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La teologia e l'antropologia - JHWH

religione



La teologia e l'antropologia



La teologia


La creazione del mondo, la caduta della prima coppia umana, il diluvio ed altri elementi mitici sono rappresentazioni secondarie in rapporto al tema centrale dell'origine, dello sviluppo e della fine della storia della salvezza, cioè della storia concepita come manifestazione e azione di Dio nel tempo; di un Dio che stringe un patto di alleanza prima con tutti gli uomini, poi con Israele, eleggendolo a strumento di salvezza per tutti.




L'atto creatore di Dio dà inizio alla storia, trasforma il 434d32e caos in universo ordinato in forza della sua parola che dà la vita.


Il cosmo come ordine perfetto. Si regge sulla parola e sullo spirito di Dio, anche dopo la rottura del peccato, Dio non viene meno alla fedeltà promessa al suo popolo: "Allora Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo e disse: 'Ecco il sangue del patto che Jhwh ha fatto con voi sul fondamento di queste parole'" (Es 24,8).


Il patto mosaico segna il passaggio da forme religiose idolatriche a forme religiose rigidamente monoteiste.


JHWH


è la Presenza: "Ora Jhwh parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il proprio amico" (Es 33,7);


è Energia numinosa nelle azioni militari di Israele: "Jhwh scese con me tra i prodi" (Gdc a,13). "Allora Davide rispose al Filisteo: 'Tu vieni a me con la spada, con la lancia ed il giavellotto ma io vengo a te nel nome di Jhwh degli Eserciti, del Dio delle schiere di Israele che tu hai insultato'" (Sam 1,4a);


è Verità: "La tua benignità e la tua verità mi guardino di continuo" (Sal 40,11);






Re della storia: "Benedissi l'Altissimo e lodai e glorificai colui che vive in eterno, il cui dominio è un dominio perpetuo, ed il cui regno dura di generazione in generazione" (Dn 4,34);


è Santo: "Santo e tremendo è il suo nome" (Es 34,14);


Misericordioso: "Egli non serba l'ira sua in perpetuo, perché si compiace di usare misericordia" (Mic 7,18);


Glorioso: "Tutta la Terra sarà piena della gloria dell'Eterno" (Sal 14,21);


Tutti gli attributi ed i nomi divini, sia quando rivelano influenze di altri ambiti culturali, sia quando sono assoggettati ad un processo di raffinamento ideologico, occorrono alla formazione del patrimonio religioso che ha distinto Israele dagli altri popoli dell'antichità. I servi di Jhwh, che costituiscono la sua corte, sono gli angeli che esistono prima della creazione dell'uomo e giubilano davanti al suo trono. Essi assumono forma umana, proteggono l'uomo, intervengono presso di lui come messaggeri di Dio. Fra essi ci sono i Serafini, che gridano la gloria del Signore ed uno di essi porta in mano un carbone ardente (Is 6,2); ci sono i Cherubini, angeli guardiani del propiziatorio (Es 25, 17); sono dominati poi, Gabriel e Michael "uno dei primi capi" (Dn 10,13). Parallelamente esistono le forze demoniache che tentano l'uomo al male. Conoscere Dio è una realizzazione che la creatura compie seguendo i suoi comandamenti su questa terra. L'uomo si salva inserendosi nel progetto della storia che Dio ha prestabilito.

Accanto a questa visione individualista ve ne è una "sociale": Dio, all'inizio, ha stabilito un patto con tutte le creature, ma quando le creature si sono ribellate, Dio si è scelto un popolo - Israele - affinché nell'evolversi della storia tutte le creature ritornassero a lui, per mezzo di tale popolo. Quando questo avverrà, non è precisato, ma certamente un giorno si verificherà. Di fronte a questa visione, anche il problema del destino individuale dopo la morte è posto in termini abbastanza incerti.

Con i profeti e con i farisei si è formata la credenza in un giudizio e nella resurrezione finale (cfr. Ez 37) che si diffuse a livello popolare, ma che non entrò nella dottrina sacerdotale come invece l'unicità di Dio, la sua spiritualità e santità, onnipresenza, onnipotenza, onniscienza, eternità e paternità.



