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IL PROCESSO SEGNICO
SEGNO COME ELEMENTO DEL PROCESSO DI COMUNICAZIONE E SIGNIFICAZIONE
SEGNO: è qualcosa che sta al posto di qualcos'altro; è usato per trasmettere informazioni che abbiano significato.
Si inserisce in un PROCESSO DI COMUNICAZIONE
(FONTE) - EMITTENTE - MESSAGGIO - CANALE - DESTINATARIO
PROCESSO SEGNICO: quando il processo è reversibile; lo STIMOLO non è reversibile.
Il segno è qualcosa che sta al posto di qualcos'altro mentre lo stimolo è qualcosa che causa questo qualcos'altro.
SAUSSURRE definisce il segno come un'entità composta da 2 elementi inseparabili:
SIGNIFICANTE: immagine acustica o visiva
SIGNIFICATO: concetto mentale associato al significante
REFERENTE
SIGNIFICANTE SIGNIFICATO
STOICI: SEMAINON (il fatto, l'entità fisica)
SEMAINOMENON: (l'azione, ciò che viene detto dal segno)
PRAGMA: (l'accaduto, entità fisica a cui il segno si riferisce)
È difficile stabilire quale sia questa unità minimale (parole, lettere, fonemi.?)
ARISTOTELE: ÒNOMA parola
REMA frase
LOGOS discorso
SYNDESMOI legami (articoli,
pronomi, avverbi.)
STOICI: SEGNI CATEGOREMATICI
SEGNI SINCATEGOREMATICI voce significante
con altre (vado a casa)
Gli antichi distinguevano tra segni SEMPLICI e segni COMPLESSI (composti da tanti segni semplici).
BUYSSENS parla di SEGNI e SEMI: i primi non hanno significazione ma solo un valore; i secondi sono portatori di significato e comunicano uno stato di coscienza a qualcuno.
Es.: freccia isolata da un cartello stradale (segno); freccia nel cartello stradale (sema).
Noi definiremo segno qualsiasi unità minima che paia avere un significato.
PEIRCE: distingue tra REMA, DICISEGNO e ARGOMENTO
SEBEOK: fonte dei segni: ogg. Inorganici (naturali e manufatti);
sostanze organiche (extraterrestri e terrestri);
I terrestri possono essere animali o uomini i quali possono emettere segni dall'organismo o da componenti dell'organismo.
SEGNI ARTIFICIALI: quelli emessi da uomini o animali consciamente sulla base di convenzioni precise per comunicare qualcosa a qualcun altro (parole, disegni, suoni.). Per questi segni esiste un EMITTENTE.
SEGNI NATURALI: senza emittente intenzionali, provengono da una fonte naturale e li interpretiamo come SINTOMI e INDIZI (macchie sulla pelle, rumore di passi.). Sono anche detti ESPRESSIVI quando sono disposizioni dell'animo.
SEGNI VERAMENTE NATURALI: qualsiasi evento naturale (eventi meteorologici.).
MORRIS: è segno quando viene interpretato come tale.
Chi obietta a questa posizione sostiene che è segno qualsiasi fenomeno che inferisce l'esistenza di un altro fenomeno; es.: amico alla stazione.
SEGNO LINGUISTICO
SIMBOLO (giornale)
INDIZIO (valigia) il nostro amico è iconografizzato
INFERENZA (moglie) la moglie è vicaria del segno, la valigia è protesi del segno.
Questi fenomeni sono tutte inferenze del segno.
(((ABBAGNANO: segno è qualsiasi oggetto o evento che mi rimanda ad un altro oggetto o evento (effetto - causa, stimolo di un ricordo al ricordo stesso.)
INFERENZA ASSOCIAZIONE)))
Una volta ammesso che tutti i segni naturali possono esseri interpretati come segni, anche tutti quelli artificiali possono essere considerati segni?
Alcuni nascono per significare (parola, cartelli stradali.), altri invece no (automobile, vestiti.).
