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SIGMUND FREUD E LA NASCITA DELLA PSICOANALISI

sociologia



SIGMUND FREUD E LA NASCITA DELLA PSICOANALISI.

Introduzione.

Di tutte le 'scuole' della psicologia, la PSICOANALISI di S. Freud è stata quella che ha esercitato maggior peso nella cultura contemporanea, influenzando fortemente anche la letteratura, la sociologia, le scienze dell'educazione, l'antropologia. La PS. Fu una vera e propria rivoluzione culturale che, nata come metodo terapeutico per alcuni disturbi mentali, divenne una vera e propria nuova concezione dell'uomo; una concezione definita (a volte in senso dispregiativo) pansessualista, poiché pone le pulsioni sessuali (spesso inconsce) a fondamento del comportamento umano (sia quello 'normale' sia quello patologico).   La teoria di Freud, centrata sulla scoperta di una zona profonda e oscura della mente, l'Inconscio (costituito essenzialmente da forze, desideri e pulsioni di natura sessuale), e dell'azione condizionante dell'inconscio sul pensiero e sul comportamento, è stata chiamata PSICOLOGIA ABISSALE o 'DEL PROFONDO', e si caratterizza per essere una concezione dinamica e conflittuale della psiche: la psiche non è il regno della mera coscienza, della pacifica luce della ragione e della coscienza; la psiche è piuttosto un campo di battaglia dove si scontrano le forze inconsapevoli e irrazionali di natura libidica (Libido= energia sessuale che spinge verso la ricerca del piacere) con le forze della 'coscienza morale' (= l'insieme delle proibizioni che sono state instillate nell'uomo per via educativa sin dai primi anni).




S: Freud nacque nel 1856 in Cecoslovacchia da famiglia ebraica. La famiglia si trasferì a Vienna, ove F. studiò medicina. Si specializzò in neurologia. Scoprì, fra l'altro, le proprietà farmaceutiche di un alcaloide allora poco noto: la cocaina. Come psichiatra condusse brillanti rilevazioni anatomo-patologiche nel campo delle malattie dell'apparato nervoso. Nel 1886 si recò con una borsa di studio a Parigi, presso l'ospedale della Salpêtriére, ove J-M Charcot compiva i suoi studi sull'ISTERISMO facendo uso dell'ipnosi. Ritornato da Parigi, F. entrò in contatto con lo psichiatra viennese J. Breuer. Iniziò una proficua collaborazione tra i due, che si interruppe quando F. pose l'accento sul carattere sessuale della vita umana, compresa quella infantile. Dopo la guerra, F. era ormai considerato uno dei massimi intellettuali europei, nonostante le resistenze degli ambienti 'puritani' della buona borghesia ostile al suo pansessualismo. All'epoca della annessione nazista dell'Austria, F. abbandonò Vienna. Morì nel 1939 a Londra per tumore alla gola. Da poche settimane era iniziata la 2° g. mondiale.

OPERE PRINCIPALI: Studi sull'isterismo (1895, in collaborazione con Breuer); L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Totem e tabù (1912-13); L'IO E L'ES(1923); Il disagio della civiltà (1929).


LA SCOPERTA DELL'INCONSCIO.

Giovane medico, F. accresce la sua curiosità verso un vasto campo di disturbi nervosi allora genericamente catalogati sotto il termine 'isteria'.    I malati isterici presentavano disturbi assai gravi, come assenza di sensibilità e paralisi degli arti inferiori o superiori, nonché fenomeni di afasia (difficoltà nel parlare, addirittura mutismo) e amnesia (disturbi del ricordo), senza tuttavia che si potessero osservare lesioni somatiche tali da potersi dire causa dei disturbi stessi, e senza altresì che i soggetti manifestassero quella perdita di capacità di intendere e volere tipica delle malattie mentali come la demenza o l'oligofrenia (imbecillità). La medicina ufficiale del tempo si muoveva in un orizzonte teor 121h79b ico di tipo positivistico-materialistico, che tendeva a interpretare tutte le malattie in termini somatici. L'idea era che se i disturbi isterici non sono riconducibili a lesioni somatiche, non possono essere considerati sintomi di malattia e non vanno 'presi sul serio'. Perciò -si pensava- l'isteria non è una malattia ma piuttosto una sorta di simulazione, di fuga dalla realtà imputabile a stati di debolezza susseguenti a malattie vere e proprie. La prevalenza di malati di sesso femminile sembrava ricondurre l'isterismo a effetti collaterali di traumi derivanti da parti difficili, stress da allattamento etc. [Lo stesso F. ricorda che un vecchio medico faceva derivare la parola isteria dal greco HYSTER, 'utero', per indicare il carattere essenzialmente femminile dei fenomeni in questione]. Nell'altro sesso la presenza di disturbi isterici era fatta dipendere da altre cause, come l'etilismo.

