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Comandamenti, feste e simbologia dell'Ebraismo

religione



Comandamenti, feste e simbologia dell'Ebraismo


I comandamenti

I comandamenti (mitzvoth) sono molto numerosi. Se ne contano 613, di cui 365 negativi (non farai questo...) e 248 positivi (farai quest'altro...). Si tratta soprattutto dei comandamenti dati da Dio sul Sinai, che però sono maturati e si sono precisati nel corso della storia. Riguardano i rapporti con Dio nella preghiera e le regole morali, ma anche i particolari della vita quotidiana. Si può dire che per l'israelita ogni gesto ha un significato religioso: tutta la sua vita è impregnata di religione.

Oltre al comandamento della preghiera, le prescrizioni più caratteristiche sono quelle che riguardano la circoncisione, il riposo del sabato ed il cibo.




La circoncisione: viene compiuta all'ottavo giorno dopo la nascita, per ogni figlio maschio che viene al mondo, in un contesto di preghiere e di celebrazioni festive. In quel momento, al bambino viene anche dato il nome. Questo segno di appartenenza al mondo giudaico, impresso nella carne, si può dire che è diventato attraverso i tempi il segno distintivo più importante dell'israelita. Per le bambine è prevista invece una cerimonia sociale c 737d35h he si svolge un mese dopo la nascita, quando la madre esce per la prima volta di casa in un'atmosfera di festa: si recitano preghiere per la salute della madre e della bambina, che riceve il nome in quell'occasione.

Notiamo che la circoncisione non è praticata soltanto dagli israeliti: esisteva in molte religioni antiche, e si dice che gli Ebrei l'abbiano appresa dagli egiziani. Ai nostri giorni è praticata in particolare da alcune popolazioni africane e, in virtù di un'antica tradizione, dai musulmani, benché non sia prescritta dal Corano.

Dopo la circoncisione, altre cerimonie segnano le grandi tappe dell'esistenza. La maggiore età, per la vita religiosa, è fissata a tredici anni, per i maschi, e viene sottolineata dalla celebrazione del bar mitzva, che abilita il ragazzo a leggere nella sinagoga; per le ragazze, la maggiore età viene raggiunta a dodici anni, ma è accompagnata soltanto da una festa in famiglia.


Il matrimonio, considerato normalmente come un dovere, comporta un determinato rituale, che termina col gesto dello sposo che spezza un calice per ricordare, nel momento della gioia, l'antica distruzione del tempio di Gerusalemme che ha segnato l'inizio delle sventure del popolo ebraico.

Dopo la circoncisione, segno dell'alleanza, il comandamento più importante è quello del riposo del sabato, a ricordo dell'antichissimo comandamento di Dio e ad imitazione di Dio stesso, che il settimo giorno della creazione ha riposato. Dal venerdì sera al sabato sera, l'israelita non deve fare nessun lavoro, ma dedicarsi alla preghiera, allo studio ed all'incontro con gli amici. Un sabato che diventa sempre più difficile osservare nel mondo moderno,


perché sarebbe proibito non soltanto andare in macchina, ma anche in metropolitana o in ascensore, e, al limite, persino tenere in tasca un fazzoletto o una carta d'identità, perché "portare" qualcosa è un lavoro. Ma un sabato è fatto per la liberazione dell'uomo, e che gli israeliti ritengono sempre più importante, nella misura in cui il ritmo di vita si fa più intenso. Quando si comprendono i valori profondi che sono in gioco, non si può che ammirare questa volontà intransigente, che obbliga a spezzare il ritmo opprimente delle società moderne per dedicarsi in piena libertà al servizio del Dio unico.


Anche le prescrizioni che riguardano il cibo trovano il loro fonda mento nella Bibbia. Si possono mangiare soltanto gli animali puri, cioè quelli che ruminano e che hanno il piede biforcuto, se vivono sulla terra, o quelli che hanno pinne e squame, se vivono nell'acqua. La lepre ed il cammello, che non hanno il piede biforcuto, sono animali impuri così come il maiale, che non rumina, ed i crostacei, che vivono nell'acqua, ma non hanno pinne e squame. Inoltre, per essere kasher ("leciti") gli animali devono essere abbattuti ritualmente, da una persona autorizzata, con un coltello speciale, e devono essere svuotati completamente del sangue, che non deve essere consumato, ma ritornare alla terra. È facile che queste prescrizioni ci facciano sorridere, ed è certo che finiscono per porre dei problemi agli israeliti stessi, ma non dobbiamo dimenticare che hanno costituito la forza del popolo ebraico nella sua volontà di distinguersi dagli altri popoli, diventando uno straordinario mezzo di coesione. L'osservanza della circoncisione, del sabato e delle leggi riguardanti i cibi puri, proprio per la sua difficoltà, manifesta in maniera sorprendente il rispetto dell'alleanza con Dio, e costituisce una risposta dell'uomo ai doni di Dio, che chiama in causa tutto il suo essere. Più questi riti sono strani, più risulta evidente che sono gesti di sottomissione all'assoluta volontà di Dio, che non è tenuto a spiegare le sue decisioni. Per l'israelita convinto, essi esprimono sostanzialmente la comunione con Dio. Gli israeliti usano dire che se tutto il popolo giudaico osservasse fedelmente il sabato per due volte soltanto, verrebbe il messia. Il filosofo Abraham Heschel scriveva che il sabato è una santificazione del tempo come le cattedrali cristiane sono una santificazione dello spazio.



