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Musica del Novecento negli Usa
Ragtime e stride piano
Il carattere evasivo ed allegro del ragtime, sorto come genere di
intrattenimento per risollevare gli animi dopo la ricostruzione del nuovo stato
americano, non nasconde le sue origini dotte. Il ragtime è infatti uno stile, a
differenza dello stride piano,
completamente scritto e composto secondo una struttura multitematica. Gli
esecutori, vantano un'ottima lettura e variano le melodie originarie con
abbellimenti e accenti, anticipando di qualche anno le prime improvvisazioni
jazz.
Le melodie, suonate dalla mano destra, si incastrano ritmicamente con
l'incedere regolare della sinistra.
Sul ragtime si sovrappone spesso un ballo concitato denominato cakewalk. Anche molti compositori
europei sono influenzati dal ragtime come Brahms, Debussy , Strawinsky.
Inoltre, parte del jazz degli anni venti non è altro che l'arrangiamento
orchestrale di alcuni ragtime di cui mantiene la stessa struttura con
l'aggiunta di brevi assoli strumentali. Il personaggio di spicco del ragtime è
senz'altro Scott Joplin.
Con la sua scomparsa nel 1917 l'era del ragtime tramonta, aprendo
le porte al jazz di Jelly Roll Morton a New Orleans e, successivamente,
allo stride piano di James
Price Johnson a New York.
James P. Johnson è letteralmente un caposcuola per molti pianisti,
introducendo nel ragtime la componente nera del blues.
Nei primi anni venti fa la comparsa sulle scene di New York un altro fuoriclasse del pianoforte: Fats Waller, che, oltre alla maestria pianistica, mette in luce delle ottime doti di compositore e di cantante. Waller è, inolt 646i86g re, tra i primi ad usare con maestria l'organo Hammond.
I tre più grandi esponenti dello stride sono Johnson negli anni venti,
Waller negli anni trenta e quaranta, Art Tatum negli anni trenta, quaranta e cinquanta.
Dagli albori del jazz a Kansas City
Nei primi anni del novecento, fino circa all'inizio del primo conflitto
mondiale, la musica più popolare e diffusa nelle grandi città rimane il ragtime
pianistico.
Nel sud, e più precisamente a New Orleans, il ragtime si fonde con le
marce europee ed il blues nero, dando vita al primo jazz.
L'improvvisazione è ancora circoscritta a poche battute e la conduzione
è naturalmente in mano al bandleader, ma all'interno dell'esecuzione è previsto
sempre un piccolo spazio per le variazioni collettive. Solitamente sono brevi
breaks ritmo-melodici, ma sono sufficienti per mettere in mostra le grandi
qualità solistiche dei primi jazzmen come: King Oliver, Luis Amstrong...
Jelly Roll Morton è da considerare il primo grande pianista di jazz.
Nel 1914
incomincia il grande esodo dei neri verso le città industriali del nord
(Chicago, New York, Detroit). Anche i jazzisti si spostano in città portando
con loro la musica di New Orleans e soprattutto il blues. La musica che si
suona infatti in quegli anni a Chicago e New York è ancora ragtime senza alcun
accenno blues. Le condizioni dei neri nelle città del nord non sono però pari
alle aspettative. Si costruiscono i primi grandi ghetti di Chicago e di New
York (Harlem) dove la
popolazione americana di colore, appena uscita dall'incubo della schiavitù,
deve fare i conti con il nuovo razzismo bianco.
Nel fermento di quegli anni non mancano neppure musicisti come Paul
Whiteman e George Gershwin, entrambi bianchi, che cercano di rendere
il jazz più classico e levigato, con sonorità pulite e controllate. In altre
parole fanno l'opposto di King Oliver, di Armstrong e di altri che si esprimono
con un linguaggio "dirty"
e sanguigno.
Subito dopo, il jazz "hot" vive un periodo di fulgore fino al 1929 (prima della grande crisi) e Armstrong, Beiderbecke, Henderson ed Ellington hanno occasione di esibirsi in moltissimi teatri.
Sotto il profilo strettamente pianistico, ad Harlem dopo il 1920 si impone lo stride piano, mentre a Chicago incomincia a ottenere successo il boogie-woogie.
Il boogie, che verrà ripreso qualche decennio più tardi, gettando le basi al rock & roll e al rock successivo, fonde il pianismo ritmico e percussivo del ragtime con il sapore e la struttura del blues.
La crisi del 1929 convince molti jazzisti ad abbandonare gli Usa
a favore dell'Europa.
Nel sud, a Kansas City, la situazione è totalmente diversa e anche il
jazz vive un periodo di un certo benessere. Lo stile di Kansas City è meno
raffinato di quello del nord, ma le orchestre, propongono una musica
travolgente.
A Kansas City sono attivi molti jazz clubs in cui si tengono
interminabili concerti con i migliori strumentisti del momento.
