|
|
L'IDENTITÀ COME INTRECCIO DI PROCESSI INDIVIDUALI E DIMENSIONI SOCIALI
Introduzione
La percezione di sé e la percezione degli altri hanno in comune forme e contenuti anche se i loro scopi, le loro funzioni non sempre coincidono. È presente comunque la tendenza insopprimibile ad esprimere giudizi e valutazioni, a formulare impressioni selle caratteristiche individuali proprie ed altrui.
Il confronto, lo stabilire somiglianze e differenze è importante in quanto strumento di conoscenza e comprensione dell'esperienza e delle relazioni in cui siamo coinvolti.
Secondo Festinger le persone hanno un insopprimibile bisogno di confrontarsi per compiere valutazioni ed auto-valutazioni più accurate: è questa la teoria del confronto sociale, per la quale, è soprattutto l'ambiguità delle informazioni fornite dal contesto di vita che spinge alla ricerca di conferme attraverso il consenso e il confronto con gli altri.
Tale ambiguità e incertezza riguarda anche le proprie opinioni, l'idea che si ha di se stessi, il sentimento della propria identità: cioè, chi, che tipo di persona sono io?
A nessuna di queste domande è possibile rispondere trascurando totalmente il giudizio degli altr 727f59h i, i feedback e i riscontri che riceviamo dall'ambiente sociale, dal confronto con modelli presenti o ideali.
per cercare di comprendere se stessi e gli altri si ricorre solitamente ai tratti di personalità, come se contenessero le vere, le sole informazioni necessarie a cogliere ciò che una persona effettivamente è.
Tratti nella percezione di persone
I tratti di personalità appaiono come l'aspetto più informativo a proposito di una persona, ciò che la qualifica come unica, irripetibile, fornendo specifici contenuti alla sua identità personale.
Sono le teorie implicite, sistemi di credenze che guidano la percezione interpersonale nella vita quotidiana, e si basano su un impiego assai ampio di tratti psicologici, che si organizzano nella nostra testa in vere e proprie matrici di correlazione, cui facciamo riferimento in modo spontaneo, automatico.
Quando ci si riferisce ad una persona particolare, includerla in una determinata categoria significa formulare un'ipotesi sul suo conto che ci fa da guida e spesso genera la tendenza a cercare solo gli elementi di informazione congruenti, in grado di confermare le nostre aspettative.
Comunque le stesse strategie cognitive (generalizzazione, classificazione) su cui si basano le conoscenze personologiche contengono delle scappatoie in grado di adattare i processi di elaborazione alla mutevolezza dell'esperienza quotidiana: si tratta delle categorie fluide, che svolgono una funzione importante nella definizione e nella comprensione della realtà sociale.
Categorie fluide nell'ambito fisico e nel mondo sociale
Le categorie non si basano su rigide modalità di inclusione (del tipo o tutto o niente) ma possono assumere una struttura fluida, sfumata, organizzata attorno ad un elemento centrale, detto prototipo.
Così l'inclusione in
una categoria avviene in maniera asimmetrica, come mostrano le linguistic
hedges, espressioni verbali come "99 è quasi
In base alla teoria della prototipicità l'inclusione di un nuovo esemplare nella categoria avverrebbe in maniera probabilistica, in base al suo grado di somiglianza rispetto al prototipo.
L'inclusione categoriale di persone ed eventi non avviene sulla base di un criterio puramente descrittivo, anzi, nella classificazione della realtà sociale l'appartenenza categoriale può diventare oggetto di negoziato.
Il fatto che la struttura cognitiva della categoria si sufficientemente elastica trasforma la classificazione in uno strumento attraverso cui prendere posizione, esprimere valutazioni e giudizi.
Cantor e Mischel suggeriscono che i giudizi categoriali effettuati in ambito sociale dipendono in larga misura dal contesto e dagli scopi di chi procede alla classificazione, partendo dalla differenza con altre categorie incongruenti o incompatibili.
Assegnare un dato elemento ad una certa categoria non si presenta come un compito meramente cognitivo, di organizzazione e classificazione delle informazioni disponibili, ma un'operazione che richiede delle prese di posizione su che cosa sia o debba essere la realtà.
La definizione di categorie dalla struttura sfuocata, fluida, può diventare dunque anche un terreno di scontro, un oggetto di contesa, un canale per creare e immettere nella cultura nuovi prototipi, modelli alternativi con cui confrontarsi e in base a cui misurare l'esistente.