Le feste Ebraiche


E veniamo all'ultima istituzione essenziale della comunità, le feste giudaiche, tutte ispirate ai grandi eventi dell'antico testamento, che scandiscono la santificazione del tempo lungo l'intero corso dell'anno.

Ecco le celebrazioni festive più importanti:



La festa del Capodanno: ROSH HASHANA

Si celebra il 1° Tishri (settembre-ottobre). È l'anniversario della creazione ed inaugura il periodo in cui Dio giudica l'operato degli uomini nell'anno appena trascorso; tutti sono chiamati a rendere conto del creato affidato alle loro cure. Gli Ebrei si salutano reciprocamente: "Possa tu essere iscritto e segnato per un buon anno". La festa adombra anche il futuro verso il quale si muove tutto il creato. Durante il culto solenne si suona lo shofar (corno d'ariete) il cui suono proclama l'inizio della redenzione messianica di Israele e dell'umanità. Siamo nel 5761 al sett. '99.

La festa dell'Espiazione (Kippur)

Viene celebrata il 10 di Tishri ed è un giorno di pentimento e di espiazione per le impurità del popolo, della nazione e dei singoli fedeli. Il gran sacerdote, con un complesso rito espiatorio, offre sacrifici per la purificazione sua e del popolo dalle impurità e dai peccati, pronuncia, l'unica volta nell'anno, il nome di Dio (Jhwh), ed entra, l'unica volta nell'anno, nel "Santo dei Santi" del tempio per offrire il sangue e l'incenso. Si ritiene che a Kippur Dio decida i destini degli uomini secondo il loro pentimento.


La festa delle Capanne o tende (Sukkoth)

Si celebra alla fine della vendemmia per ringraziare Jhwh dei suoi doni generosi. Inizia il quindici di Tishri (settembre-ottobre) e dura sette giorni. Vi è l'usanza di agitare verso i quattro punti cardinali il frutto del cedro ed i rami della palma, del salice e del mirto, e di recitare Salmi. I rami vengono portati poi in processione verso la sinagoga. Secondo la tradizione giudaica, rappresentano gli uomini di ogni razza uniti in collaborazione.
Le capanne dal tetto di rami o di paglia, nelle quali si consumano i pasti durante la festa, ricordano l'amore costante con il quale Dio assistette gli Israeliti nel deserto. La capanna della festa è stata sempre considerata un simbolo della capanna divina sotto il cui tetto saranno, un giorno, radunati tutti gli uomini. La nota gioiosa della festa è determinata dallo studio della Torah. All'ottavo giorno termina, e ricomincia, la lettura annuale del Pentateuco.


La festa della consacrazione (Hanukkah)

Di origine post-biblica, fu istituita per ricordare la vittoria degli Ebrei contro i dominatori della Siria nel 165, quando Giuda Maccabeo liberò Gerusalemme, ripulì il tempio da ogni contaminazione, riaccese il sacro candelabro e ristabilì il culto del vero Dio. Si celebra, con l'accensione progressiva di otto luci, il 25 Kislev (dicembre).


La festa del Purim

Ha i caratteri profani tipici del capodanno persiano (con feste di tipo carnevalesco, sospensione della vita normale, interruzione del potere costituito, elezione del re Carnevale...), ma è anche la commemorazione


della vittoria di Israele grazie alla donna-eroe Ester. La casa viene illuminata in modo particolare. Si legge il libro di Ester e nelle famiglie è occasione di incontri, banchetti, mascherate. Viene celebrata nel periodo di febbraio-marzo.


La festa degli Azzimi - Pasqua (Peshah)

In origine era un rito di primavera durante il quale si offrivano le primizie dell'orzo ed i primogeniti dei greggi. Questa festa, che cade nel mese di Aviv, chiamato poi mese di Nisan (metà marzo-aprile), fu trasformata in seguito nella commemorazione di un avvenimento fondamentale dell'Ebraismo, la liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Nelle famiglie ebraiche è celebrata con particolare solennità e con un pasto rituale e commemorativo, il seder.