Il
crollo di Wall Street Impone al governo americano una cura drastica che, grazie
al presidente Roosvelt, risolleva le sorti del paese. Il "new deal",
cioè la nuova ripresa degli Stati Uniti, necessita degli sforzi di tutti i
cittadini inclusi i neri che quindi possono partecipare maggiormente alla vita
del paese anche sotto il profilo imprenditoriale. Nasce in quegli anni la nuova
borghesia nera, fatta principalmente da commercianti e piccoli artigiani.
Nel 1935 la crisi appare superata quasi del tutto e la musica
riprende a moltiplicarsi nelle grandi città, soprattutto a New York. Dopo la
grande paura, tutti, bianchi e neri, hanno voglia di divertirsi e di cercare
svago nel ballo. La musica asseconda i movimenti della danza ed il ritmo
diventa più fluido e levigato così come le sonorità delle orchestre. Ecco che
prende avvio un nuovo modo di concepire il tempo sul quale si baserà tutto il
jazz moderno del dopoguerra. I pianisti che determinano questo passaggio
sono Teddy Wilson e Art Tatum. Entrambi sono degli abilissimi
accompagnatori anche se, Tatum si fa apprezzare maggiormente come solista.
Wilson, prima di collaborare con il re dello swing Benny Goodman,
suona con molti solisti e cantanti, acquistando un notevole senso della misura
ed una eleganza melodica e armonica che lo pone in una posizione di rilievo nel
jazz moderno.
È invece difficile schematizzare lo stile di Art Tatum che diventa
in fretta personalissimo e originale. La condizione di non vedente lo spinge a
curare l'aspetto spettacolare delle sue esecuzioni basate spesso più
sull'imprevedibilità e varietà delle soluzioni che sulla continuità.
Proprio per questo, oltre all'ammirazione incondizionata di tutti i
pianisti classici e jazz, ha raccolto qualche critica da studiosi di fama. Tatum
suona quasi esclusivamente songs.
In altre parole sceglie la via della "variazione sul tema" più che la
ricerca compositiva. Sotto il profilo pianistico Tatum porta nel jazz
molti procedimenti della musica colta che conosce e suona con successo.
Lo swing
Il termine swing è un ombrello molto ampio sotto cui si collocano varie
esperienze nel decennio che va dal 1935 al 1945 circa. C'è comunque
da dire che le proposte più conosciute e diffuse con il termine swing sono
principalmente bianche, come quelle di Benny Goodman. Ciò nonostante lo
swing bianco apre ancora una volta indirettamente la strada alle orchestre nere.
L'influenza bianca dello swing ha effetto anche sul blues e cioè sulla
componente più nera del jazz.Tale manipolazione si rivela ben presto un
arricchimento armonico del blues che mantiene allo stesso tempo la sua
componente modale. Si dà così avvio a quel processo di sintesi tra modalità e
tonalità che si rivela ancora oggi il modo più moderno e attuale di suonare
jazz.
Lo swing è inoltre un periodo fecondo per quanto riguarda il
rinnovamento del repertorio jazzistico.
Tra le innovazioni introdotte dai
musicisti swing, è importante sottolineare il nuovo ruolo della sezione ritmica
che, oltre a sostenere efficacemente le sezioni delle big bands e gli
interventi dei solisti, acquista una propria autonomia anticipando la
concezione moderna del combo bebop.
La rivoluzione del Bebop
Durante
la "swing era" i problemi razziali rimangono momentaneamente in
sordina e bianchi e neri intravedono una possibile soluzione di convivenza. Lo
swing, fa da colonna sonora a questa momentanea tregua.
Gli Stati Uniti, stanno combattendo una guerra, seppure a migliaia di
chilometri di distanza, e quindi non si possono occupare dei problemi interni
tra cui, in primis, quello razziale. Inoltre le truppe statunitensi sono in
Europa anche per dare una lezione di civiltà nei confronti del razzismo nazista,
quindi devono dare un buon esempio di pacifica convivenza multietnica.
Nonostante ciò le discriminazioni razziali sono sempre latenti sia tra i
militari in guerra che in patria e sfociano spesso in tumulti e scontri
sanguinosi nei ghetti delle città del nord e del sud. L'Europa, che aveva avuto modo di
conoscere appena la musica d'oltreoceano nel corso delle tournée dei primi anni
trenta dei grandi jazzisti come Ellington e Armstrong, ora può
immergersi completamente nella musica americana, scoprendo soprattutto il jazz più
delicato di Glenn Miller ma anche, sebbene in misura minore, le
esperienze delle orchestre e dei solisti neri.
Proprio con la morte di Glenn Miller nel 1944, anno dello
sbarco in Normandia, si fa coincidere anche la fine dello swing e l'inizio del
nuovo corso musicale rivoluzionario: il bebop.