Nel contesto attuale, le categorie fluide rappresentano una preziosa risorsa cognitiva di fronte alla complessità del nostro mondo sociale, in cui è necessaria la tolleranza dell'ambiguità, l'accettazione del diverso, la capacità di cogliere il nuovo, la consapevolezza dei rischi connessi ad un troppo facile etichettamento.
Ma le categorie fluide possono essere impiegate anche per introdurre particolarizzazioni ingenerose e feroci discriminazioni.
Formarsi impressioni sugli altri
La stabilità dei sistemi di credenze, associata ad un impiego pratico flessibile e relativamente indipendente dal contesto, è una ragione della fortuna delle teorie implicite di personalità e della loro utilità nella vita di relazione.
Un'altra importante ragione riguarda la stretta affinità fra teorie implicite di personalità e stereotipi sociali, che si formano quando i tratti di personalità vengono usati per descrivere non un singolo individuo ma intere categorie di persone (i meridionali sono calorosi, i settentrionali freddi).
Così, quando formuliamo le nostre impressioni su una determinata persona, spesso ci facciamo guidare dalla categoria sociale in cui è possibile collocarla cosicché nel formulare il giudizio tediamo a sottovalutare la variabilità individuale.
Attraverso quali processi si giunge a farsi un'idea, a formarsi delle impressioni sulle persone?
Asch è stato tra i primi ad affrontare l'analisi della percezione interpersonale, da una prospettiva tipicamente gestaltista. Il punto di partenza della sua riflessione riguarda i percorsi attraverso cui, da una somma di informazioni slegate e frammentarie, si arriva ad un'impressione globale, unitaria.
Asch, in questo suo modello configurazionale della formazione delle impressioni, osserva che l'idea che ci formiamo delle persone può essere guidata dalle prime impressioni: questo effetto di primacy dimostra anche che le generalizzazioni cognitive e le strutture di conoscenza che già possediamo possono influenzare il modo in cui le nuove informazioni vengono integrate.
Al modello di Asch, Anderson contrappone quello algebrico, in base a cui le impressioni finali dipendono da una combinazione lineare del peso e del valore delle informazioni che a poco a poco vengono acquisite.
L'importanza di tratti come caldo e freddo starebbe nel fatto che esse rappresentano due caratteristiche fondamentali antitetiche nella dimensione della socialità.
In conclusione, entrambi i modelli sono accettabili e possibili in quanto possono descrivere altrettanto efficacemente lo stesso fenomeno, anche se in condizioni diverse.
In certe condizioni infatti, la percezione di persone può basarsi su un'elaborazione di impressioni top-down, categoriale, fondata sugli schemi pregressi e sulla ricerca di un'immagine unitaria e coerente (come suggerisce il gestaltista Asch). In altri casi invece, l'attenzione si concentra sullo stimolo, sulle informazioni apportate, qui ed ora, dalla persona che ci sta davanti e che si offre al nostro giudizio: l'impressione si forma allora gradualmente, integrando progressivamente i dati provenienti dall'ambiente, come suggerisce il modello informazionale di Anderson.
La distinzione concettuale fra informazioni categoriali e informazioni basate sullo stimolo è stata integrata nel modello duale di Brewer il quale arriva alla conclusione che questi due percorsi, basati rispettivamente sulla categoria (top-down) e sullo stimolo (bottom-up) possono essere attivati in modo alternativo, anche a partire dalle stesse informazioni.
Tratti nella percezione di sé
Il processo di formazione delle impressioni si attiva anche quando la percezione riguarda se stessi.
Le nostre credenze e conoscenze a proposito dei tratti di personalità vengono chiamate in causa anche quando si tratta di definire noi stessi.
Nel momento in cui ci si sente direttamente coinvolti, è molto probabile che prevalga un percorso personalizzato: la nostra attenzione si concentrerà sulle informazioni tratte a poco a poco dall'esperienza quotidiana. Potrà dunque apparire minore l'impatto di informazioni generali già possedute, riferite ad esempio alla categoria di appartenenza, anche se a volte può manifestarsi il bisogno di allontanare l'incertezza, affermare con forza la propria identità, riferendosi a concetti e significati condivisi come punto di ancoraggio.
Rappresentazioni sociali e identità
L'insieme di credenze e teorie ingenue rinviano alla tematica delle rappresentazioni sociali, che sono al tempo stesso una teoria, un ambito di ricerca ed una nozione euristica.
