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Religione
L'origine
del termine derivava, secondo gli antichi, da religare,
esprimente l'obbligo di certe pratiche e un legame fra gli uomini e gli dei;
per Cicerone da religere, nel senso di rivedere con cura;
oggi si tende ad accettare una possibile derivazione dal verbo religere, nel
senso di raccogliere, riunire.
Caratteristiche essenziali insite della religione sono:
- la credenza dell'esistenza di un essere soprannaturale di valore ass 656i85g oluto;
- la credenza in un rapporto fra questo essere assoluto e l'uomo, che è
rispetto a quello, in uno stato di dipendenza e di subordinazione, ma che trova
in esso una garanzia di salvezza;
- la presenza di certi riti e di certe formule, all'interno del gruppo sociale,
che accomuna quest'ultimo nella credenza di tale essere soprannaturale.
Con i filosofi greci, a partire da Senofane, comincia la critica del
politeismo tradizionale; Platone crea il metodo, la tecnica della vita
spirituale l'ascesi, la catarsi, i gradi che conducono alla vita contemplativa
e collegano la terra al cielo; Aristotele concepisce un monoteismo puro,
in cui Dio è il pensiero del pensiero; gli Stoici formulano un panteismo
razionale. Il cristianesimo tende a dare un fondamento filosofico alla teologia
e a conciliare la religione rivelata con la filosofia antica, ponendo la
rivelazione al disopra della ragione.
L'Illuminismo concepisce una religione naturale o razionale, un
complesso di credenze intorno all'esistenza di Dio, all'immortalità dell'anima
e alla sua spiritualità, al carattere obbligatorio dell'azione morale,
considerata come una manifestazione spontanea della coscienza e del lume
naturale. Hume sostiene che le rappresentazioni religiose derivano non
dalla ragione, come sostiene il deismo, ma dalla vita istintiva e dai
sentimenti umani.
Kant interpreta la religione come il riconoscimento dei nostri doveri
morali che corrispondono a ordini divini. La sinistra hegeliana con Feuerbach
interpreta la religione come scaturita dall'esigenza, intensamente sentita
dall'uomo, di superare i propri limiti ipotizzando un Ente superiore in cui
idealizzare le proprie aspirazioni di felicità e nel quale conferire la somma
di perfezioni di cui l'individuo si sente privo. "La religione è
l'oppio dei poveri'' è la celebre definizione di Marx secondo cui la
religione, con la promessa di una felicità futura, distoglie il proletariato
dalla lotta rivoluzionaria. Bergson pone una distinzione tra una
religione statica: correttivo, difesa, protezione contro i rischi che il potere
disgregatore dell'intelletto ci fa scorgere nel mondo; e una religione
dinamica: continuazione superorganica dello "slancio vitale",
che si traduce in impeto mistico, in impulso verso la creazione di una società
"aperta", fondata sull'amore universale.
Dal punto di vista antropologico e sociologico è da evidenziare che le ricerche
compiute in tale settore su popoli primitivi hanno stabilito più di un nesso
fra riti magici e religione.
R. Smith approfondisce il legame inscindibile che lega la teoria alla
prassi religiosa; Taylor vede l'essenza della religione in una primitiva
forma di animismo; mentre Frazer distingue la magia, che tende al
diretto controllo degli eventi naturali, dalla religione che cerca le vie di
propiziazione delle potenze superiori della natura. Tali teorie interpretano
gli elementi costitutivi del soprannaturale come reazione alla condizione di
impotenza dell'uomo nel mondo e al suo desiderio di intervenire, attraverso i
riti che costituiscono un culto, a modificare la situazione precaria
dell'esistenza.
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