F. usò altri atteggiamenti di fronte agli isterici. Occorreva vedere se ne fosse possibile la cura e -a partire dai risultati ottenuti in sede terapeutica- avanzare una ipotesi diagnostica sulle cause: non dalla eziologia (=ricerca delle cause, diagnosi) alla terapia, dunque, ma dalla terapia alla eziologia.

F. aveva saputo che Charcot, mediante l'ipnosi, riusciva a far scomparire i sintomi isterici. Si recò a Parigi e conobbe i metodi di Charcot, traendone una importante conseguenza: se l'ipnosi permetteva la scomparsa dei sintomi isterici, questo significava che la produzione dei sintomi da parte del soggetto malato andava ricondotta a una situazione non-conscia che solo l'ipnosi permetteva di rivelare (nello stato di ipnosi la coscienza del soggetto era naturalmente meno vigile). Con Breuer, F. usò a Vienna l'ipnosi. Emergeva ormai il concetto di inconscio. La conclusione dei due medici in STUDI SULL'ISTERIA era che "nella nevrosi traumatica non è la lesione fisica . la vera causa della malattia, ma . il trauma psichico", cioè una emozione, una situazione penosa o spaventosa che agisce come un corpo estraneo nella mente, che permane al di sotto dei sintomi e continua a produrli, essendo la sua presenza sempre attuale nell'inconscio.

Gli ipnotizzati parlavano -sotto trattamento- di situazioni e ricordi penosi e drammatici: così facendo i pazienti ricostruivano le lontane e antiche situazioni, le rivivevano spesso in modo drammatico e venivano in tal modo a liberarsi dei sintomi.   In termini psicoanalitici, si trattava di provocare una abreazione : liberare, estrarre l'emozione penetrata e rimasta nella psiche profonda e inconscia, risvegliandone il ricordo e rivivendo l'emozione stessa. Se si riusciva a fare ciò, i sintomi isterici scomparivano: l'embolo d'emozione veniva sciolto e la psiche riprendeva, con il corpo, il suo normale funzionamento.

Nasceva dunque il concetto di 'trauma psichico' e di 'situazione emotiva inconscia'. L'INCONSCIO veniva presentato da F. come una ipotesi necessaria e legittima perché " se dalla supposizione dell'inconscio si manifesta la possibilità di una azione [terapeutica] efficace sul decorso dei processi [patologici], abbiamo raggiunto in tale successo una prova inconfutabile dell'esistenza di quanto supposto" (L'INCONSCIO, 1915).


L'INCONSCIO PRIMA DI FREUD.

Alcuni accenni ad una vita inconscia si hanno -sia pur come semplici barlumi- già in S.Agostino, che parla della memoria come di una "enorme caverna" ampia e immensa, da cui emergono alla coscienza i ricordi. Il trionfo di Cartesio costituì un elemento di forte opposizione allo sviluppo dell'idea di inconscio. Per Cartesio l'anima (la psiche, il pensiero, la mente, lo spirito -dite come volete) è il regno della sola coscienza. Egli non ammetteva alcuna attività mentale inconscia: impossibile avere idee di cui non siamo coscienti. Ma Leibniz, distinguendo le appercezioni (percezioni di cui abbiamo piena coscienza) dalle 'piccole percezioni' (troppo piccole per attirare l'attenzione e la coscienza) tornava a ipotizzare l'idea di una regione oscura della mente.