La preghiera


La preghiera modella tutta la vita degli israeliti. In ogni famiglia , il "Rituale delle preghiere di Israele" (Sidur), è un libro prezioso, che si trasmette di padre in figlio e che guida le recite delle preghiere quotidiane (del mattino,


del pomeriggio e della sera) e delle preghiere spontanee nel corso della giornata, ove tutto è occasione di lode e di benedizioni. Il capitolo della Bibbia che ritorna più spesso nella preghiera giudaica è naturalmente lo Shemà Israel. È la prima preghiera che si insegna ai bambini, fin dalla più tenera età, ed è la preghiera che si ripete più volte lungo la giornata.

Le tre grandi preghiere di ogni giorno comprendono una parte comune chiamata "le diciotto benedizioni", immensa azione di grazie che celebra il Dio di Israele che fa vivere il suo popolo, gli dona la salvezza e lo colma di beni. La formula che riassume tutto è l'esclamazione: "Benedetto, l'Eterno, nostro Dio!". Il luogo della preghiera comunitaria è la sinagoga, che però non è riservata esclusivamente al culto, essendo anche un luogo di incontro e di studio. La sua istituzione risale all'indomani della distruzione del primo tempio, nel VI secolo avanti Cristo. La preghiera comunitaria comunque non deve essere fatta obbligatoriamente nella sinagoga: si può anche compierla in una casa o in un luogo qualsiasi, purché siano presenti almeno dieci uomini che abbiano più di tredici anni. Questa preghiera è soggetta a prescrizioni meticolose, che spesso a noi sembrano strane: indossare uno scialle di preghiera (tallith) ornato di frange, portare dei filatteri (tephillim) al braccio sinistro ed alla fronte. Ma sono le prescrizioni del Signore (Nm 15,39 - Dt 11,18) per ricordare a colui che prega la protezione divina ed i comandamenti di Dio, nei quali è come incastonata tutta la sua vita.



L'antropologia


L'uomo religioso ha una chiara consapevolezza del suo stato creaturale, della sua dipendenza e della sua immensa distanza da Dio. Percepisce tutte le emozioni legate al luminoso ed al tremendo, ma nella sua condizione effimera riesce a trovare la fiducia in Colui che, per natura, è infinitamente distante, ma che, per misericordia, è paternamente vicino. Nel suo rapporto con Dio, l'uomo biblico non dimentica mai la grandezza, la potenza, l'aspetto terribile del suo creatore, come non gli manca la fiducia nel suo provvidente amore che non viene mai meno, neppure quando la creatura si ribella. Ha una viva coscienza della sua immensa dignità di uomo: "Quando io considero i cieli opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché tu te ne ricordi, il figlio dell'uomo perché te ne dia pensiero? L'hai fatto poco meno degli angeli" (Sal 8,3-5).

L'uomo, per realizzare concretamente il sentimento della sua dipendenza deve aderire a Dio non solo con la sua intelligenza, ma amarlo, entrare con lui in familiarità, dialogare con lui. La storia di Davide presenta i termini esatti di questo rapporto straordinario che si stabilisce fra la creatura ed il suo creatore.

Amare Dio, rispettarlo, rispondergli, interrogarlo, servirlo, avvertire la potenza che emana da lui, praticare la giustizia con particolare attenzione ai poveri ed agli indifesi, sono i diversi sentimenti che si alternano nel cuore


dell'uomo che accetta come verità basilare della sua vita Dio come padre e creatore, un Dio che provvede con bontà e misericordia alle sue creature. In opposizione all'uomo fedele, c'è l'empio, il quale rifiuta la sua dipendenza creaturale vivendo fuori dal rapporto con Dio, senza la conoscenza di Dio. "Ecco l'uomo che non aveva fatto di Dio la sua fortezza ma confidava nella sua grande ricchezza e si faceva forte della sua perversità" (Sal 52,7). Il suo comportamento determina la frattura del rapporto, genera il male, il peccato. Si allontana volontariamente da Dio, pretendendo di divenire l'artefice del suo destino.




Dal tedesco numinos, derivato del latino numen, numinis "nume" - Esperienza di una presenza invisibile, potente, che ispira terrore ed attira, elemento essenziale del "sacro" (Dal "Conciso" Treccani).




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