Rappresentazioni sociali vs "Social Cognition"
I processi socio-cognitivi rappresentano in entrambe le prospettive il principale oggetto di riflessione, ma nelle Rappresentazioni Sociali i processi cognitivi, il modo in cui la mente elabora le informazioni, vanno necessariamente analizzati in rapporto ai processi storico-sociali di produzione del sapere, di costruzione dei significati, del senso della realtà.
L'attenzione si concentra, piuttosto che sul funzionamento cognitivo individuale, sulle relazioni comunicative di cui è intessuta la realtà quotidiana.
Nello studio delle rappresentazioni sociali sono stati individuati due specifici meccanismi, come l'oggettivazione e l'ancoraggio, che trasformano la conoscenza in senso comune, consentendo di ricondurre ciò che è estraneo, oscuro o incomprensibile, alla sfera del familiare.
Nell'ambito della
psicologia sociale, quindi, le Rappresentazioni Sociali e
Moscovici afferma che il nostro tempo si avvia a diventare l'era delle rappresentazioni sociali in quanto il ruolo del linguaggio, l'azione dei mass-media, la comunicazione e la negoziazione sociale dei significati della realtà rappresentano un aspetto centrale del nostro mondo, e sono certamente destinati ad acquistare un'importanza ancora maggiore nel prossimo futuro, nel quadro della società dell'informazione, che sta rapidamente crescendo grazie alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche.
L'identità come rappresentazione sociale
Soprattutto nella ricerca europea, fra rappresentazioni sociali e identità si è andata delineando una stretta connessione perché:
il riferimento a se stessi è un criterio fondamentale per organizzare la propria esperienza: infatti, la nostra conoscenza della realtà non è mai neutrale, imparziale, ma riflette il nostro rapporto con il mondo, la posizione che ciascuno occupa in un dato contesto sociale.
gli individui usano sistemi di conoscenze condivisi per autodescriversi: è il modo stesso in cui prende forma la nozione di sé, è l'idea stessa di identità personale ad essere costruita socialmente, determinata dalla cultura a cui si partecipa.
Anche per gli antropologi il concetto stesso di persona non è un dato originario, ma piuttosto il risultato di un lento processo socio-culturale, e dipende dalla struttura, storicamente determinata, dei rapporti sociali.
Il fatto che individui diversi forniscano descrizioni straordinariamente simili dimostra che norme sociali influenzano l'autodescrizione all'interno di una stessa cultura: le persone attingono a questo bagaglio comune anche quando si cerca di definire se stessi, ciò che sentono di essere.
Chi sono io? Caratteristiche posizionali e idiosincratiche nella definizione del sé
I tratti di personalità sono molto importanti nell'autodescrizione e sono l'insieme di caratteristiche:
- idiosincratiche, quelle ritenute uniche, esclusive del singolo individuo;
- posizionali, legate al suo essere inserito in un dato contesto sociale.
Dall'elaborazione del Twenty Statements Test, in cui si doveva rispondere 20 volte alla domanda "chi sono io?", è emerso che le persone solitamente rispondono prima in termini di categorie, di ruoli sociali, e solo dopo emergono riferimenti ad aspetti propriamente individuali.
Questo dimostra che la posizione che ciascuno di noi occupa nella società ha grande importanza nella definizione della propria identità, e che i ruoli sociali ricoperti sono un elemento essenziale del concetto di sé.
Infatti, per Mead è l'interazione sociale all'origine dell'individuo e del concetto stesso di sé: è nel corso della socializzazione che si forma il Sé, al cui interno distingue due componenti:
l'Io, la parte più soggettiva, il soggetto conoscente, l'elemento vitale;
il Me, la parte sociale del sé, l'insieme di atteggiamenti, ruoli sociali che l'individuo interiorizza e fa propri, e che gli permettono di guardare a se stesso come ad un particolare oggetto del proprio mondo, di vedersi così come gli altri lo vedono.
Gli individui possono quindi smembrare il proprio sé in differenti sé, in funzione dei diversi rapporti e contesti sociali.
Così l'identità di una persona implica il riferimento ad un Sé ma anche ad un Noi, all'opposizione Noi-Loro.
A proposito dell'opposizione individuo-società
Lo scambio fra soggetto e oggetto, fra Io e Me all'interno del Sé sintetizza il complesso rapporto individuo-società
La prospettiva interazionista assegna alla società un ruolo essenziale nella costruzione del Sé.