Anticipazioni chiare di certi tratti del pensiero di F. sono riscontrabili in Schopenhauer (che probabilmente F. aveva letto): il Wille è il principio INCONSAPEVOLE e irrazionale che regge e governa il mondo; tra gli animali e nell'uomo la volontà di vivere si esprime anche e innanzitutto negli istinti sessuali copulatori.    Ma l'intellettuale che più di tutti influì su F. fu lo scienziato tedesco G.T. Fechner, iniziatore della psicologia sperimentale, la PSICO-FISICA, nuova scienza al confine tra fisica e psicologia. Fu Fechner a paragonare la mente a un iceberg che emerge solo per una piccola parte dalle acque, nelle quali è invece sprofondata l'altra sua parte ben più vasta. L'iceberg è agitato da correnti nascoste sott'acqua (=l'inconscio).


I METODI DELLA PSICOANALISI. LE STRUTTURE DELLA PSICHE.

I pazienti raccontavano (già quando F. e Breuer usavano l'ipnosi) situazioni penose e drammatiche caratterizzate da aggressioni sessuali subite nell'infanzia. F. finì per ipotizzare che la scena dell'aggressione infantile fosse una costruzione fantastica che non aveva avuto luogo, e che esprimesse in modo nascosto il DESIDERIO sessuale provato dal paziente verso qualcuno, un desiderio giudicato sconveniente dalla coscienza morale (cioè, nel linguaggio psicoanalitico, censurato) e quindi rimosso, allontanato e represso, allontanato dalla soglia della coscienza. Ma il processo di rimozione non equivale ad un processo di eliminazione del desiderio censurato e rimosso. Esso, semplicemente, cade nella zona inconscia della mente e resta presente, anzi: agisce sul comportamento umano determinando varie forme di disturbo isterico-nervoso. Celebre è il caso di una paziente di F., Elizabeth von R.. La giovane presentava difficoltà nel camminare (senza avere alcuna lesione fisica). F. riuscì (col metodo della libera associazione delle parole) a guarire Elizabeth portando alla luce i desideri sessuali rimossi che ella aveva provato per il cognato davanti alla sorella morente. Il desiderio aveva immediatamente suscitato in Elizabeth il senso di colpa e vergogna, ed era stato allontanato dalla coscienza, rimosso, proiettato nell'inconscio; ma dal profondo dell'inconscio il desiderio, ben vivo, misto a disgusto e vergogna, si era convertito in (ovvero, aveva dato luogo a) difficoltà di camminare [si trattava di una reazione psico-fisica che paralizzava la possibilità di dirigersi verso il cognato e realizzare il desiderio 'immorale']. Ricordando, Elizabeth si era liberata. La DIAGNOSI qui finiva per coincidere con la TERAPIA: sapere è guarire.



A partire da simili osservazioni, F. giunse a elaborare una sistemazione teorica complessiva delle sue ricerche. In L'IO E L'ES F. elaborava la sua celeberrima tripartizione della psiche, la sua TOPICA PSICOLOGICA (= teoria dei 'topoi', cioè delle 'zone', dei 'luoghi', delle regioni della mente), la sua mappatura della psiche, la sua 'geografia mentale. Egli articolava la psiche dell'uomo in tre zone:

l'ES (cioè l'inconscio), la zona più antica e originaria, costituita dalle pulsioni libidiche sessuali, ricettacolo del tutto inconscio che accoglie anche i desideri rimossi (il termine 'ES' è l'articolo neutro tedesco, usato ad indicare il carattere indeterminato, cieco, originario degli impulsi libidici). L'ES è la dimensione a-logica della mente, diretta dalla libido, l'energia sessuale governata dal principio del piacere, cioè indirizzata a ricercare il piacere.

Il SUPER-EGO (Super-Io), è l'io censorio, costituito dall'insieme di regole e proibizioni di comportamento necessarie alla convivenza sociale e imposte dalla famiglia (e in generale dall'ambiente educativo); insieme di regole interiorizzate dall'uomo sin dalla tenera età mediante successivi processi di identificazione con i genitori, gli insegnanti etc. Il Super-Io è l'io controllore, quello che censura e rimuove i desideri sessuali socialmente illegittimi, ricacciandoli indietro nella sfera inconscia, impedendone la realizzazione. Il Super-Io è "prevalentemente inconscio" esso stesso.