L'effetto causato sul mondo musicale è straordinario
anche se, inizialmente, il pubblico è formato soprattutto da colleghi musicisti
vogliosi di capire i meccanismi di quella musica indiavolata.
I brani privilegiano dei tempi fast a velocità di metronomo
inconcepibili fino a qualche anno prima; i temi, quasi sempre songs o blues
ampiamente rivisitati, sono eseguiti all'unisono da tromba e sax all'inizio e
alla fine del brano, mentre durante l'esecuzione si alternano gli assoli dei
vari solisti sulla forma ciclica della canzone.
Facciamo ora un passo indietro e
torniamo agli albori del bebop ed a suoi protagonisti.
Nei primi anni quaranta si presenta al Minton's un pianista
diciassettenne amico di Monk (il primo musicista a presentarsi su quel
palcoscenico): Bud Powell.
Il suo stile è ancora in via di definizione e così nessuno bada più di
tanto a quel ragazzo. Dopo qualche anno, Powell ricompare a New York nel 1946
e questa volta si fa apprezzare da tutti i santoni del bebop e soprattutto
dal musicista di punta del momento: Dizzy Gillespie.
Fino al 1953 Powell suona in modo fantastico sebbene le
esibizioni talvolta debbano essere interrotte dai suoi problemi psichici che lo
obbligano a lunghe degenze ospedaliere.
Lo stile di Powell è stato associato a quello sassofonistico di Parker; Powell introduce nelle improvvisazioni alcuni
elementi tipicamente pianistici come la rapidità di certi passaggi
difficilmente eseguibili con il sax o il fraseggio derivato da posizioni caratteristiche
del piano. Powell ha un senso della costruzione della frase molto personale e
nuovo. Il periodo infatti si sviluppa spesso a cavallo di più battute spostando
in questo modo il senso metrico. Powell inaugura inoltre la strada
"nera" del trio pianistico moderno.
Quando Powell suona da solo vengono maggiormente alla luce le sue
influenze come il preludiare alla Tatum, l'incedere stride alla P. Johnoson o
ancora, l'uso di dissonanze e scale, in stile tipicamente monkiano.
Il Cool Jazz
Spenta
l'euforia dell'immediato dopoguerra, calato definitivamente il sipario sulla
musica swing delle grandi orchestre, il jazz vive un momento di riflessione.
Le concezioni rivoluzionarie del bebop ed il ritorno alla dimensione
artistica del jazz, dopo la lunga parentesi commerciale, necessitano infatti di
un po' di tempo per poter essere accettate dai musicisti e dal pubblico.
La riflessione avviene perciò con molta calma e relax.Il movimento
musicale viene denominato cool jazz, non tanto per sottolineare il distacco
degli esecutori, soprattutto bianchi, quanto per evidenziare la giustezza del
suono, del clima musicale, delle esecuzioni rilassate. Il cool jazz si
afferma soprattutto grazie ad un cospicuo gruppo di musicisti bianchi,
capeggiato dal pianista italo americano Lennie Tristano, a New York.
Nella
musica di Tristano e dei suoi gruppi emergono pienamente i caratteri di questo
stile che si contraddistingue più per l'approccio sonoro e le procedure
musicali adottate che per le novità solistiche.
Il gergo improvvisativo è di derivazione boppistica con un grande uso di
cromatismi e di accordi alterati.
A
differenza del bebop, la musica di Tristano è inoltre più legata a stilemi
"classici".In altre parole adotta la tecnica dell'invenzione a
due voci che conduce l'improvvisazione in terreni al confine della tonalità.
Nell'opera di Tristano inoltre viene valorizzata la chitarra.
La definitiva consacrazione del nuovo stile avviene comunque nel 1949 ad
opera di un musicista di colore, Miles Davis, che si butta a capofitto
nelle nuove sonorità cool, a lui particolarmente congeniali.
Il lavoro dell'arrangratore viene valorizzato alla pari degli altri musicisti
di spicco della band. Solo questo la dice lunga sulla nuova concezione musicale
basata su un sapiente controllo della partitura e dell'improvvisazione.
A ben vedere si tratta di un procedimento molto vicino alla tradizione
classica europea pur in presenza di un elemento basilare del jazz:
l'improvvisazione.
Il suono caldo e ovattato della band (denominata Tuba Band, proprio per
la presenza dell'ingombrante ottone) è comunque voluto da Gil Evans che
già in passato con l'orchestra di Claude Thornhill aveva sperimentato
l'impasto tra sax, ottoni ed il corno francese. Il risultato è originalissimo e
si sposa in pieno con gli elementi compositivi, armonici e solistici.
Un altro elemento innovativo è l'utilizzo di metri differenti.
La
stagione del cool jazz si sviluppa, sebbene con caratteri propri e differenti,
anche nella west coast che fino a quel momento non aveva dato un contributo
significativo allo sviluppo del jazz moderno.
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