese di Bengodi.


Calandrino, attirato da un gioco di parole di Maso che gli fa credere che esista una pietra che doni l'invisibilità, chiede dove poter trovare questa pietra dell'elitropia.


Maso gli rivela che questa pietra si trova nel Mucrone (un torrente vicino Firenze), così Calandrino va da Bruno e Buffalmacco e li convince a seguirlo nella ricerca dell'elitropia la Domenica mattina.


La domenica Calandrino raccoglie tantissime pietre che corrispondono alla descrizione dell'elitropia ma non è sicuro di averla trovata. A questo punto Bruno e Buffalmacco fingono di non vedere più Calandrino che si convince di avere trovato la pietra e si incammina verso casa.


I due amici approfittano della trovata per prenderlo a sassata lungo tutto il tragitto, durante il quale, fortunatamente, non incontrano nessuno.


Quando Calandrino entra in casa la moglie lo saluta normalmente: lui si arrabbia perché crede che lo possa vedere solo perché è una creatura diabolica, così gliele dà di santa ragione.


Bruno e Buffalmacco fingono di non sapere nulla e chiedono spiegazioni a Calandrino sulla situazione della moglie.


Calandrino racconta loro tutta la storia e vorrebbe picchiare ancora la moglie, ma i due amici hanno pietà di lei così lo raggirano di nuovo convincendolo che la colpa era soltanto sua, quindi doveva rappacificarsi con la moglie.


Ambientazione sociale e geografica:

La vicenda si svolge nella città di Firenze, ma all'interno della novella possiamo trovare anche la descrizione del "paese di Bengodi" dove succedono le cose più piacevoli e più strane del mondo (es.: maccheroni che rotolano lungo i fianchi di montagne di parmigiano, ecc.) e dove tutti sono ricchi e contenti perché non hanno nessun problema.

L'ambiente sociale descritto è quello degli "artisti" dell'epoca: burloni, amanti dei vizi (donne, vino e buon cibo), ma piuttosto poveri. Essi vivevano come dei normalissimo artigiani, cioè non avevano grandi problemi finanziari, ma non navigavano certamente nell'oro. In questo quadro spicca particolarmente la figura di Calandrino che potrebbe essere definito come "il giullare del villaggio" per la sua ingenuità. Nella famiglia di Calandrino chi comanda è la moglie che si preoccupa di far quadrare i conti e di "mettere in guardia" il marito dalle burle degli amici che, in un modo o nell'altro, riescono sempre a causargli dei danni economici; quindi lei incarna perfettamente la figura della donna cantata dall'amor cortese.


Sistema dei personaggi:

Eroe: Calandrino

Aiutanti dell'eroe: la moglie

Antagonista: Maso del Saggio

Aiutanti dell'antagonista: Bruno, Buffalmacco e le guardie

Strumenti: l'elitropia


Novella n° 6:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Filomena

Tema centrale: Beffe fatte dalle donne agli uomini, dagli uomini alle donne o tra uomini.

Schema narrativo:

Calandrino, a Dicembre, si reca sempre con la moglie nel suo podere in campagna dove fa ammazzare e salare il maiale. Un anno sua moglie sta male e Calandrino va al podere da solo, ma, sfortunatamente, i suoi due amici (Bruno e Buffalmacco) lo vengono a sapere e decidono di fargli uno scherzo.


I due amici si fanno ospitare da un amico prete che viveva vicino al podere di Calandrino, il quale li incontra e li invita al podere per mostrargli il maiale.


Bruno e Buffalmacco, visto il maiale, propongono a Calandrino di venderlo e fingere con la moglie che glielo avessero rubato, in modo da potersela spassare con il ricavato, ma Calandrino è irremovibile.


I due amici decidono, d'accordo col prete, di far ubriacare Calandrino in modo da potergli facilmente rubare il maiale e metterlo nei guai con la moglie.


Calandrino si ubriaca e, mentre lui dorme come un ghiro, Bruno e Buffalmacco gli rubano il maiale.


La mattina successiva Calandrino si sveglia, e, non trovando il maiale, esce di casa a lamentarne il

furto.


Bruno e Buffalmacco fingono di non credergli e di essere convinti che lui abbia venduto il maiale per tenersi poi i soldi


Alla fine i due amici fingono di credere a Calandrino e che, per trovare il ladro, bisognava organizzare una bella cena per tutto il paese e fare un incantesimo sul cibo in modo che il ladro non sarebbe riuscito a mandare giù un solo boccone e sarebbe stato riconosciuto subito.


Bruno si reca in città a prendere il necessario per la cena con i soldi di Calandrino e, oltre alle polpette normali, si fa confezionare due polpette "speciali" amarissime.


La mattina successiva Bruno e Buffalmacco riunirono la gente del paese e spiegarono la situazione, poi cominciarono la distribuzione delle polpette: a Calandrino diedero le due polpette "speciali" che lui sputò perché gli sembravano più amare del fiele e, così facendo, si autoaccusò del furto.