L'IO, la regione della consapevolezza, è il risultato della tensione tra le due altre zone della psiche, e si trova perciò sempre in fragile equilibrio tra le pulsioni dell'Es e gli imperativi del Super-Ego. Originariamente tutto era Es; l'Io si è sviluppato per il continuo influsso dell'ambiente educativo sull'Es.

Gli ambienti psicoanalitici si sono spesso serviti di una immagine, quella della festa, del ricevimento, per sintetizzare la loro visione della vita psichica: in una grande villa si dà un ricevimento. Dinanzi al salone tutto illuminato (la coscienza, raffigurata dalla luce) stanno gli addetti al ricevimento che lasciano libero accesso solo alle persone autorizzate. In cantina (l'inconscio) alcuni rozzi e sporchi lavoranti decidono di recarsi alla festa. Salgono le scale ma sulla soglia del salone vengono bloccati e ricacciati indietro dai sorveglianti (=il Super-Io).

Per quanto riguarda i metodi di interpretazione, F. presto sostituì l'ipnosi col metodo della talking cure, cioè della libera associazione delle parole: il paziente doveva immediatamente associare a liste di parole offerte dal terapeuta altre parole, le prime a venire in mente. Il metodo servirebbe a superare la barriera censoria della mente e a interpretare-estrarre gli elementi inconsci, penetrando nel profondo abisso della psiche. Freud utilizzò poi un altro metodo per sondare la psiche: l'interpretazione dei sogni.

I sogni, espressioni dell'inconscio, costituiscono sempre più per F. la strada e la chiave d'accesso alla esplorazione dell'inconscio. Analizzando i sogni dei pazienti, F. si convinse che la vicenda contenuta nei sogni si formi al di fuori della censura morale e della logica che dirige la coscienza.

F. distinse il contenuto manifesto del sogno (=ciò che ricordiamo e raccontiamo quando lo evochiamo) dai pensieri onirici latenti (=quelle immagini e quei desideri inconsci che hanno presieduto alla formazione del sogno). Se noi raggiungiamo tali pensieri onirici (di natura sessuale) nascosti e travestiti sotto il contenuto manifesto, arriviamo a interpretare il sogno, a cogliere il suo significato. F. giunse a questa conclusione generale: "Il vero significato del sogno . dimostra di essere un soddisfacimento (solo onirico) di desideri insoddisfatti. Il sogno manifesto, che apprendete dalla vostra memoria quando vi svegliate, può quindi essere descritto solo come un soddisfacimento travestito di desideri repressi" (5 LEZIONI SULLA PSICOANALISI, 1910)

Dunque il contenuto manifesto è un travestimento simbolico dei desideri inconsci. Ad esempio (guai a ridere!) molte ragazze sognerebbero di cadere e farsi male e sanguinare su un vetro appuntito o un chiodo etc. Qui il simbolismo è riferito all'organo genitale maschile e al timore-piacere del rapporto sessuale. Perché l'inconscio ha la tendenza a camuffare il senso vero del sogno rendendolo latente? La risposta di F. è che ciò accade per non destare il "cane da guardia", la censura del Super-Io che, diversamente interverrebbe a bloccare il sogno e la soddisfazione che esso adduce.


PARAPRASSIE. Le pulsioni dell'inconscio, eminentemente sessuale, sono a fondamento non solo degli stati patologici isterico-nevrotici, ma anche della vita quotidiana e 'normale' di ogni uomo. Anche i sogni di uomini normali rivelano i meccanismi psichici che abbiamo detto. E squarci di luce sulla regione dell'inconscio sono offerti -per F.- anche dalle paraprassie (atti mancati), quei lapsus nel parlare, nello scrivere, nel ricordare che sono così comuni nella nostra vita quotidiana. Solo qualche esempio registrato da Freud:

Un signore dice di sua mogli che è "fredele": nella espressione era scivolata la convinzione (inconscia in quel momento) che sua moglie era 'fredda', 'frigida' sessualmente;

Come lapsus calami può valere quello della signora che nelle parole incrociate alla indicazione "icapi più forti della stalla", invece di scrivere "tori", come occorreva, aveva scritto "buoi" perché dei tori aveva sempre avuto paura. Va a dormire, si alza e corregge il foglio.


