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L'Islam - L'Arabia prima di Maometto, Maometto uomo politico

religione



L'Islam

L'Arabia prima di Maometto

L'Arabia preislamica era divisa in due parti: una era l'"Arabia Felix" dei Romani, terra fertile e ricca d'acqua; l'altra comprendeva lo sterminato deserto arabico, punteggiato di oasi e abitato dai nomadi beduini. Questi vivevano di allevamento, del commercio carovaniero e di razzie. Fieri e bellicosi, erano organizzati in comunità cementate dai vincoli familiari e della tribù. Eleggevano un capo, assistito da un consiglio. La proprietà privata aveva margin 919f51j i assai ridotti (animali e pascoli erano considerati beni collettivi). Importante era la figura del poeta, simbolo vivente delle antiche tradizioni.

Tradizioni religiose

Tra gli Arabi, eccetto in alcune zone in cui era più diffuso l'ebraismo o il cristianesimo, erano molto diffusi i culti politeistici: alcune divinità erano Venere, la dea del Sole, e Allah, il dio supremo. Si svolgevano spesso dei pellegrinaggi nei luoghi sacri, uno dei più importanti dei quali era la Mecca, città situata al crocevia delle più importanti rotte carovaniere arabe.

L'Islamismo

L'Islamismo è la terza religione che scaturisce dal ceppo di Abramo, dopo l'ebraismo e il cristianesimo. Di origine cristiana è, ad esempio, la figura della Vergine e il concepimento di Gesù (considerato come l'ultimo profeta prima di Maometto) da parte dello Spirito Santo. Prima della rottura con la comunità ebraica, la preghiera doveva essere rivolta verso Gerusalemme e dovevano essere rispettati tutti i divieti alimentari ebraici.
Maometto, l'ultimo profeta, è il depositario della fede più pura, colui che aveva rinnovato la religione abramitica che era stata corrotta prima dall'ebraismo e poi dal cristianesimo. I fedeli dovevano compiere un atto di sottomissione (islam) ad Allah, il Dio di Abramo, dei profeti e di Gesù. I loro doveri fondamentali (scritti nel Corano, il libro che raccoglie i concetti religiosi fondamentali tramite il dialogo tra Maometto e l'arcangelo Gabriele, redatto sotto il califfato di Othman), noti comi "pilastri" erano la fede monoteista, il digiuno nel mese del Ramadan, la preghiera cinque volte al giorno, l'elemosina ed il pellegrinaggio alla Mecca. Fuori da questi, ma che rivestì un ruolo ancora più importante nella storia fu la jihad, la guerra santa: c'era l'obbligo di combattere contro coloro che non rispettavano l'Islam e i suoi diritti.



Maometto uomo politico

Accantonando le teorie religiose di ogni genere, proviamo ad analizzare l'operato di Maometto. Accattivandosi le masse popolari in nome di un mondo più giusto (l'elemosina obbligatoria è l'equivalente del nostrano "ama il prossimo tuo come te stesso), e incitandole a combattere in nome di una guerra santa contro chi si opponeva a questo sogno, Maometto riuscì a creare dal caos delle tribù beduine, continuamente lacerate da contrasti interni e da lotte fratricide, una schiera di fedeli motivati e ciecamente obbedienti, un potentissimo esercito. E guidando questo dalla città di Yathrib contro La Mecca, spazzò via i capi della città che avevano perseguitato la comunità musulmana delle origini. Distrusse la quasi totalità dei santuari della Mecca, dando un duro colpo ai culti politeistici. Sola a salvarsi, la Kaaba, la Pietra Nera, poiché, secondo la leggenda, era stata consegnata ad Abramo dall'arcangelo Gabriele. La Mecca divenne il centro dell'Islam. Il fervore religioso non si concluse alla morte del profeta: con Abu Bakr, sedate le rivolte delle tribù solo superficialmente islamizzate, si incanalò la fierezza tipica dei beduini verso la jihad, la guerra santa: i musulmani, animati dal nuovo spirito etnico e dall'identità religiosa, cominciano la loro espansione. Nel 732, a Poitiers, gli si impedì di colonizzare l'Occidente. Grazie a (o per colpa di) quella battaglia, noi Europei siamo rimasti Europei, e non siamo stati islamizzati.

L'integralismo di oggi

Ogni buon precetto può degenerare. Come la Chiesa ha giustificato la quasi totalità delle sue azioni interpretando a modo suo le parole della Bibbia, così oggi in molti stati del mondo c'è il problema dell'integralismo: il Corano (in cui non vi sono indicazioni non solo in campo religioso, ma anche sociale, economico e politico) è assunto integralmente come testo di legge, come costituzione. E così, ogni tanto si sentono al telegiornale notizie sull'ennesimo attentato degli integralisti. Non hanno tollerato qualcuno dalla fede diversa dalla loro, hanno applicato alla lettera la regola della jihad: "Uccidete dunque coloro che vi combattono dovunque li troviate e scacciateli di dove hanno scacciato voi, ché lo scandalo è peggio dell'uccidere". E in fondo, chi può dire se hanno torto o ragione? Stiamo parlando di religione, e in questo campo il vero o falso non esiste. Esiste solo l'essere o meno convinto di.
Io, personalmente, da borioso ignorante dell'Islam, mi posso solamente appellare ad una sura del Corano che ho trovato su un libro: "Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono ma non oltrepassate i limiti, ché Dio non ama gli eccessi". E a mio avviso, imporre la propria fede è un eccesso. Chiunque sia a farlo.




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