Bruno e Buffalmacco fecero finta di essere arrabbiati con Calandrino perché lui aveva tentato di farli fessi vendendo il maiale senza dir loro nulla, così lo ricattano: si fanno dare due capponi cambio del silenzio con la moglie.


Ambientazione sociale e geografica:

La vicenda si svolge in un paese di campagna non lontano da Firenze dove Calandrino possiede un piccolo podere dove tutti gli anni alleva un maiale che poi, una volta ucciso, gli servirà come scorta alimentare per tutto l'anno.

L'ambiente sociale descritto è, quindi, tipicamente contadino. Qui sono ancora in vita delle consuetudini medievali ed è ancora in uso la consuetudine che prevedeva un aiuto reciproco tra contadini in caso di calamità, quale, ad esempio, la presenza di un ladro che avrebbe potuto tornare a colpire. Di conseguenza il furto del maiale di Calandrino richiama tutto il paese, forse anche a  causa delle polpette che gli amici fanno comprare a Calandrino con lo scopo di offrirle a tutti, ufficialmente, per trovare il colpevole, ufficiosamente, solo per far guadagnare a tutti un pasto gratis.


Sistema dei personaggi:

Eroe: Calandrino

Antagonisti: Bruno e Buffalmacco

Aiutanti degli antagonisti: il prete e gli abitanti del villaggio

Strumenti: il maiale, l'ubriacatura di Calandrino e le polpette "speciali".


Novella n° 2:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Elissa

Tema centrale: l'ipocrisia

Schema narrativo:

In Lombardia c'era un convento famoso per l'austerità della vita delle sue monache.


Un giorno una delle monache, Isabetta, si innamora dell'amico di un suo parente che è venuto a trovarla e comincia a trascorrere le notti con lui nella sua cella.


Le monache del convento scoprono il segreto di Isabetta e decidono di "denunciarla" alla superiora.


Una sera, mentre Isabetta si trovava con il suo amante, le monache chiamano la superiora che, però, in quel momento, si trovava a sua volte in "compagnia" del prete: nella fretta di vestirsi la suora fa un errore e mette in testa i pantaloni del prete, ma, nella concitazione del momento, nessuno se ne accorge.




La superiora va nella cella di Isabetta, la coglie sul fatto e la porta nel suo ufficio dove comincia a riprenderla duramente. Isabetta però si accorge dello strano copricapo della badessa e glielo fa notare.


Vistasi scoperta la superiora modera i toni e perdona Isabetta, la quale può continuare ad intrattenersi con il suo amico come farà la superiora col prete e le altre consorelle con chi possono.


Novella n° 3:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Filostrato

Tema centrale: Beffe fatte dalle donne agli uomini, dagli uomini alle donne o tra uomini.

Schema narrativo:

Calandrino eredita da una zia una modesta somma di denaro con la quale vuole comprare un piccolo podere, ma i soliti amici (Bruno e Buffalmacco) vogliono convincerlo a spenderli facendo baldoria con loro.


Al rifiuto di Calandrino i due amici si mettono d'accordo con un terzo compare per combinare un bello scherzo a Calandrino e portargli via un po' di soldi.


Il giorno seguente i tre incontrano Calandrino separatamente e gli dicono che sembra malato, lui si spaventa e si mette a letto, poi manda un campione di urina ad un amico medico.


Il medico, corrotto da Bruno e Buffalmacco, fa credere a Calandrino di essere rimasto "incinto" e che la medicina che serva per toglierlo dai pasticci è molto costosa.


Calandrino paga subito il medico che gli manda un intruglio a caso e poi va a spassarsela con gli amici grazie ai soldi di Calandrino che si rimette presto in forze.


Sistema dei personaggi:

Eroe: Calandrino

Aiutanti dell'eroe: la moglie

Antagonisti: Bruno e Buffalmacco

Aiutanti degli antagonisti: Nello e il medico

Strumenti: l'esame delle urine alterato.


Novella n° 5:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Fiammetta

Tema centrale: Beffe fatte dalle donne agli uomini, dagli uomini alle donne o tra uomini.

Schema narrativo:

Bruno e Buffalmacco vengono chiamati da Niccolò Cornacchini per dipingere le pareti della sua nuova villa di Camerata, ma i due non ce la fanno e chiamano ad aiutarli Calandrino e Nello.


La villa è ancora disabitata, viene ogni tanto solo il figlio di Niccolò, Filippo, accompagnato da qualche donna di malaffare.


Un giorno Filippo viene accompagnato da Niccolosa, una prostituta, che però era tanto elegante da sembrare una nobildonna.


Calandrino vede Niccolosa, si innamora di lei e confida questo suo amore a Bruno che gli fa credere che Niccolosa è la moglie di Filippo e quindi la padrona di casa, ma, se vuole, Lui e Buffalmacco potranno aiutarlo a conquistarla.


