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La condizione femminile
"Questo è un mondo che ha sempre appartenuto al maschio", scrive Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso. L'enunciato è probabilmente valido ancor oggi, ma senz'altro
in misura meno intensa, meno perentoria, più sfumata. Riguarda soltanto
alcune sfere dell'esistenza e non altre. La stessa società dei consumi, lungi dal richiedere virtù guerriere, ha femminilizzato un po' tutti. Maschile e femminile sono due poli sempre più compenetrati e confusi e vanno a comporre personalità forse meno scisse che in passato, più tendenti all'androginia. La biologia e la psicologia ci hanno insegnato che maschile e femminile sono dentro ognuno di noi; le differenze tra maschio e femmina a livello psichico esistono, ma sono sottili, sfumate, questione di impercettibili e insondabili qualità e quantità. Le femmine si affermano oggi nella scuola, dove sono mediamente più brave dei maschietti, nelle professioni, - tra i medici per esempio, le donne stanno superando numericamente i maschi -, nella società in genere, dove la pubblicità si rivolge di preferenza a un pubblico femminile, essendo le donne quelle che orientano e compiono di fatto la quasi totalità degli acquisti. Un benefico caos domina dunque la società contemporanea. Un caos ricco di promesse e di opportunità, foriero di un nuovo ordine più complesso e articolato. Forse, da maschietto, tendo a sottovalutare le disparità ancora esistenti tra uomini e donne. Ma mi sembra che alle donne di oggi non sia precluso praticamente alcunché e francamente mi dà noia il vittimismo querulo di chi invoca per le donne un trattamento di favore, come ad esempio delle quote fisse a loro destinate ai vertici delle aziende, delle università, della politica e della pubblica amministrazione. Le donne brave, abili, capaci possono oggigiorno affermarsi senza ricorrere a trucchi che le mortificano e vanificano nello stesso tempo i benefici della libera concorrenza. Emergere, poi, raggiungere i vertici, è difficile per tutti,
anche per gli uomini, particolarmente in Italia dove nepotismi, favoritismi,
raccomandazioni, cooptazioni minano l'efficienza dell'intero sistema economico
e la giustizia sociale. Temo che a volte le femministe tendano a idealizzare
la vita dell'uomo, a crederla soltanto all'insegna dell'avventura, del gioco,
del divertimento. Già le etere greche o le matrone romane se la passavano meglio degli schiavi, le castellane meglio dei vassalli e dei servi della gleba, le regine meglio dei loro sudditi. Nessuno oggigiorno può credere, in buona fede, alla
superiorità dell'uomo sulla donna. I risultati raggiunti dalle donne nelle
arti, nella scienza, nella letteratura, nella politica, nell'imprenditoria,
nel corso dei secoli, e particolarmente oggi, sono tali che qualsiasi donna è
autorizzata a impegnarsi con fiducia nel futuro e ad aspirare a un'esistenza
ricca di significato quanto gli uomini. Ora si tratta, a mio avviso, di ridare la parola alle donne
di altre culture e di altri continenti. Le donne europee e americane hanno
comunicato al mondo come volevano vivere. |
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