La presenza delle diverse componenti del Sé può dar luogo ad un'esperienza soggettiva di netta separazione (se non di profonda contrapposizione) fra individuo e società.
Si tratta dello scarto fra rappresentazione e presentazione di sé, fra immagine pubblica e sé privato, fra essere ed apparire, un'esperienza soggettiva che quasi tutti sperimentano nella propria vita.
Snyder definisce persone con alto self-monitoring (monitoraggio sul sé) coloro che sono capaci di controllare abilmente l'impressione che danno di sé all'esterno.
Perfino la salute e la malattia diventano metafora dell'opposizione fra la positività originaria delle risorse dell'individuo e la società intesa come nociva, patogena, fonte di deterioramento fisico e psichico.
Una tale situazione non sempre produce maggiore autonomia e consapevolezza del valore dell'individuo, anzi spesso si ha l'impressione che quanto più si fa esile ed incerta la dimensione collettiva dell'esperienza, tanto più l'individuo stesso perda senso e consistenza.
L'identità si regge su un delicato intreccio di somiglianze e differenze, anzi, la nostra unicità non ha senso o valore senza qualche esperienza di somiglianza e condivisione.
La conformità superiore di sé: un'illustrazione sperimentale del primato genetico dell'identità sociale
Il fenomeno della conformità superiore di sé suggerisce che solo partendo da una certa conformità è possibile sviluppare l'idea della propria specificità: la particolare conformità alle norme condivise costituisce la base per rivendicare a se stessi un ruolo rappresentativo e una speciale visibilità all'interno del gruppo.
È possibile percepirsi come soggetti unici solo partendo dalla consapevolezza di partecipare ad una realtà collettiva, partendo da un patrimonio comune di caratteristiche e significati.
Processi di categorizzazione e giudizi di somiglianza
Codol osserva che i confronti Sé-Altro sono spesso autocentranti, nel senso che chi esprime il giudizio assume se stesso come modello di riferimento e termine di paragone: infatti, si è soliti dire che gli altri mi somigliano in quanto l'individuo tende ad includere gli altri nella propria stessa categoria (soprattutto se può proporsi come un esempio, un buon modello di essa). Perciò gli individui descrivono gli altri con caratteristiche già impiegate per descrivere se stessi.
Se invece la descrizione di sé è successiva a quella degli altri, l'individuo cercherà le sue caratteristiche uniche, esclusive, diverse.
I fenomeni di asimmetria nei processi di confronto, cioè il fatto che i giudizi di somiglianza assumono solitamente una specifica direzione, possono essere spiegati dal punto di vista psicologico chiamando in causa lo status sociale: infatti, gruppi dominanti si presentano come naturale modello in situazioni di confronto.
SCHEDA 2.1. - L'IDENTITÀ NELL'EPOCA DELLA REALTÀ VIRTUALE
Il tema dell'identità, oltre che nella psicologia sociale, rappresenta un tema importante anche nella communication research, che operano sul terreno comune dell'interdipendenza fra dimensione individuale e dimensione socioculturale dell'identità.
La negoziazione è alla base dell'attuale nozione di identità, che non è più una struttura stabile ma risulta il prodotto della negoziazione, delle pratiche sociali in cui l'individuo è coinvolto: è quindi una costruzione interindividuale, di natura relazionale.
Quindi la realtà è intessuta nelle relazioni sociali e il Sé è parte integrante di queste relazioni, anche nella nostra società tecnologica che sostituisce l'interazione reale con quella virtuale.
Esistono quindi contesti virtuali capaci di costruire identità multiple, ma soprattutto in grado di decostruire la natura unica dell'identità, che diventa transazionale, dialogo-dipendente.
In virtù delle posizioni assunte nel contesto internazionale si strutturano relazioni che modificano il Sé attraverso il linguaggio.
Questa nozione di identità fluida non può che trovare la sua apoteosi nell'epoca virtuale in cui la tecnologia moltiplica in maniera esponenziale le possibilità relazionali.
Infatti, nell'era delle relazioni virtuali, le risorse a disposizione dell'individuo sono diversificate e svariati sé possibili si fondono a timori, aspirazioni e desideri individuali facendo dell'identità una negoziazione, in continua evoluzione, tra esperienza individuale e comunicazione sociale; un'integrazione, mai definitiva, tra processi individuali e dimensioni sociali.
Il prodotto è un'identità segnata dalla poliedricità e dalla mutevolezza, giacché la nostra comprensione degli altri e di noi stessi non è mai completa.
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024