Bruno racconta tutto a Filippo ed insieme a lui gli amici si preparano a fare uno scherzo al povero Calandrino: Niccolosa viene convinta a farsi corteggiare da Calandrino. La donna accetta e Calandrino si fa avanti in maniera bambinesca facendo sbellicare dalle risate gli altri.


Quando il lavoro alla villa era quasi finito Calandrino chiede a Bruno di affrettare i tempi. Bruno promette a Calandrino di fare un incantesimo in base al quale la donna sarebbe sicuramente caduta ai suoi piedi e l'avrebbe seguito anche in capo al mondo.



Calandrino procura a Bruno gli "ingredienti" richiesti, segue tutte le istruzioni dell'amico e Niccolosa finge di essere pazza di lui, tanto che lo porta in un fienile e gli salta addosso.


Nel frattempo, però, Nello, che era parente della moglie di Calandrino, era andato a Firenze ad avvisare monna Tessa di quanto stava accadendo alla villa. Monna Tessa fa irruzione nel fienile ed insulta Niccolosa e Calandrino facendo sbellicare dalle risate i compari del marito che torna a casa molto abbattuto.


Sistema dei personaggi:

Eroe: Calandrino

Antagonisti: Bruno e Buffalmacco

Aiutanti degli antagonisti volontari: Niccolò Cornacchini e Niccolosa

Aiutanti degli antagonisti involontari: Nello e la moglie di Calandrino

Strumenti: Niccolosa


Novella n° 10:


Narratore di 1° grado: Boccaccio

Narratore di 2° grado: Dioneo

Tema centrale: vicende amorose che mettono in luce la liberalità e la magnanimità delle persone

Schema narrativo:

Il marchese Gualtieri di Saluzzo non si decideva a sposarsi, ma un giorno, stanco delle insistenze dei suoi  consiglieri, decide di sposare una contadina molto bella.


Gualtieri si accorda col padre delle ragazza, che si chiamava Griselda, e dà inizio ai preparativi per le nozze.


La mattina della cerimonia Gualtieri si reca a casa della sposa e si fa promettere da lei obbedienza eterna. Griselda accetta e Gualtieri la veste riccamente e la sposa; Griselda si dimostra una buona padrona di casa e, nonostante le umili origini, si adatta facilmente alla vita da nobildonna.



Dopo un po' di tempo Griselda dà alla luce una bambina, ma Gualtieri, per mettere alla prova l'ubbidienza di lei, manda un suo servo a prendere al bimba facendo credere alla madre che l'avrebbe uccisa; in realtà la bimba viene mandata a Bologna presso dei parenti che l'avrebbero allevata.


Nonostante l'ubbidienza dimostratagli dalla moglie in quell'occasione, Gualtieri ripete l'operazione anche con il secondo figlio dato alla luce da Griselda che, anche questa volta, accetta tutto senza fiatare.


Per mettere definitivamente alla prova Griselda, Gualtieri le comunica di volerla ripudiare e lei, dopo tredici anni di matrimonio, torna a casa dal padre solo con una camicia, perché lei di suo non aveva nulla.


Al colmo della crudeltà Gualtieri ordina a Griselda di venire a lavorare per lui per organizzare il banchetto delle sue nuove nozze e le chiede la sua opinione sulla nuova fidanzata.


Griselda ammette la bellezza di lei, ma avverte Gualtieri di non mettere alla prova la ragazza come aveva fatto con lei, perché, a causa delle sua educazione nobile, non avrebbe potuto sopportare quello che aveva sopportato lei.


A questo punto Gualtieri rivela a Griselda che i paggetti delle nozze erano in realtà i loro figli, che lui l'amava veramente e che l'aveva solo sottoposta a delle prove per testare la sua ubbidienza.


Dopo la riconciliazione la famiglia viene riunita e allargata anche al padre di Griselda. Guatieri e Griselda vissero a lungo insieme e lei fu sempre pienamente rispettata dal marito per il coraggio e la pazienza dimostrati .


Divisione in tre macrosequenze:

1. Sposalizio tra il Marchese di Monferrato ed una contadina (Griselda);

2. Griselda viene sottoposta a prove durissime;

3. Il Marchese riconosce le qualità di Griselda e la accoglie nuovamente in famiglia con molto rispetto.


Valori della società ideale:

In questa novella viene messa in evidenza l'importanza della fedeltà ad una promessa fatta o ad un impegno preso, anche se questi possono essere gravosi o possono portare a delle conseguenze dolorose da sopportare. Griselda è un perfetto esempio di fedeltà ad una promessa, infatti non si ribella mai alle decisioni del marito al quale aveva promesso eterna ubbidienza, anche quando queste comportano l'allontanamento dei suoi figli o il suo ripudio dopo tredici anni di matrimonio.

Di conseguenza è possibile individuare nella fedeltà e anche nella forza d'animo due valori che Boccaccio riteneva fondamentali in una società ideale.







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