La festa delle settimane o Pentecoste

Questa festa, che si celebra sette settimane dopo la Pasqua, aveva un carattere gioioso per la raccolta del grano, per cui si esprimeva il profondo ringraziamento a Dio. Si offrivano oltre alle primizie del grano, olocausti e sacrifici per i peccati. In seguito la festa assunse anche il significato di celebrazione del dono della Torah sul Sinai. Nel giudaismo, dal sedicesimo secolo in poi, è uso rimanere svegli e trascorrere la notte nello studio della Torah. Inoltre, nel moderno stato di Israele si portano offerte di primizie a beneficio del Fondo Nazionale Ebraico.




Il tisha beav (il 9 del mese di av), che commemora il giorno in cui il primo ed il secondo tempio vennero distrutti: è la solennità più triste del calendario giudaico, giorno di dolore e di digiuno.


Si potrebbe aggiungere anche una festa recente: il «giorno dell'indipendenza» (jom hahatsmauth), che ricorda la nascita, nel maggio 1948, dello stato d'Israele. Si coglie, nella creazione di questa festa, il riflesso di una fede che cerca di legare ai grandi interventi di Dio nella storia

sacra l'avvenimento moderno più significativo per la comunità giudaica. Nello stesso tempo, però, questa iniziativa tocca una delle questioni più delicate del dialogo con gli israeliti, controversa anche all'interno della comunità giudaica: quella del movimento sionista e della fondazione dello

stato di Israele. In senso lato, il sionismo è una realtà antica: gli Ebrei dispersi hanno sempre pregato rivolti verso Gerusalemme, nella nostalgia del ritorno, e nelle ore più oscure non hanno mai cessato di ripetere, come un grido di folle speranza: «L'anno prossimo a Gerusalemme!» Ma questa realtà ha assunto un significato più preciso nel periodo in cui è stata inventata la parola stessa (dal nome della collina di Sion, simbolo di Gerusalemme), quando cioè Teodoro Herzl, Ebreo ungherese che lavorava come giornalista a Parigi ai tempi dell'affare Dreyfus, che l'aveva colpito in modo determinante, pubblicava, nel 1876, un opuscolo dal titolo: lo Stato


giudaico. L'idea centrale era che l'unico mezzo per far uscire gli Ebrei dalla situazione angosciosa in cui si trovavano e per preservare la loro identità, compromessa dall'esilio e da tutti i rischi di assimilazione, era quello di creare uno stato ebraico in Palestina. L'anno seguente si teneva a Basilea il primo congresso sionista mondiale. Il seguito è noto: con la dichiarazione Balfour, nel 1917, gli inglesi si impegnano, a guerra finita, a creare una patria giudaica in Palestina; dopo diverse vicissitudini, nasce infine uno stato ebraico indipendente, con tutte le implicazioni politiche create dall'annessione al nuovo stato e dalla successiva occupazione dei territori abitati dai palestinesi. La questione, dopo trent'anni, è ancora aperta, e non fa che inasprirsi col passare del tempo, con tutte le sofferenze, le frustrazioni e le ingiustizie che porta con sé, accompagnata anche, sullo sfondo, da un sordo conflitto religioso tra Giudaismo ed islam.



La simbologia


Il candelabro a sette bracci e la stella di Davide a sei punte - diventata, purtroppo, segno distintivo del feroce antisemitismo nazista dal 1938 fino al termine dell'ultima guerra mondiale - sono i simboli della religione ebraica.

Il candelabro a sette bracci (menorah), la cui più antica menzione si trova in Zaccaria (sec. IV a.C.), al capitolo IV, diviene, dopo la distruzione del tempio da parte dei romani nel 70 d.C., il più diffuso simbolo del Giudaismo nell'iconografia tombale e sinagogale.

Tra i significati simbolici assunti dalla menorah, il principale ne fa una figura del Signore onniveggente, "quei sette là, gli occhi di Jhwh che percorrono tutta la terra" (Zac, 10), autore e dispensatore di luce.

La stella a sei punte, chiamata anche "scudo di Davide" o "sigillo di Salomone", si ritrova come simbolo del Giudaismo fin dai tempi più antichi. Si coniava sulle monete già sotto Erode il Grande e probabilmente anche

prima, all'epoca dei Maccabei. Era usata come elemento decorativo nelle sinagoghe.

Oggi campeggia sulla bandiera dello stato di Israele ed è un simbolo più politico che religioso, indicante l'intrecciarsi dello spirito con la materia nella composizione dei due triangoli perfettamente uguali ed opposti che si uniscono fra loro.






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