La semiologia tende invece a considerare segno qualsiasi aspetto della cultura e della vita sociale compresi gli OGGETTI
La stessa PROSSEMICA è segno.
OGGETTI: FUNZIONE PRIMA e FUNZIONE SECONDA; FUNZIONE MISTA.
NUOVA CLASSIFICAZIONE DEI SEGNI:
segni distinti in NATURALI e ARTIFICIALI; i primi possono essere cose o eventi di natura oppure emessi incosciamente da un essere umano (sintomi di una malattia, indizi razziali.); i secondi possono essere prodotti esplicitamente per significare oppure come funzioni (f. prima, seconda, mista).
SEGNI COMUNICATIVI: emessi intenzionalmente
SEGNI ESPRESSIVI: emessi spontaneamente
E emittente - D destinatario - IE intenzione che D attribuisce ad E
(+) volontario - (-) involontario
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E |
D |
IE |
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E |
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IE |
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EID intenzione che E vorrebbe che D gli attribuisse
EID |
E |
D |
IE |
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Successo |
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insuccesso |
-+ + + simulatore smascherato
-+ + - simulatore con successo
+- + + non ha senso
semiotica della simulazione
semiotica retorica
SEBEOK classifica i segni a seconda del canale attraverso il quale vengono trasmessi.
I 2 canali sono MATERIA ed ENERGIA; la prima può essere liquida o solida, la seconda chimica (distante o prossima) e fisica (ottica, tattile, acustica, termica, elettrica.).
Altri considerano solo i 5 sensi:
ODORATO
TATTO
GUSTO
VISTA
UDITO
BUYSSENS: li chiama SEMIE e afferma che quelli uditivi sono privilegiati; subito dopo vengono quelli visivi.
Anche la gestualità è segno (CINESICA) e la PARALINGUISTICA (intonazioni di voci, accenti.)
SEGNO UNIVICO: lode = elogio; 2 segni diversi con eguale significato (SINONIMIA
SEGNO EQUIVOCO: asta; 1 segno con significati diversi (OMONIMIA
SEGNO PLURIVOCO: possono essere tali per forza di connotazione (metafore, doppi sensi.)
SEGNO VAGO o SIMBOLO: intrattengono una parentele vaga e allusiva con una serie imprecisata di significati; es.: cosa.
GOETHE: il simbolo trasforma l'esperienza in idea e questa in immagine. => i simboli non sono segni ma STIMOLI capaci di suscitare inventiva da parte del destinatario.
Oppure sono FALSI SEGNI quando E gli assegna un significato e D un altro.
Quando il simbolo è poetico allora si chiama METAFORA; quando è un emblema riconosciuto si chiama ICONOGRAMMA
Infine si sono distinti anche i segni definiti SEMIE SOSTITUTIVE usate per significare elementi di un altro linguaggio: parola verbale - scritta - morse.
In base a queste considerazioni possiamo classificare i segni con valore SINTATTICO cioè senza significato oltre se stessi e nella combinazione con altri; e segni con valore SEMANTICO cioè univoci, equivoci.
SEGNI INTRINSECI: utilizzano come significato una parte del loro referente o significante (come le monete): la monete significa "x g d'oro" e sta per quello che io posso acquistare con quella moneta, ma sta anche per i valore del materiale con cui è fatta la moneta.
Ci sono segni di cui esistono REPLICHE MATERIALI senza valore merceologico (parole) e segni di cui esistono repliche materiali con valore merceologico (monete); ci sono poi dei segni che sono irreplicabili (segni AUTORIFLESSIVI) e cioè significano la loro specifica organizzazione materiale (quadro di Raffaello).
PEIRCE propone le TRICOTOMIE dalle quali si generano 10 classi di segni:
segno in sé: QUALISEGNO - SINSEGNO - LEGISEGNO
segno in rapporto al suo oggetto: INDICE - ICONA - SIMBOLO
segno in rapporto all'interpretante: REMA - DICISEGNO - ARGOMENTO
QUALISEGNO (TONE): qualità che è un segno (tono di voce, colore di un vestito.).