L'IPOTESI EVOLUTIVA DELLA SESSUALITA'.

Secondo F., contrariamente a quanto si ritiene esiste anche una sessualità infantile risalente a un periodo assai precoce della vita. L'idea fu assolutamente scandalosa, per il tempo. F. distinse tre fasi della sessualità infantile, secondo uno schema evolutivo che attribuiva alla sessualità un carattere polimorfo e non semplicemente procreativo-copulatorio (come invece siamo portati a pensare). Anche il bambino è un essere sessuale alla ricerca del piacere, ma la sessualità ha forme diverse e non univoche. Le tre fasi sono:

la fase orale: la fonte della gratificazione sessuale è il corpo materno, attraverso la suzione delle mammelle, principalmente. Ciò fin verso l'anno -anno e mezzo;

poi si sviluppa la fase sadico-anale, in cui il piacere è connesso alla ritenzione e poi alla evacuazione delle feci;



Verso i cinque anni, infine, l'interesse si sposta verso gli organi genitali: è la fase fallica o 'genitale', una fase in cui poi il bambino 'ama' la madre e 'odia' il padre (per la bambina la situazione è rovesciata), venendosi così a trovare in una situazione analoga a quella di Edipo (figlio di Laio, re di Tebe, e Giocasta; figura dell'EDIPO RE di Sofocle, che -ignaro- uccise il padre e sposò la madre, come gli era stato predetto dall'oracolo). Nasce la situazione edipica (o -come sarà detto più tardi- il 'complesso di Edipo), in cui il padre è oggetto di odio ma anche di invidia e ammirazione.

La crisi puberale, che coincide con la comparsa dei caratteri sessuali secondari, provoca la ricomparsa della situazione edipica. Normalmente il superamento di tale crisi permette lo svolgimento di una normale vita sessuale. Se però questo superamento è ostacolato o ritardato, possono comparire sintomi nevrotici (NEVROSI). Se poi l'individuo non è giunto neppure alla situazione edipica e le circostanze della sua vita sono tali da fissarlo alla fase orale o sadico-anale, compaiono disturbi della personalità talmente gravi (PSICOSI) che la loro guarigione è spesso impossibile.

Episodi traumatici della vita del singolo possono arrestarlo alla fase edipica e generare nevrosi che possono essere curate con i metodi psicoanalitici; ma tali episodi possono anche produrre una sorta di regressione involutiva alle fasi precedenti, e generare le psicosi.

F., influenzato dalla lettura di Darwin, interpretò in termini evolutivi la sessualità. La differenza tra l'evoluzionismo di Darwin e quello di F. è che mentre l'evoluzione biologica è un processo materiale, l'evoluzione psichica è un processo di evoluzione dei comportamenti sessuali: in termini embriologici, l'adulto psicotico e quello normale sono identici!


Deve ancora essere ricordato un processo psichico su cui F. ha insistito e che caratterizza la vita di alcuni uomini e donne adulte: il processo della sublimazione, nel corso del quale l'oggetto libidico primario (il corpo della persona sessualmente appetita) viene sostituito con una diversa fonte di gratificazione (l'arte, la scienza etc.), ritenendolo irraggiungibile. L'impossibile appagamento sessuale sarebbe a fondamento delle grandi personalità artistiche, scientifiche, filosofiche etc., le quali sublimarono la loro energia sessuale impedita esprimendola in opere straordinarie.


RELIGIONE E CIVILTA'.

