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Nestorianesimo:Dottrina sostenuta da Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 431, secondo cui nella persona di Cristo la natura divina sarebbe distinta da quella umana, cosicché la vergine Maria non avrebbe dovuto essere invocata come "Madre di Dio", in quanto Cristo sarebbe stato generato da lei soltanto in quanto uomo, essendo la natura divina derivante direttamente dal Padre. Oggetto di una serrata controversia, questa dottrina venne condannata nel 431 dal concilio 949d32j di Efeso, che esiliò Nestorio e dichiarò eretici i suoi seguaci. I nestoriani trovarono comunque rifugio in Persia, India, Cina e Mongolia, dando vita alla Chiesa nestoriana.
Arianesimo:Eresia cristiana del IV secolo che prende il nome da Ario, il sacerdote alessandrino che negò la natura divina di Gesù Cristo entrando in conflitto con il suo vescovo nel 319 e subendo la condanna all'esilio nel 325. Ario insegnava che, essendo Dio ingenerato e senza principio, il Figlio, seconda persona della Trinità, in quanto generato non può essere considerato Dio come il Padre e non esiste dall'eternità, ma è stato creato, come tutti gli altri esseri, per volontà del Padre, cosicché fra Padre e Figlio non sussisterebbe un legame di natura ma di adozione.
Queste
dottrine furono condannate nel 325 dal concilio ecumenico di Nicea: i 318
vescovi che vi parteciparono elaborarono un simbolo di fede, tuttora utilizzato
dai cristiani, per proclamare il Cristo come Figlio di Dio "generato e non
creato, della stessa sostanza del Padre". La condanna solenne non riuscì
comunque a fermare la diffusione dell'arianesimo e la sua strumentalizzazione
in chiave politica: fu l'imperatore Costantino a richiamare Ario dall'esilio
nel 334 e, per influenza di personaggi di spicco quali il patriarca di
Costantinopoli Eusebio di Nicomedia e lo stesso imperatore Costanzo II, la fede
ariana acquisì per alcuni anni, fino al 359, la dignità di religione ufficiale
dell'impero. Nacquero poi all'interno del movimento alcune divisioni fra i
cosiddetti "semiariani" che, pur accettando i principi del simbolo
niceno, avanzavano perplessità circa l'identità di sostanza fra il Padre e il
Figlio, e la corrente più intransigente che non esitava a proclamare la natura
totalmente diversa del Figlio rispetto al Padre, mentre un terzo gruppo considerava
anche lo Spirito Santo come realtà creata al pari del Figlio. Con l'ascesa al
trono di Valente dopo la morte di Costanzo II nel 361, si ebbero i primi
segnali di un ritorno all'ortodossia nicena, dichiarata fede unica e ufficiale
dall'imperatore Teodosio nel 379, e ribadita come tale dal concilio di
Costantinopoli del
Pelagio: (Britannia 354 ca. - Alessandria ? 427 ca.), monaco asceta e teologo inglese; giunto a Roma verso il 390, godette di grande considerazione nei circoli dell'aristocrazia romana divenuta cristiana. Scrisse numerose opere tra le quali un Commento alle lettere di san Paolo, facendosi promotore di un ideale di vita cristiana rigorosa e di forte impegno morale. Secondo le teorie da lui sostenute, la natura umana, in quanto dotata di libero arbitrio, può adempiere ai comandamenti di Dio perché il peccato originale fu in realtà un peccato personale (cioè del solo Adamo) che esercita la sua influenza sull'umanità solo come cattivo esempio. Quindi l'uomo, se volesse, potrebbe evitare il peccato anche senza il sostegno della grazia. Ne consegue che il battesimo, che toglie solo le colpe personali, non è necessario per gli infanti inconsapevoli. Le tesi di Pelagio vennero duramente combattute da sant'Agostino, ma si diffusero in Italia, in Africa e dell'Oriente cristiano. Il pelagianesimo fu condannato dal concilio di Cartagine del 418.
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