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I testi sacri - La Bibbia: Tanak, Talmud, Zohar

religione



I testi sacri



La Bibbia: Tanak


Questo termine deriva dal greco τά βίβλια (i libri), già usato da scrittori cristiani come Origine e Clemente di Ales 121c23b sandria. Indica il complesso di libri composti lungo l'arco di oltre un millennio, dagli inizi della monarchia Ebraica (1000 a.C.) fino al I sec. d.C. I libri appartenenti all'antico popolo Ebraico sono denominati Antico Testamento e ci documentano le vicende, le istituzioni, la storia ed il culto Ebraico. Essi costituiscono la Bibbia Ebraica è suddivisa in tre parti: la Torah o Legge/insegnamento, i Profeti (Nebiim) e gli Scritti (Ketubim).



Il Talmud


Il Talmud è la monumentale raccolta dei commenti alla toràh che sono stati scritti nel corso dei secoli. La sua compilazione è cominciata in seno al sinedrio - assemblea di settanta "anziani" fin dal secondo secolo prima di Cristo -, che conservava e ripeteva le leggi, gli insegnamenti ed i commenti della legge, il cui patrimonio si era arricchito lungo i secoli a partire dai tempi di Mosè. Alla fine del secondo secolo dopo Cristo, il capo del sinedrio, Yehuda Hanassi (o Rabbenu Hakkadosh), comincia a mettere ordine in questa enorme massa di testi: ne risulta un grande trattato, suddiviso in sei parti di 524 capitoli ciascuna (i poveri, i sacerdoti, l'agricoltura, le feste, le donne, il diritto civile e penale, i sacrifici e le purificazioni), che viene chiamato la Mishna ("ripetizione"), e comprende due tipi di testi, i commenti della legge (kalakha) e le riflessioni sapienzali (aggadà). Alcuni insegnamenti più tardivi che erano stati lasciati da parte verranno riuniti nella Gemara ("supplemento"). Alla fine del V secolo i due libri vengono unificati nel Talmud ("studi"), che costituiscono la base dell'insegnamento dei rabbini ("maestri"). A questo Talmud di Gerusalemme si aggiunge, un secolo dopo, il Talmud Babilonese, che raccoglie la tradizione delle accademie rabbiniche della Mesopotamia. Anche se lo stile e le argomentazioni sono leggermente diverse, la sostanza è la stessa. Insieme, le due opere comprendono una cinquantina di volumi.





Lo Zohar

Il terzo libro sacro, lo Zohar ("splendore"), si presenta come una nuova redazione (scritta all'inizio del XIV secolo, in Spagna, da un mistico erudito, Mosè de Leon), di una raccolta delle rivelazioni fatte dal profeta Elia a Simeone bar Yoshai, nel primo secolo. In esso si parla della natura di Dio,


del mistero dei nomi divini, dell'uomo, della grandezza della toràh e del suo insegnamento sul Messia. Accanto alla dialettica dei maestri del Talmud, lo Zohar rappresenta la dimensione mistica, affettiva dell'anima giudaica. In questa direzione si muove anche tutta una ricerca in cui lo spirito israelitico, sempre assetato di infinito e di mistero, intraprende una cammino di tipo esoterico[1], non privo di pericoli che si esprime nella cabala. Questa parola, che significa letteralmente "tradizione", e che ha dato origine al termine cabalistico, sinonimo di strano, complicato, oscuro, sta ad indicare tutta una letteratura giudaica del Medioevo, fiorita intorno allo Zohar ed ad un'altra opera, il Libro della Creazione.




Dal latino tardo esotericus, dal greco εσωτερικός, derivato di έσω "dentro" - Di dottrine e rituali riservati ai soli iniziati e la cui conoscenza non è comunicata ai profani (Dal "Conciso" Treccani).




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