Nel 1912-13, con TOTEM E TABU', F. tentò di servirsi del concetto di situazione edipica e in generale dei meccanismi psico-sessuali descritti per interpretare l'evoluzione culturale delle società umane primitive. Il tentativo fu -per il suo carattere anti-scientifico e meta-psicologico (per non dire 'metafisico' e campato in aria)- assai contestato.  In sostanza, per F. l'organizzazione delle società primitive era patriarcale: un padre-re che possedeva tutte le donne opprimendo i figli. Questi si sarebbero ribellati, avrebbero ucciso il padre e nel corso di un'orgia ne avrebbero mangiato le carni. Ne sarebbe derivato un periodo di anarchia sessuale e sociale, caratterizzato dall'incesto e da lotte fratricide. Sarebbe così nata la convinzione che il padre morto fosse tornato come spirito per vendicarsi suscitando guerre tra fratelli. Di qui il senso di colpa dell'ORDA PRIMITIVA, che avrebbe cercato di riparare erigendo dei TOTEM (figura scolpita di animale considerato sacro) nei quali identificavano lo spirito del padre da venerare; vietando (il TABU') l'incesto, proclamando la esogamìa (lo sposarsi al fi fuori del proprio gruppo di consanguinei), ristabilendo la figura di un capo politico, elaborando una religione monoteista per celebrare nel padre un Dio (e placarne l'ira), riproducendo in forme liturgiche e rituali l'assassinio del padre e il banchetto (al fine di rinnovare il timore per le tragiche conseguenze del parricidio e ammonire i figli-fratelli a comportamenti non violenti).

Per F. era possibile trovare conferma di questo schema evolutivo delle società nella tradizione ebraico-cristiana. Suscitò scandalo la sua interpretazione dell'Ultima Cena, del passo in cui Gesù Cristo afferma: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; prendete e bevetene tutti", come allegoria rituale dell'antico banchetto cannibalesco.

Lo schema fu nel complesso criticato da molti studiosi che sottolinearono il fatto che molte società primitive sono matriarcali (in Africa centro-occidentale, o in certe zone dell'America del Nord) e che era illegittimo identificare il comportamento delle società primitive con quello dei nevrotici edipici.

Nel complesso bisogna dire chela religione per F. non è altro che un insieme di illusioni e di appagamenti di desideri tipicamente infantili, quelli di sentirsi protetti contro i pericoli della vita. La figura di Dio, Padre amato e temuto, non è altro che la proiezione e ipostatizzazione fantastica e feticistica degli ambivalenti rapporti con il padre terreno. Insomma, la religione sarebbe una forma di nevrosi infantile, una forma culturale tipica dell'umanità bambina, secondo pregiudizi diffusi nella cultura positivistica che anche F. accettava (si pensi all'idea che Comte ha della religione).

Negli ultimi scritti F. ha sempre più insistito sulla presenza nell'ES di caratteri e istinti aggressivi e distruttivi. Anche a seguito della terribile esperienza traumatica della 1° g. mond., egli giunse a considerare tutta la storia dell'umanità come lotta tra due istinti fondamentali: l'istinto della vita e del piacere (cioè le pulsioni sessuali che tendono a unire e conservare la vita), o ISTINTO DELL'EROS; l'istinto della distruzione (le pulsioni di morte, che tendono alla distruzione, a uccidere e ad autodistruggersi), o ISTINTO DI THANATOS (=MORTE). Le pulsioni di morte sarebbero in qualche modo innate e 'genetiche', e albergherebbero anch'esse nell'inconscio, assieme a quelle della vita e del piacere.    Con questa dottrina F. tendeva a fare dei fondamenti della psicoanalisi i capisaldi di una vera e propria filosofia della storia, una visione cosmica della vita che pone alla base i due suddetti principi. La traiettoria dell'evoluzione, dalla semplice cellula alla società umana, è dovuta alla lotta tra EROS e THANATOS, lotta che si esprime a livello storico nelle terribili guerre, e a livello individuale nel sadomasochismo (il ricercare il dolore per provare piacere).

La storia dell'uomo non è lotta agostiniana tra due città definite in senso religioso (quella di Dio e quella di Satana), né lotta di classe (come per Marx), né lotta tra le razze (come per i nazisti), ma lotta tra due impulsi psichici inconsci universali. Il pessimismo psico-antropologico quasi manicheo dell'ultimo F. si esprime con chiarezza nella risposta che egli diede a A. Einstein , il quale -di fronte alle violenze nazifasciste e all'incombente pericolo di una 2° g. mond., chiedeva a Freud se vi fosse la possibilità di arrestare le pulsioni distruttive nell'uomo. Freud rispose che non c'è speranza di sopprimere totalmente tali tendenze aggressive: si può solo cercare di controllarle in modo da evitare -cosa assai difficile- che si esprimano nelle guerre.