SINSEGNO (TOKEN): cosa o evento che esiste ed è un segno (parola scritta su questo testo.).
LEGISEGNO (TYPE): legge che è un segno; è il modello astratto del sinsegno (la parola come viene definita nei vocabolari).
Un'opera artistica è sinsegno e qualisegno ma anche legisegno.
INDICE: segno che ha una contiguità fisica con l'oggetto che indica (dito puntato, fumo/fuoco.). Chiama VETTORI i segni indicali in senso stretto cioè quando c'è contiguità fisica; e IPOSEMI o SUBINDICI i segni che intrattengono rapporti di tipo causale con l'oggetto (bandiera/vento). COMMUTATORI sono indici (pronomi). TRACCIE sono indici (traccia del bicchiere).
ICONA: segno che rimanda al suo oggetto in virtù di una somiglianza. SCALE DI ICONICITÀ: IMMAGINE simili all'oggetto per alcuni caratteri; DIAGRAMMI rappresentano le relazioni tra le parti dell'oggetto; METAFORE in cui si realizza un parallelismo generico.
SIMBOLO: segno arbitrario il cui rapporto con l'oggetto è stabilito da una legge (segno linguistico).
SEGNI OSTENSIVI rientrano sia nella categoria iconica che in quella simbolica (segni convenzionali).
Per elaborare un segno iconico è necessario riprodurre le caratteristiche emergenti (o TRATTI DISTINTIVI) definiti dalla cultura (zebra a strisce nere), ma anche le modalità di riproduzione (prospettiva, dimensionalità, traslazione).
REMA: termine singolo
DICISEGNO: proposizione
ARGOMENTO: ragionamento complesso (sillogismo).
MORRIS: il segno è qualcosa che dirige il comportamento verso qualcosa che non è direttamente uno stimolo in quel momento. Es.: cane di Pavlov.
Classificazione di Morris:
COMPLESSI |
SEMPLICI |
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Indicatori |
ASCRITTORI |
IDENTIFICATORI (locatum) |
Descrittori |
Designativi |
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Nominatori |
Apprezzativi |
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Monadico |
Prescrittivi |
DESIGNATORI (discriminatum) |
Diatico |
formativi |
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Triadico |
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Positivo |
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APPREZZATORI (valuatum) |
Negativo |
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Strumentatore |
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Compiuntore |
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Ipotetico |
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PRESCRITTORI (obligatum) |
Categorico |
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Fondato |
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determinatori |
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FORMATORI |
Connettori |
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manieratori |
Morris afferma che il segno può essere visto in tre dimensioni:
SEMANTICA: in relazione a ciò che significa
SINTATTICA: inseribile in sequenze di segni in base a combinazioni
PRAGMATICA: effetti sul destinatario, usi.
BUYSSENS: 3 modalità del discorso:
DELL'AZIONE: ingiuntivo, ottativo, per via di consigli e suggestioni
DISCORSO ASSERTIVO (discorso dell'informazione)
DISCORSO INTERROGATIVO (discorso dell'informazione)
DISCORSO PERFORMATIVO (chi parla asserisce di stare compiendo un'azione) VS DISCORSO CONSTATIVO (o assertivi, non possono essere giudicati né falsi né veri)
JACOBSON: 6 funzioni del linguaggio:
REFERENZIALE: il segno si riferisce a qualcosa
EMOTIVA: il segno mira a suscitare una risposta emotiva
FÀTICA O DI CONTATTO: mira a sottolineare la continuità della comunicazione (al telef.: si, va bene.)
IMPERATIVA: trasmette un'ingiunzione
METALINGUISTICA: segni che servono a designare altri segni
ESTETICO: si usano i segni per attirare l'attenzione sul modo in cui i segni stessi sono stati usati.
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