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Commento sul libro 'Il razzismo spiegato a mia figlia'

letteratura



Commento sul libro "Il razzismo spiegato a mia figlia"

Il  razzismo  spiegato  a  mia  figlia  è  stato  scritto  da  Tahar  Ben  Jelloun, che  ha  avuto  l'idea  di  scrivere  questo  testo quando  andò  con  sua  figlia  alla  manifestazione  contro  il  progetto  di  legg 232d34c e  Debrè  sull'ingresso  e  sul  soggiorno  degli  stranieri  in  Francia. Qui  sua  figlia  gli  fece  molte  domande, inoltre  volle   sapere  perché  si  manifestasse, cosa  significassero  certi  slogan, se potesse  servire  a  qualcosa  sfilare  per  strada  protestando, eccetera.
Fu  così  che  arrivò  a  parlare  di  razzismo. E ricordandosi  le  domande  e  le  riflessioni  della  figlia  iniziò  a  scrivere  le prime  pagine  di  questo  libro, cambiando  le  espressioni  complicate  e  spiegando  i  concetti  difficili. Questo  testo  è  stato  riscritto  almeno  quindici volte, per  bisogno  di  chiarezza, di  semplicità  e  di  obiettività, facendo  si  che  questo  fosse  accessibile  a  tutti, anche  se  destinato  ai  ragazzi  tra  gli  otto  e  i  quattordici  anni.. L'autore  è  partito  dal  principio  che  la  lotta  contro  il  razzismo  comincia  con  l'educazione, infatti  si  possono educare  i  ragazzi, non  gli  adulti, e per  questo  che  l'autore  ha  scritto pensando  con  una  preoccupazione  pedagogica. Questo  breve  testo  di  Tahar Ben  Jelloun  ha  avuto  davvero  la  genesi  descritta  nell'introduzione.
È stato  scritto  ricostruendo  un  dialogo  nel  quale  lo  scrittore  ha  avuto  come  interlocutrici  tre  ragazzine: sua  figlia  Meriem  e  due  sue  amiche, delle  quali  Meriem  è  portavoce. Scopo  del  colloquio  è  quello  di  chiarire  nel  modo  più  semplice  e  lineare  la  profonda  ingiustizia  del  razzismo  e  la  necessità  di  vigilare  perché  non  si  possa  affermare. Alla  domanda  di  una  ragazzina  di  dieci  anni: "Dimmi, babbo, cos'è il razzismo?" non  si  può  rispondere  ricapitolando  ponderosi  resoconti  storici, richiamando  temi  teorici  complessi  e  concettose  distinzioni  morali, ma  soltanto  riferendosi  a  questioni  ed  esempi  tratti  dal  quotidiano: la  casa, la  scuola, la televisione. Ne  viene  fuori  un  discorso  serrato  che  potrebbe  avere  luogo  in  qualsiasi  famiglia  in  un  pomeriggio  qualsiasi. Ma  leggerlo  può  lasciare  qualcosa  di  indelebile  nella  memoria   dei  ragazzi e, per  tutti  i  genitori, pu!
ò  costituire  una  traccia  utile  perché  possano, a loro  volta, affrontare  l'argomento  come  si  deve. La lotta  contro il razzismo  deve  essere  un riflesso quotidiano, non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna  cominciare cercando di dare un buon esempio e stare attenti all'utilizzo delle parole, che sono molto pericolose. Alcune di queste vengono usate per offendere o per umiliare, altre per sostenere intenzioni di discriminazione, altre sono belle e allegre. Bisogna rinunciare alle idee preconcette e bisogna eliminare le espressioni che sono portatrici di falsi  ideali. La lotta contro il razzismo infatti incomincia proprio con un lavoro sul linguaggio, che richiede volontà e perseveranza, e inoltre non si deve lasciar correre o lasciar dire altrimenti il razzismo potrebbe nascere e svilupparsi anche tra le persone che avrebbero potuto evitare questo flagello. Ciascuno ha il diritto alla sua dignità, con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita i!
n tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inaspettato. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità.
E' questo che l'autore ha voluto esprimere in modo molto semplice, e inoltre attraverso questo messaggio si è rivelata tutta la sua grande umanità e sensibilità nei confronti di una lotta contro un fenomeno che dovrà essere assolutamente eliminato per far regnare la tranquillità e l'unità tra i popoli e gli uomini del mondo!







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