Già nel 1920 in AL DI LA' DEL PRINCIPIO DEL PIACERE, F., sconvolto dai massacri della Grande Guerra, aveva parlato del principio di THANATOS. Poi il tema fu ripreso ne IL DISAGIO DELLA CIVILTA'. In quest'opera F. affermò che la civiltà e il suo sviluppo comportano necessariamente la repressione degli istinti, anche di quelli del piacere, dell'EROS, della sessualità. Per sopravvivere la società deve produrre, e ciò implica la subordinazione dell'eros al lavoro, del principio del piacere al principio della realtà e della 'performance' (prestazione produttiva). Da questa repressione (attraverso l'educazione) nasce nell'individuo il SUPER-IO (e dunque i sensi di colpa e in molti casi le nevrosi e le malattie mentali), ma da essa nasce anche la ragionevolezza e la civiltà, che la mera e caotica soddisfazione dell'eros non è in grado di produrre. La civiltà implica un costo in termini di repressione della libido, poiché è costretta a porre un argine a un rilevante numero di pulsioni sessuali giudicate sconvenienti e a deviare l'energia libidica in energia lavorativa. Dunque tutte queste considerazioni non significano che F. si schieri contro il necessario carattere repressivo della civiltà o che egli vagheggi la realizzazione di un mondo umano felice e buono oltre e al di là delle inibizioni sociali. L'ultimo Freud, sempre più pessimista sulla natura umana, ribatte -contro coloro i quali pensano, alla Rousseau, che l'uomo possa davvero recuperare la propria originaria e innocente bontà ed essere felici- che la sofferenza e la repressione sono necessarie allo sviluppo della civiltà. L'uomo, a differenza degli animali, è un essere necessariamente nevrotico in forza del SUPER-IO che ha interiorizzato.



Contro coloro che ritengono l'uomo sia una creatura gentile che vuol essere amata, F. ribatte che l'uomo "è al contrario una creatura tra le cui doti istintive è da annoverare un forte quoziente di aggressività". Di conseguenza, la civiltà è il male minore; la civiltà è un male minore rispetto a una umanità che potesse dar sfogo a tutti i suoi desideri, priva di inibizioni. In una situazione del genere, l'uomo non solo non sarebbe felice, ma sarebbe anche pericoloso. Fra i due estremi di una società puramente repressiva e una società senza regole e sacrifici (cioè una società destinata ad annullarsi in una hobbesiana guerra sessuale di tutti contro tutti, in una mostruosa conflittualità libidica per il controllo sessuale sugli altri), Freud è favorevole a una società che mantenga regole e inibizioni pur cercando, nei limiti del possibile, di ridurre gli spazi di repressione e sofferenza (mai del tutto eliminabili, tuttavia!).


ALCUNE CRITICHE ALLE TEORIE DI FREUD.

Nel 1955, in EROS E CIVILTA', Herbert Marcuse, teorico della Scuola di Francoforte, vicina al marxismo, affermava che "la concezione dell'uomo che emerge dalla teoria di Freud. è la difesa più incrollabile della civiltà occidentale"," cioè del mondo borghese, 'puritano', capitalista. In termini marxisti, la teoria di Freud sarebbe ideologia, cioè giustificazione della repressione dell'uomo e della sua alienazione nella società dello sfruttamento del lavoro. Marcuse corregge e critica Freud elaborando la nozione di "repressione addizionale": la società capitalista chiede un sacrificio maggiore di quello che sarebbe indispensabile per mantenere in vita la civiltà (e questo Freud non l'ha detto! Ecco la sua colpa!). Tale società chiede di più perché è fondata sul dominio e lo sfruttamento per rafforzare il privilegio socio-economico di un gruppo ristretto di uomini. Freud, a detta di Marcuse, era giunto anch'egli a elaborare una apologia indiretta del capitalismo.

La proposta di Marcuse (uno dei padri dei movimenti studenteschi del 68, cioè della protesta giovanile) era assai vicina a quella elaborata già decenni prima da Wilhelm Reich. Reich, fondatore del freudo-marxismo, aveva cercato di collegare la psicoanalisi alla critica socio-politica del capitalismo, ma era stato duramente attaccato dal maestro Freud.

La sua opera più importante, PSICOLOGIA DI MASSA DEL FASCISMO (1933), sottolineava che la morale sessuofobica e inibitrice della società capitalista puritana andava combattuta. Reich collegava la lotta per la liberazione sessuale alla lotta per la libertà sociale ed economica e politica. La rivoluzione sessuale è rivoluzione sociale contro il capitalismo, che impone ai lavoratori di contenere la libera espressione della spropria sessualità per non perdere energie utili al lavoro. Reich, morto nel 1957, fu tra i fondatori del gruppo SEX-POL, che voleva offrire consulenza medica per i problemi di igiene sessuale dei giovani operai. Nell'opera citata Reich ha ricondotto le origini della mentalità fascista (violenta, autoritaria e alla ricerca di un capo infallibile, una specie di 'padre' politico) alla repressione sessuale tipica della famiglia piccolo-borghese. In essa infatti l'individuo cresce rabbioso, frustrato, sessualmente represso, insicuro, dominato dalla figura del padre. Reich è stato il primo 'profeta' e teorico di quella rivoluzione sessuale che ha influenzato il costume del mondo contemporaneo.

Ben prima di Marcuse e Reich, già poco dopo il 1910, Alfred Adler si distaccò dal movimento psicoanalitico fondato da Freud. Adler è considerato il fondatore della PSICOLOGIA INDIVIDUALE, che rifiuta il pansessualismo freudiano. Adler ritiene che le pulsioni sessuali siano solo una parte di quella tendenza profonda della psiche che egli, seguendo Nietzsche, chiama 'volontà di potenza', ossia la tendenza alla propria affermazione. I sentimenti di inferiorità e insicurezza (che hanno spesso origine da deficienze fisiche) spingono gli individui a impiegare ogni mezzo per camuffare e compensare i propri svantaggi iniziali: lo zoppo Byron diventa un formidabile nuotatore; il piccolo e deriso Napoleone diventa un condottiero.

Adler tende a scorgere nei fattori ambientali e sociali -più che nell'ereditarietà- la causa principale dei problemi della personalità. Una educazione esageratamente autoritaria, così come una educazione troppo permissiva, forma individui nevrotici, ribelli, egoisti e a-sociali.

Notevole è la elaborazione adleriana del 'complesso del nano': se il senso di inferiorità è molto forte, costui, nell'ansia di non saper fronteggiare la vita futura, cercherà forme di iper-compensazione: diventerà invadente e disturbatore, sempre pronto a dare nell'occhio, inconsapevolmente tendente a dimostrare a sé stesso e agli altri di non essere assolutamente secondo a nessuno; diventerà chiassoso, insicuro, irritabile, cocciuto, incapace di accettare di aver torto etc. Resterà una persona debole e nevrotica.

Lo svizzero Carl Gustav Jung (TIPI  PSICOLOGICI, 1921) introdurrà il concetto di inconscio collettivo. Mentre Freud parla solo di inconscio personale, Jung ritiene che oltre ad esso esista anche un inconscio collettivo ereditario e uguale per tutti, costituito da immagini (gli archetipi) primordiali della specie, archétipi che si esprimono nelle diverse culture storiche dando luogo a leggende, miti, figure religiose sostanzialmente identiche su tutta la terra, indipendentemente dalla geografia e dalle condizioni storiche. Questi archétipi dirigono almeno in parte la vita degli individui, insegnando 'dal di dentro' stili e strategie generali di comportamento.

Altro tema importante in Jung è la distinzione tra due tipi psicologici: l'estroverso, che a livello conscio privilegia il mondo esteriore ma a livello inconscio si concentra sul suo io interiore; l'introverso, che a livello conscio sembra ripiegarsi su di sé e ad essere critico nei confronti del mondo esteriore, ma inconsapevolmente reagisce concentrandosi sulla realtà esterna.   Altra nozione di Jung è quella di complesso, come insieme di contenuti psichici inconsci che disturbano la vita cosciente e la condotta dell'individuo.


FONTI: Abbagnano-Fornero; Moravia; Voltaggio; Crescini, Perone-Ciancio; Wollheim.

Basta!    Mario Gamba.






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